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Capitolo 23 -Valentine's Day (Pt. 2)

-Ti stavo cercando-.

Nicola le si sedette di fianco, continuando a guardarla e senza mai staccare gli occhi da lei. Caterina sembrava in attesa, e anche nel caso in cui doveva sentirsi curiosa di cosa si sarebbe ritrovata ad ascoltare, non sembrava darlo troppo a vedere.

Nicola cercò di trattenere un sospiro nervoso. Si torturò appena le mani, mentre si costringeva ad aggiungere:

-Volevo vederti, e parlarti-.

Caterina lo interruppe inaspettatamente:

-È per il messaggio di stanotte-.

Non era una domanda, né c'era qualche nota dubbiosa nella sua voce: l'aveva detto come se fosse già una certezza, come se fosse sicura che fosse dovuto a quello. Nicola si morse il labbro inferiore, pentendosi in parte di non essersi preparato un discorso migliore prima.

-Non è solo per quello- mormorò esitante, nonostante, al contrario di quel che si era aspettato, non ci fosse tensione tra di loro – Ho letto quello che mi hai scritto stamattina alle cinque, e mi sono messo a rifletterci-.

-Alle cinque di mattina?- Caterina lo guardò scettica, prima di scuotere il capo incredula – Tu sei pazzo-.

Lo disse sorridendo, segno che Nicola colse come un segnale più che positivo.

-Non riuscivo a dormire- si giustificò, sorridendo a disagio anche lui. Per qualche secondo né lui né Caterina dissero altro: in un certo qual modo, Nicola capì che era quello il momento giusto per darle ciò che aveva scritto qualche ora prima.

Si chinò sul proprio zaino, aprendone la cerniera. Pochi secondi dopo la mano che aveva infilato tra i quaderni e libri era già riemersa, la lettera ripiegata su se stessa ordinatamente, stretta tra le dita. Cercò di non mostrare troppo il tremore alla mano, mentre la porgeva a Caterina.

-L'ho scritta praticamente subito dopo aver letto il tuo messaggio-.

Caterina prese la lettera delicatamente, rigirandosela tra le mani con gesti lenti, osservandola:

-Una lettera?-.

-Sì. Ho trovato carina l'idea di risponderti per iscritto. Sarà qualcosa che rimarrà nel tempo- rispose nervosamente Nicola. Nonostante il freddo cominciava a sentire la fronte sudata, nell'esatto istante in cui Caterina apriva finalmente il foglio, lisciandone le pieghe.

-Posso leggerla?- sussurrò appena, lanciando a Nicola un'occhiata come a chiedergli il permesso.

Pur con il cuore a mille e il respiro corto, Nicola annuì con più convinzione possibile:

-Sì, certo-.

La corriera partì alla volta del Virgilio nel momento in cui Caterina abbassò gli occhi sulle parole tracciate a penna da Nicola.

Per un attimo ebbe la tentazione di distogliere lo sguardo, troppo in soggezione all'idea di scorgere ogni piccola sfumatura sul viso di Caterina che le sue parole avrebbero potuto far nascere. Non lo fece comunque: rimase con lo sguardo su di lei, osservandone gli occhi attenti e le iridi scure che si spostavano da un'estremità all'altra del foglio di carta.

Non riuscì a decifrare il viso di Caterina: la vide alzare gli angoli delle labbra solo alla fine, gli occhi raddolciti e meno distaccati di prima. Riuscì a parlare solo quando la vide rialzare il capo, e tornare a guardarlo:

-Mi dispiace per quello che ho detto sabato- Nicola lo disse a mezza voce, consapevole di star arrossendo visibilmente – Non ho pensato prima di parlare-.

Caterina annuì impercettibilmente, abbassando le mani e ripiegando la lettera, poggiandola sul grembo:

-E a me dispiace non averti parlato fino ad oggi. Avevo paura che qualcosa si fosse incrinato tra di noi-.

Prima di poter pensare razionalmente a qualsiasi gesto o parola da dire, Nicola agì d'impulso per la seconda volta in quella mattina: si avvicinò al viso di Caterina, e quando la vide non scostarsi portò una mano alla sua guancia, in una muta carezza.

-Siamo ancora qui, dopo un anno- mormorò, scostandole con un movimento calcolato una ciocca di capelli – Ho tutta l'intenzione per far sì che questo sia solo il primo di molti-.

Caterina si sporse verso di lui senza preavviso, baciandolo esattamente come era stato l'anno precedente, a parti invertite. Solo quando si staccarono Nicola si lasciò andare ad un sorriso pieno, realizzando finalmente che le cose, con le giuste parole, potevano sempre riaggiustarsi:

-E Buon San Valentino anche a te-.

On a Valentine's Day

On a Valentine's Day

"È strano trovarsi qui, con l'alba non ancora arrivata e seduto alla scrivania per scrivere una lettera. Lo sai, non sono molto bravo con le parole. Forse molte volte non lo sono nemmeno con i gesti; di certo non lo sono stato negli ultimi giorni.

Se adesso sono qui a scrivere questa lettera, che sono sicuro finirà per essere sconclusionata e confusionaria, è solo per te. Perché tengo a te più di chiunque altro, e perché meriti delle spiegazioni.

Tuo fratello e io non abbiamo buoni rapporti, ma mi sto pentendo di aver detto quelle parole. Non avrei dovuto dirle, almeno non davanti a te. E so anche che dovrei fregarmene di quello che dice, cercare di essere superiore, ma a volte è difficile persino per me.

Scusami.

So che la situazione ferisce anche te, e so anche che non è facile. E in questo momento vorrei solo poterti vedere subito per potertelo dire a voce, una volta per tutte.

So anche che oggi ti verrò a cercare, a costo di dover guardare in ogni angolo della corriera o della scuola, solo per darti questa lettera e per poterti fare i miei auguri di San Valentino dal vivo.

È vero, in un anno ne sono successe di cose, ma credo che tutto ciò che è successo non abbia fatto altro che rafforzarci.

Stavo giusto ripensando, poco prima di leggere il tuo messaggio, a quanto questa giornata dello scorso anno fosse stata improvvisata: non era andato nulla come avevo pianificato. È andata ancora meglio.

Se potessi tornare indietro, rifarei tutto esattamente nello stesso modo.

Ti amo anch'io.

Nicola"

*

La pioggia scendeva da ore, e non sembrava sarebbe calata d'intensità entro breve. Pietro sbuffò annoiato, mentre si calava il cappuccio della giacca sui capelli per ripararsi, poco prima di varcare la soglia dell'uscita sul retro del Virgilio. La campanella dell'ultima ora era suonata da nemmeno due minuti: era difficile riuscire ad aprire un ombrello nella ressa che si stava formando in quella zona, tutti ammassati com'erano in pochissimi metri.

Non sapeva nemmeno bene come aveva fatto a ritrovarsi di fianco proprio Caterina e Giulia: se ne era accorto del tutto per caso, quando percorrendo gli ultimi metri di corridoio si era sentito poggiare una mano sull'avambraccio destro, ritrovandosi il ghigno di Caterina davanti agli occhi non appena si era girato.

L'incontro con loro, in fin dei conti, era stato anticipato solo di pochi minuti: c'era la visita a Ferrara che li attendeva nel pomeriggio, con Nicola e Filippo. Pietro si era domandato a lungo per quale esatta ragione si fosse ritrovato ad accettare l'invito di Caterina. Forse, semplicemente, non ne aveva nemmeno trovato una valida per lasciare perdere.

In ogni caso, in quel momento, aveva appena trovato un motivo più che valido per essere felice della scelta: Giulia, appena varcata la soglia verso l'esterno, aveva alzato in fretta l'ombrello che teneva in mano. Lo aprì tenendolo in alto, sopra le teste di coloro che le erano vicini, portandolo poi più al centro per riparare sia Pietro che Caterina.

-Andiamo- borbottò Giulia, accennando a qualche passo, verso la strada che portava alla fermata delle corriere, scendendo i pochi scalini che portavano sia al parcheggio sia alla strada da percorrere.

-È una bella fortuna che dobbiamo fare la stessa strada proprio oggi- annuì Pietro, parecchio compiaciuto del fatto di essere rimasto straordinariamente all'asciutto. Non credeva di essere mai stato più felice di dover condividere la stessa corriera con Giulia come in quel momento.

-Un po' di culo non guasta mai- commentò Caterina, stretta in mezzo a Giulia e Pietro. Camminarono non troppo speditamente, impacciati sotto l'ombrello e imbottigliati in mezzo alla ressa.

-Nicola e Filippo dove sono?- chiese stavolta Giulia, stranita.

-Devono essere già sulla Galliera- rifletté Pietro, concentrandosi per cercare di evitare quante più pozzanghere possibili – Almeno loro devono essere riusciti ad evitare questo casino-.

Tenendosi incurvato sotto l'ombrello, Pietro fece del suo meglio per non finire gambe all'aria a causa del fango che rendeva scivolosa la strada. Si sentì sollevato e piuttosto tranquillo solo quando raggiunsero la porta posteriore già aperta della Galliera.

Alcune file di sedili in fondo alla corriera erano ancora libere: Pietro non fece alcuna fatica a scorgere, sui sedili della penultima fila, Filippo e Nicola che li osservavano sogghignanti.

-Alla buon'ora!- esclamò Filippo, mentre Giulia, davanti a Pietro, accelerava il passo per raggiungerlo.

-Pensavamo che non sareste più arrivati- gli fece eco Nicola, alzandosi dal suo posto per andare ad occupare quello della fila davanti, con Caterina.

-C'era un po' di casino all'uscita- sospirò stancamente Giulia, lasciando l'ombrello fradicio a terra e salutando Filippo con un bacio a stampo. Pietro dovette reprimere una smorfia, anche se dovette fare meno fatica del solito.

-Io dovrei sedermi qui davanti in solitudine? Che ingrati- sbottò, anche se, dentro di sé, non si sentiva troppo dispiaciuto di potersi evitare di vedere le smancerie degli altri quattro.

-Sta tranquillo, ti troveremo qualcuno che ti faccia compagnia- gli rispose Caterina, maliziosa. Pietro non volle nemmeno indagare oltre, lasciandosi cadere sul sedile dall'altro lato del corridoio rispetto a quello dell'altra e di Nicola.

Per un attimo si ritrovò a chiedersi se Caterina avesse detto quella frase in maniera casuale, o sottintendesse davvero qualcosa. Si domandò – non seppe neppure lui se definire con più curiosità o speranza- se quel qualcuno potesse essere Alessio Bagliore.

Pietro si ritrovò a sospirare, lasciando ricadere la testa all'indietro, contro il sedile. Era piuttosto sicuro che, almeno per poco, l'avrebbe incrociato sul serio, quel giorno. Se poi si fosse trattenuto fino a Ferrara con loro, quello non gli era dato sapere: non credeva neppure di avere la sfrontatezza necessaria per chiederlo a Caterina.

Si riscosse dai propri pensieri solo perché, con un certo trambusto, Caterina e Giulia presero posto nella fila davanti alla sua, seguite da diverse proteste:

-Ma dove state andando?- chiese Filippo, confuso. Pietro si voltò verso lui e Nicola, piuttosto divertito dal notarli disorientati allo stesso identico modo.

-Dobbiamo parlare solo di una cosa veloce- li liquidò Caterina, con un gesto della mano – Stai tranquillo, poi ti restituisco la tua ragazza-.

Quando la Galliera partì dalla scuola, abbastanza vuota per essere una giornata di inizio settimana, Pietro tornò a rilassarsi contro il sedile. Chiuse gli occhi per un attimo, cercando di scacciare i primi sentori di mal di testa che cominciava ad accusare.

-Non mi hai ancora detto che ti ha regalato Filippo-.

Per quando Caterina avesse mormorato piano, Pietro riuscì ad udirla abbastanza distintamente.

-Una scatola di cioccolatini- le rispose Giulia, altrettanto a bassa voce. Anche se non poteva vederla in viso, Pietro riuscì ad immaginarsela benissimo sorridente, quasi raggiante.

-E una rosa- proseguì ancora Giulia – Non sarà stato romantico come Nicola con te, ma non mi lamento-.

Pietro ricordava distintamente, poco prima di uscire a fumare al primo intervallo, di aver scorto Filippo aspettarla in corridoio, con in mano i cioccolatini e la rosa di cui Giulia aveva appena parlato. Non aveva idea di cosa invece avesse regalato Nicola a Caterina: per un attimo l'immagine di un gesto così romantico, come Giulia l'aveva descritto, stonò fin troppo con l'idea della persona fredda e distaccata quale Nicola era.

-Ma smettila!- Caterina rimbrottò l'amica, anche se con una vena compiaciuta nella voce – Tu e Filippo siete molto più melensi-.

Giulia non demorse:

-Parla quella che ha scritto un messaggio strappalacrime che ha inviato subito a mezzanotte-.

"È ora di finirla".

-Volete piantarla di cercare di capire chi di voi due ha avuto il miglior San Valentino di sempre?- Pietro si sporse d'impeto verso il sedile davanti, stizzito come poche altre volte. Giulia e Caterina, colte di sorpresa, gli restituirono uno sguardo a metà tra lo scioccato e l'incredulo.

-C'è gente single da queste parti- proseguì lui, cercando di ignorare l'impressione di star sembrando fin troppo isterico – E mi state facendo venire il diabete-.

Ritornò a sedersi compostamente prima ancora di sentirle replicare. Sapeva di avere addosso anche gli sguardi di Nicola e Filippo, ma non si voltò verso di loro.

Per quanto brusco poteva essere sembrato persino a lui il modo in cui le aveva zittite, Caterina e Giulia non proseguirono la conversazione. Tornarono ai loro posti, accanto a Filippo e Nicola, parlando di qualcosa a cui Pietro nemmeno badò.

Per un attimo gli balenarono in mente ricordi di San Valentino passati, quando ancora doveva passare i giorni prima a scervellarsi per trovare qualcosa da regalare a Laura. Ricordava ancora quando, anche solo l'anno prima, aveva ricevuto le rose che le aveva regalato con un sorriso raggiante, così distante dai ghigni delusi e canzonatori che aveva cominciato a rivolgergli quando le cose avevano preso una piega negativa.

Cercò di scacciare quei pensieri, spostando lo sguardo al finestrino. La corriera in pochi minuti era giunta in stazione, parcheggiandosi dietro ad un altro autobus ed aprendo di nuovo le sue porte.

Pietro si mise meglio a sedere, osservando chi saliva. C'era una confusione immensa all'esterno delle porte: riuscì a vedere fin troppi studenti accalcati tutti insieme, qualcuno che teneva ancora l'ombrello aperto sopra le teste di tutti, sotto la pioggia che si faceva sempre più battente; chi riuscì a salire per primo fu tra i pochi fortunati che riuscirono anche ad aggiudicarsi gli ultimi posti liberi.

Pietro rimase ad osservare chi compariva nel corridoio, ogni tanto spostando lo sguardo, come ad aver davvero timore di poter vedere Alessio da un momento all'altro.

Il gruppo all'esterno delle porte cominciava a sfoltirsi, ed anche le file di sedili vuote dietro la sua vennero occupate.

Abbassò gli occhi per l'ennesima volta, ancora indeciso se sperare di rivederlo o sperare che per quel giorno non ci fosse: più gente saliva senza rivelarsi Alessio, più le possibilità si assottigliavano.

-Che ti è successo per ridurti in questo stato?-.

Pietro udì Caterina parlare a metà tra il divertito e l'incredulo, rivolta a qualcuno che, evidentemente, doveva appena essere arrivato.





NOTE DELLE AUTRICI
Eccoci ritornate, miracolosamente sopravvissute ai banchetti di Natale 🎅🏻🎄E con noi tornano anche i nostri protagonisti e i loro sentimenti. Finalmente il messaggio di Caterina ha trovato risposta, una risposta che si nasconde tra le righe della lettera di Nicola. Che cosa pensate a tal proposito? Avete mai ricevuto lettere d'amore?
Ma sembra proprio che a qualcuno tutte queste effusioni, nel giorno di San Valentino, non siano piaciute... o forse Pietro è solamente un po' frustrato?
A venerdì per rivelare l'identità della persona che è appena giunta!

Kiara & Greyjoy

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