Capitolo 31 - Another crack in your heart (Pt. 1)
Tirava un vento terribilmente freddo per essere i primi giorni di giugno. Pietro si strinse maggiormente nel giubbino leggero che, fortunatamente, si era ricordato di indossare prima di uscire di casa una decina di minuti prima.
Alzò per un attimo gli occhi al cielo, sbuffando spazientito nel rendersi conto che le nuvole bianche sopra la sua testa minacciavano pioggia imminente: non aveva con sé un ombrello, e l'unica sua speranza era quella di riuscire tornare indietro il prima possibile. Si dette dell'idiota tra sé e sé, mentre continuava a camminare velocemente lungo il marciapiede: se il giorno prima non si fosse fatto trascinare dalla pigrizia e dalla sua costante procrastinazione, quel pomeriggio si sarebbe potuto facilmente risparmiare quell'uscita anticipata per andare a comprarsi un nuovo pacchetto di sigarette.
Era dal giorno prima che non metteva fuori il naso da casa: aveva deciso di approfittare del ponte del 2 giugno per studiare un po' e sperare di poter recuperare qualche insufficienza nell'ultima settimana di scuola. L'unico risultato che aveva ottenuto era stato un gran mal di testa e tutte le sigarette finite, e senza un secondo pacchetto da cui attingere.
Arrivò dopo alcuni metri ad un bar vicino alla piazza, dove sapeva avrebbe avuto la possibilità di comprarle lì; senza pensarci due volte aprì la porta d'ingresso velocemente, proprio mentre l'ennesima ventata gelida lo colpiva in pieno viso. Entrò sentendosi subito accaldato per lo sbalzo termico, i capelli scompigliati e le gote arrossate; in due falcate arrivò a mettersi in fila al bancone, dove alcuni ragazzi un po' più grandi stavano aspettando di ordinare.
Pietro si infilò le mani in tasca, in attesa: aveva sperato fino all'ultimo di non trovare troppa gente in giro, ma dovette ricredersi. Praticamente ogni tavolino del locale era occupato, ed anche lì davanti, al bancone, c'era un certo viavai di gente.
Trattenne a stento uno sbuffo, nel rendersi conto che lì davanti a lui le cose sembravano andare per le lunghe. Si girò verso le vetrate, lanciando un'occhiata preoccupata all'esterno: il cielo si stava ingrigendo sempre di più, segno che l'inizio della pioggia era dietro l'angolo.
Scostò gli occhi scocciato, guardandosi meglio intorno: fu in quel momento, per puro caso, che si rese conto di aver appena posato lo sguardo su qualcuno di conosciuto, seduto ad un tavolino in un angolo non troppo in vista.
Pietro aggrottò la fronte con fare sorpreso: non ricordava di altre volte in cui aveva visto Alessio in quel posto. Aveva dato per scontato non rientrasse tra i luoghi di sua frequentazione, ma a quanto pareva non era così: anche se distante, riusciva a riconoscerlo facilmente. Seduto da solo, lo sguardo perso davanti a sé, ed una bottiglia di birra davanti a lui sul tavolino, con l'aria piuttosto stanca che gli rendeva il volto tirato.
Per qualche attimo rimase fermo a guardarlo da distante, la fronte corrucciata: era una settimana che di Alessio non aveva saputo più nulla. Era talmente strano, e così inaspettato, ritrovarselo di fronte in quel momento che, per un attimo, Pietro non seppe nemmeno cosa fare.
Era abbastanza sicuro che Alessio non si fosse ancora accorto della sua presenza: teneva ancora lo sguardo abbassato, piuttosto indifferente a tutto ciò che gli girava intorno. Aveva lo sguardo così distante e distratto che non lo meravigliava affatto che non si sentisse nemmeno osservato.
Pietro rimase interdetto ancora un attimo, indeciso sul da farsi. Non aveva chiesto più nulla a Caterina, non dopo essersi sentito rimproverare il giorno in cui Alessio aveva dato buca a tutti, la settimana prima: era sicuro che, anche se ci avesse riprovato, lei avrebbe continuato a non dirgli nulla di preciso nemmeno se avesse avuto effettivamente qualche risposta da dargli.
Ma adesso Alessio era lì, da solo e senza un apparante motivo per andarsene subito: avrebbe potuto avere direttamente da lui, se avesse voluto parlargliene, le spiegazioni che stava cercando.
L'attimo dopo Pietro si mosse in automatico: abbandonò la fila al bancone, dimenticandosi delle sigarette da comprare, e camminando tra i tavolini verso la sua meta. In meno di un minuto arrivò ad un metro da Alessio; ci vollero pochi altri secondi prima che alzasse lo sguardo, finalmente notando la sua presenza.
Pietro non aveva visto male, poco prima: lo sguardo di Alessio era quanto di più assente ci potesse essere. Venne attraversato da un unico guizzo quando lo riconobbe, per poi tornare alla stessa espressione spenta di prima. Non c'era nemmeno un pizzico della solita vivacità nelle sue iridi azzurre.
-Ehi!-.
Pietro gli lanciò un cenno, cercando di sorridergli; prima che Alessio potesse dirgli qualcosa, oltre a ricambiare il cenno di saluto con il capo, prese posto sulla sedia di fronte al biondo. Ebbe la sensazione di aver appena fatto la mossa sbagliata, di fronte a quell'accoglienza ancor meno che tiepida, ma cercò di ignorarla.
-Non pensavo di incontrarti qui proprio oggi- continuò, il sorriso che si faceva sempre più imbarazzato. L'Alessio che aveva di fronte, si rese conto, era una pallida copia di quello che aveva sempre conosciuto: piuttosto pallido e con la barba molto più lunga di quanto non la portasse solitamente, aveva un'aria di malinconica trasandatezza.
Pietro si chiese se fosse stata una buona mossa non avergli scritto nei giorni precedenti per sapere se era tutto a posto, o non aver chiesto al resto del gruppo. Li aveva visti vagamente apprensivi nei giorni passati, ma aveva relegato il tutto ad una sua impressione che, per quanto ne sapeva, poteva essere fondata come no.
-Nemmeno io- Alessio si schiarì la voce, piuttosto rauca come se non avesse parlato per diverso tempo – A dire il vero stavo per andarmene-.
Era piuttosto distaccato, e Pietro si domandò ancora, per un attimo, se stesse cercando un modo implicito per cacciarlo dopo essere appena arrivato.
-Di già?- gli chiese, vagamente deluso.
Alessio sembrò essere preso in contropiede; scrollò le spalle a disagio, abbassando per alcuni secondi gli occhi.
-Dai, che ti costa rimanere cinque minuti?- Pietro si sentì un po' patetico nel cercare di insistere così, ma il bisogno di capire cosa gli stesse succedendo era più forte di qualunque altra cosa – Facciamo quattro chiacchiere-.
Non seppe nemmeno bene come, o per quale ragione – non era riuscito nemmeno a convincere se stesso, con quel tentativo di fargli cambiare idea-, ma Alessio sembrò ripensarci almeno in parte. Si guardò intorno per qualche secondo, ancora a disagio, prima di tornare con gli occhi chiari su Pietro ed annuire debolmente. Non aveva accettato con entusiasmo come Pietro aveva sperato, ma non se n'era nemmeno andato via fuggendo a gambe levate.
Pietro congiunse le mani sopra il tavolino, ritrovandosi piuttosto impreparato su come portare avanti quella conversazione insperata:
-Era da un po' che non ti si vedeva in giro. Sei letteralmente sparito-.
Si pentì di non essersi fatto venire in mente nulla di meglio da dire, ma evitò di aggiungere altro.
-Ho avuto un po' da fare- borbottò Alessio di rimando, cercando di non incrociare lo sguardo con quello di Pietro.
-Si è notato-.
Abbassò anche lui gli occhi per un attimo, interdetto. Era sufficiente una settimana per vedere una persona cambiare così tanto? C'era qualcosa in Alessio che continuava a sfuggirgli, un dettaglio che poteva rendergli più comprensibile quell'atteggiamento che a lui non era mai appartenuto prima di quel giorno.
-Caterina ti ha detto che stasera ci troviamo tutti qui in piazza?- tentò ancora una volta, dopo alcuni secondi di silenzio.
Alessio sbuffò debolmente, a tratti infastidito:
-Sì, credo l'abbia fatto, ma non verrò-.
La risposta secca appena ricevuta lasciò Pietro perplesso. Aveva intuito che essere andato lì, da Alessio, in quel momento non era stata l'idea più brillante possibile, ma continuava a sfuggirgli il motivo per cui gli rispondeva così.
-Devi essere un bel po' impegnato- mormorò, dopo diversi secondi di silenzio – Non eri uscito con noi nemmeno venerdì scorso. Avevi avuto un imprevisto, giusto?-.
Era una domanda rischiosa, se ne era già reso conto, e la tacita conferma arrivò con l'irrigidimento impercettibile dei tratti del viso di Alessio. Ora non sembrava distaccato, ma guardingo: lanciò a Pietro un'occhiata piuttosto fredda, la fronte leggermente aggrottata.
-Qualcosa del genere- borbottò in risposta.
Portò alle labbra la bottiglia di birra, scolandosi gli ultimi sorsi tutti d'un fiato. Pietro rimase ad osservarlo disorientato: non ricordava un'altra occasione in cui l'aveva visto bere così, di fretta come se lo stesse facendo più per cercare la bolla di vuoto tipica dell'alcool, più che per un qualche piacere nel berlo.
Si schiarì la voce, rendendosi conto, ancor prima di parlare, che l'apprensione che cominciava a sentirsi addosso era maggiore di quel che si era aspettato:
-Non è stato niente di grave, vero?-.
Alessio riappoggiò la bottiglia il secondo dopo, facendola cozzare con un gesto secco sul tavolo. Per come lo guardò, gli occhi azzurri glaciali, Pietro si sentì d'un tratto piuttosto vulnerabile.
-Dobbiamo per forza continuare a girarci intorno?- gli domandò piuttosto veementemente, le dita serrate ancora intorno alla bottiglia di birra ormai vuota.
Pietro si strinse nelle spalle, a disagio:
-Scusa, io ... -.
Lasciò cadere la frase, non sapendo bene nemmeno cosa gli convenisse dire: tutto si era aspettato sedendosi lì di fronte lui, tranne un Alessio sul piede di guerra senza un apparente motivo.
-È che ultimamente sei stato piuttosto assente, e mi stavo solo domandando se andasse tutto bene-.
Alessio sbuffò sonoramente, scuotendo il capo:
-Anche se fosse successa la peggior cosa possibile non sarebbero comunque cazzi tuoi-.
Il tono sprezzante con cui gli si era rivolto bastò a cancellare l'esitazione che Pietro aveva mantenuto fino a quel momento. Si sentì uno stupido per aver provato ad essere il più gentile possibile, anche ad aver provato a dargli una possibilità di sfogo: per quanto gli dolesse ammetterlo, ormai era evidente che Alessio stesse solo cercando di allontanarlo.
-Scusa tanto se mi preoccupo per te-.
Pietro si morse il labbro, cercando di trattenersi, ma inutilmente: sentiva montare il nervosismo, e la rabbia per come stava venendo trattato.
-Ma continua pure a fare l'asociale, non c'è nessun problema- sbottò ancora, facendo per alzarsi.
Non fece in tempo nemmeno a rimettersi in piedi, né tantomeno ad allontanarsi prima che le cose degenerassero del tutto: Alessio si era mosso piuttosto velocemente da sopra il tavolo, sporgendosi verso di lui e afferrandogli un polso per trattenerlo, gli occhi chiari venati di rabbia che lo tenevano osservato.
-Parli senza sapere nulla- sibilò, tra i denti – Se non ne voglio parlare con te forse avrò i miei buoni motivi-.
-Però sta calmo, che non ha senso che te la prendi con me- Pietro gli restituì quelle parole con lo stesso tono irato, facendosi ricadere sulla sedia e cercando di divincolarsi dalla sua presa – Volevo solo essere gentile-.
Alessio liberò il polso di Pietro con un gesto veloce, rimanendo comunque sporto verso di lui:
-Essere gentile prevede anche darmi dell'asociale?-.
Pietro rimase in silenzio, sperando solo che stavolta lo lasciasse andare.
-Forse semplicemente non voglio la compagnia di nessuno-.
Pietro sbuffò debolmente, cercando di ritrovare un po' di razionalità per non peggiorare la situazione, ma senza riuscirci fino in fondo:
-Stai rigirando la faccenda a tuo favore- commentò, amaramente.
"Stai calmo" si disse tra sé e sé "È evidente che gli è successo qualcosa. Non è lucido".
Per un attimo tacquero entrambi, riportando un momento di calma che, fino ad un secondo prima, sembrava del tutto insperata. Pietro decise di rimandare di un minuto il suo allontanarsi: la speranza che Alessio avesse ritrovato un po' di razionalità era ancora lì, non ancora scomparsa del tutto, nonostante il modo truce con cui lo stava guardando.
Lo vide allontanarsi da lui, rimettersi seduto composto dal suo lato del tavolo, senza staccargli lo sguardo di dosso.
-Il fatto è che mi sto domandando se vorrai costringermi a parlare nello stesso modo in cui facevi il bulletto con Filippo un anno fa per costringerlo a rimanere single-.
Fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso, a mano aperta e con violenza.
Pietro si raggelò sulla sua sedia, il fiato quasi trattenuto per l'incredulità.
Non seppe nemmeno quanti secondi rimase lì, seduto immobile, in totale silenzio; avrebbero potuto essere pochi secondi come interi minuti.
Si sentì così vuoto, in quell'istante, di fronte agli occhi chiari e gelidi di Alessio, alle sue parole dette apposta per ferire, da non riuscire a non pensare ad altro se non andarsene via il prima possibile.
Si alzò lentamente, le mani tremanti e il viso arrossato per la rabbia che stava cercando di trattenere.
-Su una cosa hai ragione: non hai certo bisogno della compagnia di nessuno-.
Pietro evitò di urlare solo per il luogo in cui si trovavano: era sicuro che, se si fossero ritrovati da soli in strada, o in un qualsiasi altro posto senza tutta quella gente intorno a loro, avrebbe gridato così forte tutta la frustrazione e l'umiliazione che si sentiva addosso da raschiarsi la gola.
Scostò la sedia con un gesto secco e nervoso, guardando Alessio per un'ultima volta nella stessa maniera sprezzante con cui lui l'aveva osservato per tutto il tempo:
-Vaffanculo-.
Ebbe solo l'impressione che Alessio imprecasse di rimando con un altrettanto irato "Vaffanculo te!"; Pietro non si voltò indietro, mentre percorreva a ritroso il percorso che aveva compiuto una decina di minuti prima, fino all'uscita del bar.
Aveva cominciato a piovere, ma se ne fregò ugualmente. Camminò velocemente, i capelli già umidi dopo qualche passo sotto la pioggia primaverile, il respiro accelerato e il cuore ancora a pezzi.
Ti ho detto delle cose che non avrei voluto dire
E a farti così male, mi sono fatto male
(Alessandra Amoroso - "Ciao")*
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla cantante e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Ebbene, rieccoci qui con un nuovo capitolo! Iniziamo subito con un confronto tutt'altro che pacato tra Alessio e Pietro, arrivato solo dopo qualche giorno da quello precedente con Caterina ... Se tra lei ed Alessio, alla fine, si è arrivati ad un dialogo chiarificatore, non si puó dire che lo stesso epilogo avvenga con Pietro. Sarà forse successo altro, nei giorni precedenti, per rendere Alessio così nervoso?
E vedremo lui e Pietro chiarirsi?
A mercoledì prossimo con il secondo appuntamento del capitolo!
Kiara & Greyjoy
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