Capitolo 46 - You found me (Pt. 2)
Alessio sospirò profondamente, facendo un passo indietro per riuscire a sottrarsi al calore delle mani di Pietro.
-Davvero vuoi parlare qui?- gli chiese scettico – A casa di Nicola? Basta che alziamo un attimo la voce per farci sentire da chiunque-.
Era la verità, ed era davvero intimorito dall'idea che chiunque degli altri potesse sentirli parlare di qualcosa di troppo intimo da condividere, ma era una verità a metà. Era anche la paura a dirgli di rimandare, in un modo o nell'altro: la paura di scoprire che ogni sforzo non sarebbe valso a nulla, capire infine che tra lui e Pietro era già finita da tempo.
-Onestamente non mi interessa dove farlo, mi basta che parliamo- Pietro alzò le spalle, parlando con semplicità – E poi spererei non ci sia bisogno di alzare la voce. Non c'è motivo per litigare, no?-.
Quell'ultima frase rassicurò Alessio almeno in parte. Il fatto che Pietro fosse quanto meno ottimista sotto quel punto vi vista lo rendeva meno agitato, anche se non ancora del tutto convinto.
Trattenne a stento una risata isterica: ricordava la sera in cui si era quasi ubriacato al Babylon, e ricordava ancora benissimo la tentazione che aveva avuto di scrivere a Pietro per instaurare un qualche contatto. Quasi gli sembrava incredibile che ora, al contrario di come era iniziata, fosse Pietro stesso ad insistere per chiarire le cose una volta per tutte.
E forse, in fondo, aveva ragione: continuare a provare ad avvicinarsi e poi scappare non avrebbe risolto nulla.
Rimase in silenzio ancora per un po', girato verso la finestra, lo sguardo perso nella vista grigia e piovigginosa di quella mattinata di fine aprile.
-Pensavo che sabato fossi venuto da me per parlare- mormorò infine, continuando ad evitare lo sguardo di Pietro – Invece hai calpestato anche le ultime speranze che avevo-.
Si rese conto di essere stato troppo duro, ma non ritrattò le proprie parole: se doveva essere sincero, preferiva farlo fino in fondo.
Sentì Pietro sospirare malinconicamente, ma si trattenne anche in quel momento dal girarsi verso di lui.
-Ci ho provato, poi è arrivato Nicola e ... - per un attimo Pietro smise di parlare, forse indeciso su come proseguire – Non lo so, è mancato qualcosa-.
Alessio lo sentì avvicinarsi di qualche passo; alzò il viso a malapena, giusto quanto bastava per rendersi conto che Pietro era tornato ad affiancarlo. Si sentì terribilmente vulnerabile di fronte a lui, con Pietro che lo sovrastava in altezza e che continuava ad osservarlo con quello sguardo di muto pentimento.
-Al concerto ... Ti eri rivolto a me, vero?- Pietro glielo chiese in un mormorio appena udibile – Il discorso che avevi fatto era per me?-.
Alessio non riuscì a trattenere uno sbuffo sonoro, stavolta:
-Per chi altro se non te?- gli rigirò la domanda con amarezza, voltandosi lentamente verso di lui – Sei l'unico con cui volevo parlare-.
Pietro annuì piano, pensieroso. Non sembrava affatto sorpreso da quella rivelazione, e nemmeno Alessio lo era nel rendersene conto: in fin dei conti dovevano averlo intuito tutti, quali erano state le sue intenzioni con quel discorso fatto dal palco.
-Perché non sei venuto tu da me?-.
A quelle parole Alessio si ritrovò ad abbassare di nuovo il viso. Doveva aspettarsi una domanda simile, perché era logico che Pietro si fosse domandato a lungo come mai non aveva mai deciso di fare il primo passo, ma solo buttargli un amo per spingerlo a farlo al posto suo.
Si pentì amaramente di non essersi preparato prima un discorso, di aver creduto davvero che per Pietro fosse finita lì sabato sera, senza nessun'altra parola.
L'aveva sottovalutato, ed ora ne pagava – di nuovo- le conseguenze.
Alessio prese un sospiro profondo, le braccia ancora strette contro il petto come se volesse abbracciare se stesso.
-Ci ho provato, ma poi ... - si morse il labbro inferiore, sentendosi sul punto di spezzarsi – In realtà pensavo non te ne importasse. Ora sei felice ... Che senso avrebbe pensare ancora a quel che è successo quasi un anno fa?-.
Non passò nemmeno un secondo prima che Pietro prendesse parola:
-Lascia decidere a me di cosa mi importa o meno- parlò con voce ferma, a tratti quasi irosa, ma quando Alessio azzardò ad alzare un po' il viso nella sua direzione non gli parve di leggere rabbia negli occhi dell'altro – Potevo sembrare indifferente, ma solo perché non sapevo ancora come comportarmi. Non mi aspettavo nemmeno di rivederti e di scoprire che volevi riavvicinarti a me-.
-Non ci ho pensato fino a quando non ti ho rivisto, se devo essere sincero- ammise Alessio, in un filo di voce.
Sperò di non aver rovinato tutto rivelandolo, ma nemmeno in quel momento Pietro sembrava essersela presa. Si era limitato ad annuire, abbassando a sua volta il volto per qualche secondo, prima di rialzarlo:
-Io invece ti ho pensato spesso in questi mesi- disse a mezza voce – Ad un certo punto ho pensato anche di scriverti-.
Alessio aggrottò la fronte, sorpreso:
-Perché non l'hai fatto?- chiese subito, anche se poteva benissimo immaginare da solo la ragione. Era solo in parte deluso dal fatto che Pietro non si fosse fatto vivo anche quando avrebbe voluto, ma non riusciva a dargli tutti i torti, non proprio lui che, d'altra parte, non aveva nemmeno pensato una volta di scrivergli.
Pietro alzò le spalle, un sorriso triste disegnato sulle labbra:
-Pensavo mi odiassi-.
Alessio si ritrovò a pensare che quella situazione fosse estremamente buffa: nei panni di Pietro avrebbe dato la stessa identica risposta, senza contare che sarebbe stata quella che avrebbe dato all'altro se fosse stato Pietro a fargli quella domanda.
-Anche io lo pensavo di te- mormorò, scuotendo appena il capo. Pietro tornò a guardarlo serio, una ruga che gli solcava la fronte:
-Avrei dovuto?-.
Alessio tornò a guardare dritto davanti a sé, fuori dalla finestra. Pioveva anche il giorno in cui aveva litigato con Pietro, quasi un anno prima: anche a quel tempo tutto ciò che lo circondava era completamente grigio, ogni colore andato perduto, ma almeno il grigiore del presente sembrava essere meno soffocante. Meno intenso, meno eterno.
-Forse sì, dopo il modo in cui ti ho trattato- ammise, con voce a malapena udibile – Non ti ho mai nemmeno chiesto scusa-.
Gli fece strano averlo detto finalmente ad alta voce, di fronte a Pietro. Si era tenuto dentro di sé quella consapevolezza così a lungo da diventare la normalità, qualcosa a cui ormai era abituato a pensare.
Si sentì ancor più vulnerabile di prima, sotto lo sguardo fermo di Pietro e la sua presenza a solo pochi passi di distanza. Avrebbe quasi voluto annullare le distanze, farsi solo cullare da un abbraccio e rimanere lì ad occhi chiusi, sperando solo di non crollare fino a piangere.
Non si mosse, il corpo che cominciava a tremare per il freddo che si sentiva addosso e l'agitazione che non lo abbandonava.
-O forse un po' ti ho odiato, ma ho odiato praticamente il mondo intero- aggiunse, dopo quello che ad Alessio parve un minuto lunghissimo – E forse non era nemmeno odio, era solo dolore ... E solitudine-.
"Un po' come lo è ancora adesso".
Il silenzio prolungato di Pietro lo fece sentire a disagio e insicuro, ma si trattenne dal voltarsi verso di lui. Temeva di spezzare quella sorta di stallo che si era creato: era come camminare sul ghiaccio sottile, rischiando di finire sott'acqua ad ogni passo.
-Abbiamo sbagliato entrambi-.
Alessio sentì la voce di Pietro venata dalla malinconia, forse anche dal pentimento. Si girò appena verso di lui, nel momento in cui Pietro si era ritrovato a rilasciare un lungo sospiro, una mano sul fianco e gli occhi abbassati.
-Avrei ... - si morse il labbro inferiore, alzando di nuovo il viso verso Alessio – Avrei potuto agire in maniera diversa, sapendo quel che stavi passando, ma non l'ho fatto. È stato un po' da codardi-.
Sì, Alessio si ritrovò a pensare, era stato da codardi, ma anche auto preservazione. Era sicuro che, al posto di Pietro, avrebbe agito alla stessa maniera, forse anche in modo più egoista.
-No, semplicemente non volevi ferirti ancora- gli rispose, comprensivo – Probabilmente sarebbe finita male di nuovo-.
Sentì gli angoli degli occhi pizzicare leggermente, come se fosse sul punto di piangere sul serio. Alessio scostò subito lo sguardo, prima che Pietro potesse cogliere quel dettaglio.
-Non ne vado molto fiero comunque- sospirò Pietro – Di non esserci stato, intendo. Di non averci neanche provato. Avrei voluto esserci per te, anche solo per poco-.
Alessio annuì piano: se mai poteva esserci stata rabbia per il fatto che Pietro fosse scomparso per tutto quel tempo, arrivati a quel punto poteva dire che fosse del tutto scomparsa.
-Ormai è passato- mormorò, chiudendo per qualche secondo gli occhi che ormai bruciavano per le lacrime che a stento era riuscito a ricacciare momentaneamente indietro.
-E non sarà più come prima, lo so- Pietro fece ancora un passo in avanti – Però da quando ti ho rivisto penso di più ai momenti prima del litigio che non a quello che di brutto è successo ... Mi mancano quei momenti-.
Anche se non poteva vederlo, Alessio era sicuro che Pietro stesse sorridendo. Nostalgicamente, ma pur sempre sorridendo.
-Dopo che abbiamo litigato Caterina mi ha spiegato cosa ti era successo. Almeno in linea di massima- continuò ancora Pietro, la voce che si faceva sempre più esitante – Però ... -.
Alessio corrugò la fronte, girandosi appena verso di lui:
-Però?- lo incalzò, lui stesso con una punta d'incertezza.
Sperava che Pietro non gli facesse domande su suo padre proprio in quel momento: cominciava a sentirsi a disagio al solo pensiero di dover rispondere a qualcosa di simile. Da un lato si sentiva quasi sollevato dal fatto che Pietro sapesse: se questo voleva dire evitare certe domande, preferiva di gran lunga che Caterina gli avesse già spiegato com'erano andate le cose.
Pietro sospirò, alzando le spalle:
-Se mai un giorno ti andasse di parlarne, io ci sono- disse semplicemente, gli occhi scuri puntati sul viso di Alessio – Non voglio essere la stessa persona dell'anno scorso: voglio voltare pagina. Voglio che voltiamo pagina entrambi-.
Alessio rimase in silenzio per alcuni secondi, solo il ticchettio ritmico della pioggia a spezzare un silenzio che, altrimenti, sarebbe stato troppo pesante e troppo desolato.
Avrebbe volentieri seguito il volere di Pietro: voltare pagina era l'unica cosa che gli pareva avere il senso della salvezza. Non riusciva a credere che sarebbe stato facile farlo – non dopo così tanto tempo a cullarsi nel dolore-, ma forse doveva solo avere fiducia ed aspettare.
-Immaginavo che Caterina ti avesse detto qualcosa- si costrinse a dire dopo un po' – Non so se vorrò ricordare certe cose e parlarne, però-.
Gli sembrò liberatorio dirlo ad alta voce. Anche se Pietro non sembrava avere l'intenzione di volerlo fare parlare per forza, averglielo fatto sapere lo faceva sentire meno in difficoltà.
-Se dovesse succedere, almeno sappi che con me ne puoi parlare- Pietro lo disse a mezza voce, quasi sussurrando, un sorriso appena accennato a distendergli le labbra.
C'era qualcosa di rassicurante, nel modo in cui Pietro gli aveva appena parlato, e nel modo un po' timido ed un po' dolce con cui lo stava guardando e con cui gli stava sorridendo.
Alessio sentì di nuovo il bisogno di piangere, stavolta più per la commozione che per la sua fragilità.
-Lo terrò a mente. Sul serio-.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, sentendosi sull'orlo del lasciarsi andare finalmente al pianto liberatorio. Cercò di trattenersi, terrorizzato alla sola idea di crollare in quella maniera davanti a Pietro.
NOTE DELLE AUTRICI
Dopo avervi lasciato una settimana in standby, eccoci tornate con i due ragazzi che finalmente riescono a parlarsi, senza indietreggiare o essere interrotti da terzi. La riappacificazione sembra essere raggiunta... O forse no. Per sapere come si conclude la scena dovrete infatti attendere venerdì!
Kiara & Greyjoy
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