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Capitolo 4 - Give me your name (Pt. 2)




Si lasciò alle spalle le porte del laboratorio di fisica, tenendo in mano il quaderno e l'astuccio con la sola mano destra. Era stato il primo a lasciare il banco occupato da lui, Pietro, Nicola e Gabriele Marchese ed uscire dal laboratorio al suono che segnava l'inizio del primo intervallo.

Le due ore passate in quel laboratorio a fare qualche esperimento con il disco di Maxwell erano passate fin troppo lentamente: non aveva seguito nemmeno una parola pronunciata dalla professoressa, e dell'esperimento aveva capito ben poco. In quel modo però, aveva avuto modo di pensare, e giungere ad una conclusione, per quanto difficile potesse essere: doveva parlarle.

Era impossibile andare avanti così: ormai non ce la faceva più, e proprio per questo era giunto a quella conclusione. Non gli importava cosa avrebbero potuto pensare Pietro e gli altri, ma doveva farlo. Per se stesso, e anche per lei.

Doveva parlare a quella ragazza. Non solo per chiarirsi le idee, ma anche per scusarsi per il comportamento di Pietro e dei suoi compagni di classe. Quella sarebbe stata un'ottima scusa per approcciarsi a lei. Quando avrebbe finito di scusarsi non sapeva cosa le avrebbe detto: sperava che gli sarebbe venuto in mente qualcosa al momento.

Filippo giunse nella sua classe al primo piano in pochi minuti, sebbene avesse dovuto attraversare quasi metà dell'istituto. La ragazza, che agli intervalli spesso rimaneva vicino alla rampa di scale davanti alla 3°A con alcune sue amiche, quel giorno non era ancora arrivata.

Appoggiò velocemente le proprie cose sul suo banco in terza fila vicino al muro, tra quello di Gabriele e di Alberto, un altro loro compagno di classe.

Subito dopo si fiondò sulla soglia della porta, e appena il flusso dei suoi compagni diminuì, dopo che tutti loro furono entrati, tornò fuori nel corridoio della scuola. Ed eccola lì: vicino alle scale, come al solito, con Caterina ed un altro loro amico che Filippo non conosceva.

Sentì d'un tratto il coraggio diminuire, e ne approfittò per osservarla per qualche attimo: non aveva una bella cera. Sembrava alquanto tesa, sebbene si sforzasse di sorridere alle due amiche. Non si era ancora accorta della sua presenza poco distante da lei, e Filippo non poté far altro che esserne sollevato. Guardò i suoi lunghi capelli castani e lisci ricaderle sulle spalle, e gli occhi verdi, incorniciati da un paio di occhiali neri. Non si era mai soffermato, non come in quel momento di pace, a osservala davvero: una ragazza qualsiasi, che nella sua semplicità attirava comunque la sua attenzione.

Filippo fece qualche passo, avvicinandosi ancor di più a lei: si sentiva agitato, insicuro, ma si costrinse a non fermarsi e a non tornare indietro. Ormai stava agendo, non sarebbe servito a nulla cambiare idea proprio quando aveva deciso di mettersi in gioco.

Ancora qualche passo, ed ancora altri due: ormai era a poco meno di due metri da lei.

Pochi altri passi, e si trovò abbastanza vicino a lei per poterle picchiettare con l'indice sulla spalla sinistra per richiamare la sua attenzione. Era talmente agitato che nemmeno fece caso se Caterina o Valerio si fossero accorti del suo avvicinamento a Giulia.

Le picchiettò con delicatezza il dito sulla spalla una seconda volta, con più convinzione, facendola sobbalzare un poco. Giulia si girò subito nella sua direzione, gli occhi sgranati e le guance arrossate non appena vide chi era stato a compiere quel gesto. L'aveva di sicuro colta di sorpresa.

Filippo aspettò qualche secondo, dopodiché aprì bocca, cercando di articolare una frase senza far tremare la voce per l'agitazione.

-Scusa, posso ... Ehm ... Posso parlarti un attimo?- le chiese con voce insolitamente roca, puntando lo sguardo su di lei, e cercando di ignorare gli sguardi che sentiva su di sé, probabilmente di Caterina e Valerio, che erano rimasti in silenzio appena lo avevano visto, e dei suoi compagni di classe, a qualche metro dietro di lui.

Giulia sembrò totalmente spiazzata, e Filippo si sentì quasi in colpa nei suoi confronti. Alla fine non disse nulla, intimorita, e si limitò ad annuire piano. Filippo si spostò di qualche metro, oltrepassando Valerio e Caterina - che ancora lo fissavano increduli-, fermandosi dall'altra parte del corridoio.





A Pietro era andata di traverso la saliva appena dopo aver visto Filippo incamminarsi nella direzione di quella - non sapeva il suo nome, e nemmeno gli interessava-. Era uscito sulla soglia della loro classe con tutta l'intenzione di andarsene a fumare una sigaretta, ma aveva dovuto cambiare programma. Era rimasto allibito, completamente spiazzato da quello schierarsi apertamente di Filippo. Non credeva davvero avrebbe preso un'iniziativa simile, e ancora doveva capire se lo infastidisse maggiormente quella sua presa di posizione, o il fatto che quella ragazza sembrava interessargli almeno un po'.

Accanto a lui, Nicola era rimasto in apparenza impassibile come al solito nell'osservare la scena che si stava svolgendo davanti ai loro occhi, e a Pietro quel dettaglio non fece altro che dar ancor più sui nervi.

-Ma che diamine stanno facendo?- sbottò, facendo qualche passo verso l'amico e Giulia, istintivamente. Nicola lo fermò quasi immediatamente:

-Penso sia andato a presentarsi a lei. O a parlarle, in ogni caso- ribatté, con tono ovvio - Non eri tu ad essere convinto che tra loro due ci potesse essere del tenero? Dovresti essere contento, avevi ragione. È piuttosto evidente che le sia interessato-.

Pietro sembrò essere stato colto di sorpresa, ed arretrò, tornando al fianco del biondo.

-Non dicevo sul serio, Tessera- cominciò il moro - Era solamente una presa in giro-.

-Come sempre- replicò Nicola, mantenendo la calma nonostante la visibile stizza di Pietro - Solo che forse per Filippo non tutto è un gioco, non credi?-.

-Tu sai sempre tutto, eh?- Pietro mormorò quelle parole a denti serrati, incrociando le braccia al petto e guardando dall'alto in basso Nicola, che non fece una piega: sembrava più incuriosito che infastidito dalla reazione che stava avendo l'amico.

-Che problemi ci sono se vuole conoscere qualcuno di nuovo? Non sono cose che ci riguardano- rispose infine Nicola, che poi aggiunse, mentre allungava una mano verso la testa di Pietro e, con un gesto veloce, gli appiattiva la cresta di capelli castani tenuta in piedi dal gel:

-E abbassa 'sta cresta, ogni tanto!-. Nicola si allontanò velocemente: sapeva che Pietro sarebbe andato su tutte le furie dopo quel gesto, ma non se ne preoccupava più di tanto.

Pietro rimase raggelato sul posto; dopo qualche secondo, l'incredulità fu però sostituita dal nervoso che sentiva crescere sempre più, e cercando di rimettersi a posto i capelli, ora appiattiti e in disordine, seguì Nicola dentro la classe. Continuò ad imprecare contro l'amico, e contro Filippo e le sue stupide cotte adolescenziali.





Giulia fece qualche passo per raggiungerlo, incerta su cosa sarebbe successo di lì a qualche secondo. Si avvicinò a Filippo, lentamente. Si sentiva così esposta, da sola davanti a lui. E per Filippo era lo stesso: si sentiva alquanto indeciso sul da farsi. Provare ad immaginare quel loro dialogo alla fermata quella stessa mattina non era servito a molto.

-Beh ... Ecco, io ... - cominciò Filippo, passandosi nervosamente una mano tra i capelli ricci, ma venendo interrotto quasi subito da Giulia. Le era appena tornata in mente una cosa che, forse, avrebbe aiutato entrambi a rompere il ghiaccio:

-La macchia è andata via? Quella della felpa, intendo- disse esitante lei. Filippo non si aspettava proprio quella domanda, e ci mise alcuni secondi a ricollegare a quale macchia di cappuccino lei si stesse riferendo.

-Oh, sì! Certo, non preoccuparti!- le rispose, abbozzando un sorriso timido per rassicurarla. Giulia sembrò essere abbastanza convinta, e così gli chiese, curiosa:

-Insomma ... Come mai mi dovevi parlare?-.

-Innanzitutto volevo chiederti scusa per il mio amico quando martedì è venuto a parlarti- iniziò Filippo, acquistando più sicurezza. Più il loro dialogo andava avanti, più riusciva a sentirsi a suo agio.

Giulia ascoltò le sue parole, e quando ebbe finito, gli rispose:

-Oh, lascia stare, non ci ho dato molto peso-.

-Meno male. Sai ... Non è vero ciò che ti ha detto. Lo ha fatto solo per prenderti in giro. Pietro è così- aggiunse Filippo, molto più disinvolto ora di quando aveva iniziato a parlare.

-Ok- disse semplicemente Giulia, ancora un po' intimidita. Le faceva comunque piacere però il fatto che Filippo si fosse scusato per Pietro.

Sembrò che il loro dialogo fosse finito lì, ma dopo qualche secondo di silenzio imbarazzato, Filippo le allungò la mano destra, senza nemmeno pensare alle conseguenze. Non aveva pensato a nulla: gli era venuto così naturale, istintivo.

-Comunque, mi chiamo Filippo. Filippo Barbieri -. Si era presentato. Giulia lo fissò basita per i primi attimi, prima di decidere di ricambiare la stretta di mano, seppur titubante:

- Giulia Pagano. Piacere-.

Ancora non ci credeva. Avrebbe preferito non doversi presentare, ma Filippo aveva usato un tono talmente spontaneo e sinceramente affabile che le era sembrato impossibile non ricambiare e liquidarlo nell'indifferenza.

Filippo, invece, stava cercando in tutti i modi di continuare ad ignorare le reazioni di chi gli stava intorno - aveva notato subito lo sguardo torvo di Pietro e quello più pacato di Nicola, poco distante da loro-, e di concentrarsi solamente su di lui e sulla ragazza. O meglio, su Giulia.

Appena sciolta la loro stretta di mano, si passò una mano tra i capelli ricci, cercando di inventarsi qualcosa da dire in quel momento. Non gli venne nulla in mente se non un banale:

-Beh, ci vediamo in giro, allora-. Giulia lo guardò per qualche secondo, ed alla fine gli rispose, con tono sufficientemente convinto:

-Sì, certo. Ci si vede in giro-. Giulia stava già per tornare dalle amiche, pensando che la conversazione tra lei e Filippo fosse finita. Fu però costretta a fermarsi quando sentì di nuovo la voce del moro rivolgersi a lei, in un tono molto più imbarazzato di prima:

-Se vuoi qualche volta possiamo prendere qualcosa da bere insieme!- esclamò Filippo, mentre Giulia si voltava un'ultima volta verso di lui, ed aggiungendo - Ho notato che ti fermi spesso alle macchinette-.

Giulia sentì il cuore andarle a mille. Filippo che la invitava a prendere qualcosa insieme a lui? Stava sognando, ne era sicura. Eppure lo sguardo speranzoso dell'altro dimostrava l'esatto contrario. Quella era la realtà, non un sogno.

-Io ... - Giulia si rischiarò la gola, cercando di trovare una risposta adatta. Non sapeva che fare: accettare e magari sperare che Filippo l'avesse detto solo per fare conversazione? O magari declinare passando per un'ingrata? Le parole, comunque, uscirono prima di poter pensare davvero:

-Certamente. Magari nei prossimi giorni- gli rispose infine Giulia, stupendo perfino se stessa. A quella risposta, Filippo le aveva rivolto un altro sorriso appena accennato, ma altrettanto sincero, al quale Giulia si sentì quasi in obbligo rispondere.

Si salutarono così, sorridendosi a vicenda. Giulia fece qualche passo per giungere subito da Caterina e Valerio, ancora stupiti da tutto quello che era appena successo.

La ragazza vide Filippo oltrepassarla, e scendere le scale fino al pianterreno. Probabilmente aveva preferito allontanarsi dai suoi compagni di classe che, certamente, non avrebbero perso tempo a prenderlo in giro dopo quello che aveva fatto.

-Questo proprio non lo credevo possibile- la voce di Caterina distolse Giulia dai suoi pensieri.

-Neppure io- convenne Giulia, continuando a guardare il punto in cui Filippo aveva sceso la rampa di scale.

-Secondo me un po' gli piaci- aggiunse Valerio. Giulia sentì il cuore andarle ancora più veloce, e si affrettò a risponderle, cercando di mantenere un tono calmo:

-Forse, ma non è certo ricambiato-.

Ed era la verità. Filippo non le piaceva, anche se cominciava a non trovarlo così insipido come credeva. Se doveva pensare a come lo considerava prima di quel 15 novembre, doveva ammettere che il suo giudizio su di lui era leggermente cambiato: si era dimostrato così disponibile e gentile con lei, a dispetto delle sensazioni che le aveva sempre dato.

Se all'inizio non lo avrebbe mai considerato un tipo interessante, ora, pian piano, sentiva che quel pensiero si stava tramutando in qualcosa di diverso, molto più positivo. Forse, in fondo, non era stata una cattiva idea quella di accettare il suo invito: le dava la possibilità di conoscerlo meglio. Di capire chi era veramente Filippo Barbieri.

Give me a smile
Give me your name, girl
Give me a sign to get my way
And get what I came for
Because you don't come easy

(Dead by Sunrise - "Give me your name")*


*il copyright del testo della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.


NOTE DELLE AUTRICI

Eccoci qui con la seconda parte del capitolo. Che ne pensate della scelta di Filippo? Avreste fatto lo stesso?

E Pietro: lo considerate più uno sbruffone o un novello cupido, visto l'involontario slancio che ha dato a Filippo?

Intanto, appuntamento a mercoledì prossimo!

Kiara & Greyjoy

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