Capitolo 32 - She's the one (Pt. 2)
Si sentiva accaldata, nonostante le pale del ventilatore attaccato al soffitto si muovessero, colpendola la poca aria che generavano. Stesa sul letto, con aria fintamente indifferente, Caterina guardava quello stesso soffitto dipinto di bianco, evitando gli occhi limpidi di Nicola che la stavano osservando.
Erano in silenzio da un po', accoccolati l'uno accanto all'altra sul letto della camera di Caterina, a casa sua. Non c'era nessuno, in quel momento, oltre a loro: con i suoi genitori al lavoro e Lorenzo fuori chissà dove, Caterina non era riuscita a rifiutare la compagnia di Nicola. Non le andava di rimanere sola, non in quella giornata.
-A che stai pensando?-.
Nicola le accarezzò pigramente una spalla, i polpastrelli che disegnavano linee immaginarie sulla pelle lasciata scoperta dalla canottiera che Caterina stava indossando.
-Che qua dentro fa troppo caldo, ma se aprissi la finestra potrebbe essere anche peggio- sbuffò piano lei, continuando a non guardarlo. Anche se non poteva vederlo, l'istinto le diceva che Nicola stesse sorridendo appena, divertito.
-Non stai pensando davvero a quello- mormorò, spostandosi ancora un po' più vicino a lei.
Caterina si strinse nelle spalle, a disagio. Nicola riusciva sempre a capirla, ad intuire solo guardandola cosa le stesse passando per la testa: era sicura che anche in quel momento, pur non dicendo nulla, sapesse esattamente ciò su cui stava riflettendo.
Lasciò che le portasse una mano ai capelli, giocherellando con una ciocca riccia tra i polpastrelli; il tocco di Nicola era rilassante, e riuscì a sentirsi meno in soggezione.
-Hai deciso cosa fare?-.
Caterina prese un sospiro profondo:
-Non mi sembra di avere molta scelta- mormorò, a bassa voce.
Nicola si bloccò per un attimo, e Caterina si sentì addosso ancora una volta il suo sguardo:
-Chiamala- le disse, con fermezza – Non ha alcun senso rimanere in questa situazione-.
Caterina sbuffò, trattenendosi a stento dall'alzarsi dal letto e scaricare la tensione che sentiva in corpo camminando nervosamente nello spazio della stanza.
Nell'ultima settimana Nicola non aveva accennato troppe volte a spingerla a chiamare Giulia. L'aveva fatto soprattutto quando, la domenica passata, Caterina gli aveva raccontato cos'era successo: gliel'aveva detto quando si erano ritrovati a passeggiare da soli per Torre San Donato, per festeggiare in solitudine la patente nuova di zecca di Nicola. Caterina si sentiva ancora in colpa, a distanza di più di una settimana, per aver in parte guastato l'entusiasmo di quella giornata.
-E se poi va male?- replicò, alzandosi appena dal letto, facendo leva con i gomiti piantati contro il materasso – Forse non ho nemmeno voglia di parlarle-.
Quella era una bugia, e a giudicare dallo sguardo scettico che Nicola le lanciò, fu piuttosto sicura di non essere risultata convincente nemmeno per sbaglio.
-Oh ti prego, non essere come Alessio anche tu- la rimbeccò, mettendosi a sedere a sua volta, di fronte a lei, con le gambe magre incrociate – Posso sopportare l'idea di dover spingere lui a non peggiorare le cose con Pietro, ma se anche tu finisci così con Giulia per me potrebbe diventare davvero difficile-.
Caterina si morse il labbro inferiore, lo sguardo abbassato. Non aveva più visto Alessio, dopo quel sabato mattina al Virgilio: aveva avuto il timore che, ritrovandosi di fronte a lui con l'umore nero che la stava accompagnando, sarebbe finita per dire anche a lui del litigio con Giulia. Non aveva intenzione di rivelarglielo: era piuttosto sicura che sarebbe finito per sentirsi in parte responsabile lui stesso. In parte colpevole come si era sentita lei nei suoi confronti lasciandolo solo per tutta quella settimana: sapere che aveva passato almeno un po' di tempo con Nicola, e che le prime due prove scritte della maturità sembravano essere andate bene, erano le uniche cose che la facevano sentire meno in pensiero.
-E poi non ci credo che non vuoi parlarle- Nicola si lasciò sfuggire un sorriso addolcito, mentre le accarezzava una guancia con un gesto lento – Ti si legge in faccia che ti manca-.
Era vero, Caterina non lo disse a voce alta, ma dovette almeno ammetterlo a se stessa. Aveva pensato mille volte di scrivere a Giulia almeno un messaggio, anche solo per capire come si sentisse lei. Aveva rinunciato ogni volta, tra la rabbia e la malinconia.
-Ho paura di complicare le cose- si lasciò sfuggire con un filo di voce, più vulnerabile di quel che si sarebbe immaginata. Non avrebbe voluto mostrarsi così, ma farlo davanti a Nicola non le sembrava poi così sbagliato.
Anche se non teneva gli occhi sufficientemente alzati per vederlo in viso, sapeva che stava sorridendo: sentiva ancora i suoi polpastrelli toccarle il viso, con dolcezza.
-Ti fidi di me?- le chiese, arrivando con le dita al mento, e spingendola ad alzarlo senza forzarla.
Caterina annuì, senza esitazioni: in quel momento, con Giulia lontana ed Alessio preda dei suoi stessi demoni, Nicola era l'unico punto di riferimento che le rimaneva. L'unica roccia alla quale aggrapparsi per non lasciarsi affogare nella tempesta.
-Se ti dico che andrà bene, è perché ho più di qualche certezza che sarà così- mormorò ancora, rassicurante. Caterina trattenne a stento uno sbuffo: gli invidiava particolarmente quell'improvviso momento di totale sicurezza.
Non fece in tempo a dire nulla: il suo cellulare prese a squillare un secondo dopo, facendola quasi sobbalzare. Si guardò intorno per individuarlo: era all'altra estremità del letto, quasi in bilico sul bordo del materasso.
-Aspetta- borbottò, allungandosi per recuperarlo.
Quando si abbassò sul display acceso del suo cellulare, per poco non trattenne il respiro: forse era un segno del destino che, proprio in quel momento, fosse stata Giulia ad aver fatto partire la chiamata.
Alzò gli occhi sgranati su Nicola un attimo dopo: la stava guardando confuso, scuotendo appena il capo come a domandarle in silenzio cosa stesse succedendo.
-Mi sta chiamando lei- Caterina parlò velocemente, trafelata nonostante non si fosse nemmeno alzata dal letto. Si sentiva agitata, a tratti sollevata di non dover essere stata lei a decidere quando porre fine a quella pausa fin troppo prolungata; si ritrovò comunque talmente presa alla sprovvista che tentennò persino ad accettare la chiamata.
Nicola, al contrario suo, sembrava semplicemente contento:
-Allora rispondi, no?- la incitò, il sorriso che si faceva più largo.
Era più facile a dirsi che a farsi, ma stavolta Caterina non esitò troppo oltre: temeva che Giulia potesse stancarsi e riagganciare, e con quel pensiero ad accompagnarla accettò la chiamata.
Portò il cellulare all'orecchio con la mano già sudata che quasi le tremava, e con il respiro corto. Cercò di calmarsi: era pur sempre Giulia, quella che la stava chiamando. Solo Giulia.
-Pronto?-.
Sentì la propria voce piuttosto esitante, ma cercò di combattere contro quel senso di disorientamento.
-Ciao- dall'altra parte della linea, un attimo dopo, la voce di Giulia le arrivò altrettanto imbarazzata – Ti disturbo?-.
Tutta quella formalità tra di loro rese Caterina nervosa; si alzò di scatto dal letto, avvicinandosi alla finestra in un mero tentativo di isolarsi. Si sentiva addosso gli occhi di Nicola che la seguivano, ma evitò di girarsi verso di lui: doveva affrontarla da sola, quella telefonata.
-No, non direi- rispose, cercando di apparire il più possibile disponibile – Sono a casa-.
Non disse che era con Nicola, e non aggiunse nient'altro: si limitò ad aspettare che fosse Giulia a proseguire la conversazione, ad indirizzarla. La sua risposta non si fece attendere più di qualche secondo:
-Bene, direi bene- disse, con un po' più di slancio – Fa un po' strano sentirsi per telefono dopo tutti questi giorni-.
Aveva detto quelle parole quasi casualmente, ma era ovvio che sottintendesse altro. Non era una spiegazione, né un dietrofront per quel che si erano dette l'ultima volta che si erano viste, ma Caterina percepì quelle parole come un primo tentativo di riparare: forse era la voce incerta di Giulia, il tono vagamente malinconico, ma poteva percepire il suo dispiacere anche se non poteva vederla.
-Un po'- si ritrovò ad ammettere anche Caterina, sottovoce.
Lanciò un'occhiata fugace verso Nicola: continuava a guardarla, più distrattamente rispetto a prima, forse per darle più spazio. Sentì Giulia prendere un sospiro profondo, prima di parlare:
-Sono a Torre San Donato oggi, da Filippo-.
Caterina non si sorprese troppo:
-Davvero? Non lo sapevo- cercò di dissimulare. Cominciava ad avere una vaga idea del perché Giulia l'avesse chiamata proprio quel giorno, ed attese paziente che fosse lei a confermarle quell'ipotesi.
-Stavo pensando ... - Giulia ebbe qualche momento d'incertezza – In realtà ti ho chiamata perché volevo chiederti se ti andava di vederci tra poco in piazza-.
Caterina annuì, in parte sollevata: aveva sperato di poterla perlomeno vedere in faccia, per chiarire. E forse la vera conversazione che avrebbero dovuto avere non c'era ancora stata, ma era quello il vero punto di svolta.
-Per parlare?- chiese ancora, ticchettando nervosamente un piede contro il pavimento.
Giulia prese un altro sospiro prolungato:
-Sì, per parlare-.
Era la cosa migliore che potessero fare, e Caterina ne era perfettamente conscia. Lanciò un'altra occhiata verso Nicola: avevano progettato di passare il resto del pomeriggio insieme, ma dubitava che se la sarebbe presa per quel cambio di programma imprevisto.
-Vediamoci lì tra mezz'ora- disse infine, con risolutezza.
Giulia le fece eco un attimo dopo:
-Va benissimo-.
*
When you get to where you wanna go
And you know the things you wanna know
You're smiling
When you said what you wanna say
And you know the way you wanna play
You'll be so high you'll be flying
Il sole pomeridiano era ancora alto quando erano giunti nella piazza principale del paese, davanti ai gradini della banca. Giulia se ne stava in piedi a qualche metro di distanza da Filippo e Pietro, già pronta ad allontanarsi non appena avesse individuato Caterina arrivare. Erano arrivati lì in anticipo, dopo essere usciti di casa praticamente appena conclusa la telefonata; Giulia se ne era fregata persino del caldo, e poco le era stava importando dover aspettare sotto il sole di giugno. Si sentiva sudare sia per la troppa calura che per l'agitazione ormai palpabile.
Era sicura che, dietro di lei, in parte anche Filippo e Pietro si sentissero alla stessa maniera, ma non aveva voluto appurarlo: aveva rivolto loro poche parole, durante il breve tragitto, e da quando si erano fermati lì non era nemmeno rimasta vicino loro.
Sentì il fiato corto, quando finalmente vide fare il suo ingresso nella zona della piazza quella che riconobbe, a colpo d'occhio, essere l'auto di Nicola. La seguì con lo sguardo fino a quando non la notò accostarsi al marciapiede: Caterina ne scese velocemente, prima di richiudere la portiera. L'auto ripartì un secondo dopo, probabilmente alla ricerca di un parcheggio.
Giulia aspettò qualche secondo, prima di avanzare verso di lei. Ebbe la tentazione di voltarsi verso Filippo almeno una volta, ma vi rinunciò: non voleva farsi condizionare da qualsiasi emozione avrebbe potuto leggergli in viso.
Andò incontro a Caterina con passo incerto, il cuore in gola, e le parve strano sentirsi così proprio di fronte a lei. Sperò che fosse una cosa destinata a finire entro poco.
-Ciao- la salutò, muovendo appena la mano.
Caterina annuì, stringendosi nelle spalle:
-Ciao- ricambiò subito, accennando ad un sorriso esitante, e spostando subito gli occhi oltre le spalle di Giulia – Ma non mi avevi detto che eri a casa di Filippo?-.
Giulia la vide aggrottare la fronte, prima di alzare una mano e indicarle Pietro. Intuì subito cosa stesse cercando di dirle.
-C'era anche lui con noi, sì- confermò, sospirando pesantemente – Lo so, situazione piuttosto improbabile-.
Per un attimo si chiese se avesse fatto bene lasciarsi andare al sarcasmo, in quella situazione: forse era ancora troppo presto per scherzare, anche in quella maniera innocente. Quando però vide Caterina sciogliersi di più e ridere appena, anche Giulia riuscì a rilassarsi.
-Solo un po'- convenne la riccia, avanzando di un passo. Per quanto l'atmosfera si fosse distesa in pochi secondi, Giulia la vide comunque piuttosto esitante: per un attimo si chiese se avesse sottovalutato la situazione, e che il loro ridere ancora complici non fosse poi così tanto segno di una prossima distensione.
Quando Caterina alzò di nuovo gli occhi, a Giulia parve di intravedervi una sorta di pentimento:
-Senti ... - iniziò a dire, lentamente. Caterina si interruppe subito, prima di sospirare pesantemente.
Giulia rimase in silenzio, in attesa: sapeva che le stava servendo tempo, forse per ordinare meglio i pensieri, forse per trovare le parole migliori.
*il copyright della canzone (Robbie Williams - "She's the one") appartiene unicamente al cantante e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Eccoci tornate in questa giornata dal tempo incerto (almeno qua😂) dal punto in cui eravamo rimaste. Abbiamo visto infatti, dalla prospettiva di Caterina, che la tanto attesa chiamata di Giulia è davvero arrivata a destinazione, ed ora le due ragazze sembrano finalmente sulla strada della riappacificazione... ma per averne conferma dovete attendere fino a mercoledì!
A presto
Kiara & Greyjoy
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