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Capitolo 37 - Back for good (Pt. 3)

Whatever I said, whatever I did, I didn't mean it

I just want you back for good

Whenever I'm wrong, just tell me the song and I'll sing it

You'll be right and understood

(Take That - "Back for good")*

C'era un fremito d'allegria nell'aria, per le strade di Piano; nonostante stesse minacciando di piovere c'era aria di festa in vista del Capodanno che attendeva tutti il giorno dopo.

C'era anche freddo, il gelo pungente del cuore dell'inverno, ma Nicola non lo sentiva: aveva caldo ed il fiato corto, mentre percorreva a memoria la strada sotto i portici che lo avrebbe condotto alla piazza del paese.

Attraversò velocemente lo spazio che lo separava dall'entrata del Babylon, le grandi vetrate del bar decorate con mille luci natalizie e un cartellone viola che indicava la festa che la sera dopo si sarebbe tenuta nel locale.

Nicola rimase lì fuori per un po', gli occhi puntati verso l'interno del locale, allungando il collo per cercare di vedere oltre i tavoli ed oltre il bancone: si era recato lì senza sapere davvero se ci avrebbe trovato Alessio. Non aveva avuto il coraggio di chiedere a Caterina, quella stessa mattina, se sapesse se sarebbe stato lì per qualche prova in vista dei festeggiamenti di Capodanno.

Cercò di concentrarsi, e nonostante le vetrate fossero piuttosto spesse, gli parve di udire in lontananza lo strimpellare di qualche strumento musicale. Non riusciva ad avere una visuale buona fino in fondo al locale, ma quel flebile suono lo incoraggiò a sufficienza per dirigersi verso l'entrata.

Entrò qualche secondo dopo, una folata di calore ad accoglierlo. Non c'era molta gente, non a quell'ora, quando non era già più primo pomeriggio ma nemmeno orario per qualche aperitivo.

Si avviò con passo incerto verso la zona del locale più distante dall'entrata, dove di solito si posizionava la band del Babylon per suonare. C'erano una batteria, due aste per microfoni e delle casse acustiche, ed un gruppetto di persone proprio là, mentre armeggiavano con i vari strumenti. Gli bastò spostare gli occhi di appena un metro per individuare la persona che stava cercando.

Alessio se ne stava seduto su una sedia contro la parete, del tutto inconsapevole della presenza di Nicola. Teneva lo sguardo abbassato, concentrato sull'accordare al meglio la chitarra elettrica nera che teneva poggiata sulle gambe. Aveva la fronte corrugata, mentre passava lentamente le dita lungo le corde tese dello strumento.

Nicola rimase fermo lì, a diversi metri, le mani in tasca e strette a pugno per non cedere al tremore che l'agitazione gli stava causando. Qualche secondo dopo vide Alessio alzare gli occhi, forse sentendosi osservato: nel momento in cui Nicola lo vide girarsi quasi per caso nella sua direzione, sentì il proprio cuore perdere un battito.

Alessio bloccò del tutto i gesti che stava compiendo fino ad un attimo prima, il viso pallido visibile anche nella luce vagamente soffusa del bar. Nicola si limitò a restituirgli lo sguardo, prima di girarsi e fare qualche passo verso una zona tranquilla, accanto al bancone: sapeva già che di lì a poco Alessio l'avrebbe raggiunto, anche senza dovergli dire nulla.

Non si girò fino a quando non percepì il rimbombo dei suoi passi farsi sempre più vicini. Un minuto dopo, spostando appena gli occhi verso la sua destra, intravide la figura di Alessio ad un metro da lui.

-Non pensavo di trovarti qui-.

Nicola si girò meglio verso l'altro; Alessio era a disagio, la voce incerta e bassa lo rendeva solo più visibile.

-A dire il vero non pensavo nemmeno ti avrei mai più rivisto- Alessio si schiarì la voce prima di continuare a parlare, le mani sopra il bancone e congiunte.

Nicola sbuffò amaramente, appoggiandovisi a sua volta, i gomiti contro la superficie liscia, nera lucente e terribilmente fredda:

-Per qualche giorno l'ho pensato anch'io- ammise, prima di lanciargli un'occhiata – Però volevo parlarti-.

Vide Alessio annuire, in silenzio. Non sembrava sorpreso, e Nicola non riuscì a capire se dovesse sentirsi in ansia per quello che gli avrebbe detto o se fosse semplicemente in attesa.

-Sono contento che tu sia venuto-.

Nicola rimase spiazzato per alcuni secondi, ma non riuscì a leggere nient'altro che sincerità nel modo in cui Alessio aveva sussurrato quelle parole.

-Anche se potrebbe andare male?- gli chiese.

Lo vide annuire ancora:

-Anche in quel caso-.

Per un po' nessuno di loro disse nulla. Nicola tamburellò i polpastrelli contro la superficie liscia e fredda del bancone, esitante: non si era aspettato di iniziare così quella conversazione. Forse non si era aspettato nulla, cercando di mantenere le aspettative il più basse possibile.

Non riusciva nemmeno a capire quali fossero le emozioni che lo stavano agitando in quel momento, mentre di sottecchi osservava il viso tirato e cereo di Alessio. Con sua sorpresa si rese conto di non riuscire a provare rabbia, nemmeno ripensando al giorno di Natale.

-Io e Caterina ci siamo già chiariti stamattina- mormorò, dopo qualche minuto.

Alessio alzò gli occhi, lo sguardo meravigliato:

-Davvero?-.

Nicola annuì subito:

-Non che mi senta del tutto in pace, ma va meglio ora- mormorò, arrossendo appena per quell'ammissione. Si stava rendendo conto che, per quanto avesse cercato di prepararsi qualcosa da dire qualche ora prima, quando aveva deciso di incontrare Alessio già quello stesso giorno, si stava rivelando tutto inutile.

Si girò meglio verso di lui, il nervosismo che cominciava a dissiparsi: era strano come, anche in quella situazione, riuscisse a sentirsi a suo agio di fronte ad Alessio.

-Sai una cosa?-.

Alessio ricambiò il suo sguardo, in attesa, rimanendo in silenzio.

-Pensavo che venendo qui avrei solo voluto metterti ancora le mani addosso, e invece non riesco nemmeno a sentirmi arrabbiato- Nicola sbuffò piano, scuotendo il capo – Forse è per quello che mi ha detto Caterina-.

-Che ti ha detto?- gli chiese ancora Alessio.

-Che non c'è nulla tra di voi-.

Nicola sperò ardentemente di non sentirsi dire tutto il contrario di quello che, fino a quel momento, Caterina gli aveva giurato essere così.

Alessio fece passare appena qualche secondo prima di annuire debolmente:

-È così-.

Nicola sentì il petto alleggerirsi, ma le parole che premevano per uscire non riuscì a reprimerle allo stesso modo:

-E allora mi spieghi perché l'hai fatto?-.

Alessio tenne il capo abbassato per quelli che a Nicola parvero minuti interi.

Aveva temuto quella domanda per giorni, ma ora si stava riscoprendo paziente, in grado di attendere ancora altro tempo pur di sentire la voce di Alessio dire qualcosa.

Riusciva a leggerglielo in viso, quanto quella conversazione lo stesse mettendo in difficoltà, ma non sembrava intenzionato a tirarsi indietro – non ancora, almeno. Tenne gli occhi su di lui per tutto il tempo in cui Alessio sembrò pensare e ripensare, gli occhi chiari ancora abbassato sul bancone, lo sguardo vacuo.

-Ti sei mai sentito così solo da aggrapparti alla più piccola cosa pur di non affogare?-.

Nicola avrebbe voluto rispondergli che sì, c'erano stati momenti in cui si era sentito così, ma tacque ancora.

-È così che mi sento- Alessio alzò lo sguardo lentamente, posandolo su di lui – Come se stessi affogando, e tu e Caterina siete tra le poche cose che mi tengono ancora a galla-.

La stessa sensazione che aveva avuto verso Caterina – quella di avvicinarsi, di lasciare una carezza anche solo per ricordare della sua presenza- investì Nicola in quel momento. Non c'era stata un'altra occasione in cui aveva visto Alessio mettersi così a nudo, con le sue debolezze e le sue paure: in un certo senso, tutta quell'onestà spaventò anche Nicola.

-Lo so che questo non ve lo dimostro praticamente mai ... E l'unica volta che ci ho provato ho scazzato di brutto- mormorò ancora Alessio, lasciando andare un sospiro pesante, spossato. Sembrava si fosse appena tolto un peso che lo aveva oppresso fino a pochi secondi prima.

Nicola gli si fece più vicino, ancora esitante sul toccarlo:

-È così che ti senti?-.

Alessio annuì impercettibilmente:

-In ogni momento-.

Nicola si rese conto che la rabbia era ormai un lontano ricordo. Lo era già da quella mattina stessa, ma ora riusciva ad esserne certo.

Osservò Alessio per un po', senza dire nulla: aveva già riabbassato il viso, come se l'essersi esposto in quel modo gli stesse causando ancor più disagio di prima.

Per un po' non dissero nulla, rimanendosene in piedi l'uno accanto all'altro, le spalle e i gomiti che ogni tanto si sfioravano impercettibilmente.

-Mi dispiace averti colpito l'altro giorno- sussurrò infine Nicola, a mezza voce – Non avrei dovuto-.

Ricordò quello schiaffo con un misto di vergogna e pentimento; in quel momento non si era sentito sbagliato per averlo voluto colpire fisicamente, ma ora riusciva solo a sentirsi un verme per non essere riuscito a trattenersi.

Alessio scosse il capo:

-Non fa niente- mormorò, un sorriso spento ed appena accennato a stirargli le labbra.

Non era esattamente niente, si ritrovò ad obiettare tra sé e sé Nicola, ma non dette voce a quel pensiero. In un modo o nell'altro sentiva che non c'era altro da aggiungere, né da una parte né dall'altra.

Alessio alzò gli occhi verso l'orologio da muro appeso dietro il bancone, sospirando sconsolato prima di riportare il suo sguardo su Nicola:

-Devo tornare a provare- mormorò, rimettendosi dritto, allontanandosi appena dal bancone sul quale era rimasto appoggiato fino a quel momento.

Nicola era già pronto ad andarsene, ma pochi secondi dopo Alessio parlò ancora:

-Resti qui un altro po'?-.

Aveva parlato con tono incerto, come se non fosse affatto sicuro di ricevere una risposta positiva. Forse non se l'aspettava per niente.

Nicola si bloccò sorpreso: non aveva pensato di trattenersi a lungo, e quella proposta di Alessio giungeva inaspettata quanto la serenità in cui si ritrovava a vivere dopo la loro conversazione.

Tornare a casa presto, prima che scendesse il buio della sera sarebbe stata la cosa migliore da fare, ma qualcosa lo spingeva a non andarsene subito.

Sorrise appena, mentre lasciava da parte gli ultimi dubbi:

-Sì- Nicola annuì, con sempre più convinzione – Resto un altro po'-.

Il sorriso meno esitante che gli rivolse Alessio gli fece pensare che, nonostante tutto, quella era stata la decisione migliore.





*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori

NOTE DELLE AUTRICI
Siamo finalmente alla fine di questi capitolo, fatto di confronti e perdoni... Nicola sembra aver perdonato definitivamente anche Alessio, dopo aver parlato con l'amico. Sarà una riappacificazione vera?
A mercoledì prossimo con un nuovo capitolo!

Kiara & Greyjoy

PS: volevamo ringraziarvi, anche se in ritardo, per averci fatto raggiungere e superare le 2000 views. Con questo traguardo arriveranno novità su cui stiamo lavorando ... stay tuned!

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