Capitolo 37 - Back for good (Pt. 1)
C'era una sorta di calma tetra nel salotto di casa Barbieri. Nicola si mosse lentamente sul divano, cercando una sistemazione più comoda, continuando a pescare patatine dal sacchetto lasciato in mezzo al divano, tra lui e Filippo. Era il terzo che aprivano, non ancora sazi nonostante fossero su quel divano da più di tre ore.
Nicola occhieggiò distrattamente la scena a cui erano arrivati: il protagonista dell'horror che Filippo aveva tanto insistito per guardare aveva appena cercato di soccorrere una bambina avvelenata dalla liscivia, invano. In qualsiasi altra occasione, rifletté, si sarebbe fermato inorridito a soppesare che razza di film piacessero a Filippo: in quel momento, invece, non ci dava il minimo peso.
Avevano atteso entrambi quella maratona cinematografica di fine anno sin da prima di Natale, scegliendo con cura i due film da guardare. Ora che però Natale era passato, inevitabilmente, il suo entusiasmo si era appassito e seccato esattamente come un fiore catturato tra le pagine di un libro.
"Dovrei ringraziare Alessio e Caterina anche per questo".
Affondò con veemenza la mano nel sacchetto di patatine, estraendone alcune, e mangiandole con rabbia repressa.
Non si voltò, quando si sentì particolarmente osservato. Attese come se nulla fosse il momento in cui Filippo sarebbe tornato a puntare gli occhi su The woman in black, ma si rese conto, dopo un po', che quel momento stava tardando un po' troppo ad arrivare.
Quando si voltò lentamente verso l'altro, vide Filippo stargli rivolgendo un'occhiata tra l'irritato e l'apprensivo. Nicola alzò le spalle, invitandolo a parlare.
-Mi vuoi spiegare che succede?- Filippo non si trattenne oltre, nemmeno nel cercare di mascherare il proprio fastidio – Sei strano-.
Nicola sbuffò debolmente:
-Stavo solo guardando il film- borbottò, rendendosi conto di non essere stato sufficientemente convincente.
Filippo roteò gli occhi al cielo:
-Di solito non sei mai così silenzioso, nemmeno con gli horror- disse, impettito – Non hai detto una parola nemmeno su Avengers!-.
Era vero, e Nicola era perfettamente consapevole di non poterlo negare. Aveva proposto lui quel film, ma non aveva quasi aperto bocca per tutte le due ore di visione: a ben ripensarci, effettivamente, sarebbe stato più strano che Filippo non si fosse accorto di nulla.
Lo sentì sospirare pesantemente, allungandosi per prendere il telecomando appoggiato sul tavolino davanti al divano per mettere in pausa il film:
-Quindi spara: che hai?-.
Nicola si sentì come una tigre in gabbia: non sarebbe riuscito a farsi venire in mente qualcosa di abbastanza convincente in così poco tempo, ma non aveva nemmeno intenzione di rivelare a Filippo il vero motivo del suo umore pessimo.
Per un attimo sperò quasi che Simone e Mirta, o Fabio, tornassero a casa in anticipo dai rispettivi impegni per poter distrarre Filippo, ma sapeva che non sarebbe mai successo.
Doveva improvvisare, ed odiò profondamente quella situazione.
-Ho litigato con Caterina ed Alessio qualche giorno fa- sussurrò, continuando a fissare l'immagine ferma del film sullo schermo della tv.
-Con entrambi? Per lo stesso motivo?-.
Anche se non lo vedeva in viso, sapeva che Filippo doveva avere un'espressione piuttosto confusa. Nicola annuì debolmente, continuando a non guardarlo.
-E?- lo incalzò Filippo, di nuovo.
Nicola sbuffò sonoramente alzando le braccia al cielo, desiderando solo di concludere quella conversazione il prima possibile:
-E niente, non li vedo da quel giorno- ammise, sperando che Filippo capisse l'antifona e la smettesse di rivangare certi ricordi – Forse non ho nemmeno voglia di ripensare a quel che è successo-.
Per un attimo Filippo tacque, soppesando le parole di Nicola. Fu dopo quel che parve un minuto intero passato in silenzio che, finalmente, Nicola lo sentì schioccare le labbra:
-Però stai ancora pensando alla faccenda-.
Nicola tenne le labbra serrate, piuttosto tentato dal dirgli che, al posto suo, lui molto probabilmente avrebbe reagito in modo anche peggiore.
Si trattenne solo per l'intenzione di tenere del tutto per sé quel che Caterina ed Alessio avevano fatto: nonostante la rabbia, la sete di vendetta non faceva per lui. Dire a tutti cos'era accaduto non avrebbe reso meno doloroso il tutto.
-Non riesco a fregarmene- mugugnò, le braccia incrociate contro il petto e lo sguardo abbassato.
Il Natale di quell'anno era stato probabilmente il peggiore della sua vita. Quando quella mattina si era svegliato aveva prospettato una giornata felice, tranquilla, da passare con la sua ragazza ed uno dei suoi più cari amici. Stentava ancora a credere come quella prospettiva si era trasformata, in pochi minuti, in un incubo.
Ora che erano passati tre giorni, senza vedere o parlare né a Caterina né ad Alessio, quel che gli avevano confessato aveva assunto contorni più precisi. Riusciva a intuire che lo strano comportamento che Caterina aveva mantenuto per tutta l'ultima settimana e mezza ora fosse più sensato, dopo aver saputo a cos'era dovuto. I sensi di colpa dovevano essere stati enormi, ma – si ritrovò a pensarlo con rabbia- forse non a sufficienza dal frenarla dal baciare Alessio.
-Non so cosa sua successo, e non te lo chiederò, visto che è evidente che tu non voglia entrare nei dettagli. Ma ... - Filippo aveva addolcito il tono, forse resosi conto di aver esagerato fino a quel momento – Non credi che dovreste provare a chiarirvi? Sono pur sempre la tua ragazza ed un tuo caro amico-.
"Lo sono" pensò Nicola, mordendosi il labbro inferiore con nervosismo "Ma mi hanno ferito ugualmente".
Sapeva che senza un contesto preciso Filippo non poteva capire la gravità della situazione: non gliene fece una colpa per aver parlato con così tanta semplicità.
-Forse non ho voglia di ascoltarli- mormorò ancora, nella luce soffusa del salotto. Il solo pensiero di affrontare di nuovo l'argomento gli dava la nausea, anche se riconosceva che Filippo non aveva tutti i torti: non avrebbe potuto continuare all'infinito a far finta di nulla, ignorandoli e basta. Caterina aveva provato a chiamarlo almeno due volte al giorno, da dopo Natale.
Filippo sospirò pesantemente, passandosi una mano tra i corti ricci scuri:
-Ok, forse lo dici perché sei ancora incazzato- azzardò, lanciandogli l'ennesima occhiata preoccupata – Ma pensa a te stesso tra qualche giorno: magari sarai più lucido, più disposto al dialogo. Magari penserai che qualsiasi cosa sia successa non è poi così terribile come sembra-.
Nicola la vedeva piuttosto dura: ogni volta che chiudeva gli occhi la notte la sua mente andava a Caterina, mentre la immaginava baciare Alessio come baciava sempre lui: con amore, con passione, con complicità. Era una fitta al cuore che non poteva ignorare, e che non era sicuro sarebbe mai riuscito a superare.
Sobbalzò appena, quando si rese conto che Filippo gli aveva appena poggiato una mano su una spalla.
-E se anche lo fosse, perché non cercare di parlarne comunque?-.
Nicola si girò lentamente verso di lui, senza dire nulla. Avrebbe voluto sapere esattamente cos'era successo tra Alessio e Caterina per far sì che finisse così? Avrebbe voluto sentire di nuovo Alessio raccontare come era arrivato ad avvicinarsi a Caterina così tanto, ed in quel modo?
Non ne era del tutto sicuro. Avrebbe fatto male, forse troppo.
-Perché devo fare io il primo passo?- borbottò ancora, per sviare l'argomento – Sono solo loro che dovrebbero sentirsi in colpa e scusarsi-.
-Magari vogliono farlo, ma non sanno se è il momento giusto- gli fece notare Filippo – Magari aspettano un tuo segnale-.
In quel momento Nicola si sentì leggermente colpevole: Caterina ci aveva già provato a contattarlo, ma era stato lui ad ignorarla. Ed Alessio ... Alessio era fatto così, già lo sapeva: sarebbe rimasto in silenzio fino a quando non fosse stato sicuro che Nicola l'avrebbe ascoltato.
Filippo lo guardò con serietà, senza remore:
-Devi essere tu a far capire che sei pronto a parlare-.
Nicola rimase immobile, senza essere in grado di rispondergli nulla. L'unica domanda che continuava a ronzargli in testa era se quel momento, quello in cui sarebbe stato in grado di parlare di quella situazione con sufficiente lucidità, sarebbe mai giunto.
*
This is my wake-up calling
This is my way of falling
Back into love with you
I'm a six in the morning fool
My feet are tired of walking
My words are tired of talking
I'm back in love with you
I'm a six in the morning fool
(Take That - "Six in the morning fool")*
Nonostante Natale fosse già passato da cinque giorni, Torre San Donato continuava ad essere invasa ad ogni angolo da luci colorate e decorazioni d'ogni genere. A Nicola cominciavano a dare sui nervi in maniera del tutto imprevista.
Sbuffò tra sé e sé, camminando sul ciglio della strada, alcune auto che gli sfrecciavano veloci di fianco; sperava di rientrare in casa il prima possibile, stendersi sul letto e rifugiarsi sotto le coperte per togliersi di dosso quella sensazione di freddo che gli stava entrando fin nelle ossa. Era metà mattina, e il sole timido che troneggiava nel cielo non bastava minimamente a riscaldarlo, nonostante la giacca pesante e la sciarpa di lana intorno al collo.
Si sentiva la testa pesante per le ore passate insonni durante le ultime notti: anche quella mattina si era alzato dal letto alle sei, stanco di doversi rigirare in continuazione senza riuscire a riaddormentarsi. Aveva preferito mangiare qualcosa per colazione ed uscire di casa, camminare per alcune ore per sfogare lo stress. Ora che però stava per rientrare, si stava rendendo conto di quanto, in realtà, non fosse servito granché.
Sentì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans nel momento in cui si accingeva ad attraversare la strada. Non vi badò, continuando a controllare che nessuna auto non stesse arrivando. Era del tutto sicuro che a scrivergli fosse stato Filippo: erano giorni che continuava a cercare di convincerlo a non restarsene in casa l'indomani, quando sarebbe stata la notte di Capodanno. Nicola stava continuando ad ignorarlo e a rimanere nella sua indecisione.
Attraversò la strada, ripensando ancora una volta a Filippo, a quando due giorni prima avevano parlato di quel che era successo. Le sue parole continuavano a vorticargli in mente, come una cantilena impossibile da dimenticare.
Si era ritrovato ad ammettere, la notte prima, steso nel suo letto nel buio della sua stanza, che forse Filippo non aveva tutti i torti: non poteva sfuggire per sempre ad un confronto più maturo. C'erano ancora cose che non capiva, e per quanto difficile potesse essere parlare loro dopo Natale, non poteva negare che sia Caterina che Alessio meritassero almeno una chance per dargli una spiegazione migliore.
Doveva solo trovare il coraggio e la forza necessarie per avvicinarli, per far capire loro che era disposto ad ascoltarli.
Svoltò in una via laterale poco dopo, allontanandosi dalla strada principale e piombando in un quieto silenzio. Mancavano pochi metri al cancello che delimitava il suo giardino, e Nicola assaporò già la sensazione di calore in cui sarebbe finito quando, finalmente, si sarebbe potuto rannicchiare tra le sue coperte.
I suoi programmi sembrarono crollare in un secondo, quando in lontananza intravide qualcuno davanti al cancello di casa sua.
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Eccoci tornate, in questo weekend ad alta velocità in quel di Milano con un nuovo capitolo.
I pensieri di Nicola sfrecciano veloci e a Filippo questo non passa inosservato. Il moro, infatti, cerca di aiutare l'amico senza fare troppe domande e risultare quindi invadente. Nicola ascolterà il suo consiglio oppure no?
Lo scoprirete presto (forse), ma nel frattempo c'è un mistero da risolvere... chi è secondo voi la persona che ha incrociato il biondo?
A mercoledì prossimo per scoprirlo
Kiara & Greyjoy
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