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Capitolo 28 - How do you love? (Pt. 2)

-Non credo di aver capito del tutto le intenzioni che hai-.

Pietro rise tra sé e sé, restituendo ad Alessio il ghigno di malcelato divertimento.

-Non temere- gli disse, mentre si avviava verso la zona dei camerini - Lo capirai-.

Alessio lo seguì con la stessa espressione incerta, senza domandare altro. Erano entrati nel negozio di intimo poco dopo che gli altri si erano allontanati, lasciandoli lì da soli e girandosi ogni tanto a guardarli, almeno fino a quando non avevano svoltato l'angolo per raggiungere la piazza. A quel punto Pietro non aveva perso ulteriore tempo: aveva afferrato Alessio per un braccio per trascinarselo dietro, arrivando in pochi passi all'entrata del negozio e varcando la soglia.

C'era parecchia gente a quell'ora, per la maggior parte ragazze accompagnate da altre amiche o dai rispettivi fidanzati. L'ultimo camerino della fila era ancora libero, e Pietro non esitò a dirigersi lì con Alessio ancora alle calcagna.

Ci si fermò davanti, tirando la tenda e facendo un cenno al biondo verso l'interno del camerino:

-Resta qui, intanto-.

Alessio incrociò le braccia contro il petto e non accennò a muoversi.

-Non se prima mi spieghi che ci facciamo in questo posto- gli sibilò, il sopracciglio alzato e il tono della voce che non ammetteva repliche.

Pietro sbuffò debolmente, cedendo però quasi subito: in fin dei conti il tempo delle spiegazioni poteva definirsi arrivato.

-Immagino ricorderai di essere stato il suggeritore del mio travestimento per il diciottesimo- gli disse, sporgendosi appena verso di lui. Non appena pronunciate quelle parole, Alessio sgranò gli occhi, incredulo:

-Oltre a Nicola, vorrai dire- gli fece notare, oltraggiato.

-Diciamo che lui è già stato ripagato con la stessa moneta al suo compleanno-.

Pietro rise debolmente al ricordo del diciottesimo dell'amico, quasi due mesi prima. Alessio in quella settimana era mancato a causa della consueta gita scolastica, e si era del tutto perso la faccia truccata e incipriata di Nicola alla festa. Pietro era sicuro che, se fosse stato presente, avrebbe di sicuro fatto apprezzamenti al magnifico rossetto rosso con cui Caterina aveva ridisegnato le labbra del suo ragazzo.

Alessio si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato:

-Quindi ora è il mio turno?-.

Alla vista della sua disperata e silenziosa disperazione, Pietro dovette trattenersi a fatica dallo scoppiare a ridergli in faccia.

-In un certo senso- gli disse, trascinandolo dolcemente verso l'interno del camerino; Alessio non oppose resistenza, anche se si voltò verso di lui in un ultimo tentativo di salvezza:

-Il mio compleanno è stato già qualche settimana fa. Dovresti ricordartelo-.

-Consideralo un secondo regalo in ritardo- tagliò corto Pietro. Aveva perfettamente in mente l'idea di come conciarlo, ed era altrettanto sicuro che Alessio l'avrebbe considerato in qualsiasi modo tranne che un secondo regalo ben accetto.

-Spero almeno tu scelga bene- brontolò, sconfitto.

Pietro gli lanciò un ultimo sguardo malizioso, prima di tirare la tendina, pronto ad andare a recuperare ciò che gli sarebbe servito:

-Abbi fiducia, e non sottovalutarmi-.

Pur non vedendolo, seppe che a quelle parole Alessio doveva aver inevitabilmente alzato gli occhi al cielo.


*


C'era in lieve alito di vento che continuava a scompigliarle i capelli, facendoglieli finire davanti agli occhi e alla bocca, e rendendole la vita impossibile ogni volta che avvicinava il suo bicchiere di spritz per bere.

Giulia sbuffò debolmente, seccata per quell'inconveniente.

-Secondo voi dove sono finiti quei due?- chiese Caterina, aguzzando la vista verso il resto della piazza, forse aspettandosi di rivedere Pietro ed Alessio raggiungerli.

Era la stessa domanda che si stava ponendo Giulia - così come Nicola e Filippo, a giudicare dai loro sguardi persi verso la strada laterale dove si erano divisi. Erano passati almeno venti minuti da quando loro quattro si erano avviati verso la piazza, fermandosi ad un tavolino all'esterno del Caffè della Piazza per ordinare quattro spritz. Per tutto quel tempo non avevano avuto alcuna notizia di quei due: per quanto ne sapevano, Pietro ed Alessio potevano anche aver raggiunto l'auto del secondo ed essere fuggiti chissà dove.

-Io direi più che altro cosa staranno facendo quei due- Giulia corresse l'amica con una punta di malizia, lasciando affiorare un sorriso divertito sulle labbra. Ogni volta che li vedeva insieme le sembrava di notare sempre di più quanto Pietro si ponesse verso Alessio in modi totalmente diversi rispetto a chiunque altro.

Erano gesti e cenni quasi casuali, sguardi sfuggenti e che non c'erano poi così spesso, ma si stupiva sempre di come né Nicola né Filippo non riuscissero a cogliere quelle sfumature.

-Ultimamente fanno spesso i misteriosi- commentò Filippo, pensieroso. Era seduto di fianco a Giulia, e lei non riusciva ad osservarne l'espressione riflessiva tanto quanto sarebbe riuscita se gli fosse stata seduta di fronte.

Nicola alzò le spalle, placidamente:

-Piuttosto che si scannino, meglio che vadano d'accordo e che spariscano per i fatti loro-.

Giulia annuì, tra sé e sé: era sinceramente sollevata, quasi contenta, di poter dire di non aver danneggiato l'amicizia che stava crescendo tra loro due. Per la prima volta da quando conosceva Pietro poteva dirsi felice di non essere riuscita nel suo intento di vendetta.

-Stanno cominciando ad andare anche troppo d'accordo- sottolineò Caterina, alzando un sopracciglio e poi bevendo subito dopo qualche sorso del suo spritz.

Giulia rise appena, annuendo vigorosamente:

-Magari ad Alessio riuscirà l'impresa miracolosa di rendere Pietro più sopportabile-.

Era piuttosto fiduciosa da quel punto di vista: Alessio era quel tipo di persona che per carattere riusciva, senza particolari sforzi, a tranquillizzare anche quelli che gli stavano attorno.

-Parli del diavolo ... - Filippo fece un cenno col viso verso un punto preciso della piazza, oltre le spalle di Giulia - Stanno tornando-.

Si girarono tutti a guardare dove aveva appena indicato. Giulia strizzò gli occhi e si sistemò meglio gli occhiali sul naso per vedere meglio: quando mise a fuoco le figure di Pietro ed Alessio per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.

-Ma ... - la voce di Nicola parve sorpresa e confusa allo stesso tempo - Cosa diavolo ha addosso Alessio?-.

Giulia scoppiò a ridere fragorosamente. Non riusciva ancora a distinguere del tutto il nuovo abbigliamento dell'amico, ma sapeva già in anticipo che doveva essere qualcosa di estremamente trash.



Alessio lo precedeva di qualche passo, continuando a sbuffare sommessamente, ma sforzandosi di camminare come se niente fosse. Pietro si guardò intorno, al limite tra l'imbarazzo e il divertimento più puro: c'era un gruppetto di ragazzini sulle panchine in mezzo alla piazza che, dopo qualche occhiata stranita, si erano di nuovo girati senza badare troppo a loro.

Non li stavamo imitando invece Giulia, Caterina, Nicola e Filippo: si erano voltati nella loro direzione qualche secondo prima, senza più distogliere lo sguardo. Giulia stava già soffocando dalle risate, e anche Caterina non riusciva molto a trattenersi. Nicola aveva un sorriso stampato in viso, e Filippo sembrava il più incredulo tra tutti loro.

"Iniziamo benissimo".

Per un attimo Pietro si sentì vagamente in colpa: era consapevole che il suo intento fosse proprio quello di mettere Alessio almeno un po' in imbarazzo - oltre che in ridicolo-, e che non avrebbe mai comunque raggiunto il livello di disagio che era toccato a lui nel camminare in una pizzeria affollatissima vestito da donna, ma una punta di pentimento fece capolino in ogni caso.

Quando arrivarono in prossimità del tavolino dove se ne stavano seduti i loro amici, Pietro li vide trattenere a stento le risate. Giulia e Caterina erano rossissime in viso per lo sforzo.

-Sei bellissimo, davvero- commentò Nicola, scuotendo appena il capo mentre osservava per bene Alessio.

Caterina riprese a ridere inevitabilmente:

-Uno splendore, veramente-.

Alessio li guardò entrambi con sguardo torvo, arrossendo appena:

-Non infierite pure voi, grazie-.

Pietro si portò una mano davanti alla bocca per nascondere la sua risata, ormai impossibile da trattenere oltre.

Non si era per niente trattenuto nel momento in cui aveva dovuto scegliere cosa regalare - e far indossare- ad Alessio, e i risultati si stavano vedendo. La maglietta che stava indossando in quello stesso momento era la stessa che aveva visto esposta in vetrina, nel negozio di intimo. L'unica certezza che aveva, nell'osservarla ancora addosso ad Alessio, era che quel viola, più lilla che altro, gli stesse semplicemente malissimo. Gli era stretta sui fianchi in modo goffo e, nonostante le numerose proteste, Alessio si era dovuto accontentare di quella taglia: i modelli più ampi erano già finiti, e a Pietro non era rimasto altro che chiedersi per tutto il tempo chi diavolo avesse avuto l'azzardo di comprarle.

Ricordava ancora l'espressione attonita che Alessio aveva in viso quando, dopo aver scostato la tenda del camerino, gli aveva passato i due capi d'abbigliamento da provare. Aveva squadrato la maglietta per interi secondi, afferrandola e tendendola per leggere la scritta stampata sul davanti - il disegno stilizzato e di un giallo fin troppo accesso di una banana, accompagnata dalla sola scritta "25 centimetri"-, borbottando tra sé e sé qualche imprecazione che Pietro non era riuscito a distinguere.

-Ho sola una domanda- esordì Giulia, che fino a quel momento era rimasta in silenzio - Quel che dice la maglietta è vero o è solo una diceria?-.

Ammiccò maliziosamente proprio alla scritta sulla maglietta, provocando una risata al resto del gruppo. Pietro si sentì arrossire violentemente, mentre lanciava un'occhiata di sottecchi ad Alessio: lui, al contrario suo, più che in imbarazzo sembrava semplicemente seccato.

-Secondo te?- chiese di rimando a Giulia, incrociando le braccia contro il petto, e coprendo di conseguenza il disegno della maglietta.

Il ghigno astuto che Giulia gli rivolse, prima di volgere gli occhi a Pietro, non fu affatto consolante:

-Allora lo chiederò a Pietro- disse, candidamente - Magari ha controllato personalmente-.

Pietro deglutì a vuoto, consapevole che il rossore del suo viso non poteva certo passare del tutto inosservato, né che avrebbe potuto incolpare il tiepido calore primaverile per quelle guance troppo imporporate.

Per un attimo si ritrovò ancora a ripensare a quando lui ed Alessio erano ancora al negozio, soli.

Ripensò al momento in cui Alessio aveva scostato la tendina, mostrandosi con quell'orribile maglietta addosso che gli stava troppo stretta, lamentandosi subito per come lo facesse sembrare. Aveva avuto da ridire anche sul paio di boxer che Pietro gli aveva fatto provare, incerto sulla misura adatta; in quel momento si era ritrovato a scorrere con gli occhi il corpo di Alessio, dalle spalle alla linea dei fianchi.

"Dovevo pur capire di cosa si stesse lamentando".

Aveva rialzato gli occhi solo diversi secondi dopo, quando Alessio l'aveva richiamato dopo essere stato ignorato troppo a lungo, cercando di relegare la sensazione di torpore ad un angolo remoto della sua mente.

Pietro si schiarì la gola, paonazzo:

-Non dovevi fare una sola domanda?- ribatté, evadendo del tutto l'interrogativo di Giulia. Lei sbuffò seccata, ributtandosi indietro con la schiena contro lo schienale della sedia:

-E voi sapete che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda?-.

Prima che quella loro conversazione potesse proseguire, ci pensò Filippo a tirarli fuori dall'inghippo:

-Ma che è successo mentre eravate chissà dove?- chiese, ancora un po' disorientato.

Pietro tirò un sospiro di sollievo: a quella domanda poteva rispondere senza paura di sentirsi a disagio.

-Nulla di strano- disse, sentendosi addosso lo sguardo torvo di Alessio - Regalo in ritardo per il suo diciannovesimo compleanno-.

-Altrimenti detto "favore ripagato per il travestimento al suo, di compleanno"- lo corresse subito il biondo, scuotendo con rassegnazione il capo.

Risero di nuovo tutti, Pietro compreso: si sentiva decisamente meno in difficoltà in quel momento, mentre Giulia ancora non si era data ad altre domande imbarazzanti.

-Ora ha senso- rise appena Nicola, annuendo.

Pietro lanciò un'occhiata maliziosa ad Alessio, prima di proseguire:

-E la parte migliore non ce l'ha nemmeno addosso ora-.

Era piuttosto sicuro che Alessio non l'avrebbe mai definita la parte migliore - era del tutto impossibile anche solo pensare di poter spendere qualche parola positiva riguardo i boxer scuri con quel pattern di orsetti multicolore-, ma in quel momento poco importava.

Caterina li guardò sgranando gli occhi, trattenendo a stento l'ennesima risata:

-Vuoi dire che ... -.

-Non vuol dire nulla- la interruppe subito Alessio, frettolosamente - E in ogni caso scordatevi che improvvisi mai qualche spogliarello davanti a tutti voi-.

Giulia sbuffò con fare teatrale:

-Peccato. Vuoi mantenere l'esclusiva per Pietro?-.

Stavolta fu il turno di Alessio di girarsi verso di lui e guardarlo maliziosamente. Sotto quello sguardo, Pietro si sentì di nuovo in estremo imbarazzo, ancor più di prima, ed ancor di più di quando si erano ritrovati in negozio.

-Sì, in questo caso sì-.

Tacque inevitabilmente, abbassando gli occhi per un secondo che gli parve durare un'era.



NOTE DELLE AUTRICI

Eccoci tornate in questa serata un po' uggiosa.

Finalmente scopriamo in cosa consisteva la misteriosa vendetta di Pietro. Vi sareste mantenuti anche voi sul leggero come ha fatto lui, oppure ci sareste andati più pesanti?

E concordate con le opinioni di Giulia in merito a certi attributi di Alessio?

A venerdì prossimo con un cambio di atmosfera e ritorni inattesi... Di chi stiamo parlando? Lo scoprirete tra pochi giorni!

Kiara & Greyjoy

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