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Capitolo 40 - Special needs (Pt. 2)

Il viaggio in auto non era durato molto, segno che non si erano effettivamente spostati da Piano. Pur provando a tener traccia delle manovre di Nicola alla guida, Pietro aveva dovuto rinunciare a qualsiasi previsione dopo pochi minuti, troppo disorientato per la vista oscurata.

La testa gli girò alcuni secondi quando, finalmente, Nicola parcheggiò l'auto. Sperò che quelli fossero gli ultimi istanti con quella benda addosso a renderlo cieco, ma la voce di Caterina, quasi come se gli avesse letto il pensiero, gli arrivò fin troppo forte e chiara:

-Siamo arrivati- annunciò, dal suo posto sul sedile dell'accompagnatore – Ma dovrai tenerti la benda ancora per un po'-.

-Non dirmi che volete farmi camminare legato- brontolò Pietro, già rassegnato.

Caterina rise appena, seguita da Nicola:

-Credo che sarà esattamente quello che faremo-.

Qualche minuto dopo erano già tutti fuori dall'auto, Pietro in piedi in attesa che qualcuno lo guidasse per poter camminare.

Il percorso a piedi doveva essere stato altrettanto breve, calcolò mentalmente Pietro: nonostante si fossero incamminati a passo particolarmente rallentato, gli ci volle poco per udire in lontananza della musica proveniente da qualche locale – forse lo stesso a cui erano diretti.

Pietro inspirò a fondo, cercando di cogliere qualche parola o frase pronunciata da qualcuno degli altri per cercare di intuire qualcosa. Ebbe scarsa fortuna: forse stavano particolarmente attenti a non farsi sfuggire nulla, e non riuscì a cogliere alcun indizio.

Quando la musica si fece più forte, ora decisamente più distinguibile, accompagnata dal chiacchiericcio di voci sconosciute, capì che dovevano essersi diretti verso l'ingresso del locale scelto.

-Attento alla porta- la voce di Gabriele gli arrivò quasi urlata per farsi sentire sopra la musica, le sue mani che l'avevano afferrato per i fianchi per non rischiare di vederlo inciampare.

-Non fareste prima a togliermi questo dannato coso dagli occhi?- Pietro alzò la voce di rimando, mentre cercava di entrare nel locale, sperando che nessuno lo investisse e di non andare addosso a nessuno a sua volta.

Non riuscì a sentire le rispose confuse che gli arrivarono, ma intuì che, come prima, la sua proposta non avesse ricevuto alcun consenso.

Fece ancora qualche passo, prima che Caterina, davanti a lui, lo bloccasse con un braccio davanti al petto:

-C'è un tavolo libero proprio qui, meglio approfittarne!-.

Pietro annuì, facendosi aiutare a prendere posto. Il volume della musica sfumò a poco a poco, segno che la canzone che li aveva accompagnati fino a quel momento stava finendo. Si rese conto, non troppo a fatica, che quella era musica dal vivo: anche se ci aveva prestato poca attenzione, era piuttosto evidente che dovesse esserci una band che stava suonando nel locale.

Appoggiò il capo alla parete, chiedendosi quando finalmente sarebbe stato libero di togliersi quella maledetta benda e godersi il resto della serata. Cominciava a sentirsi innervosito per quella situazione, ma continuò a non dire nulla: non aveva intenzione di sprecare altro fiato, non quando già sapeva quale sarebbe stata la risposta che avrebbe ricevuto.

Cercò di acuire l'udito, captando più suoni possibili intorno a lui: il chiacchiericcio causato dall'altra gente che doveva essere presente stava sovrastando la musica, sempre più debole. Dopo qualche secondo la canzone terminò del tutto: partirono diversi applausi entusiasti, alcuni particolarmente vicini a lui. Immaginò che qualcuno dei suoi amici si fosse unito all'applauso generale.

Pietro sbuffò appena, ora piuttosto incuriosito dal posto in cui si trovavano:

-Si può sapere almeno perché devo rimanere bendato anche se siamo già arrivati?- sbottò, alzando la voce abbastanza per riuscire a farsi sentire.

-La sorpresa che abbiamo in serbo dovrà attendere ancora un po'- la voce di Giulia lo raggiunse piuttosto nitidamente, nonostante il chiacchiericcio di fondo – E poi così ti godrai di più la musica-.

Pietro annuì rassegnato, senza la reale voglia di controbattere.

-Le canzoni ti piaceranno, vedrai-.

Anche se non poteva vederla in faccia, Pietro ebbe l'impressione netta che Caterina si stesse rivolgendo proprio a lui.

-Cosa te lo fa pensare?- le chiese, sinceramente curioso – E soprattutto, conosci già la scaletta?-.

-Non tutte le canzoni che verranno suonate, ma sì- ammise lei – Prova ad ascoltarle attentamente, qualcuna potrebbe anche colpirti particolarmente-.

-Se lo dici tu- si ritrovò a mormorare Pietro, scettico. Sperava che i prossimi minuti passassero il prima possibile, il disagio che si faceva sempre più palpabile.

La canzone successiva iniziò pochi secondi dopo la fine di quel breve scambio di battute. Rispetto alla precedente, a Pietro parve di udire una prominenza della tastiera.

Non aveva nient'altro a cui prestare attenzione, oltre a concentrarsi sulla musica: dopo qualche nota il ritmo della canzone si fece più nitido, e cercò di ricordare se la conosceva o meno. Era di sicuro una ballad anni '90, e si ritrovò a chiedersi se fosse davvero "I do it for you" o se si stesse confondendo.

I minuti successivi sembrarono più brevi di quel che in realtà erano. Chiunque stesse suonando era bravo, o perlomeno piacevole da ascoltare; trovava gradevole anche la voce del cantante, anche se non la trovava molto simile a quella di Bryan Adams. Il timbro del cantato aveva qualcosa di famigliare che Pietro non riusciva a cogliere del tutto.

Era come se l'avesse già sentita, come se la conoscesse già, senza però riuscire a ricordare dove potesse averla già ascoltata o a chi potesse appartenere. 

Rimase nel limbo del dubbio per tutto il resto della canzone. Di nuovo, quando terminò, partì l'acclamazione dai frequentatori del locale: Pietro pensò quasi di unirsi al coro, ma tenne le mani ferme, abbandonate sopra le proprie cosce.

Ci furono di nuovi secondi senza musica in sottofondo; gli parvero minuti piuttosto vuoti, quasi noiosi. Si ritrovò sinceramente incuriosito dalla canzone che sarebbe venuta dopo: come Caterina aveva predetto, il genere da cui la band stava pescando gli stava piacendo.

Sentì i suoi amici parlare tra di loro, talmente a bassa voce che non riuscì a cogliere nemmeno una parola di quel che stavano dicendo. Incrociò le braccia contro il petto, trattenendo a stento un respiro profondo, rimanendo in attesa.

Il chiacchiericcio al loro tavolo si bloccò di nuovo, quando qualche secondo dopo riuscì a distinguere nettamente il suono di una chitarra elettrica levarsi sopra il resto degli altri rumori del locale.

Pietro si rimise in ascolto, la melodia cupa e ritmata con la stessa aria famigliare della canzone precedente. Si sentì piuttosto malinconico nel seguire le note della chitarra.

Remember me when you're the one who's silver screened

Remember me when you're the one you always dreamed

Remember me whenever noses start to bleed

Remember me

Special needs

Sentì chiaramente Caterina, evidentemente seduta accanto a lui da quel che poteva intuire, cantare a bassa voce accompagnando la voce del cantante. Per un attimo, dopo aver riconosciuto la canzone, ebbe la tentazione di fare lo stesso, ma si trattenne: c'era di nuovo la stessa sensazione di inaspettata famigliarità con quella voce che lo spingeva ad ascoltarla e basta, alla ricerca di un nome o un viso a cui associarla.

Era una bella voce, si ritrovò ad ammettere.

Cristallina, intonata ed adatta alla canzone, e maledettamente famigliare.

Just nineteen, a sucker's dream

I guess I thought you had the flavour

Just nineteen, a dream obscene

With six months off for bad behaviour

Non seppe con esattezza cosa fosse stato a fargli scattare, come un clic, la consapevolezza che stava cercando da minuti interi. Forse il modo in cui la voce del cantante aveva modulato le ultime parole del ritornello, forse semplicemente la conoscenza finora inconscia che aveva finalmente preso il sopravvento.

Ricordava, anche se a fatica e solo vagamente, dove aveva già sentito cantare quella voce, e per un attimo non poté fare a meno di darsi dell'idiota per non esserci arrivato prima.

Era stato un giorno piovoso dell'anno precedente – San Valentino, ne era quasi sicuro-, mentre camminavano fianco a fianco sotto lo stesso ombrello per ripararsi dalla pioggia.

"Gli avevo chiesto di continuare a cantare anche quel giorno".

Remember me when you clinch your movie deal

And think of me stuck in my chair that has four wheels

Remember me through flash photography and screams

Remember me

Special dreams

Per un attimo Pietro ebbe la tentazione di strapparsi di dosso la benda. Sentì il bisogno di vedere, di avere una prova concreta con i suoi stessi occhi, anche se sentiva già di avere la certezza di trovarsi al Babylon e stare ad ascoltare Alessio. Non aveva davvero bisogno degli occhi per saperlo.

Stava per alzare la mano verso il viso, ma si bloccò un secondo dopo; si morse le labbra con indecisione, la mano ancora appoggiata sopra la propria coscia, stretta in un pugno.

Si chiese cosa avrebbe fatto una volta essersi tolto quell'ostacolo che lo rendeva cieco: se ne sarebbe andato senza dir nulla agli altri? Senza nemmeno dare una spiegazione ad Erika? Rimanere lì a fissare il vuoto, rifiutandosi di girarsi verso Alessio?

Erano mesi che non provava la sensazione di posare gli occhi su di lui. Era stata una cosa talmente lontana da lui fino ad un secondo prima, che per un lungo attimo fu la ragione che lo spinse a pensare davvero di portare la mano alla benda e farla finita.

Rimase fermo ancora una volta, la voce di Alessio che continuava a cantare: era una pugnalata dritta nel petto ad ogni parola. Il dolore si stava espandendo così tanto da fargli persino dimenticare la rabbia che poteva provare verso i suoi amici – gli stessi che lo avevano rassicurato che non ci sarebbe stato Alessio al Babylon quella sera.

S'immaginò togliersi il foulard di Giulia dagli occhi, alzarsi in piedi ed andare davanti ad Alessio, dimostrargli che, suo malgrado, era lì anche lui quella sera. Riusciva persino a vedere nitidamente l'espressione sorpresa che gli si sarebbe dipinta in volto, ben più meravigliata di quanto non lo era stato lui nel ricordare di chi fosse quella voce che lo aveva accompagnato fino a quel momento.

Just nineteen, a sucker's dream

I guess I thought you had the flavour

Just nineteen, a dream obscene

With six months off for bad behaviour

Non si mosse nemmeno in quel momento, ancorato ed immobile sulla sua sedia. Dubitava che gli altri si fossero accorti di nulla: non aveva mosso un muscolo, nemmeno alzato un sopracciglio, quando aveva riconosciuto Alessio. E dubitava stessero badando a lui, non quando li sentiva così maledettamente presi da quel concerto.

Remember me

Così come era iniziata, gli altri strumenti lasciarono posto unicamente alla chitarra elettrica. Pietro intuì che la canzone fosse agli sgoccioli. Alessio tacque qualche secondo dopo, sommerso dall'ennesimo applauso.

Qualche secondo dopo portò sul serio la mano al foulard: cedette con poca forza, ridandogli finalmente la vista tanto agognata.

C'era buio nel locale, attenuato solo dalle luci soffuse del soffitto e dietro il bancone, e c'era troppa gente accalcata per poter vedere poco oltre il loro tavolino. Pietro non seppe dire se fosse un sollievo, rendersi conto che non avrebbe potuto vedere Alessio in ogni caso, o l'ennesima delusione di cui avrebbe portato il peso.

Prima che uno qualsiasi dei suoi amici potesse accorgersi del suo gesto, si alzò velocemente: aveva bisogno d'aria, e lì dentro non stava facendo altro che soffocare.

Si rimise la giacca pesante addosso a fatica, cercando di farsi largo tra la folla di gente che si era accumulata nel locale: gli ci vollero diversi secondi, e numerose gomitate, per riuscire a raggiungere la porta che dava all'esterno.

Quando finalmente uscì, sentì un brivido di gelo percorrergli la schiena: anche se sotto i portici della piazza si era accumulata altrettanta gente, non bastava il calore sprigionato dai corpi vicini per sentire di meno la morsa fredda della notte invernale.

Pensò di accendersi una sigaretta: era l'unica cosa che avrebbe potuto farlo sentire un po' meglio, in quel momento. Fece per infilare una mano nella tasca dei jeans, quando una mano gli si posò delicatamente su una spalla.










*il copyright della canzone (Placebo - "Special needs") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Il vero nocciolo dei festeggiamenti è finalmente arrivato, ma per Pietro il tempo di riacquistare la vista si fa attendere più del previsto, per volontà dei suoi amici. Ma non sarà questo ostacolo materiale a impedirgli di riconoscere la voce di Alessio.

Le emozioni nate da questo "incontro" inaspettato lo porteranno, però, ad uscire dal locale ed allontanarsi dai suoi amici... fino a quando qualcuno interrompe il suo tentativo di fuga. Chi sarà secondo voi?

A venerdì per scoprirlo!
Kiara & Greyjoy

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