Capitolo 44 - Not today (Pt. 1)
Si passò una mano sul viso, faticando ad aprire gli occhi e ad abituarsi alla luce del sole del mattino. Alessio si girò lentamente tra le coperte, l'ennesima fitta alla testa che lo fece bloccare e maledirsi per aver bevuto troppo la sera prima.
"Ci mancava solo il post sbronza".
Rimase immobile per qualche secondo, sospirando profondamente e sperando che, prendendo subito qualcosa non appena alzatosi, il mal di testa potesse passargli entro la sera.
Le prove erano già andate male senza acciacchi fisici: non voleva neanche immaginare come sarebbe potuta andare la serata lavorativa, se non fosse stato nemmeno in forma.
Sbuffò al solo pensiero di dover passare un'altra intera serata al Babylon. Si chiese se Caterina e Nicola ci sarebbero stati; se fossero stati presenti loro, forse anche Giulia e Filippo avrebbero fatto parte del pubblico.
"Non credo di poter pensare lo stesso di Pietro".
In un attimo tutti i pensieri della sera prima gli tornarono in mente come se li avesse appena formulati. Quasi se ne sorprese: era stato pur sempre ubriaco, quando si era soffermato a pensarci.
Ricordò anche quando aveva quasi deciso di scrivergli. Ringraziò qualunque cosa fosse stata a fermarlo dal compiere una simile idiozia: un messaggio mandato nel cuore della notte, da brillo e con l'anima in pena, avrebbe causato solo più danni di quel che già c'erano.
Sbuffò ancora, stavolta per l'ennesimo dolore che gli attraversò la fronte, quando cercò di mettersi perlomeno a sedere sul materasso. Il sole era già alto, fuori dalla sua finestra, segno che la mattina già inoltrata.
Era ora di alzarsi.
Camminò lungo la piazza di Piano con la consapevolezza di avere un aspetto terribile. Aveva sperato per tutta la mattina e il pomeriggio di riprendersi, ma aveva dovuto ammettere che non c'era più possibilità per farlo entro la sera: aveva mangiato poco nulla a pranzo, ed era stato un bene perché, tempo qualche minuto dopo essersi alzato da tavola, si era ritrovato a correre in bagno, in preda ai conati e con lo stomaco sottosopra.
Ora si stava ritrovando a raggiungere il Babylon cercando di portare con più disinvoltura possibile le sue occhiaie violacee sotto gli occhi, i capelli arruffati e in disordine, e lo stomaco che ancora non aveva raggiunto un equilibrio.
Lo sentì contorcersi terribilmente ed ancor di più quando gli bastò una rapida occhiata per individuare, tra i tavoli già occupati all'esterno, quello preso dai suoi amici.
Passò gli occhi su ognuno di loro – prima Caterina, girata di spalle, seduta di fianco a Nicola, e poi ancora Giulia e Filippo davanti a loro-, rendendosi conto che Pietro non sembrava essere lì con loro.
"Come volevasi dimostrare".
Si sentì sollevato, da un certo punto di vista: non era nelle condizioni migliori per sopportare la tensione che sarebbe derivata dalla sua presenza. Non si sorprese nemmeno più di tanto nel non vederlo: dubitava si sarebbero mai più incrociati, almeno non lì e non per caso.
Quando fu a solo qualche metro dal tavolo, vide Giulia individuarlo per prima: la osservò rivolgergli un sorriso entusiasta, alzando un braccio per salutarlo.
-Ecco la nostra rockstar!- esclamò, facendo quasi venir voglia ad Alessio di girare sui tacchi e tornarsene a casa. Avrebbe solo voluto seppellirsi sotto le coperte e dormire fino al giorno dopo.
Li raggiunse senza dire nulla, un sorriso piuttosto tirato in viso, e ben consapevole che, non appena anche tutti gli altri avessero posato gli occhi su di lui, si sarebbero chiesti cosa gli fosse successo per ridursi in quello stato.
Nemmeno un attimo dopo essersi fermato, Caterina lo guardò da capo a piedi con un sopracciglio alzato:
-Sicuro di stare bene?- gli chiese scettica – Hai una cera terribile. Sembri appena uscito dal coma-.
Alessio si lasciò scappare una smorfia:
-Nulla di troppo tragico, solo un bicchiere di troppo ieri sera- disse, evitando accuratamente di precisare che, in realtà, erano stati ben più di un solo bicchiere.
-Basta che non ci svieni mentre suoni- commentò Filippo, con la fronte aggrottata e un'espressione tutt'altro che ottimista.
Alessio annuì, cercando di sembrare abbastanza convincente:
-È tutto sotto controllo, davvero-.
Quasi si ritrovò a ridere delle sue stesse parole: non c'era nulla che fosse davvero sotto il suo controllo, ma almeno fingere di esserlo era qualcosa che lo rendeva meno agitato.
Rimasero tutti in silenzio per qualche secondo, prima che Nicola, dopo aver bevuto brevi e veloci sorsi dal suo bicchiere – riempito da qualcosa di alcolico di un insolito color azzurro-, si schiarisse la voce:
-Non ci aspettavamo di trovarti qui a quest'ora- puntualizzò, senza nascondere la propria sorpresa – È presto per i tuoi standard-.
Era vero, Alessio non poteva negarlo: era del tutto sicuro che nessuno dei suoi compagni di band fosse ancora arrivato, e che al loro arrivo dovesse mancare almeno ancora un'ora.
-Lo è, ma devo fare ancora qualche prova- ammise, stringendosi nelle spalle. Si era ripromesso di giungere lì ed esercitarsi ancora un po' per recuperare le prove fallimentari del giorno prima, ma nello stato in cui versava dubitava altamente sarebbe riuscito a fare meglio. Lo aspettava una serata terribile.
-Ma visto che sei in anticipo puoi fermarti cinque minuti con noi, no?- Giulia alzò il viso verso di lui, indicandogli con la mano l'unica sedia rimasta libera al loro tavolo, all'altro lato rispetto a dove si trovava in quel momento Alessio.
Si morse il labbro, indeciso: due giorni prima se ne era andato in fretta e in furia anche per la presenza di Pietro, ma stavolta lui non c'era. Era altrettanto vero che doveva provare ancora un paio di canzoni, ma aveva la sensazione che, provare o meno, a quel punto avrebbe fatto ben poca differenza.
-Non puoi rifiutare la stessa proposta due volte di fila- la voce di Caterina lo distrasse dai suoi pensieri.
Alessio abbassò lo sguardo qualche secondo: fermarsi pochi minuti in compagnia non gli sembrava l'idea peggiore che potesse esserci.
E forse, parlando con loro, anche se per poco, sarebbe riuscito finalmente a distrarsi.
Rilasciò un lungo sospiro, prima di arrendersi:
-Solo per poco, va bene?- disse infine, ricevendo subito come risposta esclamazioni entusiaste da parte di tutti – Poi devo sul serio andare a provare-.
Camminò fino alla sedia rimasta libera, tra Filippo e Nicola. Lasciò cadere sul tavolo gli spartiti che aveva tenuto in mano fino a quel momento, mentre si sedeva stancamente.
Li guardò con il senso di colpa che gli aggrovigliava lo stomaco: i fogli dei testi, pieni di annotazioni e appunti scritti a matita nella sua scrittura disordinata, non facevano altro che ricordargli quanto sarebbe andata male quella serata se non si fosse sbrigato il prima possibile a cercare di porre rimedio alle prove del giorno prima.
Quasi come se gli avesse appena letto il pensiero, Caterina prese parola:
-Sei pronto per stasera?- gli chiese. Alessio alzò gli occhi rivolgendoli nella sua direzione, ed incontrando il sorriso incoraggiante dell'amica.
Si lasciò sfuggire uno sbuffo esasperato:
-Per niente, in effetti- ammise, sentendosi particolarmente patetico – Anzi, ve lo dico già ora: se farò schifo scusatemi, sono giorni che non riesco a memorizzare nulla-.
Evitò di specificare la ragione della sua carenza di concentrazione, ma non aveva tenuto conto che qualcuno potesse domandarglielo:
-È successo qualcosa?- domandò subito Nicola, la fronte aggrottata come se si stesse già preparando al peggio.
Alessio scrollò le spalle, scuotendo il capo:
-Nulla di particolare- disse vagamente, anche se a giudicare dal silenzio teso degli altri non doveva essere risultato particolarmente convincente.
Passarono a malapena pochi secondi, prima che Giulia si schiarisse la voce, con fare imbarazzato. Alessio la tenne osservata fino a quando non si decise a parlare:
-A proposito dell'altro giorno ... - Giulia iniziò, e bastarono quelle poche parole per far intuire ad Alessio dove volesse andare a parare – Non mi sembra sia andata male con Pietro-.
Alessio annuì, rendendosi conto che era stato ingenuo a non pensarci: era ovvio che quell'argomento sarebbe spuntato fuori. Forse gli avevano proposto di restare lì con loro proprio per parlargliene.
-Ci siamo incrociati cinque secondi in tutto- le fece notare, senza nascondere una punta d'ironia amara nella voce – Comunque vedo che già non c'è più-.
-Aveva un altro impegno oggi- intervenne subito Filippo, con una serietà tale che, per qualche secondo, riuscì a convincere Alessio che fosse effettivamente vero – Però non escluderei del tutto che venga qui prossimamente-.
L'ultima frase lasciò Alessio piuttosto dubbioso, e si rese conto di non essere l'unico a quel tavolo: si erano girati tutti verso Filippo, tutti con la stessa espressione di manifesto scetticismo.
-Esattamente cosa te lo fa pensare?- Nicola espresse ad alta voce quella che doveva essere la domanda che tutti si erano posti.
Filippo alzò le spalle, bevendo con tranquillità dal suo bicchiere:
-Sesto senso- disse con calma, dopo averlo posato di nuovo sul tavolo – Magari ora che si è reso conto che non deve per forza scoppiare una rissa ... -.
Alessio trattenne a stento una risata amara. Il ragionamento di Filippo forse non era del tutto errato, ma allo stesso tempo non lo convinceva a sufficienza: la verità era che non aveva idea di cosa passasse per la mente a Pietro, né voleva farsi troppe illusioni.
-E tu non vuoi che scoppino altre risse tra di voi, vero?- Caterina gli rivolse un'occhiata preoccupata, come se si stesse aspettando una risposta negativa.
Alessio scosse il capo, spaesato:
-No, ovvio che no-.
In quel momento avrebbe voluto avere anche lui qualcosa da bere – rigorosamente alcolico, molto alcolico- per poter dimenticare quanto prima quella conversazione.
Represse a stento la voglia di allontanarsi il prima possibile, anche solo per togliersi Pietro dalla testa per qualche minuto.
-Lo faremo sapere a Pietro, la prossima volta che dovremo convincerlo a venire qui- commentò Giulia, con fare casuale.
Alessio abbassò lo sguardo, la voglia di sbattere la testa contro il muro più vicino sempre più forte.
*
"Forse abbiamo sottovalutato il sesto senso di Filippo".
Gli erano serviti diversi minuti – e diverse riletture- per capire fino in fondo il senso del messaggio che Caterina gli aveva inviato poco prima, nel primo pomeriggio.
Alessio aveva stretto il telefono tra le mani osservando lo schermo con occhi sgranati. Anche se erano passati alcuni giorni, gli erano bastati pochi secondi per ricordare quel che Filippo aveva detto a proposito di Pietro, l'ultima volta che si erano visti al Babylon.
Aveva cercato, per tutto quel tempo, di non stare troppo a rimuginare sull'altro, anche se il proposito di parlargli non era finito nel dimenticatoio. Si era semplicemente ripromesso di aspettare l'occasione migliore per avvicinarlo, senza doverci troppo sbattere la testa.
Quel messaggio lo stava destabilizzando più di quanto si era aspettato. Era di nuovo mercoledì, una settimana esatta da quando era arrivato al Babylon e ci aveva trovato gli altri e Pietro; ora che però stava percorrendo la stessa strada verso il locale, con il sole di metà aprile che gli bruciava la pelle scoperta della nuca, si sentiva terribilmente teso.
Non c'erano molte possibilità di equivocare le parole di Caterina, e questo non faceva altro che renderlo ancora più nervoso. Aveva rinunciato persino a chiederle di parlare più chiaramente, forse talmente agitato da non volere nemmeno una conferma definitiva.
Avanzò verso il Babylon, in un percorso ripetuto fin troppo spesso negli ultimi sette giorni, e mai con la calma necessaria che gli sarebbe servita per non rischiare di avere un crollo di nervi.
Non gli sembrò di scorgere nessuno dei suoi amici ai tavoli esterni: gli sembrò strano, visto l'ultimo messaggio di Caterina. Aveva dato per scontato fossero lì, quel pomeriggio stesso, ma cominciava a pensare di aver assunto troppe cose che, in realtà, non erano così.
Sentì il proprio battito rallentare un po', quando finì di setacciare ogni tavolo: degli altri non c'era traccia. Forse, semplicemente, Caterina si era riferita a qualcos'altro.
Riuscì a sentirsi quasi tranquillo, ma la sensazione durò meno del previsto: era a pochi metri dall'entrata del bar, quando si rese conto che, effettivamente, qualcuno c'era.
Pietro, la schiena appoggiata contro il muro con fare indolente, alzò gli occhi dal cellulare dopo qualche secondo, probabilmente per essersi sentito troppo osservato. Se si sorprese per la presenza di Alessio, non lo dette a vedere.
Alessio si bloccò davanti a lui, preso completamente alla sprovvista e con il panico che tornava a martellargli nel petto.
"Filippo aveva davvero ragione, cazzo".
NOTE DELLE AUTRICI
Eccoci con il primo appuntamento dell'anno. L'anno, per voi lettori e lettrici, inizia sotto il segno di Alessio. Il biondo, infatti, continua a riportare alla mente un certo che proprio alla fine di questa parte, appare. Quali saranno le ragioni che portano Pietro ad essere ancora lì?
Lo scopriremo più avanti nel capitolo! A venerdì con la seconda parte :)
Kiara & Greyjoy
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