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Capitolo 27 - Il passato è una terra straniera (Pt. 3)

-Direi di spostarci tutti in salotto per stare un po' più larghi-.

Senza aspettare ulteriori risposte, si avviò verso il salotto, dove lui ed Alessio erano rimasti durante l'attesa dell'arrivo degli altri. Non si erano parlati molto, in quel frangente: Pietro aveva come percepito che il momento propizio per parlargli, e provare a spiegare cosa fosse successo con Filippo l'anno prima, fosse inevitabilmente passato con la telefonata di Caterina. Non aveva idea se l'occasione sarebbe tornata, almeno in quella giornata.

Filippo e Giulia si sedettero subito sul divano che si trovava al centro della sala, mentre Nicola e Caterina rimasero in piedi, di fronte a loro in egual attesa. Anche Pietro non andò a sedersi, appoggiandosi piuttosto contro la parete, accanto alla finestra.

Alessio riuscì a ritagliarsi un po' di spazio sul divano accanto a Giulia, appoggiando cautamente il regalo a terra, lungo il pavimento. Continuava ad osservarlo con fare dubbioso, e Pietro sperò solo che non avesse già intuito la vera natura di quel pacco.

Spostò lo sguardo su Giulia, accanto al biondo: sembrava piuttosto a suo agio, forse convinta che, rimasti da soli, lui ed Alessio avessero già chiarito qualsiasi cosa fosse rimasta in sospeso. Sembrava troppo rilassata per pensare che ci fosse qualcosa che non andava.

-Credo di aver capito che mi avete regalato-.

Alessio sembrava essersi fatto coraggio, protendendosi verso il pacco e alzandolo di nuovo, meno delicatamente; Pietro fu sicuro di aver appena percepito il riverbero della melodia prodotta da quello spostamento.

Anche Alessio doveva averlo sentito, perché sgranò immediatamente gli occhi, guardando tutti loro incredulo:

-Se è davvero quel che penso, voi siete tutti pazzi-.

-Scopriamolo, allora- lo incalzò Giulia.

Alessio seguì il consiglio alla lettera: la carta colorata si strappò facilmente, mentre la scostava per scoprire una custodia nera, dalla forma inequivocabile di chitarra.

-Confermo: siete pazzi. Fottutamente pazzi-.

Fece scorrere la cerniera abbastanza velocemente, muovendo appena la custodia: dall'interno provenne di nuovo il suono prodotto dalle corde sfiorate, amplificato dalla cassa di risonanza.

Quando la custodia fu del tutto aperta, Alessio poté avvicinarsi maggiormente, ed esaminarne il contenuto: Pietro l'osservò mentre toccava lentamente sulla superficie lucida e chiara della cassa della chitarra classica, arrivando a sfiorarne le corde tese con i polpastrelli. Sembrava totalmente incantato e perso in quei gesti delicati, lenti in un modo ipnotizzante.

-Tempo fa avevi detto che alla tua erano saltate due corde, e che ormai era vecchia- iniziò a parlare Caterina, mentre Alessio alzava gli occhi su di lei - Quindi ne abbiamo approfittato-.

Era stata una proposta partita proprio da Caterina, si ritrovò a ricordare Pietro, quella di fare un regalo collettivo per poter investire abbastanza soldi in quella chitarra. Nessuno aveva pensato ad altre alternative, ed ora, nel vedere Alessio così concentrato e meravigliato, non poté fare a meno di pensare che l'idea era stata assolutamente azzeccata. Non aveva mai immaginato, prima di saperlo da Caterina, che Alessio suonasse: si ritrovò a sperare, per un momento, che qualcuno gli proponesse di strimpellare qualcosa.

-Che te ne pare?- gli chiese Nicola, le braccia incrociate contro il petto e ancora in piedi, di fronte all'amico.

Quando Alessio alzò il viso, a Pietro parve di intravedere gli occhi vagamente lucidi:

-È bellissima, sul serio- farfugliò, prendendo con delicatezza la chitarra e poggiandola sulle ginocchia - Non dovevate-.

Fece scorrere appena le dita sulle corde tese, lungo tutta la tastiera, con gesti calcolati e sicuri. Sembrava essere abituato, completamente a suo agio, al contatto ruvido con le corde.

-Ora potrai farci anche qualche concerto privato- lo incalzò Giulia, dandogli una leggera gomitata.

Alessio la guardò con un sopracciglio alzato:

-Solo dietro lauto compenso-.

Per un attimo Giulia si rabbuiò:

-Credo che allora mi accontenterò di immaginarmelo-.

Di fronte alla sua taccagneria risero un po' tutti, Alessio compreso. Anche Pietro si lasciò andare ad un sorriso divertito, appena accennato: si sentiva meno a disagio in quel momento, con tutti gli altri a rendere l'atmosfera meno pesante, che non prima da solo con Alessio.

Filippo si voltò verso di lui di colpo, come se gli fosse venuto in mente qualcosa che, fino a poco prima, sembrava aver dimenticato:

-Hai qualcosa da sgranocchiare?-.

Pietro trattenne a stento un'imprecazione: doveva essere sembrato un terribile padrone di casa, per essersi completamente scordato di offrire qualcosa a quelli che erano a tutti gli effetti suoi ospiti. Avrebbe fatto una figura ancor peggiore di lì a poco, quando si sarebbero resi conto che, anche con tutta la buona volontà del mondo, in casa non c'era quasi nulla che potesse fare al caso loro.

-Vado a vedere in cucina- Pietro si staccò dalla parete, lanciando poi un cenno di rimando a Filippo - Anzi, potresti venire anche a darmi una mano-.

Filippo sbuffò sonoramente, ma dopo alcuni secondi si alzò ugualmente. Anche Nicola fece qualche passo avanti, seguendoli:

-Vengo anche io-.

Pietro annuì, avviandosi verso la cucina: riusciva già ad immaginarsi la faccia delusa di Filippo nello scoprire che, al contrario delle sue aspettative, sarebbe riuscito a mangiare ben poco.




-Potevi suonare qualcosa, però-.

Caterina si avvicinò a grandi passi, guardandolo storto: sembrava alquanto delusa, forse ancor più di Giulia. Di fronte a quelle tacite proteste, Alessio si ritrovò a sbuffare sconfitto:

-Quando tornano gli altri vi suonerò qualcosa- si arrese, alzando gli occhi al cielo - Non pressatemi-.

Fece passare distrattamente le dita sulle corde, strimpellando una melodia stonata, senza impegno. Non era del tutto convinto di voler davvero suonare davanti a tutti - si sentiva sempre terribilmente in imbarazzo in quel genere di situazioni-, ma era altrettanto consapevole che sia Giulia che Caterina avrebbero insistito fino a quando non avrebbe ceduto del tutto. E poi, in fondo, se lo meritavano: non si era minimamente aspettato un regalo del genere, per niente.

Era calato il silenzio, le voci di Pietro, Filippo e Nicola che arrivavano ovattate dalla cucina, accompagnate dal cigolio di sportelli delle credenze che venivano aperti. La sua attenzione venne richiamata solamente da Giulia, che si schiarì la voce; quando si girò verso di lei, lo stava osservando con un sorriso esitante:

-Ma quindi ... - iniziò, parlando a bassa voce per farsi sentire unicamente da Alessio e Caterina - Tu e Pietro avete parlato di quel che è successo due settimane fa?-.

Alessio non si sorprese di quella domanda. Non aveva più toccato l'argomento con nessuno, neppure con Giulia, e non si stupiva affatto dell'esitazione con cui gli si era rivolta. Trovandolo lì, a casa con Pietro e da solo, doveva aver dato per scontato che tutto fosse chiarito.

-In realtà no- sospirò sconsolato.

-Ma come?- Caterina andò a sedersi di fianco a Giulia, sgranando gli occhi stupita allo stesso modo dell'amica - Eravate qui da soli ... Davamo per scontato che non ci fossero problemi tra di voi-.

-Non è che ci sono problemi, è che semplicemente non abbiamo ancora toccato l'argomento- si ritrovò a spiegare velocemente Alessio, faticando a mantenere lo stesso tono bisbigliato delle altre due - Prima l'ho incontrato con suo fratello mentre erano in giro, mi ha spiegato che gli era saltato l'impegno che aveva per oggi, e ho dato loro un passaggio fino a casa. Per questo ero con lui-.

Tralasciò la parte in cui Pietro aveva cercato, anche se per un attimo fuggente, di introdurre proprio quell'argomento; evitò di parlare anche del fatto che, se non l'avesse fatto lui, avrebbe cercato per primo di provare a spiegare la situazione prima di andarsene.

-Ma tu ... - Giulia abbassò per un attimo gli occhi, in una timidezza che non le si addiceva. Si torturava le mani con nervosismo, a disagio:

-Voglio dire: ce l'hai con lui per quel che ti ho detto?-.

Alessio dovette trattenere a stento una risata amara: era difficile pensare a Pietro e a quel che aveva saputo di lui, quando a casa doveva passare il tempo sperando che suo padre non scaraventasse un'altra sedia nello spazio del salotto per sfogarsi e non mettere le mani addosso a sua madre.

-Se devo essere sincero, ho avuto altre cose a cui pensare- mormorò, più cupo di quel che si sarebbe aspettato lui stesso. Con la coda dell'occhio vide Caterina osservarlo con sguardo grave:

-Le stesse per cui non sei andato a scuola negli ultimi giorni?-.

Alessio annuì impercettibilmente, in difficoltà:

-Diciamo di sì-.

Sperò che non gli facessero altre domande, perché inventarsi scuse per non parlarne lo avrebbe fatto sentire in colpa. Le sue speranze vennero realizzate quando Giulia sospirò pesantemente, prendendo la parola:

-Comunque forse faresti meglio a dirglielo. Credo che Pietro sia convinto che tu te la sia un po' presa-.

"Ovvio che lo pensa".

C'erano stati mille segnali a confermargli quel sospetto: era tutto il giorno che era strano, schivo nei suoi confronti come non lo era mai stato. Giulia non aveva fatto altro che confermargli quale fosse la causa di tutto ciò.

Non fece in tempo ad aggiungere altro: il secondo dopo il rumore di passi provenienti dalla cucina si fece sempre più vicino. Tempo un attimo dopo e Pietro, Nicola e Filippo - le mani che trasportavano ciotole riempite di patatine, e una bottiglia di thè- fecero il loro ritorno in salotto.

-Abbiamo recuperato solo questa roba- disse Pietro, appoggiando tutto sul tavolino di fronte al divano - Se avessi saputo che avremmo festeggiato qua avrei fatto rifornimento-.

-Andrà bene lo stesso- lo rassicurò Caterina, con un sorriso che sembrava mascherare l'apprensione che aveva mostrato verso Alessio fino un attimo prima.

Anche Giulia sembrò ritrovare l'allegria: si voltò verso di lui con un sorriso malizioso, e prima ancora che aprisse bocca, Alessio già sapeva cosa stava per dire.

-Sbaglio o ci avevi promesso un concerto privato quando sarebbero tornati loro?-.

Sbuffando sonoramente, ad Alessio non rimase altro che imbracciare meglio la chitarra, accordarla, e sperare che gli venisse in mente qualcosa di decente da suonare.

*

-Meglio andare, ora-.

Giulia era la più vicina alla porta d'ingresso, e l'aprì prima ancora che Pietro riuscisse ad avvicinarvisi. Avevano passato circa due ore nel salotto della casa, e ora che stavano arrivando le cinque del pomeriggio, sia Caterina che Giulia avevano ricordato a tutti i presenti che, di lì a poco, sarebbero dovute tornare in piazza per poi tornare a casa della prima.

Alessio si tenne in disparte, mentre osservava Caterina, Nicola, Giulia e Filippo dedicarsi agli ultimi saluti, prima di uscire. Non aveva pensato ad una scusa per giustificare il fatto di non andarsene con loro: a parte qualche sguardo confuso da parte di Nicola e Filippo, nessuno gli aveva domandato come mai non si stesse preparando anche lui per levare le tende. Nemmeno Pietro sembrava sorpreso, né aveva fatto domande.

-In fin dei conti è stata una bella giornata- commentò Caterina, uscendo dalla porta d'ingresso e fermandosi appena fuori, insieme agli altri tre - Anche se ho ancora fame-.

-Visto il poco preavviso, è già tanto che vi abbia potuto offrire qualcosa- le rispose Pietro, le braccia incrociate contro il petto e un sorriso sarcastico sulle labbra. Sembrava decisamente più rilassato rispetto a prima della festa, ma Alessio sapeva che si trattava solamente di un'apparenza di facciata: Pietro stava battendo il piede a terra nervosamente, e i tratti del volto erano tesi.

-Ma tu non vieni?-.

Nicola si sporse un po' verso l'interno della casa, guardando Alessio confuso. Di fronte a quella domanda, ormai inaspettata, il biondo si ritrovò impreparato:

-Sì, tra poco vado anche io-.

-Non è che avete un appuntamento segreto, voi due?- ironizzò Filippo, trattenendo a stento una risata divertita di fronte ad Alessio e alla sua espressione attonita. Era sicuro che, girandosi, avrebbe trovato Pietro nello stesso stato.

-Non rubarmi le battute- Giulia tolse loro il disturbo di rispondere, prendendo Filippo per un braccio e trascinandolo lungo il vialetto che portava al cancello - Ci vediamo!-.

Alessio li osservò andarsene, mentre uscivano dal cancello: qualche secondo dopo i suoi amici erano già fuori dal suo campo visivo, sotto le luci aranciate del sole del tardo pomeriggio primaverile.

-Finalmente un po' di calma- borbottò Pietro, mentre richiudeva la porta d'ingresso con un leggero tonfo. Rimase fermo per qualche istante, le mani ancora sulla maniglia mentre dava le spalle ad Alessio. Sembrava d'un tratto essere tornato allo stesso stato d'animo di prima, quando gli altri ancora non si erano fatti vedere, o perlomeno era la sensazione che aveva Alessio. Era difficile azzardare qualche ipotesi senza poter studiare l'espressione di Pietro, ancora celata.

Scrollò le spalle, decidendo di prendere in mano la situazione e farsi avanti: fece qualche passo verso di lui, già pronto a spiegargli il vero motivo per cui non se ne era già andato. Seguire il suggerimento di Giulia gli sembrava la cosa più sensata da fare: andarsene di lì senza parlare con Pietro sarebbe stato inutile e deleterio. Doveva perlomeno provarci.




NOTE DELLE AUTRICI

Finalmente il misterioso pacco è stato svelato, e il suo contenuto sembra essere particolarmente prezioso per Alessio. La suonerà ancora, in futuro, per altri "concerti" davanti ai suoi amici?

E come si evolverà il suo rapporto con Pietro, ora che, forse, resteranno da soli? Il confronto con Giulia e Caterina avrà dato uno scossone alla situazione?

A venerdì per scoprire insieme se, finalmente, si parleranno!

Kiara & Greyjoy

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