Capitolo 21 - Blackout (Pt. 2)
Wake in a sweat again
Another day's been laid to waste
In my disgrace*
La neve continuava a scendere, imperturbabile. Era dal pomeriggio di quel sabato che aveva ripreso a nevicare, rendendo vani tutti i tentativi di tenere le strade abbastanza pulite fatti negli ultimi giorni.
Alessio lanciò un'occhiata sfiduciata fuori dalla finestra della sua stanza: dubitava altamente avrebbe smesso presto di nevicare. Erano le sei di sera, e fuori, oltre i fiocchi candidi, nell'oscurità difficilmente si riusciva a distinguere altro.
Con la luce accesa a creare ombre sulla superficie della sua scrivania, Alessio vi si teneva appoggiato con i gomiti, il libro di economia aziendale aperto davanti a sé.
Sbuffò piano, la concentrazione che cominciava a venire a meno dopo due ore passate lì, davanti a parole stampate su pagine che cominciava a detestare con tutto se stesso. Si ritrovò a pensare che avrebbe quasi voluto dover affrontare la maturità già il giorno dopo, se quello significava dover smettere di studiare materie per cui non provava il minimo interesse.
In un momento di impulsività decise di prendersi una pausa: si rilassò sulla sedia, stiracchiandosi e stropicciandosi gli occhi stancamente, lasciando gli occhiali da vista sulle pagine del libro. Sentiva la stanchezza aumentare sempre di più, anche se era altrettanto consapevole di non potervi ancora cedere. Qualche minuto di distacco gli avrebbe fatto bene: non attese altro tempo prima di alzarsi dalla sedia, spostandosi sul bordo del letto. Lontano dalla scrivania e dalla visione di tutto quello che ancora doveva studiare si sentiva già meglio: la pressione sembrava essersi allontanata, anche se solo per qualche minuto.
L'influenza che aveva avuto subito dopo Capodanno lo aveva debilitato non poco; due settimane dopo si ritrovava ancora con qualche strascico, come se la tosse e il raffreddore non se ne volessero proprio andare. L'unica consolazione che gli era rimasta era che, perlomeno, la febbre e il mal di gola erano spariti. In una settimana era riuscito a rimettersi in sesto ed uscire dal letto senza troppi giramenti di testa.
Quelli da malato erano stati giorni duri. Monotoni e grigi, ma comunque difficili. Si era ritrovato a pensare, quasi con una nota di disperazione, quanto tempo stesse sprecando a causa della sua salute che gli stava impedendo anche solo di uscire di casa; era stato quasi uno strazio ritrovarsi costretto a letto con la testa che pulsava febbricitante e che, a tratti, lo aveva reso anche poco lucido.
Forse, si ritrovò a pensare, mentre se ne stava seduto sul letto, era stato meglio così: dubitava altamente sarebbe riuscito a sopportare allo stesso modo tutti quei giorni rinchiuso in casa a forza a mente lucida. Era già difficile cercare di sopprimere la voglia di scappare da lì che lo assaliva quasi ogni giorno, nonostante le ore passate fuori casa a causa della scuola.
Stuck in my head again
Feels like I'll never leave this place
There's no escape
Doveva stringere i denti ed aspettare.
Era l'unica altra cosa che gli rimaneva da fare: studiare al meglio per la maturità, passarla con il voto più alto a cui poteva puntare con la sua media, e poi darsi al test d'ingresso per l'università. Quello era tutto ciò che poteva e voleva programmare nell'arco dei futuri nove mesi che si trovava davanti.
Poi sarebbe stato tutto in discesa, di quello ne era sicuro. Venezia lo stava aspettando, lontano da Villaborghese, lontano da tutto quello che nella sua vita non andava - lontano dai sogni ancora costretti ad essere chiusi nel cassetto, lontano dai pensieri che qualcosa potesse andare storto, lontano da suo padre.
Doveva solo resistere fino a settembre, darsi da fare fino ad allora.
Sapeva che quel periodo sarebbe stato un punto cruciale della sua esistenza: volere qualcosa così tanto a lungo, e tentare di realizzarlo non era mai stato più semplice e più arduo da ottenere allo stesso tempo.
Doveva tenere distante la sfiducia e l'insicurezza che lo colpivano nei momenti più disparati, quelli in cui non si immaginava nemmeno potesse succedere, e che invece lo sorprendevano vulnerabile, pronto a lasciarsi trascinare dalla negatività e dall'idea nera del fallimento.
I don't know what to take
Thought I was focused
But I'm scared
Era in quei momenti che mantenere alto il morale e darsi con ogni forza a quell'obiettivo che si era prefissato diventava difficile. Il destino sapeva essere dannatamente bastardo, soprattutto quando, al di là della buona volontà, le certezze erano quasi inesistenti. Forse i soldi per l'università non sarebbero bastati, forse Venezia non era la risposta che cercava ai suoi bisogni.
Forse non era quella la strada destinata a lui, quella in cui avrebbe potuto realizzarsi.
"A little bit insecure, a little unconfident", si ritrovò a pensare anche in quel momento, mentre si rialzava dal materasso per avvicinarsi di nuovo alla scrivania.
Si bloccò a metà strada, tra il letto e la sua meta, quando sentì provenire dall'ingresso un tintinnio di chiavi girare nella toppa, e subito dopo la porta d'ingresso aprirsi.
Alessio si girò verso la sua sveglia sul comodino, sbuffando sonoramente dopo aver constatato che non erano nemmeno le sette.
"Stasera è già tornato. Provocherà un acquazzone".
La spinta che l'aveva portato a raggiungere quasi la scrivania per continuare a studiare svanì quasi nello stesso istante in cui aveva realizzato l'arrivo di suo padre a casa.
Di certo non si sarebbe mosso dalla sua stanza prima di cena - non con il rischio quasi certo di poterlo incrociare e dover passare con lui più tempo del dovuto-, ma ora nemmeno provare a continuare a concentrarsi su altro sembrava così fattibile come prima.
Sentì la tensione attanagliargli lo stomaco, più del solito. Si lasciò cadere sulla sedia della scrivania, richiudendo con un tonfo secco il libro di economia aziendale.
In quel momento, forse per la prima volta dopo tanto tempo, avrebbe voluto parlare con qualcuno di tutti i pensieri che gli frullavano per la testa, di tutti i timori e le paure, dei progetti e degli obiettivi che si era posto. Per una volta gli sarebbe piaciuto trovare conforto e un confronto, smetterla di tenersi tutto dentro e nascosto alla vista di chiunque altro. Era sicuro che sua madre sarebbe stata ben lieta di vederlo aprirsi, una volta tanto: si era accorto di certi sguardi d'apprensione che ogni tanto gli lanciava, quando la conversazione si avvicinava all'argomento università.
Forse quelle occhiate di preoccupazione erano rivolte a quello che avrebbe potuto sentire da suo padre, al male che Alessio avrebbe potuto subire dai suoi tentativi di dissuaderlo, di convincerlo, in un modo o nell'altro, che non aveva la stoffa necessaria per raggiungere un qualunque traguardo.
Avrebbe voluto dire a sua madre che poteva starsene tranquilla, che ormai le sue spalle erano abbastanza larghe e forti per non farsi abbattere.
Avrebbe voluto anche sentirselo dire davvero, da qualcuno, per convincersene sul serio.
I'm not prepared, I hyperventilate
Looking for help somehow somewhere
And no one cares
*
Giulia si sfregò le mani energicamente, cercando di trarre dal movimento qualche sorta di calore. Nonostante la giacca pesante, la sciarpa e i guanti continuava a sentirsi congelata, a maggior ragione dopo aver passato più di mezz'ora nel tepore piacevole dell'auto di suo padre.
La fine di gennaio era arrivata piuttosto in fretta: il primo mese del 2012 sembrava essere durato poco più di una settimana, tanto le giornate le sembravano essere volate, nel morso freddo del cuore dell'inverno.
Aveva almeno smesso di nevicare, rispetto a qualche settimana prima, anche se la pioggia scesa quella stessa mattina e ora ghiacciata stava impedendo a Giulia di camminare speditamente lungo il marciapiede.
Le strade di Borgo Padano non erano particolarmente affollate, nemmeno a quell'ora del pomeriggio. Non le sarebbe stato difficile individuare Filippo, in qualunque punto di piazza Vittorio Emanuele II si trovasse.
Giulia continuò a camminare attentamente, con passi brevi e pieni di cautela, mentre reggeva tra le mani la borsa che conteneva il regalo che avrebbe dovuto consegnargli di lì a poco.
Le sembrava ancora strano il pensiero che, in quel giorno di fine gennaio, Filippo festeggiasse il suo diciottesimo compleanno: la tanto agognata e decantata maggiore età, quella per cui lei avrebbe dovuto aspettare ben di più.
Se non fosse stato per quel freddo e quelle nuvole che minacciavano di far riprendere a piovere a minuti, Giulia si sarebbe ritrovata ben più entusiasta di quell'uscita. Aveva visto Filippo anche quella mattina stessa a scuola, quando avevano passato gli intervalli insieme, durante i quali lei gli aveva fatto i suoi auguri e si era ritrovata quasi tentata di chiedergli di rimandare. Alla fine non aveva detto nulla: in fin dei conti il diciottesimo compleanno non capitava tutti i giorni, e dubitava che il tempo sarebbe migliorato di lì a poche giornate.
Con suo sollievo oltrepassò il confine della piazza; cominciò a guardarsi intorno, cercando da qualche parte Filippo. Lo individuò abbastanza facilmente, davanti alla vetrina di una libreria, intento ad osservare i titoli dei testi in esposizione. Giulia attraversò la strada accelerando appena il passo, arrivandogli finalmente di fronte; Filippo si girò nella sua direzione quasi in contemporanea, sorridendole.
-Scusa il ritardo- disse lei, schioccandogli un bacio a fior di labbra - Mio padre ha sbagliato strada. Non è molto pratico di Borgo Padano-.
-Non c'è problema- Filippo spostò lo sguardo dal suo viso alla borsa che Giulia teneva per i manici - Non sono qui da molto-.
Prima che potesse aggiungere qualsiasi altra cosa, Giulia sollevò la borsa per i manici, piantandogliela davanti al viso in maniera inequivocabile:
-Questo è per te!-.
Aveva preferito non darglielo a scuola, dove avrebbero potuto vedere quel regalo anche i loro compagni di classe. Non era qualcosa di imbarazzante - non come la scatola di preservativi che poteva aver regalato a Caterina-, ma pensava fosse comunque qualcosa di troppo intimo per lasciarlo alla vista di chiunque. Preferiva di gran lunga darglielo in quel momento, quando con lei c'era solo Filippo.
-Devo preoccuparmi, per caso?- ridacchiò nervosamente lui, prendendo con diffidenza la borsa, e guardandola sospettoso - Mi ricordo ancora l'ultimo regalo che hai fatto a Caterina-.
Giulia scoppiò a ridere, scuotendo il capo:
-Come sei malfidente- gli lanciò un'occhiata maliziosa, alla quale Filippo arrossì vistosamente - Comunque no, puoi stare tranquillo-.
Filippo non attese oltre: posò a terra la borsa che conteneva il regalo, tenendo in mano solo l'incarto blu ed azzurro. Strappò l'involucro un secondo dopo, e pochi attimi dopo la carta scoprì la copertina rigida e dorata di un album di fotografie.
Giulia aveva riflettuto a lungo su cosa potergli regalare: l'anno prima non avevano potuto festeggiare insieme, ma quell'anno le cose era completamente diverse. Aveva scartato qualsiasi cosa troppo banale, qualsiasi cosa che chiunque altro avrebbe potuto regalargli al posto suo; alla fine aveva raccolto tutte le foto più belle di lei e Filippo degli ultimi mesi, facendole stampare e racchiudere in quell'album che ora si trovava tra le mani del suo ragazzo.
-È bellissimo- Filippo passò le mani sulla copertina liscia lentamente, prima di sfogliare le prime pagine, soffermandosi su alcune foto più di altre - Sul serio, mi piace tantissimo. Non mi aspettavo un regalo così-.
Giulia sorrise a sua volta, nel notare le labbra di Filippo incurvate dolcemente all'insù.
-Non è stato difficile trovare le foto. Ho faticato solo a scegliere quali inserire e quali scartare- spiegò lei, tra l'imbarazzo e la contentezza. Era una sensazione nuova, quella di vedersi apprezzare così tanto da qualcun altro, ed era anche una sensazione estremamente appagante.
Filippo risollevò finalmente gli occhi, avvicinandosi a Giulia e stampandole un altro bacio, più lungo:
-Grazie, amore-.
*il copyright della canzone (Linkin Park - "Given Up") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
In questa gelata serata milanese vi faremo compagnia con un Alessio particolarmente sottotono e di cattivo umore, preda delle sue ambizioni e delle sue paure. Riuscirà a realizzare i suoi progetti e ad essere più sereno?
Qualche tempo dopo, invece, Giulia si trova alle prese con il 18esimo compleanno di Filippo... Anche se stavolta sembra aver accantonato certi tipi di regali per qualcosa di più pacato 😂
A venerdì sera, con il proseguo sulla passeggiata di Giulia e Filippo ... E l'incontro con una certa persona che scoprirete solo leggendo 🤭
Kiara & Greyjoy
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