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Capitolo 32 - She's the one (Pt. 3)

-Avrei voluto scriverti nei giorni scorsi, ma non sapevo se fosse una buona idea- Caterina mormorò a mezza voce, gli occhi abbassati – Però poi mi hai chiamato tu, e ... -.

Si bloccò di nuovo, ma stavolta Giulia non rimase zitta:

-Lo so, anche io avevo gli stessi dubbi- disse, comprensiva. Le parole di Caterina erano state le stesse che le erano ronzate in testa per più di una settimana, e non aveva dubbi che fosse stata sincera nel confessarglielo.

-Ma ho seguito il consiglio di qualcuno, e quindi mi sono fatta coraggio- aggiunse, facendo un veloce cenno con il capo oltre le sue spalle, nella direzione di Filippo e Pietro.

Vide Caterina sorridere ancora, e si sentì ormai certa che, nonostante tutto, le cose sarebbero andate bene.

-Mi dispiace-.

Si sentì così leggera, dopo averlo detto, che quasi si stupì di essere riuscita a sopportare quel peso per così tanti giorni. Era stato facile, così tanto più semplice di quel che si era immaginata da lasciarla spiazzata.

-Anche a me- le fece eco Caterina, meno esitante – Avrei dovuto spiegarti le mie ragioni con più calma, senza attaccarti su cose passate-.

Per un attimo Giulia sentì stringersi il cuore, il senso di colpa ancora presente per tutto quello che le aveva taciuto su Lorenzo. Per un attimo si chiese se l'esito di quella conversazione sarebbe stato lo stesso, se Caterina avesse saputo anche quel dettaglio. Preferì ignorare quel dubbio, mettere da parte quella questione.

-E io avrei dovuto riflettere meglio su cosa stavo dicendo- disse, gesticolando appena – Lo so che stai solo cercando di aiutare Alessio, e che non è colpa tua di ciò che fa. In fondo non dipende del tutto nemmeno da lui-.

Sentì gli occhi pizzicare appena, nel dire quelle parole, ma di fronte al sorriso di Caterina si sentì decisamente sollevata. La vide avvicinarsi ulteriormente, più sicura, allungando una mano sulla sua spalla:

-Dai, non fa niente- le disse, con lo stesso sorriso rassicurante – Capita anche ai migliori di sbagliare-.

-Stai dicendo che sono una dei migliori?- scherzò Giulia, stavolta senza imbarazzo. Sentiva che, in pochi minuti, la ferita si era ricucita; quando Caterina roteò gli occhi al cielo teatralmente non poté fare a meno di ridere.

-Non rigirare la frittata- la bacchettò la riccia, fintamente contrariata. Si sciolse un attimo dopo, scoppiando a ridere a sua volta; senza pensarci oltre, in un gesto del tutto naturale, Giulia le si avventò addosso abbracciandola stretta, con Caterina che dopo un primo secondo di smarrimento ricambiava.

Per un attimo a Giulia sembrò che gli ultimi nove giorni non ci fossero mai stati: erano di nuovo lei e Caterina, come era sempre stato.

-Così mi strozzi- esalò Caterina dopo un po', dando una leggera pacca sulla schiena a Giulia che, per tutta risposta, ridacchiò divertita:

-Non lamentartene, devo recuperare il tempo perduto-.

-Ma che belle, queste scenette che rasentano l'amore lesbico-.

Giulia alzò gli occhi oltre le spalle di Caterina, piuttosto confusa: era stato Pietro a parlare, ed era sempre lui ad essere ora poco distante da loro, mentre le osservava piuttosto divertito. Doveva essersi avvicinato quando era scattato l'abbraccio, insieme a Nicola e Filippo, che lo affiancavano: stavano sorridendo anche loro, piuttosto soddisfatti.

Giulia sciolse pian piano l'abbraccio, guardando Pietro con aria di sfida:

-Qualcosa da ridire, anche se fosse?- gli chiese, fintamente offesa. Era piuttosto consapevole che, per una volta, avrebbe dovuto ringraziarlo per aver insistito tanto nello spingerla a chiamare Caterina, ma ammetterlo davanti a tutti non le sembrava poter essere così semplice.

Prese mentalmente nota di dover ricambiare il favore, prima o poi.

-Beh io e Nicola rimarremmo single, ma almeno a voi due andrebbe bene- rifletté Filippo, facendo sogghignare Caterina. Nicola gli lanciò un'occhiataccia, prima di tornare a rivolgersi alle altre due:

-E comunque ve l'avevamo detto: non sareste durate a lungo senza parlarvi-.

"Fortunatamente" si ritrovò a pensare Giulia, annuendo.

-A volte facciamo qualche cazzata anche noi- ammise Caterina, alzando le spalle.

Quando Giulia si voltò verso di lei, si scambiarono uno sguardo complice. Bastò quello a farle capire che, in fin dei conti, lo screzio del sabato prima non sarebbe mai potuto essere sufficiente per scalfire il legame che avevano. Si sentiva stupida anche solo per averne dubitato.

-Questo è poco ma sicuro- convenne lei, ridendo piano – Ma ci vogliamo bene anche per questo-.

Though the sea, will be strong

I know we'll carry on

'Cause if there's somebody calling me on

She's the one

*

In these promises broken

Deep, below

Each words gets lost in the echo

Faceva un caldo da soffocare, e d'altra parte non poteva che essere diversamente, ai primi giorni di luglio. Alessio strizzò gli occhi, tenendoli aperti a fatica, mentre alzava il viso per osservare il cielo terso del primo pomeriggio. Non c'era nemmeno una nuvola a rovinare quell'immensità celeste sopra la sua testa.

Sospirò pesantemente, sentendosi la fronte già sudata e il cuore che cominciava a palpitargli troppo velocemente. Si sistemò meglio la custodia della chitarra sulla spalla, prima che rischiasse di scivolargli giù mentre camminava; i portici della piazza erano ormai in vista, e quando dopo alcuni secondi lui e Nicola li ebbero raggiunti, Alessio cominciò a sentirsi decisamente meglio, ora riparati all'ombra.

-Sai che ore sono?- chiese con voce affannata a Nicola, che lo precedeva di qualche passo. Si fermarono poco dopo, quando alla loro destinazione mancavano meno di cinquanta metri.

-Le due e quaranta- mormorò Nicola, dopo aver sbloccato momentaneamente il suo telefono.

Alessio annuì, non meno agitato di prima. Erano in anticipo sulla tabella di marcia, ma non riusciva comunque a vederla come una cosa troppo positiva: venti minuti d'attesa significavano venti minuti d'ansia prima dell'arrivo del momento di mettersi in gioco.

-Siamo in anticipo- gli fece notare anche Nicola, non aggiungendo altro. Alessio colse quasi al volo cosa stesse cercando di sottintendere:

-Cerchiamo una panchina libera- sospirò pesantemente, accaldato e teso – Se rimango in piedi un altro secondo rischio di svenire-.

Trovarono un posto che faceva al loro caso nella piazzetta dall'altro lato della strada, dopo una breve camminata ancora sotto il sole. Quando finalmente Alessio poté sedersi, lasciando scivolare con attenzione la custodia dalla sua spalla per appoggiarla a terra, in piedi accanto a sé, tirò un altro lungo sospiro.

Oltre la figura di Nicola, dall'altra parte della piazza di Piano Veneto, puntò gli occhi su quella che era la loro meta: a quell'ora del pomeriggio i tavolini esterni del Babylon erano quasi tutti liberi, ed Alessio non poté fare a meno di sentirsi tranquillizzato almeno su quel lato.

Non era abituato a quel tipo di tensione, che gli chiudeva lo stomaco e gli lasciava la bocca asciutta, l'agitazione che si sentiva addosso quando la possibilità di fallimento era fin troppo alta.

Si alzò di scatto, non riuscendo a stare seduto; prese a picchiettare un piede contro il marciapiede, le mani poggiate sui fianchi e la voglia di scappare il più lontano possibile da tenere a bada.

-Sei assurdo, sai?-.

Alessio si voltò verso Nicola, la fronte aggrottata: lo vide osservarlo con un sorriso appena accennato, le iridi che sotto i raggi del sole del primo pomeriggio sembravano di un azzurro estremamente acceso.

-Stavi per svenire fino ad un minuto fa, ed ora sembra tu sia ad un passo dal metterti a correre- continuò, divertito.

Alessio gli stava invidiando la calma ancestrale che aveva mantenuto per tutto il tempo: lui, al posto di Nicola, si sarebbe agitato a sua volta.

-Sono solo un po' in ansia- bofonchiò, lanciando un'altra occhiata verso il locale che, nel migliore dei casi, sarebbe diventato il suo prossimo luogo di lavoro.

-Solo un po'?- ripeté Nicola, ironico.

Alessio si rabbuiò appena, mentre si risedeva sulla panchina, rilasciando un lungo sospiro.

-Ho mandato non so quanti curriculum in zona, ma niente risconti- mormorò, gli occhi rivolti a terra – Se va male pure qua sono fottuto-.

Ripensò a quando, ancor prima dell'inizio degli esami, aveva speso tutti i suoi sforzi per preparare un curriculum sufficientemente interessante e dettagliato per avere più possibilità di essere richiamato per qualche colloquio, e al tempo che aveva impiegato a spedirlo praticamente in ogni angolo della provincia, senza riscontri. Con la crisi economica e i pochi posti di lavoro a cui poteva ambire con un misero diploma di ragioniere appena ottenuto, non si era nemmeno sorpreso nel constatare che sarebbe stato tutt'altro che semplice e veloce come ricerca.

Quando poi, qualche giorno prima, aveva saputo che al Babylon di Piano cercavano un nuovo cantante o una band, dopo che il precedente gruppo era stato licenziato, non ci aveva pensato molto prima di contattarli. Aveva solo un'idea vaga di cosa gli avrebbero davvero richiesto di fare, o per quanto sarebbe durato, ma non gliene era importato molto: era comunque un possibile inizio.

-Non è la prima volta che fai un lavoro del genere, no?- cercò di incoraggiarlo Nicola, con pacatezza – Andrà bene-.

Alessio sbuffò debolmente: sarebbe stato il massimo avere quell'impiego, anche se non era ciò che si era esattamente immaginato. Non era nuovo al fatto di lavorare in locali come cantante: nelle estati precedenti, per guadagnare qualcosa, spesso aveva fatto così.

Non era però mai passato da quella sorta di provino che avrebbe dovuto affrontare di lì a poco: già si immaginava in preda al panico, sotto gli occhi del proprietario e dei baristi di turno, forse anche sotto gli occhi di qualche avventore presente in quel momento, nel tentativo di non far scivolare le mani sudate sulle corde della chitarra e sbagliare tutti gli accordi possibili.

Si sentiva in parte tranquillizzato solo dalla presenza di Nicola, che aveva insistito parecchio per accompagnarlo. In fin dei conti, gli era grato per essere lì, anche se non lo avrebbe ammesso mai.

-A proposito ... - Nicola spezzò il silenzio che era calato con voce sommessa, pensierosa – Come sono andati gli esami? Non mi hai detto più nulla-.

Alessio annuì, rendendosi conto che la fine della maturità era passata da appena una settimana, ma che sembrava essere già un'eternità.

-È un tentativo di distrarmi?- chiese di rimando, voltandosi appena verso l'altro. Nicola alzò le spalle, con nonchalance:

-Può darsi-.

-Sono andati bene- mormorò Alessio, le mani giunte in grembo – Per quel che mi aspettavo, almeno-.

Era sicuro che, se nulla di tutto quel che era successo nell'ultimo mese non fosse mai accaduto, avrebbe festeggiato con ben altro stato d'animo il suo novantatré ottenuto agli esami; in quel frangente, invece, ne aveva preso nota quasi con distrazione.

Nicola annuì piuttosto compiaciuto:

-Chissà perché non avevo dubbi in merito- disse, ridendo appena quando Alessio, in tutta risposta, gli rifilò una gomitata leggera, trattenendo a stento un sorriso.

Per un attimo gli sembrò di essere tornato a prima di quel fatidico 26 maggio, quando le cose erano già difficili ma almeno sopportabili. Si sentì leggero, anche se solo per una frazione di secondo, mentre ascoltava il suono cristallino della risata di Nicola.

Lasciò vagare per un attimo lo sguardo lungo la piazza: c'erano alcuni bambini che schiamazzavano poco distante, diverse persone in bici che sfrecciavano lungo la strada. C'era una gelateria, a cento metri dalla loro panchina, particolarmente affollata in quel momento. Una coppia di fidanzati, appena usciti dal locale, si scambiarono un bacio a stampo veloce, i rispettivi coni gelati stretti in mano che, una volta usciti dall'ambiente fresco della gelateria, avrebbero cominciato a sciogliersi in fretta.

-Che stai guardando?- Nicola richiamò la sua attenzione distrattamente.

Alessio fece un cenno con il capo verso la coppia: per un attimo si ritrovò ad invidiarli, così spensierati e all'apparenza felici insieme, anche solo per una semplice uscita come quella.

Cercò di scacciare quel pensiero, trattenendo a stento uno sbuffo: ora come ora l'idea di buttarsi in una qualche avventura sentimentale era del tutto fuori dalle sue priorità, e lo sarebbe stato ancora a lungo. Non poteva permettersi di prendersi certe distrazioni.

Nicola inclinò appena la testa:

-Bella ragazza- commentò sottovoce, senza malizia.

Alessio annuì, lentamente:

-Anche il ragazzo non se la cava male- mormorò, osservandone in lontananza il viso dai tratti definiti e i corti capelli scuri.

Scostò lo sguardo subito dopo, sospirando a fondo nel silenzio appena calato tra lui e Nicola. Passò almeno un minuto prima che Alessio lo sentisse schiarirsi la gola, come se fosse in imbarazzo:

-Hai più pensato a Pietro?-.

Alessio si strinse nelle spalle, non totalmente sorpreso da quella domanda. Nicola non aveva mai fatto cenno a Pietro, nemmeno una volta, durante le ultime occasioni in cui si erano visti; si ritrovò ad ammettere che, però, era piuttosto ovvio che, prima o poi, quella domanda sarebbe giunta eccome.

Il problema era che, per quanto gli sarebbe piaciuto, nemmeno lui aveva una risposta.

-Che devo pensare di Pietro?- mormorò, gli occhi che puntavano altrove per non incrociare lo sguardo di Nicola. Lo sentì sospirare pesantemente, forse spaesato.

-Non lo so-.

Nicola si prese qualche altro attimo di tempo, prima di proseguire cautamente:

-Magari provare ad ascoltarlo, con calma-.

Alessio si trattenne a stento dallo sbuffare. Riusciva a comprendere, almeno in parte, perché Nicola stesse provando ad intavolare quel discorso: immaginava che non dovesse essere semplice per lui ritrovarsi quando in mezzo a due persone che considerava egualmente amici, senza sbilanciarsi dalla parte di nessuno.

Cercò di non sembrare troppo impulsivo solo per quello:

-Detto onestamente, non credo di essere nelle condizioni adatte per pensare anche ai problemi che ho con lui- borbottò, piuttosto freddamente.

Nicola continuò a guardarlo, annuendo piano:

-Quindi hai proprio intenzione di lasciare le cose come sono ora?-.

Alessio si morse piano il labbro inferiore, piuttosto indeciso su cosa rispondere. Aveva cercato di allontanare il pensiero di Pietro il più possibile nelle ultime settimane; non avrebbe saputo cosa rispondere a Nicola per il semplice motivo che, tra tutti i problemi, aveva scelto di non affrontare anche quello.

Sapeva solo che, almeno per il momento, non sentiva particolarmente la voglia di rivedere Pietro a breve, non dopo quello che si erano detti.

-Per ora sì- sospirò, passandosi una mano tra i capelli per dissimulare il disagio – Non credo che nemmeno lui stia sentendo molto la mia mancanza-.

Quando si decise ad alzare il viso verso l'altro, lo vide annuire ancora, con aria riflessiva. Era sicuro che, se ci fosse stata Caterina al posto suo, lei avrebbe cercato di convincerlo a fare qualcosa, piuttosto che non agire del tutto; si sentì in parte sollevato dal fatto che quella conversazione stesse avvenendo con Nicola.

-Non ti dirò di riavvicinarti a lui, se non vuoi- disse infine, tornando a voltarsi verso di lui – Però magari fra un po' di tempo ... -.

Nicola lasciò cadere la frase, e per un attimo Alessio si chiese se avrebbe mai detto a voce alta quel che era stato sul punto di dirgli. Lo guardò in attesa, in parte incuriosito, e solo dopo qualche secondo Nicola sembrò essersi deciso a parlare:

-Mi sembrava che steste costruendo un bel legame- mormorò, abbassando gli occhi azzurri per un attimo fugace – Onestamente era da un po' che Pietro non si trovava così bene con qualcuno come con te-.

"Era lo stesso per me".

Alessio si ritrovò ad abbassare lo sguardo a sua volta, incapace di sostenere quello di Nicola. Per un attimo si ritrovò a chiedersi se sarebbe mai giunto, prima o poi, il tempo in cui sarebbe riuscito a tornare a parlare a Pietro senza la tentazione di cacciarlo via subito.

Ripensò alla sera in cui si erano conosciuti, la prima volta che si erano parlati dopo essere finiti a terra insieme: ora l'eco delle tante parole che si erano scambiati tra di loro si stava facendo sempre più lontano, quasi inudibile.

Sospirò pesantemente, prima di alzarsi di malavoglia, lanciando un cenno a Nicola:

-Ora meglio se entriamo- mormorò, recuperando la custodia della chitarra.

Meno di cinque minuti dopo avevano già raggiunto la soglia del locale, l'aria del climatizzatore che arrivava loro dall'interno, passando per la porta socchiusa dell'entrata.

Alessio fece il primo passo, oltrepassando la soglia e guardandosi intorno: c'era solo qualcuno seduto ai tavolini vicino all'entrata, e quasi si sentì sollevato nel constatare la presenza momentanea di pochi clienti.

-Io mi siedo lì ad aspettarti- Nicola accennò con il capo ad uno dei tavolini poco distanti dal lungo bancone nero e lucido, da dove avrebbe avuto una discreta visuale nella zona dove era già posizionata la strumentazione musicale – Buona fortuna, novello Jimi Hendrix-.

Alessio si costrinse perlomeno a sorridere di fronte a quel nomignolo. Lasciò Nicola a sedersi al suo tavolo, mentre lo superava per proseguire, il cuore pesante e il respiro fin troppo accelerato.

So one last lie I can see through

This time I finally let you

Go, go, go







*il copyright delle canzoni (Robbie Williams - "She's the one", Linkin Park - "Lost in the echo") appartengono esclusivamente ai rispettivi cantanti ed autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Eccoci arrivate al finale di questo capitolo dove, finalmente, Giulia e Caterina riescono a mettere da parte le incomprensioni dei giorni passati per tornare amiche come prima, con tanto di battutine dei loro più cari amici.

Alessio, invece, sempre per la sua situazione familiare, non sembra ancora pronto per affrontare Pietro... ci sarà spazio per lui nel suo futuro? E questo futuro regalerà anche qualche piccola soddisfazione a livello lavorativo (e sì, il nome del locale è un omaggio all'omonima discoteca di Queer as Folk 😊) ?

A presto con un nuovo capitolo!

Kiara & Greyjoy

PS: non vi vogliamo anticipare nulla, ma sappiate che dal prossimo capitolo ci saranno diverse novità in serbo 🤐

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