Capitolo 38 - Ghost of days gone by (Pt. 2)
-Bello brindare in ritardo- Pietro si rigirò pigramente il calice pieno di spumante tra le dita arrossate della mano destra – D'altro canto se uno vuole fare l'alternativo, deve andare fino in fondo-.
-L'importante è farlo, no?- obiettò Nicola, il viso più rosso che mai per il freddo patito, e i capelli completamente scombinati.
Giulia mandò giù un lungo sorso di spumante: sentì il liquido frizzante riscaldarle la gola, una sensazione piacevole dopo tutto il tempo che avevano passato sotto la neve.
Dopo che lei e Caterina avevano dato il via ad una guerra di palle di neve che aveva coinvolto tutti, avevano perso la cognizione del tempo. Erano rientrati nella mansarda fradici, gelati e con i muscoli doloranti, per scoprire che mezzanotte era già passata da almeno una decina di minuti. Si erano sistemati alla bell'e meglio in tutta fretta, cercando di distribuire i calici e lo spumante nel minor tempo possibile.
-Anche se in ritardo, come Pietro non ha perso occasione di farci notare- disse Filippo, con tono solenne e richiamando l'attenzione di tutti su di sé – Qualcuno vuole dire qualcosa per l'inizio dell'anno nuovo?-.
Pietro gli lanciò un'occhiataccia, ma non ebbe il tempo per dire nulla, preceduto da un'euforica Erika:
-Auguro a tutti un nuovo anno pieno di gioie ed esperienze bellissime!- esclamò, con un'insolita allegria e l'assenza del suo perenne tono di sfida.
Sia Giulia che Caterina tacquero, limitandosi a bere qualche altro sorso ed annuire in silenzio. Fu Nicola a farsi avanti, quasi inaspettatamente:
-Vi auguro, per quest'anno, di superare gli ostacoli e le difficoltà che avrete- disse a mezza voce, soffermandosi un po' di più con lo sguardo su Caterina – E di avere sempre il sostegno delle persone che più amate-.
Quando dopo qualche secondo di silenzio Pietro si schiarì la gola, Giulia si voltò verso di lui, sorpresa: aveva l'impressione che fosse piuttosto in imbarazzo, mentre teneva lo sguardo abbassato e alzava il calice a mezz'aria.
-Volevo solo aggiungere qualche parola- mormorò, tossendo ancora ed arrossendo – Io spero solo che chi ha lasciato una persona cara in quest'anno appena passato la ritrovi in questo. Lasciando da parte i vecchi dissapori-.
Nessuno aggiunse altro. Pietro tenne lo sguardo abbassato ancora per qualche secondo, e Giulia non faticò ad intuire come mai volesse evitare il contatto visivo con chiunque, così come le fu facile capire a chi fossero state rivolte quelle parole.
Fecero tintinnare di nuovo i calici tra loro, nel silenzio della mansarda: il nuovo anno poteva avere inizio.
*
Erano le due della mattina quando finalmente poté buttarsi sul divano della mansarda, ora sgombro di quasi tutte le giacche a vento. Giulia arcuò la schiena dolorante: lei e Filippo si erano decisi a rimettere in ordine tutto prima di andare a dormire, dopo essere rimasti soli. Nicola e Caterina erano stati i primi ad andare, non troppo dopo il loro brindisi di Capodanno, per non rimanere bloccati dalle strade ricoperte di neve che continuava a scendere. Pietro ed Erika li avevano imitati poco dopo, tornandosene verso casa del primo.
L'ultima mezz'ora Giulia l'aveva passata tra la mansarda e la cucina, scendendo e risalendo le scale con pile di piatti e bicchieri usati e pronti per essere messi in lavastoviglie. Anche Mirta e Simone se ne erano andati a letto poco dopo la mezzanotte: a parte Giulia e Filippo, la casa era completamente silenziosa e deserta, a quell'ora.
Giulia si sistemò meglio sul divano: sentiva la testa cominciare a girarle per la stanchezza, anche se stando seduta recuperare fiato le era decisamente più facile.
Filippo la raggiunse, dopo essere tornato da quello che sembrava essere l'ultimo viaggio verso la cucina: aveva appena riportato lo spumante aperto ed avanzato. Le si sedette accanto, passandole un braccio attorno alle spalle e posandole le labbra sui capelli castani.
-Ho la testa che mi scoppia- mugugnò Giulia, incastrando il viso tra la spalla e il collo di Filippo.
-Dovremmo andare a dormire- mormorò lui, con voce vagamente assopita – Tanto ormai non rimane molto altro da fare-.
-Già- Giulia sbadigliò rumorosamente, portandosi una mano davanti alla bocca – È stata una bella serata. Meglio del previsto-.
-Magari porterà fortuna per il resto dell'anno- rise appena Filippo, accarezzandole una spalla con movimenti lenti e circolari – Non che quello appena finito sia andato male-.
Giulia sbuffò debolmente, scettica:
-Direi di evitare di dirlo ad uno qualsiasi tra Caterina, Nicola, Pietro o Alessio- gli fece notare, più amaramente di quanto lei stessa si sarebbe aspettata – È già tanto se almeno tre di loro si sono chiariti-.
Nessuno aveva idea di cosa si fossero detti Nicola ed Alessio – non che Giulia o persino Caterina avessero anche solo azzardato qualche domanda in proposito-, ma l'unica cosa che si sapeva era che la loro conversazione era stata sufficientemente utile da risanare le ferite.
"Chissà se prima o poi si deciderà a parlare con Alessio anche Pietro".
-Magari quest'anno si chiariranno altri equivoci- replicò sibillino Filippo, rivolgendole un sorriso incoraggiante. Giulia non sapeva da dove potesse trarre tutta quella fiducia, ma non lo corresse: in fondo, se Filippo si fosse rivelato nel giusto, sarebbe stata solo una cosa positiva.
Trattenne a stento un secondo sbadiglio: chiaro segno che le sue ultime energie stavano definitivamente cedendo.
-Comunque sia, ora direi che possiamo inaugurare il nuovo anno con una bella dormita- mugugnò, già chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal respiro regolare di Filippo – Sto crollando. Se aspettiamo un altro po', potrei anche addormentarmi qui-.
Filippo rise di gusto, mentre si alzava dal divano, prendendo le mani di Giulia per spingerla ad alzarsi in piedi a sua volta, sostenendola.
*
La neve continuava a cadere, anche se più lentamente di prima: non aveva attaccato molto sull'asfalto scuro, ma quel particolare non fece sentire Caterina più tranquilla.
La strada da casa di Filippo alla sua non era molta, ma quei dieci minuti sarebbero potuti bastare per rischiare di far slittare le ruote dell'auto pericolosamente in un punto particolarmente critico del tragitto.
Tenne gli occhi su Nicola: aveva le mani sul volante, una presa salda e sicura, completamente concentrato sulla guida mentre teneva gli occhi fissi sulla strada davanti a sé.
Prese a frenare pochi secondi dopo, lievemente per non rischiare di perdere il controllo dell'auto con una frenata troppo brusca; quando Caterina si voltò verso l'esterno del finestrino, riconobbe subito il cancello grigio che delimitava il giardino di casa sua.
-Eccoci qua- Nicola parcheggiò l'auto il più vicino possibile al cancello – Sani e salvi-.
-Già- convenne Caterina, con poca convinzione. La verità era che lei era sana e salva, finalmente arrivata a casa, ma per Nicola c'era anche il viaggio di ritorno. Altri dieci minuti di guida con la neve, da solo, ed in piena notte.
Per un attimo si pentì di aver accettato l'offerta di Nicola di riportarla a casa: forse avrebbe fatto meglio a chiamare suo padre e farsi venire a prendere poco dopo la mezzanotte.
Cercò di levarsi di dosso quei pensieri negativi: Nicola guidava bene, e guidava attentamente. Era sicura che non avrebbe rischiato di andare troppo veloce o di guidare spericolatamente in quelle condizioni.
Tornò a girarsi verso di lui lentamente, come a voler rendere quegli ultimi minuti insieme più lunghi; il profilo di Nicola era rischiarato dalla luce giallognola dell'unico lampione rimasto acceso in quella strada di campagna.
-Sono stata bene stasera- mormorò Caterina, un leggero sorriso disegnato sulle labbra – In realtà non mi aspettavo nemmeno di passarlo insieme, questo Capodanno-.
Nicola rise appena, una risata piuttosto priva di allegria:
-Ho avuto qualche dubbio anch'io- ammise, a mezza voce – Ma fortunatamente sono stato smentito-.
Caterina annuì debolmente, il capo reclinato contro il poggiatesta del sedile e gli occhi persi nel vuoto davanti a sé.
Non faticava ad immaginare quanto Nicola fosse stato convinto, fino al giorno prima, che quella sera non si sarebbero nemmeno visti: nemmeno lei ci aveva creduto, neppure quando spinta dalla disperazione si era fatta trovare davanti a casa sua. Era partita con le aspettative peggiori – si era persino immaginata le possibili parole che Nicola avrebbe usato per lasciarla-, per poi rendersi conto che, effettivamente, forse il peggio era davvero passato.
-Credi che andrà meglio?- si lasciò sfuggire, sovrappensiero.
Non aveva davvero intenzione di parlare di quell'argomento proprio in quel momento, dopo una serata di festa, ma era stato più forte di lei: aveva bisogno di sapere ancora che, nonostante tutto, ora le cose stavano tornando ad andare bene.
Sentì lo sguardo di Nicola addosso per diversi secondi; quando alzò a sua volta il viso, non si stupì affatto di ritrovarlo davvero con gli occhi su di lei.
-Credo di sì-.
Caterina sospirò, l'animo già più risollevato:
-Mi dirai mai quel che tu ed Alessio vi siete detti?- chiese ancora, stavolta aspettandosi già quale sarebbe stata la risposta. Né Nicola né Alessio avevano fatto mistero di essersi parlati il pomeriggio prima: Nicola gliene aveva parlato già dalla sera, ed Alessio aveva solo confermato il tutto scrivendoglielo quella mattina stessa. Non avevano detto altro, su nulla: l'unica cosa che aveva potuto intuire Caterina, dalle parole di entrambi, era che era stato un bene che si fossero visti.
Nicola rise ancora, stavolta con più sentimento:
-Non credo che vorrebbe che fossi io a dirtelo- disse, dopo qualche secondo di silenzio – Ma non preoccuparti, è andato tutto bene-.
Caterina si trattenne a stento dal fargli notare che dicendo così non faceva altro che aumentare la sua curiosità, e che ormai anche uno sciocco avrebbe intuito che non erano arrivati a mettersi le mani addosso.
-Proverò a fidarmi- disse fintamente seccata, roteando gli occhi verso l'altro e sentendo Nicola ridere di nuovo, divertito.
La neve stava ricominciando a scendere più fitta: Caterina sospettò che, nel giro di qualche ora, se ne sarebbe accumulata parecchio a terra. Si rese conto che era venuto il momento di scendere: se voleva che Nicola non rischiasse troppo per strada, doveva prima lasciarlo libero di andare.
Avvicinò una mano alla sua, lasciata mollemente sul cambio: ne sfiorò il dorso tiepido con i polpastrelli, posando infine la mano sopra quella di Nicola.
-Grazie del passaggio- mormorò, continuando a stringergliela – Stai attento mentre torni a casa-.
L'unica cosa che fece Nicola per risponderle fu avvicinarsi ulteriormente, fino ad arrivare a sfiorarle le labbra con le sue.
-Buonanotte- le soffiò, dopo essersi staccato appena.
Caterina sorrise ancora, forse per la prima volta dopo giorni in maniera sincera: non era molto, e il loro tempo da soli era stato minimo, ma per quella sera poteva andare bene così. C'era tutto il resto dell'anno per recuperare quegli ultimi giorni persi.
-Buonanotte a te-.
NOTE DELLE AUTRICI
Siamo di nuovo pronte ad immergerci insieme a voi nel cuore della serata di Capodanno dei nostri ragazzi, stavolta con il brindisi. E come da tradizione, i festeggiamenti veri e propri vengono affiancati dai buoni propositi e dalle speranze per l'anno nuovo. Vi ritrovate nelle dinamiche dei nostri ragazzi?
Nella seconda parte, poi, Filippo e Giulia sono pronti a crollare l'uno nelle braccia dell'altro, mentre tra Nicola e Caterina l'anno nuovo sembra essere meglio di come loro stessi immaginavano.
Come sarà finita, invece, la serata per il resto della banda?
Lo scoprirete mercoledì!
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