Capitolo 35 - Pieces of heaven (Pt. 3)
-Potresti provare a conoscerlo- buttò lì Caterina, quasi casualmente.
Alessio l'avrebbe fatto volentieri, se le cose fossero state diverse. Il ragazzo era piuttosto carino, con gli occhi chiari in pieno contrasto con i capelli altrettanto scuri, e dall'aria vivace: sì, una possibilità gliela avrebbe data. Ma quelli erano tempi in cui le distrazioni potevano solo portare ad altri casini, come se non ne avesse avuti già abbastanza. Non era ciò che voleva per cercare di sentirsi almeno un po' vivo.
-Per cosa?- le chiese, senza nemmeno rabbia nella voce – Per poi dirgli quanto miserabile mi sento? Non credo sarebbe il massimo-.
Caterina scostò lo sguardo come se si fosse scottata, d'un tratto in difficoltà. Con la coda dell'occhio Alessio la vide mordersi il labbro inferiore, nervosamente.
-Non credi di essere un po' troppo negativo?-.
Alessio avrebbe voluto dirle di sì, che in fin dei conti era davvero troppo pessimista, ma non ci riuscì. Sarebbe stato come cercare di illudersi inutilmente.
-È così che mi sento-.
Dirlo a voce alta gli sembrò ancor di più da miserabili.
-Ormai ci dovresti essere abituata- mormorò ancora, mentre rallentava il passo a pochi metri dal cancello che delimitava il suo giardino. Tirò fuori una mano dalla tasca, le chiavi già in mano pronte per essere infilate nella toppa.
Sentì Caterina poco dietro di lui sospirare profondamente:
-Per me non lo sei- disse con voce grave – Ecco perché non ci sono abituata-.
Alessio evitò di voltarsi verso di lei, incerto su cos'altro risponderle. Preferì rimanere in silenzio, lo scatto della serratura che riempì il vuoto delle sue parole a cui non aveva dato voce.
Caterina si era sempre sforzata di dargli almeno un po' di coraggio, ma era come se a lui, in fin dei conti, non arrivasse nulla di tutto ciò che cercava di dirgli.
"E' non mi è incognito come molti hanno avuto et hanno opinione che le cose del mondo siano in modo governate dalla fortuna e da Dio, che li uomini con la prudenzia loro non possino correggerle, anzi non vi abbino remedio alcuno; e per questo, potrebbono iudicare che non fussi da insudare molto nelle cose, ma lasciarsi governare alla sorte".
La casa era immersa nel silenzio, quando entrarono. Alessio richiuse velocemente la porta d'ingresso dietro di sé, dopo aver lasciato passare Caterina. Sua madre era uscita prima di lui per qualche commissione, e non sembrava ancora essere rientrata; nemmeno Irene era presente, probabilmente ancora in compagnia di qualche amica in giro per il paese.
Lasciarono le giacche, i guanti e le sciarpe pesanti sull'attaccapanni nell'ingresso, prima di salire al piano superiore, verso la camera di Alessio. Quando aprì la porta, lasciata socchiusa prima di uscire, Alessio si sentì stringere in una morsa di malinconia: ricordò che l'ultima volta che lui e Caterina erano stati lì insieme era stata poco dopo l'abbandono di suo padre. Gli sembrò di star ripensando ad una vita precedente, tanto tempo sembrava essere passato.
-Non potrò rimanere ancora a lungo- mormorò Caterina, mentre lo seguiva lentamente. Alessio andò a sedersi sul bordo del letto, espirando stancamente.
-Devi vedere Nicola?- le chiese, quando lo ebbe raggiunto, sedendoglisi di fianco.
Caterina annuì impercettibilmente:
-Già- confermò, senza troppo entusiasmo – Probabilmente andremo da qualche parte per cena-.
Ad Alessio sembrò tutt'altro che felice alla prospettiva, ma preferì non indagare: era sicuro che, se Caterina avrebbe mai voluto parlargliene, lo avrebbe fatto di sua volontà. Forse, dopotutto, quella era solo una sua impressione, perché non ricordava di aver notate qualche stranezza in Nicola nelle ultime settimane, così come nemmeno negli ultimi mesi.
Tossì appena, l'ansia che quello fosse il primo segno di un'influenza o di un possibile mal di gola che gli fece tremare ogni fibra.
-Sono contento per voi- disse sommessamente, schiarendosi la voce e voltandosi verso Caterina – Che le cose vadano bene, intendo-.
Caterina abbassò gli occhi per un attimo, sbuffando debolmente:
-Non è esattamente così-.
Aveva parlato con amarezza, talmente tanta che Alessio si stupì per l'improvviso cambio d'umore rispetto a prima. Corrugò la fronte disorientato, mentre continuava a guardarla:
-Che intendi?-.
Caterina sospirò pesantemente, arrossendo appena in viso. Alessio la vide stringersi nelle spalle, probabilmente in imbarazzo, pentendosi subito di averle fatto quella domanda. Si dette dello stupido per non aver continuato a farsi gli affari suoi, magari con qualche dubbio in più ma creando meno imbarazzo.
-È come se una parte di me volesse lasciarsi andare del tutto con lui, ma senza riuscirci-.
Anche se Caterina continuò a non guardarlo, tenendo lo sguardo puntato altrove; Alessio era sicuro che avrebbe potuto leggerle in viso tutta la sofferenza e la difficoltà che le aveva sentito nella voce.
Avrebbe voluto abbracciarla, o almeno cercare di confortarla stringendole un braccio sulle spalle, ma non ci riuscì. Gli sembrò un gesto per il quale, ormai, si sentiva incapace.
-Datti tempo- le sussurrò, avvicinandosi appena un po' di più a lei – Sforzarti peggiorerebbe solo le cose tra di voi. Oltre che con te stessa-.
Sperò di non risultarle invadente, né di averla messa ancor più a disagio. Riusciva ad intuire che aprirsi su qualcosa del genere – qualcosa di così intimo- non doveva essere facile per Caterina: avrebbe voluto solo dirle che sarebbe andato tutto bene, ma non ce la fece nemmeno in quel momento.
-Se ne vuoi parlare, ti ascolto- aggiunse ancora, a mezza voce.
Caterina sembrò riuscire a ritrovare un po' di coraggio per voltarsi verso di lui: Alessio la vide annuire, prima di sospirare ancora.
-Lo so- disse, rivolgendogli un debole sorriso – E tu lo sai che quando dico che dovresti prendere tutto con un po' più di serenità lo dico solo per il tuo bene, vero?-.
Alessio annuì, abbassando lo sguardo, sentendosi quello di Caterina addosso.
-A volte mi preoccupi-.
Caterina si mosse lentamente, ed anche se Alessio non la stava guardando, riuscì a percepirla più vicina a lui. Quando sentì il suo capo appoggiarsi alla sua spalla non cercò di scostarla da sé, né di sottrarsi a quel contatto.
Sentì gli occhi inumidirsi, esattamente come stava accadendo per i vetri della finestra chiusa: aveva cominciato a piovere da pochi minuti, mentre calava il buio della sera. Si morse il labbro inferiore, cercando di ricacciare indietro le lacrime agli angoli degli occhi, consapevole che, nel parlare, Caterina avrebbe percepito tutta la sofferenza che si sentiva addosso in quel momento.
-Lo so-.
Alessio cercò di schiarirsi la voce, rimanendo ancora immobile con il viso di Caterina sulla sua spalla.
-Ma non ci riesco a prendere tutto con più serenità- esalò, con voce talmente bassa da risultare quasi inudibile – Ci sono così tante cose in ballo ... Non posso-.
Abbassò le palpebre, respirando lentamente e a fondo per cercare di calmarsi. Sentì il calore e il peso del volto di Caterina farsi meno presenti, ed anche se non poteva vederla, la immaginò stargli ora di fronte, guardandolo con lo stesso sguardo di apprensione che le scorgeva negli occhi fin troppo spesso.
-Però non per questo devi sempre isolarti da tutti-.
Caterina gli passò un braccio sulle spalle, lo stesso gesto che Alessio aveva pensato di riservarle poco prima. Tenne ancora gli occhi chiusi, la sensazione di vulnerabilità che si stava facendo sempre più viva.
Lo avvicinò un po' a sé, fino a poter appoggiare il viso nell'incavo del suo collo; Alessio la lasciò fare ancora: si sentiva così fragile da non trovare nemmeno sbagliato quell'abbraccio.
Fu quasi istintivo ricambiare la stretta, stavolta: alzò esitante una mano, portandola ai capelli di Caterina. Li sentì morbidi al tatto, piacevoli da toccare.
-Mi fa male quando fai così- la sentì mormorare ancora, la voce ovattata e il fiato caldo sulla sua pelle scoperta del collo – Quando ti isoli perfino da me-.
Alessio riaprì gli occhi nel momento in cui Caterina rialzò appena il viso verso di lui. Vide anche i suoi occhi essere lucidi: si sentì così in colpa, così vuoto e così stravolto da non ritrovarsi nemmeno sorpreso, o a disagio, nel rendersi conto della loro improvvisa vicinanza.
Non pensò a nulla, quando un attimo dopo si ritrovò a ridurre del tutto lo spazio tra loro.
Sentì Caterina sussultare appena quando la baciò, presa alla sprovvista. Alessio si fermò un secondo, pronto a sentirla allontanarsi da lui subito: rimase sorpreso di nuovo, nel rendersi conto che non lo stava facendo.
Fu istintivo appoggiarle delicatamente la mano sulla nuca, per avvicinarla di nuovo. Caterina abbassò le palpebre, quando si ritrovarono ancora a far incontrare le loro labbra, in un sovrapporsi più frenetico, meno esitante del precedente.
Per un attimo Alessio dimenticò di tutto il resto.
Dimenticò del vuoto che si sentiva all'altezza del petto, della solitudine che si sentiva addosso anche nel posto più affollato, del senso di mancanza che lo teneva attanagliato ogni singolo istante di ogni giorno. Si sentì meno solo.
Si sentì bene.
Era come aver toccato un piccolo pezzo di paradiso con la punta di un dito, un'illusione pronta a frantumarsi in pochissimi istanti.
Ci vollero diversi secondi prima che Caterina si allontanasse da lui improvvisamente, il fiato corto e le labbra tumide e gonfie.
Anche Alessio si sentiva a corto d'aria, le gote arrossate. Solo in quel momento, con il solo loro sospiro pesante a riempire il vuoto ed il silenzio che era calato, si rese conto pienamente di quel che era appena successo.
"Che ho fatto?".
Si sentì la testa girare, una sorta di orrore che cominciava a pervaderlo quando ricambiò lo sguardo che Caterina gli stava rivolgendo. C'era incredulità nei suoi occhi, e c'era anche sconvolgimento.
Per un attimo Alessio si chiese se fosse davvero accaduto, ma la loro vicinanza, le labbra arrossate e il fiato corto non lasciavano dubbi. Non se l'era immaginato, non era stato tutto un sogno come stava sperando.
La sensazione di completezza che aveva sentito alleggerirgli il petto durante il bacio svanì a mano a mano che veniva sostituita dalla consapevolezza. Si sentì inorridito, e non solo perché aveva baciato una delle sue più care amiche, ma perché, insieme a quel bacio, c'era anche il sapore della vergogna e del tradimento.
Senza dire nulla si lasciò crollare sul materasso, la schiena aderente alle coperte pesanti e lo sguardo puntato sul soffitto bianco della sua stanza.
Avrebbe solamente voluto chiudere gli occhi e riaprirli, e rendersi conto che quella era solo stata l'ennesima illusione.
Li tenne aperti, esalando l'ennesimo respiro profondo. Si sentì estremamente calmo, nel caos in cui era appena piombato.
We cry, we learn, we walk
We try, we burn, we talk
We cry, we learn, we walk
We try and we burn
When the troubles come
When we're not so strong
And we need to breathe to carry on
Still looking for pieces of heaven
(Mark Owen - "Pieces of heaven")*
"Quando un uomo è entrato nella zona estrema della disperazione, niente più nella sua vita è casuale."
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente all'artista e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Ebbene sì, siamo arrivati al finale di capitolo, con una svolta abbastanza inaspettata. Vi aspettavate che, prima o poi, potesse accadere qualcosa di simile tra Caterina ed Alessio? E secondo voi, nel prossimo capitolo, cosa comporterà questo bacio?
Siamo curiose di sapere la vostra, come anche sapere se preferite Caterina con Nicola o Alessio. Almeno noi autrici su questo abbiamo pareri diversi 😉
A venerdì prossimo con un nuovo capitolo!
Kiara (che tifa sempre e comunque Caterina e Nicola) & Greyjoy (che ha da sempre un soft spot per Caterina ed Alessio insieme)
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