Capitolo 41 - Notre Grand Paris (Pt. 4)
-Credo che dovranno amputarmi le gambe-.
Giulia sospirò a lungo, piuttosto dubbiosa sul fatto che, dopo cena, sarebbe riuscita anche solo a raggiungere il loro hotel.
Lo scenario serale della Villette non era molto diverso da quello che intravedevano ogni mattina: era una zona rumorosa, trafficata e piuttosto frequentata, con locali pieni ad ogni ora del giorno.
Tutte le classi avevano avuto il permesso di cenare e passare un po' di tempo fuori, per quell'ultima sera di gita: venerdì, il giorno dopo, li attendeva il viaggio di ritorno.
Al piccolo tavolo della brasserie di fronte al loro hotel, Giulia si era praticamente accasciata sulla sedia: la mattina l'avevano passata visitando velocemente qualche ala del Louvre, per poi darsi ad una passeggiata lungo gli Champs-Elysées ed una veloce capatina a Notre-Dame, all'Île de la Cité. Il tardo pomeriggio l'avevano passato finalmente a Montmartre: il quartiere era esattamente come lo descriveva chiunque, il più pittoresco e vivace dell'intera città. Il candore del Sacré-Coer contrastava incredibilmente con le tele piene di colori e sfumature ai banchi dei pittori radunati in Place du Tertre, oltre che con le numerose botteghe e bar. Filippo, come si era ripromesso, non si era dato freni per i souvenir nei negozi del quartiere.
-Domani avrai quindici ore per stare seduta e riposarti- le ricordò Caterina, continuando a studiare con la fronte corrugata il menu che teneva in mano.
Giulia sbuffò debolmente, ben conscia che la sera dopo si sarebbe pentita amaramente delle sue stesse parole: in fondo, preferiva di gran lunga una passeggiata in una città d'arte che un'intera giornata rinchiusa in corriera.
Si decise a dare un'occhiata a sua volta per decidere cosa ordinare, anche se la sua mente era proiettata su altro. Caterina l'aveva convinta a cenare insieme e da sole con la scusa di doverle dire qualcosa: sebbene fossero lì già da più di una decina di minuti, non le aveva ancora accennato nulla.
Quando altri cinque minuti passarono, senza che nessuna delle due parlasse, Giulia non ce la fece più:
-Non dovevi dirmi qualcosa?- chiese, fingendo tutta la nonchalance possibile.
Caterina posò sul tavolo il menu, apparendo piuttosto esitante:
-In effetti sì- ammise, a mezza voce – Riguarda Giovanni-.
Al sentirlo nominare, Giulia ringraziò vivamente che né Nicola, né Filippo o Pietro fossero nei paraggi, con il rischio di sentirle.
-Ora comincio ad avere paura- commentò ironicamente – Vi avevo visti insieme ieri sera, mentre parlavate da soli-.
Lei e Filippo erano rimasti nei paraggi fino al momento in cui non avevano intravisto Nicola sulla via del ritorno, e il successivo allontanarsi di Giovanni.
-È stata questione di pochi minuti- replicò Caterina, continuando ad evitare lo sguardo di Giulia – Solo che sono bastati quelli per sentirgli dire una cosa che mi ha confusa-.
"Non promette nulla di buono".
-Del tipo?- Giulia la incalzò, ora decisamente incuriosita, e con una brutta sensazione addosso.
Caterina sospirò profondamente, torturando un angolo del tovagliolo. Sembrava piuttosto in difficoltà, e Giulia lo reputò solo come l'ennesimo segno negativo: qualcosa doveva essere effettivamente successo.
-Stavamo parlando del più e del meno, e ad un certo punto ... - la voce le morì pian piano in gola, e Giulia fu quasi sul punto di chiederle ancora di continuare.
Caterina scosse il capo:
-Mi ha detto che gli piaccio, e che non si aspettava di dirmelo così-.
Giulia rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva, gli occhi sgranati e la mente che faticava a registrare le ultime parole di Caterina.
-E non riesco a capire se intendesse che gli piaccio come amica, o come ... - si interruppe di nuovo, sospirando ancora – Hai capito-.
Giulia credeva di aver capito benissimo, anche troppo bene, e non si meravigliava affatto che Caterina stesse, in un certo senso, negando l'evidenza. Al posto suo, si ritrovò a pensare, anche lei avrebbe cercato di trovare una via d'uscita che potesse farle rinnegare quella situazione.
-Era agitato? Imbarazzato?- le chiese.
Caterina la guardò confusa, prima di annuire:
-Un po'-.
"Bingo".
-Allora credo sia piuttosto evidente cosa intendesse dire- Giulia lo disse piuttosto di malumore.
In fondo, si ritrovò ad ammettere, c'erano stati parecchi segnali in quella direzione: non era poi una sorpresa così grande, a ben pensarci.
-Wow, devo dire che me lo aspettavo e allo stesso tempo non credevo l'avrebbe mai detto così esplicitamente- commentò ancora, battendo le mani tra loro in un gesto che tradiva nervosismo.
Caterina sembrava aver sperato fino all'ultimo di non sentirle dire quelle parole: la stava osservando con gli occhi pieni di preoccupazione.
-Non so che pensare- disse semplicemente, rimanendo immobile.
Era una situazione difficile, su quello non ci pioveva, ma Giulia evitò di dirglielo a voce: Caterina le sembrava già abbastanza in crisi, senza dover sottolineare ciò che era già ovvio.
-Immagino che Nicola non ne sappia niente, o a quest'ora avremmo già assistito all'omicidio di Giovanni- disse, in cerca di una conferma definitiva.
Caterina annuì di nuovo, debolmente, prima di proseguire:
-Credi che dovrei dirglielo?-.
Giulia si morse il labbro inferiore, indecisa: era piuttosto sicura che dire una cosa simile a Nicola sarebbe equivalso a far procurare a Giovanni un occhio nero, ma il rischio del ripetersi della situazione che si era creata tra Caterina ed Alessio mesi prima era troppo alto.
-Credo che dovresti parlargliene, sì- Giulia annuì tra sé e sé, riflettendo – Ma credo che prima dovresti far chiarezza con te stessa-.
Caterina aggrottò subito la fronte:
-Che vuoi dire?-.
-A Giovanni che hai detto dopo la sua dichiarazione?- le chiese, cercando di ignorare la sensazione di nausea che accompagnò quelle parole.
-Nulla- Caterina sbuffò, rassegnata – Cercavo solo di convincermi di non aver capito male-.
Giulia si era aspettata una risposta del genere, per il semplice fatto che anche lei, al posto di Caterina, si sarebbe ritrovata completamente impreparata.
-Se tu lo consideri solo come un amico, la prossima volta che tornerete sull'argomento forse dovresti dirglielo- disse infine, guardando Caterina dritta in faccia – E devi parlare anche con Nicola, prima che venga a scoprirlo per vie traverse-.
Non aggiunse altro. Era piuttosto certa che Caterina, a giudicare dall'espressione grave che aveva in viso, avesse perfettamente capito dove volesse arrivare. Sperava solo che, allo stesso modo, lo capisse anche Nicola.
*
Le acque del canale Saint Martin si muovevano lente sotto il ponte che collegava una riva all'altra. Caterina rimase per un po' ad osservarle fluire, le luci dei lampioni lungo le sponde che macchiavano l'ombra nera dell'acqua. Mancava poco all'ora stabilita per il rientro in hotel: erano gli ultimi minuti dell'ultima sua passeggiata per le strade di Parigi.
Immaginò che Giulia dovesse essere già rientrata: quando un'ora prima, dopo aver finito di cenare, si erano separate per raggiungere rispettivamente Nicola e Filippo, le aveva detto che non ce la faceva più a camminare.
-Sei pensierosa-.
Caterina non si voltò, aspettando che fosse Nicola ad affiancarla. Avevano camminato in silenzio per la maggior parte del tempo, fino a quel momento: c'entrava sia la stanchezza, sia la malinconia per la fine del viaggio, che il peso che Caterina si stava trascinando dietro dalla conversazione con Giulia.
Nicola sembrava avere intuito qualcosa: non l'aveva spinta a parlare, quasi come se solo osservando il suo sguardo smarrito avesse capito di dover aspettare il momento giusto senza forzarla.
Sospirò a fondo, continuando a tenere lo sguardo fisso sul canale sotto di lei:
-Un po'- ammise, a malincuore.
Non aveva davvero idea di come avrebbe potuto parlare a Nicola di quello che era successo la sera prima, ma quello era il momento giusto per farlo. Non ci sarebbero state occasioni migliori.
-Penso di doverti dire una cosa- mormorò, con voce a malapena udibile.
Nicola le si accostò, appoggiando i gomiti sul parapetto del ponte, facendo passare alcuni secondi prima di parlare:
-Cosa?- le chiese, semplicemente.
Caterina mosse finalmente il volto, dopo aver passato gli ultimi attimi a sentirsi terribilmente osservata. Nicola era già girato verso di lei, visibilmente in attesa.
-Forse non ti stupirà saperlo, ma credo che Giovanni stia cominciando a provare interesse per me-.
Caterina si sentì già meglio dopo averlo finalmente detto. Era stato più semplice di quel che si era prospettata, anche se le parole non avevano meno peso di prima. Rimase a studiare l'espressione di Nicola: vide formarsi una ruga sulla sua fronte, anche se nient'altro segnalava un qualche eccesso di rabbia prossimo ad arrivare.
-Lo sai per certo?- le chiese infine, dopo quasi un minuto passato senza dire nulla.
Caterina soppesò la possibile risposta: per quanto Giulia fosse sembrata convinta, e per quanto anche una parte di lei concordava, qualche dubbio ancora l'aveva. Giovanni era l'unico che sapeva esattamente cosa le sue parole significassero, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederglielo.
-Abbastanza- decise di dire, ancora esitante.
Nicola sbuffò debolmente, spostandosi e appoggiando la schiena contro il parapetto:
-Non mi stupisce, in effetti- commentò, piuttosto sprezzante – Era intuibile-.
Per un attimo Caterina ebbe il timore di aver parlato troppo presto: forse Nicola non era poi davvero così calmo come aveva pensato poco prima.
-Sei arrabbiato?- azzardò, a mezza voce.
Nicola si girò ancora una volta verso di lei, sospirando profondamente:
-Non credo. Non esattamente- incrociò le braccia contro il petto, scuotendo appena il capo – Mi dà solo fastidio che ti si avvicini dimostrando certe intenzioni, e fregandosene del fatto che stai già con qualcuno-.
Caterina annuì, in tacito accordo: per quanto le piacesse Giovanni come persona – come amico-, anche lei non poteva negare quanto fosse scorretto quel suo lato. Più ci ripensava, e più se ne rendeva conto.
-Giulia mi ha consigliato di essere sincera con lui e dirgli che non lo ricambio- disse, a mezza voce.
-Lo farai?- le chiese Nicola.
Di nuovo Caterina si sentì incerta: l'unica cosa che le veniva in mente era che avrebbe volentieri sotterrato quel discorso per il resto della sua vita. Il solo pensiero di riprendere quella conversazione del giorno prima la destabilizzava, e la paura di sentire Giovanni parlare chiaramente di quel che provava, senza lasciarle più dubbi, era un pensiero che non riusciva ad abbandonarla.
-Se tornerà sull'argomento- disse infine, alzando le spalle – In realtà ho l'impressione che non lo farà-.
"Spero che non lo faccia".
Si staccò a sua volta dal parapetto, muovendo un passo verso Nicola. Nonostante il fugace attimo in cui aveva lasciato emergere una certa stizza, ora le sembrava di nuovo calmo: i tratti del viso non erano rigidi e tesi per la rabbia, e nemmeno lo sguardo lo lasciava presupporre.
-Pensavo avresti dato di matto quando te l'avrei detto- Caterina rise appena, anche se la sua fu una risata tutt'altro che divertita.
Nicola sbuffò di nuovo, nascondendo una lieve risata:
-Non posso impedirgli di innamorarsi di qualcuno- mormorò, con voce piuttosto rassegnata – Non posso neanche impedire che un giorno, magari, tu smetta di volere stare con me, e forse cominciare a trovare lui più interessante-.
Caterina fu tentata di abbracciarlo, o di avvicinarsi a lui in qualsiasi modo: si trattenne solo quando si rese conto che Nicola ancora non aveva finito di parlare.
-L'unica cosa che mi fa davvero rabbia è la mancanza di rispetto verso di me che lui ha- disse ancora con voce a malapena udibile, come se stesse riflettendo tra sé e sé più che parlare a lei – Ma non posso fare molto neanche in quel caso-.
In quel momento Caterina lo trovò terribilmente fragile. Nicola le sembrava vulnerabile come poche altre volte l'aveva visto, indifeso e incerto.
Alzò la mano fino a quando non raggiunse la sua, accarezzandone il dorso con il pollice, sentendo la pelle fredda di Nicola sotto la sua. Stavolta non si trattenne dall'avvicinarsi: tenendo ancora le mani intrecciate, arrivò ad abbracciarlo, adagiando il mento sulla sua spalla.
-Sono contenta di avertelo detto-.
Anche se non poteva vederlo in viso, si immaginò Nicola sorridere.
-Anche io sono contento che tu me l'abbia detto- le sussurrò, accarezzandole i capelli con la mano lasciata libera – Gli ultimi mesi non sono stati facili, ma mi fido di te. Voglio che questo tu lo sappia-.
Caterina annuì contro la sua spalla. Avrebbe voluto rimanere lì, abbracciata a Nicola, ancora per un po': le sarebbe bastato restare così, con lui accanto, nella notte e con la frenesia di Parigi sullo sfondo, senza dover pensare a nient'altro.
NOTE DELLE AUTRICI
Siamo finalmente giunti alla conclusione di questa trasferta parigina, una conclusione caratterizzata da alcune "rivelazioni". Caterina, infatti, dopo essersi confidata con Giulia, parla a cuore aperto con Nicola sui sentimenti di Giovanni che, a quanto pare, non erano poi così inaspettati. Porteranno, prima o poi, questi sentimenti ad un possibile scontro tra i due ragazzi? Chi lo sa! Per scoprirlo non vi resta che attendere il nuovo capitolo... per ora godetevi i due fidanzati essere felici insieme.
A venerdì,
Kiara & Greyjoy
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