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Capitolo 45 - In my remains (Pt. 3)

Come apart

Falling in the cracks of every broken heart

Digging through the wreckage of your disregard

Sinking down and waiting for the chance to feel alive


Forse era davvero arrivato troppo in anticipo.

Pietro si guardò intorno per la terza volta, ma di nuovo non vide nessuno dei suoi amici seduto in uno dei tavoli esterni. D'altra parte non sarebbero certo potuti sbucare fuori dal nulla senza essere visti.

Sbuffò appena, avvicinandosi alle vetrate del Babylon e lanciando un'occhiata all'interno: a quell'ora non c'era quasi nessuno, i tavoli nel locale praticamente tutti deserti. Era l'ultima conferma per capire che sì, effettivamente era arrivato lì per primo.

Lasciò andare un altro sbuffo, dando le spalle alla vetrata ed andando ad appoggiarsi con la schiena sul muro accanto all'entrata, allungando una mano per recuperare il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans.

Sperò che Caterina, Nicola, Giulia e Filippo non tardassero troppo: starsene lì da solo in attesa lo stava facendo sentire stranamente agitato.

Erano passati almeno dieci minuti da quando si era fermato lì al momento in cui si era sentito osservato, come se qualcuno si fosse soffermato un po' troppo a fissarlo. Pietro aveva alzato il viso senza rifletterci troppo, convinto che quella fosse solo una sensazione dettata dall'ansia che si sentiva addosso. Aveva alzato il volto diverse volte da quando era lì, nella speranza di scorgere qualcuno degli altri, ed ogni volta era stata un fiasco: probabilmente lo sarebbe stata anche stavolta.

Quando aveva alzato gli occhi si era invece ritrovato Alessio a poca distanza, il cuore che aveva saltato inevitabilmente un battito.

Cercò di frenare qualsiasi reazione visibile del suo corpo: niente occhi sgranati, niente guance rosse, niente bocca spalancata per la sorpresa.

Per un attimo rimase a chiedersi se l'altro lo avrebbe superato salutandolo a malapena, in una perfetta replica della settimana prima; rimase piuttosto stupito quando, dopo alcuni secondi, Alessio gli si fermò di fronte, l'imbarazzo piuttosto visibile nei gesti nervosi e nello sguardo incerto.

Senza pensarci troppo Pietro gli fece un cenno di saluto con il capo, ancora esitante sul parlare per primo. Qualcosa gli diceva che non toccava a lui rompere il silenzio, non in quel caso.

-Ciao- Alessio ci aveva messo poco per ricambiare il saluto. Ora che lo aveva di fronte, a parlargli, Pietro si rese conto che tra loro due era davvero Alessio quello più a disagio: poteva anche non essere arrossito, ma sembrava un unico fascio di nervi.

Si chiese se fosse un buon segno, essere la causa di quella sua reazione.

-Caterina e gli altri?- gli chiese, dopo essersi schiarito la voce.

Forse gli si era avvicinato unicamente per quella domanda, o forse era un primo tentativo di conversazione: Pietro sentì comunque il proprio cuore accelerare. Stavolta si sentì in imbarazzo a sua volta: si prese tempo riponendo il telefono nei jeans e guardando altrove, in un disperato tentativo di dissimulare il disagio.

-Devono ancora arrivare- mormorò, più indifferente di quel che avrebbe voluto – Non siamo venuti dritti qui dopo la scuola-.

Forse quello Alessio lo sapeva già, ma voleva perlomeno dimostrargli che non era un problema parlargli. Si rese conto che, forse, non ci stava riuscendo appieno.

Anche Alessio spostò lo sguardo altrove, smettendola di osservarlo per la prima volta da quando era arrivato. Pietro fu sicuro di percepire ogni singolo secondo del vuoto lasciato dallo sguardo dell'altro su di sé.

-Capito- borbottò di rimando Alessio – Pensavo foste già tutti qui-.

Il silenzio che calò sembrò pregno di aspettative e di ansia come non mai. Pietro odiò quella sensazione: si sentiva un po' come nei primi tempi dopo aver conosciuto Alessio, costantemente a disagio e senza sapere cosa dire. L'unica differenza era che all'epoca almeno l'altro non sembrava essere nei suoi stessi panni, al contrario di quel momento. 

Non riusciva a capire cosa ci potesse essere da parte di Alessio: era disinteresse, il suo, o semplice timore di dire qualcosa di sbagliato che potesse incrinare il sottile equilibrio in cui si trovavano? Forse, ancor più semplicemente, era troppo in imbarazzo per proseguire la conversazione.

Un po' la situazione in cui si trovava Pietro.

Lanciò ad Alessio un'occhiata fugace, le mani sudate e la mente in totale confusione: farsi tutte quelle domande tutte insieme non avrebbe portato a nulla, se non ad altre domande.

Forse doveva solo aspettare e vedere cosa sarebbe potuto succedere – se sarebbe davvero successo qualcosa.


Now in my remains

Are promises that never came

Set this silence free

To wash away the worst of me

*

C'era uno strano silenzio nella piazza, calato inevitabilmente appena dopo la fine dell'ultima canzone. Non bastava il brusio della gente ai tavoli per diminuire quella sensazione di vuoto che era arrivata non appena le luci sul palco si erano finalmente spente.

Pietro si sistemò nervosamente sulla sua sedia, trattenendosi dal girarsi verso l'entrata del Babylon. Erano passati a malapena dieci minuti dalla conclusione del concerto: aveva seguito Alessio con lo sguardo, dal palco fino all'ingresso del locale, dove era sparito all'interno insieme agli altri della band. Immaginava non sarebbe uscito ancora per un po': aveva ancora qualche minuto per decidere cosa fare.

Tamburellò nervosamente i polpastrelli sul tavolino, chiedendosi per l'ennesima volta se la sua fosse una buona idea. Ci aveva riflettuto per tutto il resto del concerto, senza mai giungere all'assoluta certezza, ma non poteva negare a se stesso la tentazione enorme di andare da Alessio e chiedergli direttamente se era lui a cui si era rivolto prima, davanti a tutti. Trattenne a stento uno sbuffo: se Giulia aveva voluto mettergli la pulce nell'orecchio c'era riuscita appieno.

Si guardò intorno: Caterina e Giulia sembravano immerse in una qualche discussione piuttosto animata ed entusiasta su una delle ultime canzoni suonate, mentre Erika stava parlando con fare piuttosto svogliato rivolta a Filippo e Nicola. Nessun stava davvero badando a lui: forse, si ritrovò a pensare, era arrivata la prima occasione da cogliere.

Mosse la sedia un po' più indietro per permettersi di sfilare più agevolmente le gambe da sotto il tavolo; nel momento stesso in cui si alzò, Pietro si sentì terribilmente osservato.

-Che stai facendo?- gli chiese subito Erika, girata verso di lui con un sopracciglio alzato.

Pietro alzò le spalle, cercando di apparire indifferente:

-Vado un attimo in bagno- replicò semplicemente.

-Ma tra poco pensavamo di ordinare- gli fece notare Filippo, la fronte corrugata.

-Io sono a posto così, tranquilli- Pietro scosse il capo, avanzando già di un passo verso la sua meta – Torno tra poco-.

Nonostante desse loro la schiena, si sentiva ancora addosso lo sguardo di tutti seguirlo verso l'interno del Babylon. Pietro si sforzò di non girarsi nemmeno una volta: era meglio avere solo la sensazione di essere tenuto sotto osservazione, piuttosto che averne la conferma definitiva.

C'era molta più gente di quanto non si sarebbe aspettato negli spazi interni del bar. Faceva caldo, probabilmente per la folla presente, il sottofondo musicale che dava più vivacità all'ambiente, rendendolo però ancor più caotico.

Cercò di farsi spazio tra la folla, camminando lentamente e allungandosi sulle punte dei piedi per cercare di intravedere Alessio da qualche parte, magari tra le persone davanti al bancone, o tra quelle sedute ai vari tavoli; gli sembrò di non vederlo, anche se in mezzo a quel caos la certezza era del tutto fuori dalla sua portata.

Continuò ad avanzare, andando verso la zona retrostante del locale dove c'era la postazione interna degli strumenti e il bagno del locale. C'erano meno tavoli in quella zona, e gli fu più semplice farsi largo per quegli ultimi metri.

Alessio era poco più avanti di lui, chinato sulla custodia della chitarra usata durante il concerto, intento a richiudere dentro lo strumento musicale. Si rialzò poco dopo, facendo passare la zip per richiuderla del tutto, la sua attenzione completamente presa da quell'azione.

Pietro si fermò qualche secondo, prima di avanzare ancora. Era l'ultima possibilità che aveva di tirarsi indietro, quando ancora Alessio non si era accorto di lui. Si morse il labbro inferiore, esitante: non aveva nemmeno un'idea precisa di cosa dirgli, ma quella sarebbe potuta essere anche l'ultima occasione che gli si presentava davanti.

Il primo passo fu il più difficile da compiere, con le ultime incertezze che ancora lo frenavano in parte; si avvicinò piano, arrivando ad un metro da Alessio quando lui aveva appena finito di sistemare la custodia.

Fece per aprire bocca, ma Alessio lo anticipò di pochi secondi: si girò casualmente nella sua direzione, sgranando gli occhi per un attimo nel rendersi conto della sua presenza.

-Ciao- Alessio parlò per primo, la voce vagamente agitata e il tono un po' alto per riuscire a farsi sentire sopra la musica del bar – Non ti avevo visto arrivare-.

-Sono qui letteralmente da tre secondi- lo rassicurò Pietro, sentendosi inaspettatamente calmo nel parlargli. Notò che Alessio aveva cambiato vestiti – ora era molto più casual, una semplice maglietta viola a fasciargli il busto-, e che le guance avevano assunto una sfumatura porpora.

Per qualche attimo nessuno di loro sembrò sapere cosa dire. Pietro cercò di trovare qualcosa con cui rompere il ghiaccio, ma fu di nuovo Alessio a precederlo:

-Passato una bella serata?-.

Pietro rilassò le spalle, fino a quel momento terribilmente rigide per l'ansia che si era sentito addosso: quella conversazione stava risultando molto più distesa di quanto si era prospettato. Doveva essere un buon segno.

-Sì, direi di sì- gli rispose, annuendo – Tu stai bene? Mi sembri un po' stanco-.

Alessio sorrise appena a quelle parole, abbassando gli occhi in imbarazzo per qualche secondo:

-È del tutto normale, fidati- rise leggermente, ancora rosso in volto – Sto bene, ci sono abituato-.

Pietro si ritrovò ad annuire di nuovo, portandosi una mano alla nuca, in imbarazzo a sua volta. Vedere Alessio sorridere lo aveva rasserenato, almeno in parte: non sembrava agitato quanto lo era stato qualche giorno prima, quando gli si era avvicinato, né così tanto a disagio. C'era qualcosa nel suo sguardo che Pietro avrebbe definito più puntualmente come sollievo.

-Hai cantato bene stasera- gli disse infine, abbassando un po' la voce e sentendosi arrossire tremendamente – Non che ne sappia molto di canto, però da quel che mi sembra ... -.

Si interruppe, mordendosi di nuovo il labbro e rendendosi conto che si stava solo infilando in una frase troppo complicata.

Si sentì decisamente sollevato quando, per tutta risposta, Alessio rise di nuovo divertito.

-Credo di aver capito il concetto- disse, tornando a sorridere timidamente – Grazie, comunque-.

Pietro spostò il peso del corpo da un piede all'altro, abbassando lo sguardo per prendere tempo. Per quanto fosse stato liberatorio fargli sapere che gli era piaciuto il concerto, non era per quello che aveva raggiunto Alessio. Doveva solo trovare il modo e il coraggio sufficiente per mettere insieme i propri pensieri.

-In realtà volevo ... - Pietro iniziò a parlare, ma la voce sembrò morirgli in gola quasi subito.

-Sì?- lo incalzò gentilmente Alessio. Pietro si sentì a disagio: si sentiva addosso lo sguardo speranzoso dell'altro, come se avesse aspettative riguardo quello che stava per dire.

Si schiarì la gola, umettandosi poi le labbra:

-Io ... -.

Non fece in tempo a dire altro, proprio nel momento in cui si era deciso a non fermarsi dal parlare:

-Alessio, tu ... Oh-.

La voce piuttosto famigliare giungeva da un punto poco dietro Pietro. Si girò in quella direzione, ritrovandosi di fronte all'espressione sorpresa di Nicola. La meraviglia sul suo volto durò pochi altri secondi: si schiarì la gola, gli occhi già meno sgranati mentre spostava lo sguardo da Pietro ad Alessio.

-Non pensavo foste insieme- disse, a mo' di scusa per averli interrotti.

Pietro annuì, abbassando lo sguardo: non era del tutto sicuro di essere particolarmente entusiasta all'idea di essersi fatto scoprire così ingenuamente.

-Dovevi chiedermi qualcosa?- gli chiese Alessio, dopo qualche secondo di silenzio. Nicola annuì prontamente:

-Sì, se ti vuoi unire a noi al tavolo e prendere qualcosa. Stavo giusto andando a fare le ordinazioni- spiegò, indicando con una mano il bancone, ancora piuttosto affollato.

-Credo che andrò a casa, in realtà- Alessio gli sorrise malinconicamente, come a scusarsi per il rifiuto – Sono un po' stanco-.

-Va bene- Nicola non insistette oltre, girandosi invece maggiormente verso Pietro, fino a quel momento limitatosi a rimanere in disparte – Tu sei sempre dell'idea di non prendere nulla?-.

Pietro alzò le spalle, le braccia incrociate contro il petto e la voglia di sparire all'istante sempre più forte:

-Sì. Perché avrei dovuto cambiare idea?- azzardò a chiedere. Quando Nicola gli lanciò un'occhiata scettica, Pietro ebbe l'immediata impressione di aver completamente sbagliato a porgli quella domanda.

-Mi sembra tu ne stia cambiando parecchie di idee, ultimamente- fece, lanciando una veloce occhiata di sottecchi verso Alessio – Sbaglio o dovevi andare in bagno?-.

Pietro rimase nel silenzio più completo, sentendosi arrossire ancor più di prima. Nicola scosse il capo, allontanandosi sempre di più e lasciandoli di nuovo soli: sembrava fosse rimasto lì molto più a lungo di quanto in realtà non fosse stato, ed anche se erano stati solo pochi minuti erano bastati per far sentire Pietro completamente fuori posto.

Si passò una mano sul viso, rendendosi conto solo dopo qualche secondo che Alessio gli si era fatto più vicino, un sorriso rincuorante sulle labbra:

-Va tutto bene- gli disse, senza aggiungere altro.

"No, non va per niente tutto bene".

-Credo che dovrei tornare dagli altri- replicò Pietro, il volto rabbuiato. Sperava che Nicola si sarebbe tenuto per sé il particolare di averlo beccato con Alessio: poteva già immaginare l'espressione di Erika nello scoprire che il suo andare in bagno era stata tutta una finta. Doveva tornare indietro il prima possibile per evitare succedesse qualcosa del genere.

Il sorriso di Alessio si spense a poco a poco, lasciando spazio solamente ad un'espressione amareggiata. Sembrava essere parecchio deluso dall'improvvisa voglia di andarsene di Pietro, ma non replicò nulla, né cercò di trattenerlo: si limitò ad annuire, in silenzio.

-Allora ... - Pietro si morse il labbro, in difficoltà – Ci si vede in giro-.

Alessio gli rivolse ancora lo stesso sguardo crucciato, mentre faceva un passo indietro:

-Ci si vede in giro-.

La delusione nella sua voce incrinò un po' l'ottimismo che aveva pervaso Pietro fino a prima dell'arrivo di Nicola. Sperò che ci sarebbe stata un'altra occasione per potergli parlare di nuovo, magari senza venire interrotto; in quel momento, però, incrociando lo sguardo vagamente avvilito dell'altro, si sentì meno fiducioso di quanto avrebbe voluto.

Quando si voltò per allontanarsi sospirò a fondo, la stessa amarezza di Alessio che ora si sentiva addosso lui stesso.







*il copyright della canzone (Linkin Park - "In my remains") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Siamo arrivati alla fine anche di questo capitolo, e finalmente anche Pietro sembra essersi deciso a fare il primo passo. Le cose non vanno esattamente come previsto a causa dell'interruzione di Nicola, ma chissà ... Il confronto potrebbe essere ormai davvero imminente. Secondo voi sarà così?

A mercoledì prossimo con un nuovo capitolo!

Kiara & Greyjoy













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