Capitolo 17 - Memories (Pt. 4)
Aveva appena girato l'angolo del Virgilio, quando gli era parso di sentirsi chiamare. Non era sicuro di aver sentito quella voce, ed anche se fosse stata reale probabilmente qualcuno stava chiamando un qualche suo omonimo. Non si girò, continuando ad avanzare indifferente.
Non poté però evitare di fermarsi, quando per la seconda volta quel qualcuno chiamò di nuovo il suo nome, con voce trafelata, come se quella voce appartenesse a qualcuno che stava correndo.
Pietro si costrinse a voltarsi: effettivamente quel qualcuno stava correndo, verso di lui. Pietro si sentì per un attimo spaesato, nel rendersi conto che si trattava di Filippo.
Si stava dirigendo verso di lui, a passo svelto. Ormai era solo a pochi metri da lui; non gli sorrideva, ma non lo stava guardando nemmeno in maniera truce. In fin dei conti era pur sempre un passo avanti.
In pochi secondi Filippo gli si fermò di fronte, il viso lievemente arrossato per la corsa che doveva aver fatto per raggiungere Pietro in tempo.
-Per un momento avevo pensato che non ti saresti fermato- Filippo parlò per primo, con voce inaspettatamente cordiale, anche se leggermente imbarazzata. Pietro riuscì a stento a non accigliarsi per la sorpresa.
-Non ero sicuro stessi chiamando proprio me. Non ti avevo nemmeno riconosciuto- borbottò di rimando, sentendosi particolarmente impacciato.
Filippo mosse lievemente il capo, annuendo:
-Com'è andato l'esame?-.
Sembrava voler intavolare un dialogo tranquillo, e quel particolare lasciò Pietro ancor più destabilizzato. Nemmeno nelle sue più rosee aspettative si era mai immaginato che Filippo gli parlasse in quella giornata.
-Credo abbastanza bene- rispose, cercando di essere gentile allo stesso modo – A te?-.
-Sono piuttosto ottimista, dai- Filippo alzò le spalle – Penso che ci ritroveremo entrambi in quarta-.
-Se vogliamo essere ottimisti, sì-.
Per un po' cadde il silenzio tra loro; Pietro non ricordava nemmeno l'ultima volta in cui si era sentito così tanto a disagio nel rimanere zitto in compagnia di Filippo. Si conoscevano da così tanto tempo che tra di loro anche i silenzi erano diventati naturali. O almeno, lo erano stati: in quel momento sperava solo di trovare qualcosa da dirgli.
C'erano talmente tante cose di cui avrebbero dovuto parlare, che non riusciva nemmeno a decidere da cosa partire.
Fu Filippo, però, a parlare per primo di nuovo:
-È da tanto che non ci parliamo, eh?-.
Il tono di Filippo parve così casuale che Pietro, per i primi secondi, rimase davvero convinto che fosse una semplice frase buttata lì, giusto per riempire il vuoto lasciato dalla fine della precedente conversazione.
Eppure non era casuale. C'era dell'altro, e Pietro cercò di frenare l'agitazione: non si era aspettato che Filippo lo cercasse, e non voleva illudersi troppo. Non ancora.
-Sono cambiate un po' di cose negli ultimi mesi- si limitò a mormorare Pietro, stringendosi nelle spalle.
Immagini che fino a quel momento aveva cercato di relegare nella parte più remota della sua mente riaffiorarono: la sua voce che diceva cose tremende su Giulia, Filippo che reagiva, e lui pronto a restituirgli il pugno che Filippo stesso aveva tentato di dargli.
Sentì per un attimo la freddezza impacciata che aveva mantenuto fino a quel momento incrinarsi. Chiuse gli occhi, facendo un sospiro profondo.
I'm a man whose tragedies
Have been replaced
With memories
Tattooed upon my soul
-Già. Ci ho pensato tanto, all'ultimo giorno in cui ci siamo parlati- sussurrò Filippo, abbassando per un attimo gli occhi – All'inizio pensavo ti avrei odiato per il resto della mia vita-.
Pietro non si aspettava nulla di meno: per quanto si sforzasse di ricordare, difficilmente nella sua memoria avrebbe ritrovato un Filippo altrettanto furioso come lo era stato in quella giornata di maggio.
-Posso capirlo. In fondo avresti ragione ad avercela con me-.
Per qualche attimo, Filippo non rispose. Guardava Pietro di rimando con aria pensosa, prima di dire semplicemente:
-Forse- convenne infine il riccio, cercando di sostenere lo sguardo dell'altro.
Pietro si sentì paralizzato, incapace di pensare davvero all'eventualità che Filippo potesse decidere, nonostante quel passo avanti tra di loro, di chiudere completamente i ponti. Immaginarlo era una cosa, ma sentirselo dire ... Quella era tutta un'altra faccenda.
-Lo so che ormai è tardi, ma mi dispiace. Sul serio, non sai quanto -.
Aveva pensato a lungo, in quei mesi, cosa avrebbe potuto dire a Filippo nel momento in cui avrebbe dovuto scusarsi. Aveva creato mille discorsi e frasi diverse, nella sua mente, per quell'occasione, ma non si stupì affatto che nel momento effettivo le parole fossero venute spontanee. Diverse da tutte quelle che si era immaginato di rivolgergli.
-Mi sono comportato da schifo. E me ne sarei dovuto rendere conto prima- proseguì, cercando di non rendere troppo visibile la voce incrinarsi – Mi sono pentito ogni singolo giorno di questi quattro mesi di ciò che avevo fatto. Soprattutto, perché lo avevo fatto a te-.
Vide Filippo aprire un po' di più gli occhi, sorpreso. Pietro non se ne stupì: per quanto quei mesi di lontananza lo avessero fatto riflettere, doveva ancora abituarsi a parlare così sinceramente di fronte a qualcun altro.
Era una cosa nuova, che riusciva a fare, senza sentirsi troppo umiliato, solo per Filippo.
But it away
Our mistakes have brought us here today
-Sai, all'inizio, cioè subito dopo quel che è successo, ero totalmente convinto che non avrei voluto più vederti o parlarti. Poi qualche settimana dopo mi sono reso conto che, prima o poi avrei dovuto affrontare la cosa-. Filippo aveva aspettato qualche secondo prima di parlare, ed anche in quel momento, dopo quelle parole, si fermò per un altro po' di tempo. Nemmeno per lui sembrava essere una conversazione semplice.
-Non è stato facile ammettere che mi mancavi come amico, anche se ero ancora arrabbiato con te- distolse lo sguardo, osservando da distante un'auto che si era appena parcheggiata poco lontano da loro – Ho deciso di darmi un po' di tempo, ma pensavo anche che sarebbe stato meglio parlare prima che ricominciasse la scuola-.
-Anche io avrei voluto parlarti- disse in fretta Pietro, torturandosi le mani – Anche solo per scusarmi. Ma non sapevo se avresti voluto ascoltarmi-.
Filippo annuì, con aria comprensiva:
-In effetti all'inizio non sono sicuro che l'avrei voluto-. Si lasciò andare ad un sorriso amaro, prima di continuare:
-Poi ho pensato che forse chiarirci avrebbe fatto bene ad entrambi, e avrei capito se poteva valere la pena cercare di passare oltre la cosa. Non ero comunque sicuro che sarebbe servito a qualcosa parlarti oggi-.
Say goodbye to yesterday
I made it through
I'm here today
Despite what I was told*
-Ed è servito? -.
Per quanto temesse di sapere la risposta dietro quella domanda, Pietro non riuscì a trattenersi. Aveva bisogno di sapere che ne sarebbe stato di loro due, e nel più breve tempo possibile.
Pendeva letteralmente dalle labbra di Filippo e dalle sue decisioni.
Filippo lo guardò a lungo senza dire nulla, lo stesso sorriso malinconico di prima che non sembrava voler abbandonare le sue labbra.
-Sì, è servito-.
Per un attimo Pietro non fu nemmeno sicuro di aver capito bene, tanto Filippo aveva parlato sottovoce.
-Vorrei che prima o poi parlassi anche con Giulia, ma immagino che per quello ci vorrà più tempo-.
Pietro si aspettava qualcosa del genere, e d'altra parte era il minimo che Filippo potesse chiedergli. Anche se, per quanto la felicità di aver ritrovato Filippo facesse passare tutto in secondo piano, la sola idea di rivolgere la parola a Giulia gli faceva venire la nausea.
Capì, in un secondo, che quella richiesta non sarebbe stata così semplice da adempiere, sempre se ci fosse riuscito. Eppure era difficile pensare di rinunciare a Filippo solo per quell'ostacolo.
-Non credo che nessuno di noi dimenticherà mai quel che è successo, ma ti conosco da abbastanza tempo per capire che almeno sei sincero nello scusarti- Filippo fece un passo verso di lui, posandogli infine una mano sulla spalla – Per ora va bene così-.
Aveva ragione Filippo: non sarebbe mai stato dimenticato nulla di quella storia, Pietro ne era consapevole. C'era un prima e un dopo quel 25 maggio, totalmente diversi tra loro.
Lui stesso era diverso dal Pietro precedente a quel giorno; il ricordo di quello che aveva rischiato di perdere gli sarebbe rimasto incollato addosso, come un tatuaggio inciso sulla pelle.
Nonostante quella consapevolezza, non si rifiutò di sorridere di rimando all'amico:
-Sì, va bene così-.
Pietro mise da parte l'album per qualche minuto, la mano destra indolenzita per non essersi fermato nemmeno per un secondo per oltre un'ora. Ormai era quasi calata del tutto la sera, e all'ora di cena non doveva mancare molto. Si aspettava di sentire la voce di sua madre chiamarlo da un momento all'altro.
Il paesaggio marittimo, tutto scogliere e spiagge deserte, che aveva disegnato lo soddisfaceva abbastanza; forse avrebbe finito il disegno dopo cena, o magari il giorno dopo, se fosse stato troppo stanco per rimettersi al blocco da disegno.
Per quanto si sforzasse, non aveva idea di cosa scrivere a Filippo di rimando. Non voleva promettergli qualcosa che non sapeva ancora sarebbe riuscito a fare: anche la sola idea di rivolgersi a Giulia per rassicurarla e dirle che non aveva nulla da temere gli sembrava fuori dal mondo.
Eppure, in fondo, sapeva che doveva fare ancora un ultimo passo per far finire definitivamente quella situazione di stallo.
Anche se, in fin dei conti, per il momento gli bastava pensare che le cose con Filippo, dopo aver toccato il fondo, non potevano fare altro che migliorare; ma stavolta non avrebbe sprecato alcuna occasione per dimostrare a tutti che poteva essere migliore del Pietro che era stato.
*il copyright della canzone (Dead by Sunrise - "Into You") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Ebbene, sembra proprio che Filippo abbia perdonato Pietro... Secondo voi prima o poi si parleranno anche Pietro e Giulia?
Torneremo con il capitolo 18 mercoledì 26 (maledetta sessione autunnale D:), dove magari ci saranno ulteriori sviluppi!
Kiara & Greyjoy
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