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Capitolo 13 - It was destiny(Pt. 3)

-Che stava succedendo con Filippo?-.

Nicola gli aveva sussurrato quella domanda nonostante il professore di matematica stesse spiegando un nuovo argomento, tutt'altro che facile. Evidentemente anche la sua voglia di sapere andava ben oltre il rischio di farsi beccare a chiacchierare durante la lezione.

Pietro fece un respiro profondo: odiava quando Nicola riusciva a metterlo a spalle al muro con un'unica domanda. Non capitava spesso, ma quando succedeva non sapeva mai come reagire.

In quel momento, poi, non ne aveva proprio idea.

-Nulla di che- bofonchiò vagamente Pietro, scribacchiando qualche appunto sul quaderno, tenendo gli occhi abbassati.

-Sul serio?- nonostante avesse parlato con calma e pacatezza, il tono di Nicola lasciava trasparire tutto il suo scetticismo – Gli tenevi un braccio bloccato e stavi per colpirlo. A me non sembra "nulla di che"-.

Il biondo si voltò appena verso di lui, puntando gli occhi azzurri e limpidi sul volto di Pietro. Per contro, lui tenne gli occhi incollati alla lavagna: sapeva fin troppo bene che, in momenti simili, se si fosse girato verso Nicola, sarebbe crollato nel giro di qualche secondo.

-Come mai tutte queste domande, Tessera?- si limitò a domandargli, sottovoce. Nicola soppesò per qualche attimo la propria risposta:

-Vorrei solo sapere perché due dei miei amici si stavano per picchiare a vicenda-.

-Non lo avrei picchiato sul serio, se è questo che ti preoccupa- Pietro strinse forte la penna nella mano destra, mentre cercava di parlare mantenendo una parvenza di calma – Mi sono bloccato prima che tu sbucassi fuori dal nulla-.

Continuava a rivedere davanti agli occhi il volto di Filippo, mentre gli teneva il braccio fermo per impedirgli di colpire. Aveva visto la sfumatura degli occhi di Filippo passare dalla rabbia alla paura nel giro di un secondo, quando Pietro aveva alzato a sua volta il pugno.

Forse era stata proprio quella sfumatura impercettibile a fermarlo, a dire al suo corpo di bloccarsi e domandarsi cosa diavolo stesse facendo.

Quando si era reso conto che era ad un passo dal colpire Filippo si era sentito sprofondare inesorabilmente.

-E che mi dici di Filippo?- sussurrò ancora una volta Nicola, lanciando un'occhiata veloce al professore, che continuava a spiegare dalla cattedra – Non è il tipo che si azzuffa così. Avrai pur fatto qualcosa per farlo arrivare ad alzare le mani-.

Pietro si morse il labbro inferiore, sentendosi in trappola. Arrivati a quel punto non sarebbe servito granché cercare di negare le proprie colpe.

-Diciamo che l'ho provocato un po'-.

Aveva pronunciato quelle parole a voce talmente bassa che temette che Nicola non l'avrebbe nemmeno sentito. Avrebbe voluto alzare gli occhi verso Filippo, ma si trattenne: si sentiva in colpa anche solo al pensiero di guardarlo, in quel momento.

-Hai detto qualcosa su lui e Giulia?- insistette di nuovo Nicola. Pietro tenne lo sguardo abbassato prima di annuire.

Sentì Nicola tirare un sospiro profondo, stressato: forse stava perdendo persino lui la sua storica pazienza.

-Mi vuoi spiegare perché ce l'hai tanto con lei? Perché non lo capisco, sul serio-.

Nicola aveva alzato un po' di più la voce, e per un attimo Pietro temette che il professore stesse per scoprirli. Non che gli importasse nemmeno tanto di farsi rimproverare da chiunque: probabilmente, se lo avessero sbattuto fuori dalla classe, l'avrebbe quasi considerato un favore. Avrebbe avuto di sicuro una buona scusa per evitare di rispondere a quella domanda a cui, nonostante tutto, non aveva una risposta precisa.

-Non volevo davvero andare sul pesante- Pietro cercò di rispondere senza compromettersi troppo, pur cercando qualcosa da dire altrettanto sinceramente – Non ho pensato-.

Non era entrato in quella classe, mentre Filippo parlava a Giulia, con l'intento di scatenare una quasi rissa. A dire il vero, non ricordava nemmeno quale era stato il suo obiettivo: sapeva solo che quando aveva scoperto che quei due erano ancora insieme, si era sentito infastidito come non mai.

E poi, nel vederli insieme, quelle parole erano uscite da sole, senza che lui se ne rendesse conto. Ed ora se ne pentiva amaramente.

-No, infatti, in certe situazioni tu non pensi mai- concluse Nicola, dopo alcuni attimi di silenzio, ed in un tono che a Pietro parve fin troppo arrabbiato.

Rimase in silenzio, non sapendo affatto cos'altro avrebbe potuto aggiungere a quella conversazione ormai conclusa. C'erano un sacco di cose che gli riempivano la testa, un sacco di pensieri che ruotavano attorno a Filippo, ma erano tutti pensieri che non avrebbe saputo articolare a voce.

Li tenne per sé, rinchiusi come sempre in una parte remota della sua coscienza.





NOTE DELLE AUTRICI

Nuovo mercoledì, nuova parte di capitolo! Lo sappiamo, questa parte è un po' corta rispetto alle altre, ma ci faremo perdonare con le prossime pubblicazioni.

Il focus stavolta è tutto su Pietro, durante l'ora successiva di lezione dopo l' "incidente" con Filippo. Voi, al posto di Nicola, cosa gli avreste detto?

Ma soprattutto... ipotesi e teorie sulle azioni di Pietro?

Ci ritroviamo venerdì, con l'ultima parte del capitolo 13!

Kiara & Greyjoy

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