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Capitolo 26 - Into the fire (Pt. 2)

Si stava maledicendo enormemente per non essere stato più fermo e meno volubile. Pietro sbuffò tra sé e sé, mentre si avviava lungo il corridoio del Virgilio, seguito da Alberto, che portava alla porta sul retro; mancavano pochi minuti alla campanella di fine scuola, e la porta era ancora chiusa. Fece un po' di forza sul maniglione, spingendo e riuscendo ad aprirla: inspirò a pieni polmoni l'aria pungente e fredda di fine marzo, quella che preannunciava l'arrivo della primavera e delle piogge di stagione.

Aveva deciso di rimanere a scuola anche durante l'ora buca solo per non lasciare Alberto da solo: la presenza di Laura era stata un forte deterrente a quell'idea, ma stringere i denti gli era servito e appostarsi su uno dei tavoli di fianco ai bagni del pianterreno era stato ancor più utile per evitarla del tutto.

Alberto lo seguì silenziosamente, mentre richiudeva dietro di loro la porta a vetri che di lì a poco, in ogni caso, sarebbe stata riaperta dall'orda di studenti che si sarebbero fiondati alle corriere.

-Ne vuoi una?-.

Pietro si girò indietro verso l'amico: gli stava porgendo un pacchetto aperto di sigarette, invitandolo a prenderne una. Pur a malincuore, Pietro si ritrovò a scuotere il capo:

-In realtà pensavo di andar a prendere i posti in corriera- borbottò, stancamente. Era una sua iniziativa, quella: non aveva più parlato né con Caterina né con Giulia dal giorno precedente, quando al primo intervallo gli avevano proposto dell'uscita di quel pomeriggio. Poteva immaginare facilmente che sarebbero state entrambe sulla Galliera, per quel giorno: tenere un posto anche a loro sarebbe stata l'occasione giusta per chiedere a che ora avevano intenzione di trovarsi.

-Ma a chi?- domandò Alberto, aggrottando la fronte – Gli altri sono tutti in gita. Ma poi tu non prendi un'altra corriera?-.

-Non per queste due settimane- rispose Pietro, stringendosi nelle spalle – E poi devo parlare con la ragazza di Nicola-.

Ommise il nome di Giulia per non vedersi rivolgere troppe domande; in qualsiasi caso, Alberto sostituì in fretta l'espressione confusa con un sorriso malizioso:

-Non dirmi che c'è qualcosa tra te e lei-.

Pietro si ritrovò a sgranare gli occhi nell'istante stesso in cui intuì cosa volesse sottintendere l'altro:

-Sei scemo?- sbottò, incredulo – Non sono così infame-.

Non seppe bene perché, ma immaginò che, se Alessio fosse stato lì ad ascoltare quella conversazione, sarebbe scoppiato a ridere dicendogli che, in quel caso, non avrebbe potuto far nulla per difenderlo dalle ire funeste di Nicola.

-In effetti no, non sei così stronzo- ragionò Alberto, accendendosi la sigaretta che aveva appena portato alle labbra – Non così tanto, almeno-.

-Consolante, Alberto, davvero- Pietro gli lanciò uno sguardo torvo, prima di decidere di lasciar perdere e limitare ad una piccola grottesca parentesi quello scambio di battute – Io vado, comunque. Ci vediamo domani-.

-A domani- Alberto gli lanciò un ultimo ghigno divertito – E spera di non avermi detto cazzate e di non esserti fatto la ragazza di Nicola-.

Il dito medio che gli rivolse Pietro bastò per farlo scoppiare in una risata fragorosa.

Si avviò lungo il sentiero sterrato, arrivando un minuto dopo sul ciglio della strada. Sembrava essere il suo giorno fortunato, quello, perché la Galliera era già lì, ferma poco distante da lui; le altre corriere che di solito passavano per la fermata del liceo ancora non erano arrivate.

Fu il primo a salire, i sedili ancora praticamente tutti vuoti: si incamminò a passi cadenzati verso le ultime file, lasciando la tracolla a cavallo dei due sedili della terzultima fila, e sedendosi a sua volta su quella davanti. Sperò che Caterina e Giulia non ci mettessero troppo ad arrivare, una volta suonata l'ultima campanella: non poteva certo impedire per troppo tempo che qualcun altro reclamasse dei posti comunque liberi.

Quando iniziò ad accumularsi gente, dopo qualche minuto, poté tirare un sospiro di sollievo, osservando fuori dal finestrino chi saliva: le distinse entrambe in mezzo alla calca. Qualche secondo dopo sia Caterina che Giulia fecero il loro ingresso dalla porta posteriore della Galliera.

-Già qui?-.

Caterina stava facendo strada, arrivando in pochi passi veloci all'altezza del sedile di Pietro.

-Vi stavo tenendo i posti- spiegò lui, svogliatamente, mentre indicava con il pollice il sedile dietro il suo. Caterina gli passò la tracolla, prima di sedersi ed essere imitata a sua volta da Giulia, lo sguardo tutt'altro che riconoscente verso Pietro.

Non passarono molti altri secondi – come Pietro si era prospettato sin dal loro arrivo- prima che Caterina si alzasse e si appoggiasse al poggiatesta del sedile di Pietro, guardandolo con cipiglio appena infastidito:

-Non hai ancora riposto alla mia proposta-.

-Ti ho detto quale era la mia condizione per esserci-.

Caterina sbuffò sonoramente, facendosi ricadere sul suo sedile; Giulia non aggiunse nulla, e Pietro trattenne a stento una risata divertita. Aveva intenzione di farla rimanere in sospeso ancora per qualche minuto, prima di sciogliere la riserva.

Con la coda dell'occhio, con fare distratto, gli sembrò quasi di scorgere Laura tra gli ultimi studenti appena saliti sulla Galliera. Gli bastò anche solo avere il sospetto della sua presenza per spingerlo a girarsi del tutto.

Si pentì di averlo fatto non appena resosi conto che, senza alcuna ombra di dubbio, era proprio Laura ad essere lì: doveva aver preso la Galliera unicamente per arrivare in stazione e scendere per prendere la sua corriera della sua linea.

La vide avanzare lungo il corridoio, praticamente deserto, forse non ancora accortasi di lui; non passarono molti altri secondi al momento in cui anche lei alzò il viso, incrociando gli occhi che Pietro, pur controvoglia, continuava a tenerle addosso come a controllare che fosse ancora presente.

-Che hai da guardare?-.

Laura gli si rivolse con fare beffardo, nemmeno irritato: andò a sedersi sulla stessa fila di Pietro, dall'altro lato del corridoio.

-Nulla- si ritrovò a bofonchiare lui, di pessimo umore. Era la prima volta che si rivolgevano la parola da un po' di settimane: quando si ritrovavano in classe stavano sempre ben attenti, in un tacito accordo, a non ritrovarsi mai a conversare con le stesse persone contemporaneamente. Per il resto, pur restando nella stessa classe e incrociandosi per forza, non era troppo difficile evitare di parlarsi.

Laura lanciò un'altra occhiata a Pietro, prima di spostare lo sguardo più indietro, verso Caterina e Giulia, troppo intente a parlare tra loro per fare davvero caso alla sua presenza e al suo sguardo. Alla loro vista le si disegnò sulle labbra un ghigno particolarmente divertito:

-Vedo che hai cambiato compagnia- gli disse melliflua, lanciandogli un sorriso tutt'altro che benevolo – Sei sicuro di aver fatto la scelta giusta a stare con delle sfigate del genere?-.

Per quanto cercasse di non darlo a vedere, Pietro si sentì sprofondare.

Rimase inerme in silenzio, odiandosi per non riuscire nemmeno a darle il benservito; aveva l'impressione, però, che, se si fosse ritrovato a rispondere ancora, nulla avrebbe vietato a Laura di continuare con le sue frecciatine e le sue cattive parole. Strinse i denti e si voltò dall'altra parte, mentre la corriera si muoveva e ripartiva alla volta della stazione.

Quando arrivarono alla prima tappa del viaggio, Pietro poté finalmente tirare un sospiro di sollievo: Laura non aveva aggiunto altro, forse resasi conto che pur provocandolo non avrebbe ottenuto null'altro che il silenzio.

La guardò scendere con la stessa aria perfida con la quale gli si era rivolta per tutto il tempo, chiedendosi tra sé e sé come poteva anche solo sentire vagamente la mancanza di una persona del genere.

Quando Laura sparì del tutto dalla sua vista, Pietro si rilassò maggiormente contro il sedile: sembrava che quella settimana esistesse unicamente nella funzione di portargli solamente problemi.

-Se ti dico che non telefoneremo a Nicola e Filippo vieni oggi?-.

Pietro quasi sobbalzò: non si era accorto che Caterina si era di nuovo sporta sopra il sedile, guardandolo con occhi supplichevoli. Si girò meglio verso di lei, riprendendosi dal sussulto appena avuto:

-Sì, verrò- disse infine, annuendo.

-Dov'è che devi venire?-.

Quando si voltò, Pietro non ebbe lo stesso moto di sorpresa come poco prima: ormai aveva imparato a riconoscere la voce di Alessio piuttosto bene, e piuttosto in fretta. Doveva essere arrivato da pochissimo, senza essere notato, giusto in tempo per cogliere quelle ultime parole.

Senza nemmeno chiedere, si sfilò lo zaino dalle spalle, e scivolò al fianco di Pietro, sul sedile ancora libero.

Caterina sgranò gli occhi, rimanendo a bocca spalancata e con un'espressione al limite della disperazione:

-Dio, mi sono completamente dimenticata di dirtelo ieri!- disse, girandosi verso Alessio.

Prima che lui potesse obiettare qualcosa – guardando la sua espressione confusa, Pietro era sicuro che fosse ad un passo dal dire "Non ci sto capendo nulla"-, fu Giulia a chiarire qualsiasi dubbio:

-In giro per Torre San Donato oggi pomeriggio- disse, alzando la voce per riuscire a farsi udire senza dover per forza alzarsi dal suo sedile – Per inciso, sei invitato anche tu-.

-Oh, ecco perché sei qui anche tu- annuì Alessio, abbandonando l'espressione disorientata – Un'uscita a quattro, quindi. Esattamente di chi devo essere l'accompagnatore?-.

Per un secondo Pietro rimase in silenzio, arrossendo appena; l'attimo dopo aveva già allontanato a forza qualsiasi pensiero legato a quella domanda, dandosi mentalmente dello stupido.

-Mio, se vuoi fare un favore ai miei nervi- replicò subito Giulia, a tratti seccata.

Pietro si voltò verso di lei, incerto: aveva l'impressione che quella specie di provocazione fosse del tutto rivolta unicamente a lui.

Rimase per un attimo a riflettere, tornando con la memoria al giorno prima, quando all'intervallo c'era stato quel momento di tensione che non aveva potuto non notare. Si era già reso conto da solo di aver complicato le cose con Caterina – non serviva un genio per capire che Giulia non le aveva accennato nulla della mezza scenata di Nicola di venerdì sera-, e si era anche reso conto di aver calcato un po' troppo la mano con Giulia; gli sembrava quasi incredibile, però, che potesse essersela presa così tanto nonostante tutto.

-Qualche problema?- le chiese infine, il più neutro possibile. Il sorriso tirato e palesemente finto che Giulia gli rivolse non fece altro che confermargli tacitamente i dubbi che gli erano appena sorti:

-No, va tutto benissimo-.

-State calmi, tutti quanti- li riprese subito Caterina, lanciando un'occhiata di traverso all'amica.

Pietro non aggiunse nulla, e nemmeno Giulia. C'era un silenzio teso, molto più teso di quanto non ci si sarebbe potuti aspettare; per un attimo ebbe quasi la tentazione di cambiare idea e dire a Caterina che, forse, era meglio rimandare.

Rimase in silenzio, cullandosi nell'illusione che, tanto, peggio di così non sarebbe mai potuta andare.





NOTE DELLE AUTRICI

In questa piuttosto calda serata milanese siamo tornate alle prese con questo inedito quartetto, in cui Giulia sembra essere sul piede di guerra e Pietro piuttosto confuso e abbattuto a causa di certi incontri. Sembra che però questa uscita a quattro si farà ... Succederà qualcosa? Lo scopriremo venerdì!

Kiara & Greyjoy

PS: E fa strano dirlo, ma il 27 febbraio 2018, un anno fa esatto, ci prestavamo a pubblicare la prima parte di questa avventura infinita ... E di cui ci attende ancora moltissimo da scoprire!

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