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Capitolo 26 - Into the fire (Pt. 3)

Come on, come on
Put your hands into the fire
Explain, explain
As I turn I meet the power
This time, this time
Turning white and senses dying
Pull up, pull up
From one extreme to another

(Thirteen Senses - "Into the fire")*


Una leggera brezza soffiava ancora, rendendo l'aria pomeridiana meno calda di quanto sarebbe stata senza quel vento. La piazza principale di Torre San Donato non era particolarmente affollata, come spesso accadeva; poco distante dalla panchina dove si trovavano, c'erano alcuni ragazzini in sella alle loro biciclette che schiamazzavano e che rompevano l'aria di noia che aleggiava.

Giulia rabbrividì appena, quando un alito di brezza un po' più forte la colpì in pieno viso. Cercò di risistemarsi i capelli, finiti davanti agli occhiali e ormai del tutto scombinati.

-Allora? Com'era Berlino?-.

Giulia si voltò appena verso Alessio, seduto accanto a lei. Erano rimasti soli da poco più di un minuto, quando Pietro aveva deciso di andarsi a prendere qualcosa da bere al Caffè della Piazza, con Caterina che l'aveva accompagnato per ordinare qualcosa a sua volta. Giulia aveva tirato un sospiro di sollievo: preferiva mille volte rimanere da sola con Alessio, piuttosto che dover condividere lo spazio stretto della panchina con il solo Pietro. Sapeva che, se si fossero ritrovati da soli, la rabbia nei suoi confronti sarebbe tornata viva esattamente come il giorno precedente.

-Interessante- bofonchiò, senza cercare di nascondere troppo di non essere dell'umore migliore – Non si notava l'entusiasmo durante la telefonata di venerdì?-.

Non era giusto prendersela con Alessio, questo lo sapeva, ma non era comunque riuscita a frenarsi né a nascondere il tono di sfida con cui gli si era rivolta.

-Durante quella telefonata a me sembravi solo scazzata- le rispose tranquillamente lui. Incrociando gli occhi chiari di Alessio, per un attimo Giulia si sentì in colpa verso di lui.

-Lo saresti stato anche tu al posto mio, Raggio di sole- mormorò, a mezza voce.

-Non preoccuparti, comunque-.

Anche con gli occhi abbassati, Giulia s'immaginò il sorriso rassicurante formato dalle labbra di Alessio, percepibile dalla sua voce.

-Dovrei essere riuscito a far ragionare abbastanza Nicola per evitare altre future sceneggiate di gelosia- proseguì, spingendo Giulia ad alzare di nuovo il volto verso di lui:

-Davvero?-.

Rimase ad osservare il viso dell'altro in attesa di una conferma. Nonostante la voce gentile che l'aveva quasi consolata e rassicurata, Alessio aveva l'aria tesa e delle brutte occhiaie viola sotto gli occhi: sembrava in debito di sonno, e tutt'altro che d'animo sereno.

-Sì- annuì, con convinzione – Gliel'hai detto a Caterina?-.

-Non avevo intenzione di farlo. D'altro canto era una cosa già conclusa venerdì sera- rispose Giulia, con una vena d'astio nella voce non appena le tornarono in mente le punzecchiature di Pietro in proposito – Certo, se non si fosse messo in mezzo Pietro a quest'ora non avrebbe sospetti sul fatto che effettivamente qualcosa è successo-.

Dopo quell'intervallo e quella conversazione sciagurata, Caterina le aveva fatto qualche altra domanda. Si era vista respingere qualsiasi richiesta di spiegazione per quello scambio di battute che c'era stato, ma Giulia sospettava che, prima o poi, avrebbe sul serio dovuto darle qualche risposta.

-Che le ha detto?- domandò ancora Alessio, che però non sembrava troppo preoccupato.

-Non le ha detto nulla direttamente, ma mi ha lanciato frecciatine davanti a lei-.

Giulia sbuffò sonoramente, il nervoso che l'aveva accompagnata per la maggior parte delle ore il giorno precedente che tornava prepotentemente a dominarla.

Si sentiva gli occhi di Alessio addosso, ma non si sentiva in vena di scoprire se il suo fosse il genere di sguardo di chi voleva sapere molto di più di quel che lasciava trapelare, o un'espressione dubbiosa di chi non ha afferrato fino in fondo il nocciolo della questione.

Tenne lo sguardo verso l'ingresso del Caffè della Piazza, oltre la quale Pietro e Caterina erano spariti da ormai qualche minuto: per un attimo si sentì irrequieta a saperli da soli ed insieme.

-Non siete molto amici voi due, vero?-.

Giulia sbuffò divertita, come se la risposta che Alessio stava attendendo fosse talmente evidente da non meritare nemmeno una parola in proposito.

Sospirò, voltandosi verso di lui e rivolgendogli un sorriso sarcastico:

-Si nota così tanto?-.

-Non troppo, a dire il vero, ma non si può nemmeno dire che abbiate questo gran rapporto- replicò Alessio, alzando le spalle.

Quella sorta di ingenuità di Alessio derivava sicuramente dal non essere stato del tutto parte integrante del gruppo quando i rapporti con Pietro erano ancora tesi quanto una corda di violino, di questo Giulia ne era pienamente consapevole. Era sicura che, se l'anno prima Alessio avesse conosciuto Pietro, in quel momento avrebbe avuto molto più chiare certe dinamiche.

Poteva anche comprendere la sua visione: era arrivato quando, in fin dei conti, le cose tra di loro si erano distese, a tratti rilassate. Non poteva capire quanto poco bastasse per riaccendere la miccia.

-Caterina non ti ha mai detto nulla di quel che è successo tra me e Pietro l'anno scorso, eh?-.

Giulia parlò lentamente, riuscendo a percepire la pericolosità del sentiero che aveva appena intrapreso. D'un tratto quella che sembrava essere una pagina già chiusa definitivamente, non le sembrò più tanto tale: la frecciatina che Pietro le aveva rivolto il giorno prima non era stata così terribile come le precedenti, ma non aveva fatto altro che portare di nuovo a galla certe ferite che Giulia faticava ancora ad accettare.

Studiò attentamente il viso di Alessio, d'un tratto meno sicuro e più confuso:

-No- disse, dopo qualche secondo di silenzio – C'è qualcosa che dovrei sapere?-.

Parlò con una certa cautela, come se fosse indeciso se porle quella domanda.

-Non mi ha mai sopportato, credo-.

Giulia quasi si stupì nel sentirsi parlare in maniera così fredda, quasi distaccata. La rabbia che provava in quel momento, nel ripercorrere con la memoria certi avvenimenti, si stava incanalando in quella sorta di impassibilità calcolata.

-Ancora prima di conoscermi sul serio, ancora prima di mettermi con Filippo- continuò ancora, stavolta con un po' più di fervore, intuendo, in un attimo, che difficilmente sarebbe riuscita a fermare il livore che la stava guidando – E poi quando ha scoperto che ci eravamo messi insieme ... -.

Fece una pausa, abbassando gli occhi per un secondo.

Per un attimo fugace le tornarono in mente le ore di scuola del 25 maggio, il malessere misto alla felicità più pura. Il pensiero che Pietro fosse riuscito a rovinarle persino il ricordo di quel giorno la fece infuriare ancor di più, come se fosse la prima vera volta in cui se ne rendeva conto.

-Cosa?-.

Alessio si era sporto appena un po' di più verso di lei, la fronte aggrottata e le iridi azzurre ancor meno luminose di prima. Sembrava sul punto di star ricevendo una notizia del tutto inaspettata, e tutt'altro che gradita.

Per un secondo Giulia si bloccò, chiedendosi se quella fosse la cosa giusta. Era giusto che Alessio sapesse? Di certo, dopo quella rivelazione, la sua immagine di Pietro non sarebbe più stata la medesima. Si sarebbe sporcata, irrimediabilmente.

Forse, in un momento di lucidità, si sarebbe fermata in tempo; in quel frangente, però, era la rabbia a parlare per lei.

-Ha quasi picchiato Filippo, dopo un litigio- disse infine, con voce chiara – Dopo che mi ha offesa davanti a lui-.

Fu il turno di Alessio di abbassare lo sguardo, anche se per poco; quando lo rialzò, a Giulia sembrò quasi che si fosse incrinato qualcosa nelle sue iridi azzurre.

-Ora tra di loro hanno chiarito, da parecchi mesi ormai. Ed in realtà ha chiesto scusa anche a me ... -.

-Ma non ti fidi ancora del tutto- concluse per lei Alessio, a voce bassa. Forse per la prima volta da quel 25 maggio, Giulia si sentì, in un certo qual modo, compresa e non compatita.

-Come potrei fidarmi di uno così?- gli chiese, esasperata – Tu ti fideresti?-.

Alessio la guardò per lunghi secondi in silenzio, e Giulia non riuscì a capire fino in fondo cosa potesse passargli per la testa in quel momento. La sua espressione non stava lasciando trasparire alcuna emozione, non all'esterno, non davanti a lei: per la prima volta da quando lo conosceva lo vide rimanere senza parole.

-Io ... -.

Alessio non fece in tempo a concludere la frase, anche se Giulia aveva il sospetto volesse solamente temporeggiare. Sussultarono entrambi quando la suoneria di un telefono prese a squillare, interrompendo l'atmosfera tesa che si era instaurata.

Alessio tirò fuori il proprio telefono dalla tasca della giacca, aggrottando per un attimo la fronte leggendo il nome del mittente; a Giulia non rimase che stare in silenzio, mentre lo ascoltava rispondere, subito dopo essersi portato il cellulare all'orecchio.

Fu in quell'istante che si rese conto, quasi ironicamente, di sentirsi colpevole come mai prima d'allora.








Il tintinnio delle tazzine quasi sovrastava la musica proveniente dalla radio accesa, una delle poche fonti di rumore che interrompevano il silenzio lì dentro.

Caterina si appoggiò stancamente al bancone, tirando un sospiro annoiato: c'era ancora parecchia gente in fila, in attesa di ordinare qualcosa esattamente come era intenzione sua e di Pietro. Non se la sarebbero cavata così velocemente come aveva pensato mentre varcavano la soglia del bar, poco prima.

-Forse entro il prossimo mese ce la faremo- sussurrò a bassa voce, per farsi sentire solo da Pietro.

-Mi sembri un po' troppo ottimista- replicò lui, lanciando un'occhiata eloquente alla fila davanti a loro. C'erano solo due baristi che cercavano di servire tutti il più in fretta possibile, ma anche così i tempi sembravano tutt'altro che pronti ad accorciarsi.

-Addirittura?- rise Caterina, sconsolata.

Pietro rise insieme a lei, annuendo con convinzione. Se ne rimasero in silenzio qualche altro secondo, Caterina ancora appoggiata al marmo freddo del bancone: cominciava ad invidiare Giulia ed Alessio, che se ne erano rimasti comodamente seduti fuori, sulla panchina che avevano occupato poco dopo essersi ritrovati tutti assieme nella piazza.

-Posso chiederti una cosa?-.

Caterina alzò gli occhi verso Pietro, incuriosita: ad una prima occhiata le parve quasi nervoso, come se ciò che stava per domandarle lo mettesse automaticamente a disagio.

-Mi devo preoccupare?- gli chiese, ironicamente – Di che si tratta?-.

Pietro sembrò esitare per qualche secondo, mentre si mordeva il labbro inferiore ed abbassava lo sguardo per un attimo. Per un secondo Caterina si preoccupò davvero.

-Con quel Giovanni ... - Pietro iniziò con voce incerta, così insolita per lui – Insomma, che è successo in gita con lui?-.

Per i primi secondi Caterina temette di aver capito male. Guardò Pietro basita, gli occhi sgranati e sinceramente disorientata da quella domanda. Si era aspettata di tutto, tranne che Pietro le domandasse di Giovanni e della gita.

-Direi niente di che- disse infine, con la sorpresa che faticava a diminuire – L'abbiamo conosciuto un giorno mentre pranzavamo, abbiamo fatto qualche parola ... Poi venerdì è rimasto per un po' con me e Giulia perché era rimasto chiuso fuori dalla sua stanza-.

Pietro la guardò a lungo, annuendo appena:

-Solo questo?-.

Caterina sbuffò sonoramente, indispettita da quella continua ricerca di Pietro di conferme:

-Senti, dove vuoi andare a parare?- gli chiese, di scatto.

La fila si stava accorciando sempre di più, e presto sarebbe stato il loro turno per ordinare; in quel momento, però, cominciava a non importarle nemmeno: era decisamente più importante riuscire a capire, finalmente, cosa ci fosse sotto quelle mille domande che a lei sembravano semplicemente senza senso.

-Era solo una curiosità- cercò di minimizzare Pietro, scrollando le spalle, e incrociando le braccia contro il petto. Risultò talmente poco credibile che Caterina sospettò che non si fosse nemmeno sforzato di trovare una scusa decente.

-No che non lo è- lo contraddisse con forza, sforzandosi di non alzare la voce per il nervosismo – Tu e Giulia ieri siete stati strani. Non sono idiota, ho capito che c'è qualcosa dietro-.

Era una sensazione che l'aveva accompagnata da quell'intervallo fino a quello stesso momento, con Pietro che inaspettatamente aveva tirato fuori di nuovo quel discorso.

Non le ci era voluto molto per capire che Giulia le stesse nascondendo qualcosa, non dopo quel che era successo il giorno prima: doveva essere qualcosa che girava intorno alla telefonata avvenuta venerdì sera, e qualcosa che, a quanto pareva, voleva tenere per sé.  Aveva l'impressione, però, che da Pietro avrebbe avuto molte più risposte, o perlomeno quelle che cercava.

-Volevo solo capire se effettivamente c'era stato qualcosa tra te e lui, o tra lui e Giulia- sospirò Pietro, a disagio – Mi è venuto il dubbio vedendovi insieme ieri-.

Caterina dovette trattenersi per non imprecare ad alta voce:

-Lo stavamo solo salutando- disse, seccata, chiedendosi cosa mai avrebbe potuto pensare Pietro nel sapere che anche quella mattina stessa lei e Giulia si erano fermate per qualche minuto con Giovanni – Ora mi puoi spiegare da dove viene il tuo dubbio?-.

Era palese che quell'idea di Pietro non provenisse direttamente da lui. Caterina rimase in silenzio, in attesa: non sapeva se sperare che i suoi sospetti si rivelassero fondati, o se sperare che fosse effettivamente Pietro a fidarsi poco di lei e Giulia.

Pietro non sembrò intenzionato a risponderle subito. Rivolse lo sguardo altrove, forse fin troppo in imbarazzo, o in preda all'indecisione. Fu solo dopo parecchi secondi che, sospirando rumorosamente, sembrò arrendersi:

-Quando ieri mi hai chiesto se Nicola avesse saputo che eravate insieme, effettivamente non ti ho detto tutto- mormorò, il viso arrossito e la voce ancora esitante – Si era preso un po' male, in realtà-.

"Sapevo che si trattava di Nicola".

-Che intendi?- lo incalzò ancora Caterina, a bassa voce. Temeva di conoscere già la risposta, ma voleva sentirla comunque da Pietro.

-Si era un po' ingelosito- le rispose, con una smorfia – Però poi si è calmato, Alessio l'ha fatto ragionare ... E ha lasciato perdere-.

Di tutto quello che Pietro le aveva detto negli ultimi minuti, quella fu l'unica cosa che non la meravigliò affatto. Probabilmente era questo che Giulia le aveva taciuto, e che anche Pietro aveva cercato di tenerle nascosto.

-Non lo sapevo- mormorò, stancamente. Negli ultimi giorni, durante le telefonate che aveva avuto con Nicola, non aveva minimamente sospettato della cosa: nulla delle loro conversazioni aveva lasciato presupporre un episodio di gelosia da parte sua durante la serata di venerdì. Forse aveva ragione Pietro: doveva aver davvero lasciato perdere dopo aver riflettuto razionalmente alla situazione.

-Me ne ero accorto- Pietro esitò per un attimo, prima di poggiarle una mano sulla spalla – Comunque non mi preoccuperei troppo al posto tuo. Magari gli parlerei una volta tornato da Londra, ma solo quello-.

Quasi in automatico Caterina si ritrovò ad annuire, persa tra mille pensieri che, al contrario di quel che si era appena sentita consigliare, non la lasciavano così serena come invece avrebbe sperato.





*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Siamo arrivati ad un punto di svolta del capitolo, con Giulia che rivela certi dettagli del passato suo e di Pietro, e con quest'ultimo che finalmente parla chiaramente a Caterina. Sono entrambe rivelazioni che potrebbero avere conseguenze evidenti. Secondo voi come reagirà Alessio? E Caterina dirà qualcosa a Giulia, per averle omesso certi particolari?

Lo scopriremo mercoledì prossimo!

Kiara & Greyjoy

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