Capitolo 47 - No more sorrow (Pt. 1)
Aleggiava un clima di serenità, nonostante mancasse poco meno di un mese alla fine della scuola e lo studio per gli esami fosse diventato ormai matto e disperato.
Pietro lasciò vagare gli occhi sul cielo finalmente rasserenato: maggio era arrivato da quasi due settimane giorni, e le giornate fino a quel momento tremendamente piovose erano sensibilmente migliorate. Quello di quel pomeriggio era forse il primo momento in cui non c'era nemmeno una nuvola a nascondere il sole, dopo quasi quindici giorni di temporali e clima uggioso.
La luce aranciata del pomeriggio inoltrato si stava facendo sempre più intensa, segno che di lì a poco la sera avrebbe cominciato a calare. C'era più gente del solito seduta ai tavoli esterni del Babylon, l'ora dell'aperitivo ormai vicina; nonostante il chiacchiericcio delle persone rendesse quasi inudibile la musica della radio proveniente dalle casse nel locale, Pietro non se ne sentiva comunque infastidito: era forse troppo allegro, troppo rilassato, per lasciarsi scalfire per così poco.
Era il primo pomeriggio in cui lui e gli altri erano riusciti ad uscire tutti insieme: tra le piogge primaverili e il numero di ore passate sui libri, nelle ultime due settimane era stato praticamente impossibile anche solo pensare di uscire.
Bevve un altro sorso del suo spritz, lanciando un'occhiata di sottecchi ad Erika, seduta alla sua destra: in un modo o nell'altro anche tra di loro si erano visti poco, e non riusciva nemmeno a dirsi dispiaciuto. Gli intervalli che avevano passato insieme nelle mattinate a scuola erano stati solo un susseguirsi di lunghi momenti di silenzio e frasi infastidite di Erika. Nulla per cui Pietro aveva provato particolare nostalgia.
La osservò tenere ancora il broncio: da quando erano arrivati lì, circa un'ora prima, aveva forse parlato un paio di volte. Sembrava essersi aggregata senza un motivo reale, pur non avendo nulla da dire – un po' la stessa situazione che stava avvenendo tra loro due.
-Stasera non c'è nessuno a suonare dal vivo?- chiese Filippo, distrattamente, rigirandosi tra le mani il suo bicchiere già vuoto.
Alessio, seduto alla sinistra di Pietro, scosse il capo:
-Non sono l'unico ad essere in ferie- spiegò, alzando le spalle – Dovrai attendere il prossimo weekend-.
Pietro si girò verso il biondo: era strano averlo lì, seduto di fianco al loro tavolo, ma era una stranezza positiva. Era come se, in un certo senso, i mesi di lontananza non ci fossero mai davvero stati.
-Potresti renderti utile e farci un concerto privato- suggerì, con un ghigno divertito. Alessio lo guardò malamente, un sopracciglio alzato:
-Solo se mi paghi- replicò fermamente.
-In natura?- sebbene Giulia l'avesse poco più che sussurrato, trattenendo a stento le risate, Alessio si voltò verso di lei lanciandole un'occhiataccia.
Pietro decise di ignorarla, scrollando le spalle:
-Come sei venale- commentò, stando al gioco e tornando a puntare la propria attenzione unicamente su Alessio – Pensavo avresti fatto un favore ai tuoi amici-.
-Dammi un solo motivo per farlo gratis- Alessio lo guardò con un sorriso finto, le gambe accavallate come se potesse attendere tutto il tempo del mondo. Pietro riuscì a stento a non scoppiare a ridere: si rendeva conto solo ora di quanto gli fossero mancati davvero quei battibecchi amichevoli tra di loro.
-Hai una bella voce- provò, dopo aver pensato qualche secondo.
Alessio schioccò le labbra, segno che, in qualsiasi caso, non avrebbe ceduto per così poco.
-Pensavo gli avresti offerto qualcosa in cambio per convincerlo- intervenne Caterina, lanciando a Pietro un sorriso piuttosto malizioso. Seduta accanto a lei, dall'altro lato del tavolo, Giulia si portò le mani alla bocca per soffocare la risata che non era riuscita a trattenere.
Nicola sbuffò sonoramente, lo sguardo fisso davanti a sé:
-Non voglio sapere cosa- borbottò atono.
Prima che qualcun altro potesse intervenire, Alessio riprese a parlare, la voce un po' più alta per riuscire a farsi sentire nonostante le risate di Giulia e Caterina:
-Non c'è pericolo: sono in ferie, ed intendo rimanerci-.
Nonostante Alessio l'avesse detto con il sorriso sulle labbra, quella frase sembrò sancire la fine della conversazione. Pietro fece finta di rimanerne particolarmente deluso, un broncio stampato in viso che ben presto si sciolse in una risata.
Anche senza voltarsi e averne la conferma, si sentiva addosso lo sguardo di Erika: non aveva aperto bocca per tutto il tempo, ed ora che percepiva distintamente la sensazione dei suoi occhi su di sé, Pietro poteva benissimo immaginare come il suo già pessimo umore fosse solamente peggiorato.
Si distrasse da quell'ultimo pensiero al rumore della sedia di Filippo, mentre la spostava indietro facendola brevemente strisciare; si alzò un secondo dopo, annunciando con voce sommessa:
-Vado dentro ad ordinare ... Qualcuno vuole aggiungersi?-.
Caterina si alzò subito:
-Vengo anch'io- mormorò, estraendo dalla borsa poggiata a terra il portafogli.
Con sorpresa di Pietro, anche Alessio annuì, qualche secondo prima di alzarsi a sua volta:
-Aspettatemi, vi seguo pure io-.
-Io penso me ne andrò in bagno- aggiunse Nicola, con totale nonchalance, aggiungendosi al gruppetto che già si stava portando verso l'interno del locale. Pietro non si girò ad osservarli: sentì solamente le loro voci farsi sempre più flebili, segno che si stavano allontanando sempre di più.
Si sentì vagamente sollevato dal fatto che almeno Giulia fosse rimasta lì: era l'unica persona che rimaneva e che gli stava evitando di rimanere da solo con Erika, in un momento in cui non avrebbe voluto per nessun motivo al mondo parlare con lei.
I suoi calcoli si dimostrarono totalmente sbagliati pochi secondi dopo, quando Erika sbuffò sonoramente:
-La vuoi smettere?-.
Pietro si girò verso di lei con aria confusa: non era nemmeno del tutto sicuro che quella domanda così infastidita fosse rivolta proprio a lui. Rimase con il dubbio che Erika si fosse rivolta a Giulia, forse innervosita dal suo battere i polpastrelli sul tavolo ritmicamente. Quando si voltò nella sua direzione, però, ogni dubbio venne spazzato via dallo sguardo carico di astio che Erika stava rivolgendo proprio a lui.
-Di fare cosa?- le chiese, sinceramente disorientato.
Erika alzò un sopracciglio, come se fosse già ovvio a cosa si stesse riferendo:
-Di fare il brillante con lui, dopo che per mesi non l'hai nemmeno mai nominato- replicò, nervosamente. Anche se non l'aveva nominato, fu facile intuire stesse sottintendendo Alessio: Pietro aveva parlato soprattutto con lui per gran parte del tempo.
Per un attimo si sentì così stranito da lanciare un'occhiata a Giulia, quasi a chiederle aiuto: la vide a sua volta basita, gli occhi sgranati dietro le lenti degli occhiali, mentre spostava lo sguardo da lui ad Erika.
-Qual è il problema, esattamente?- Pietro si sforzò di risultare calmo, mentre tornava a rivolgersi alla mora – È un mio amico, e stavamo solo scherzando-.
Erika lo guardò a lungo, in completo silenzio, l'espressione fredda che lasciava poco margine a Pietro per riuscire a capire davvero cosa le stesse passando per la mente. Aveva capito che Alessio non le piacesse – o che non sopportasse la sua compagnia-, ma c'era tanto altro che Pietro non riusciva a comprendere appieno. Era come se Erika fosse riuscita a reagire solo con troppa gelosia, senza una vera ragione, al loro ritrovarsi.
-Certo, come no- sbottò infine lei, prima di strisciare rumorosamente la sedia ed alzarsi. Pietro si irrigidì, infastidito dallo stridio che le gambe della sedia avevano provocato, rimanendo in silenzio nell'osservarla sparire all'interno del Babylon.
Quando si voltò verso Giulia, quasi tentato di chiederle se quella conversazione appena avuta fosse stata davvero reale o solo un qualche incubo, la vide ricambiare con lo stesso sguardo confuso.
Giulia scosse il capo, la fronte aggrottata:
-Ma che problemi ha?- fece, infastidita.
Pietro scosse il capo, rassegnato:
-Non lo so- sospirò a fondo, abbassando gli occhi – E forse nemmeno mi interessa saperlo-.
*
-Dobbiamo parlare. Da soli-.
Prima che Erika potesse replicare o protestare, Pietro la prese il più delicatamente possibile per un polso, spingendola a seguirlo.
-Di cosa?- chiese comunque lei, camminando velocemente per rimanere al suo passo.
Pietro non rispose subito: davanti alla 5°A c'era davvero troppa gente per anche solo pensare di poter affrontare una conversazione probabilmente lunga e difficile come sarebbe stata quella che ci sarebbe stata tra loro di lì a poco.
Aveva passato l'intera domenica a pensare e ripensare a come agire, senza mai trovare molte alternative valide: Erika l'aveva ignorato per gran parte del tempo, rispondendo a malapena ai suoi messaggi, ma presentandosi puntualmente, come ogni intervallo, davanti alla sua classe quel lunedì mattina.
Pietro si era sentito così preso in giro che non aveva esitato nemmeno per un attimo, nonostante la presenza di Nicola, Filippo, Giulia e Caterina, a trascinarla verso il primo spazio un po' meno rumoroso per parlare a quattr'occhi.
Sorpassò le scalinate che portavano al piano superiore, infilandosi invece nel piccolo corridoio che le fiancheggiavano. Nonostante fossero particolarmente vicini alla zona dei distributori automatici, quello rimaneva probabilmente uno degli angoli più silenziosi dell'intera scuola.
Si fermò un attimo dopo, non perdendo tempo inutile e girandosi verso Erika all'istante:
-Credo tu lo possa immaginare- mormorò, guardandola duramente.
Erika ricambiò con uno sguardo di sfida, le braccia incrociate contro il petto:
-In realtà no- fece, fintamente ingenua. Pietro si costrinse a non lasciarla perdere subito: aveva imparato, negli ultimi anni, che piuttosto che lasciare le cose a metà era sempre meglio parlare. Anche se poteva essere difficile o poco piacevole, era l'unica soluzione rimastagli per capire cosa sarebbe successo da quel momento in avanti.
La guardò a lungo per qualche secondo, la tentazione di mandarla a quel paese che si faceva sempre più forte, e che stava cercando di sopprimere con tutte le sue forze:
-Esattamente che problemi hai con Alessio?- le chiese infine, a mezza voce. Era sicuro che qualcosa avesse iniziato ad incrinarsi da quando le aveva parlato di lui la prima volta, ma tornava ancora a sfuggirgli cosa potesse aver scatenato quella reazione.
Erika lo guardò ancora con la stessa aria di sfida:
-Nessuno, a parte il fatto che da quando è risbucato fuori dal nulla è come se pensassi solo a lui- replicò, acidamente.
Pietro esalò un sospiro profondo, chiudendo gli occhi per qualche secondo per ritrovare la calma sufficiente per non scoppiare subito:
-È stata una situazione difficile, e dovevo prendere delle decisioni importanti- cercò di farle presente. Non poteva negare che Erika non avesse tutti i torti – Alessio aveva occupato gran parte dei suoi pensieri nell'ultimo mese, da quando si erano rincontrati-, ma era sincero nel dire che fosse stato per l'indecisione che tutta quella situazione gli aveva messo addosso.
Non riusciva a capire per quale motivo Erika non potesse comprenderlo.
-Oh certo, decisioni importanti per qualcuno che non si è mai fatto vivo in mesi e mesi- sbottò di nuovo lei, perdendo per la prima volta, da quando avevano iniziato a parlare, la sua calma apparente. Pietro corrugò la fronte, quasi incredulo di sentirla tirar fuori quel dettaglio ancora una volta:
-Non sai nulla di lui o di quello che stava passando-.
Erika gli lanciò uno sguardo ben più ferito di quel che Pietro si sarebbe aspettato:
-Però so che ora sembra che esista solo lui-.
Istintivamente Pietro fece per aprire bocca, ma si bloccò l'attimo dopo, sorpreso: Erika sembrava più delusa, a tratti insicura, che arrabbiata.
-Sei gelosa?- le chiese infine, un sopracciglio alzato – Sul serio?-.
Erika fece una smorfia, scuotendo il capo come se quella domanda l'avesse offesa più di qualunque altra cosa:
-Non sono cieca, Pietro. Né un'idiota- sibilò, avvicinandoglisi di un passo e puntandogli un dito contro – Non mi hai quasi calcolata da quando l'hai rivisto-.
Pietro la guardò confuso, sinceramente disorientato da ciò che Erika sembrava star cercando di dirgli implicitamente. Si sentì talmente a disagio – in trappola- da non riuscire nemmeno a pensare a qualcosa con cui far cadere quella sua convinzione.
-Se vuoi continuare a stare con me, le cose devono cambiare- Erika approfittò del suo silenzio spiazzato per continuare a parlare, gli occhi che dardeggiavano duramente sulla sua figura.
-Come?- mormorò a stento Pietro, con già l'impressione che la risposta che avrebbe ricevuto non gli sarebbe piaciuta affatto.
NOTE DELLE AUTRICI
Nuovo capitolo, nuove dinamiche.Il rapporto tra Pietro e Alessio sembra andare per il meglio, quasi da novelli sposi, ma qualcuno sembra volersi mettere in mezzo con domande o richieste forse scomode. Cosa chiederà Erika a Pietro? E quale sarà la risposta di quest'ultimo?Per scoprirlo dovrete attendere fino a mercoledì!
Kiara & Greyjoy
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