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Capitolo 33 - Crazy summer paradise (Pt. 2)

C'era una brezza tenue che entrava dalla finestra aperta, e che muoveva appena le tende leggere. Giulia si accostò alla finestra, chiudendo gli occhi per un breve istante, prima di riaprirli. Un sorriso le si aprì sulle labbra: ora che era mezzanotte e la notte era ormai calata, il mare in lontananza appariva come un'immensità scura, che contrastava con la vivacità delle mille luci dei lampioni e dei locali del Lido delle Nazioni.

Lei e Filippo, così come Caterina e Nicola, erano rientrati da poco nella stanza. Nonostante quel breve bisticcio del pomeriggio, la serata era andata decisamente migliorando: avevano cenato tutti insieme in un piccolo locale vicino al loro B&B, e si erano dati ad una breve passeggiata lungo le strade affollate di turisti, prima di rientrare nelle rispettive camere. Faceva caldo ed il cielo era risultato così limpido che, un po' per caso e un po' per fortuna, Giulia era riuscita ad avvistare una stella cadente poco prima di far ritorno al B&B. Era la prima volta che le capitava, durante la notte di San Lorenzo.

Dietro di lei, già steso sul letto, Filippo sbadigliò rumorosamente. Quando Giulia si voltò, sorridendo divertita, gli osservò il viso stravolto e arrossato dal sole della giornata.

-Non dirmi che a mezzanotte hai già sonno- lo prese in giro, mentre si allontanava dalla finestra per raggiungerlo – Non avevi detto che qua potevamo uscire, fare quello che volevamo, e tutto il resto?-.

Filippo riaprì gli occhi quando lei gli si stese di fianco, esattamente come quella mattina: stavolta, però, non sembrava propenso a scapparle da sotto il naso allo stesso modo.

-Non vedi quanto sprizzo vitalità?- stette al gioco lui, la voce già impastata dal sonno – Siete state tu e Caterina a voler rientrare, anche se la serata era ancora giovane-.

-Avevo paura svenissi per strada- Giulia gli lasciò un buffetto su una guancia, ridendo appena.

Filippo fece una smorfia:

-Effettivamente non sento nemmeno più i piedi- mormorò, lasciandola che si accoccolasse contro la sua spalla. Per un po' rimasero in silenzio, con Filippo che le accarezzava i capelli lentamente. Giulia si rese conto, per la prima volta da quella mattina, di tutta la stanchezza che anche lei aveva sulle spalle: addormentarsi lì, così vicini, sarebbe stato l'ideale.

-Posso farti una domanda?-.

Giulia alzò il capo lentamente, confusa per come Filippo le era sembrato esitante. Annuì, attendendo che continuasse:

-Hai espresso un desiderio quando hai visto la stella cadente?-.

Filippo aveva quasi bisbigliato, ma risultò comunque udibile nel silenzio e nella penombra della stanza. Nonostante la finestra aperta, i rumori del paese erano comunque distanti.

-Cosa te lo fa pensare?- rise Giulia.

-Beh ... - Filippo gesticolò appena con una mano a mezz'aria, come se quel gesto gli servisse per trovare le parole – È tradizione esprimerlo quando si vede una stella cadente-.

Giulia annuì, ancora silenziosa. Filippo la conosceva bene, e ci aveva visto lungo, doveva ammetterlo: un desiderio l'aveva espresso eccome, anche se fino a quel momento non ne aveva fatto parola.

Sospirò, alzando gli occhi verso Filippo:

-In effetti ho pensato a qualcosa- ammise, sottovoce – O meglio, a qualcuno-.

-Qualcuno ... Tipo me?- Filippo la guardò con sicurezza, ma Giulia scosse immediatamente la testa, scoppiando a ridere nel vedere la sua espressione sorpresa.

-E allora chi?- insistette lui, ora davvero incuriosito.

Giulia si alzò appena, mettendosi di fianco per poterlo guardare meglio in viso.

-Ho pensato a Pietro- disse, consapevole che quello avrebbe di gran lunga sorpreso ancor di più Filippo – E anche ad Alessio, a dire il vero-.

Filippo sgranò davvero gli occhi, ma solo per qualche secondo: la guardò confuso, la fronte corrugata e il dubbio che si insinuava in lui.

-Alessio posso intuire perché- iniziò lentamente, prima di bloccarsi alcuni attimi – Ma Pietro? Sul serio?-.

-Lo so, sembra strano- disse, sospirando ancora. Non era meno convinta di sé, era solo più difficile esprimerlo a voce che non pensarlo e basta, al sicuro tra i suoi pensieri:

-Non abbiamo iniziato benissimo tra di noi, e ancora adesso sono un po' dubbiosa su di lui ... Ma forse, in fondo, un po' di tranquillità se la merita anche Pietro- abbassò gli occhi per un attimo, le dita che torturavano un filo uscito dalla trama del lenzuolo – E ultimamente non è che ne abbia avuta molta-.

Erano passati quasi due mesi dall'ultima volta in cui Pietro aveva rivisto Alessio, e non ne aveva più parlato da quella volta. Sembrava quasi che, toccare l'argomento, per lui fosse ancora tutto troppo doloroso, e in certi momenti Giulia riusciva ancora a notare la maschera di finta indifferenza che Pietro indossava per evitarsi altre ferite.

-È stato un bel pensiero da parte tua- annuì Filippo, colpito – Non me lo sarei aspettato, onestamente-.

-Nemmeno io- ammise Giulia, con una risata imbarazzata – E poi Alessio ... Beh, è inutile spiegare perché. Spero solo che si risolva la sua situazione. Ho come l'impressione che appena riuscirà a farsi una ragione di quel che gli è successo, farà pace anche con se stesso e con chiunque abbia allontanato da sè negli ultimi mesi-.

-Lo penso anche io- convenne Filippo, allungando una mano per toccare il dorso di una di Giulia.

Si avvicinò a lei con movimenti lenti, fino a quando non fece incontrare le loro labbra. Giulia si ritrovò a chiudere gli occhi, sorridendo nel bacio e contro le labbra di Filippo; si sentì bene, serena, in quel bacio che sperò fosse solo il primo di una lunga serie.




Caterina richiuse il getto d'acqua della doccia, assaporando ancora per pochi secondi la sensazione dell'acqua tiepida sulla pelle. Aveva lavato via il sudore che la passeggiata serale le aveva procurato; ora che si sentiva meglio, meno accaldata e appiccicosa, l'unica cosa a cui puntava era andare a stendersi sul letto il prima possibile.

Uscì dal box della doccia ed afferrò un asciugamano bianco, poggiato sopra la sedia che si trovava nel piccolo bagno della camera. Se lo annodò intorno al corpo, sorreggendolo comunque con una mano, mentre con l'altra scioglieva prima i capelli e poi apriva la porta che la separava dal resto della stanza.

Nicola era già steso sul letto, il cellulare in mano: sembrava alquanto concentrato a leggere qualcosa, e Caterina lo guardò così assorto per qualche secondo, prima di schiarirsi la voce.

-Stai leggendo qualcosa di interessante?- gli chiese, avvicinandosi al letto e sedendosi sul bordo del materasso, non molto distante da Nicola.

-Un messaggio di Alessio - Nicola distolse lo sguardo dal telefono, posandolo invece su di lei – Ha appena finito al Babylon. Dice che è stanco morto e sudato come non mai-.

Caterina annuì, divertita. Alessio si era spesso lamentato anche con lei delle sue serate passate a suonare al Babylon: a starlo a sentire sembrava ci fosse sempre troppo caldo, che le serate fossero sempre troppo vicine tra di loro, e che fosse una fatica star dietro a tutto. Sapeva, però, che in fondo si riteneva fortunato: aveva un contratto sicuro, una paga tutto sommato buona, e dover stare dietro al lavoro lo distraeva a sufficienza da altri pensieri.

-Dovremmo andare a sentirlo qualche altra volta- pensò ad alta voce, appoggiandosi con la schiena ai cuscini soffici del letto. Nicola bloccò il telefono, e lo rimise sopra il comodino dal suo lato, prima di accoccolarsi contro di lei.

-Comunque, ero un po' sospettosa sul fatto che quello fosse davvero un messaggio di Alessio- buttò lì Caterina, trattenendo a stento un sogghigno. Nonostante quella frecciatina, Nicola non si mosse: rimase con il viso abbassato, lasciando che Caterina continuasse ad accarezzargli le ciocche di capelli biondi, schiariti appena dal sole estivo.

-E di chi sarebbe dovuto essere quel messaggio?- domandò lui, piuttosto calmo. Sembrava non aver intuito a cosa lei si stesse riferendo, ma Caterina sospettò che, semplicemente, non volesse darle soddisfazione:

-Mah, non lo so ... - iniziò lei, con tono vago – Forse di una delle due ragazze che tu e Filippo avete conosciuto oggi?-.

Nicola rise appena, alzando gli occhi verso di lei:

-Pensi davvero che ci stessi provando?- le chiese, sorridendo ancora.

Lei alzò le spalle, fingendo ancora di avere qualche dubbio:

-Non saprei- disse, scuotendo appena il capo – Magari ci stavi provando, ma visto che ti ho scoperto ora neghi tutto-.

Nicola non le rispose: si limitò ad allontanarsi appena da lei, prima di avvicinarsi di nuovo, stavolta all'altezza del viso di Caterina. Avvicinò le labbra al collo di lei, ma lasciando pochi centimetri di distanza: Caterina sentì la propria pelle fremere, sotto il respiro caldo di Nicola.

-Potrei provare a convincerti che sono interessato solo ad una persona in particolare-.

Appoggiò le labbra sul collo di Caterina, facendola sussultare per il contatto tra la sua pelle tiepida, ancora un po' umida per la doccia, e le labbra bollenti di Nicola.

Caterina rimase in silenzio, socchiudendo gli occhi e cercando di abbandonarsi a quella vicinanza: sentì Nicola staccarsi da lei, per tornare subito a baciarla, cercando avidamente anche le sue labbra, senza lasciarle scampo. Si staccarono solo dopo diversi secondi, con il fiatone per la mancanza di ossigeno.

Prima che Caterina potesse provare a dire qualsiasi cosa, sentì le mani di Nicola sul suo corpo, in una lenta esplorazione. Le accarezzò la schiena, per poi arrivare nuovamente sulle spalle, e poi scendere ancora, vicino all'orlo dell'asciugamano, scostandolo appena ma senza scioglierne il nodo.

Caterina sentì il proprio respiro accelerare, quando una mano di Nicola percorse il suo corpo da sopra l'asciugamano: era quasi al ventre, quando lei si irrigidì irrimediabilmente, arrossendo e sentendo il cuore palpitare forte più per l'agitazione che per reale piacere.

Nicola fece per chinarsi nuovamente su di lei per baciarla, ma Caterina si scostò. Tenne gli occhi chiusi per alcuni attimi, mentre si metteva seduta sul bordo del materasso, mettendo un po' di distanza tra lei e Nicola. Cercò di regolarizzare il respiro, far calare l'ansia che si sentiva addosso e che sembrava volerla soffocare.

-Scusami- mormorò a mezza voce, tenendo ancora gli occhi chiusi – È che ... -.

La voce le morì in gola, ma Nicola non rimase in silenzio ad attendere:

-No, scusami tu- disse, la voce più roca e profonda – Mi sono lasciato trascinare-.

Stava cercando di rassicurarla, quello Caterina l'aveva intuito, ma anche il filo di delusione nella voce di Nicola era altrettanto udibile.

Si lasciò andare ad un sospiro profondo, mentre rialzava le palpebre e tornava a voltarsi verso di lui, lentamente. Nicola cercò di sorriderle, ma Caterina non poté fare a meno di notare la sua espressione ferita.

"Pensa che non mi fidi abbastanza di lui?".

Si lasciò ricadere sul materasso, ancora vagamente a disagio, ma invitando Nicola ad affiancarla con un gesto della mano. Lo vide stendersi accanto a lei dopo qualche secondo, ancora in silenzio. Non dissero nulla per diversi minuti, prima che fosse Nicola a mormorare piano:

-Non devi sentirti in colpa- si accoccolò meglio contro di lei, le dita che avevano raggiunto una ciocca riccia di Caterina e con cui vi giocavano – Non c'è alcuna fretta-.

Lei si limitò ad annuire, rimanendo in silenzio, gli occhi rivolti altrove.

Non riuscì a non chiedersi, con amarezza, quanto a lungo Nicola l'avrebbe ancora aspettata, o quanto a lungo sarebbe durata la sua pazienza. 




NOTE DELLE AUTRICI

Eccoci tornate, in questa giornata afosa che sta per concludersi, con il secondo appuntamento di questo capitolo estivo.

Da un lato abbiamo Giulia, che sembra aver messo da parte le ostilità che hanno caratterizzato il suo rapporto con Pietro, ormai pronta ad augurargli un futuro il più sereno possibile. La nostra giovane protagonista riserba speranze anche per il futuro di Alessio.

Nella seconda parte abbiamo invece una più titubante Caterina, divisa tra l'attrazione che prova per Nicola e un senso di paura. Cosa si nasconde dietro questo sentimento? Strane esperienze passate o solamente la paura del prima volta con il proprio ragazzo?

Lo scoprirete, forse, nel prossimo appuntamento!

Kiara & Greyjoy

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