Capitolo 10 - Cold and lost in desperation (Pt. 3)
Buonasera a tutti!
Prima di passare al capitolo vero e proprio, volevamo informarvi che, dopo le note, troverete anche un piccolo annuncio per voi.
Ed ora... buona lettura!😊
Non era riuscito ad ascoltare nemmeno una parola delle lezioni. Sia l'ora di informatica che quella di storia dell'arte se ne erano passate, piatte ed invisibili, sotto lo sguardo vacuo di Filippo.
Quella mattina sarebbe dovuta essere piena d'allegria, almeno per il suo compleanno. Invece si era solamente pentito di essere andato a scuola, nonostante la nausea che gli serrava la bocca dello stomaco, e la probabile febbre che doveva essergli salita durante la notte. A scuola ci era andato solamente per non perdere gli appunti delle lezioni, ma dovette riconoscere che non aveva comunque trascritto nemmeno una parola di tutte le spiegazioni ascoltate durante quelle prime due ore.
Perfino i suoi compagni ed amici non riuscivano a coinvolgerlo per niente: da quando era arrivato quella mattina a scuola, avevano cercato di coinvolgerlo il più possibile in festeggiamenti improvvisati per il suo compleanno. Non aveva idea se anche qualcuno che non facesse parte della sua stretta cerchia di amici avesse saputo delle sue recenti delusioni, ma doveva essere evidente a chiunque dei suoi compagni come il suo umore fosse sotto la suola delle scarpe. I loro tentativi non avevano avuto molti risultati positivi: se uno di loro gli chiedeva qualcosa o faceva una battuta su di lui, Filippo si limitava a rispondere il necessario o a fare un sorriso forzato.
Si prospettava un gran bel compleanno.
Giulia aveva insistito per tutta la mattina con Caterina: non voleva essere lei la causa del suo allontanamento da Nicola. Si sentiva già abbastanza in colpa per aver allontanato da sé Filippo, e proprio per il senso di colpa che stava provando voleva accompagnarla fino alla 3°A, anche se avrebbe corso il rischio di rivederlo.
Quel giorno era anche il suo compleanno: l'aveva così tanto atteso per fargli finalmente gli auguri, e ora si ritrovava persino nell'imbarazzo e nell'indecisione di capire se fosse davvero il caso di farglieli.
Aveva pensato a lui tutto il weekend, ma inutilmente: non era riuscita a riflettere meglio su ciò che le conveniva fare, o ciò che avrebbe fatto bene a dirgli. Sentiva solo tanta confusione, un vortice di sentimenti diversi e che ancora non riusciva a comprendere a fondo, provati verso Filippo.
Sapeva che prima o poi avrebbe avuto bisogno di parlargli. E sapeva anche che quel giorno non sarebbe stata minimamente pronta a farlo, anche se forse, rivederlo senza avvicinarglisi, l'avrebbe fatta sentire ancora peggio.
Appena la campanella dell'intervallo suonò le due ragazze lasciarono la 2°A, dirette al piano superiore. Non si dissero nulla durante quel breve tragitto, anche se Caterina avrebbe voluto dirle qualcosa. Il problema era che non sapeva cosa avrebbe potuto dirle: le aveva raccontato cosa si era detta con Nicola a proposito di Filippo, e Giulia a quelle parole non aveva potuto fare altro che sentirsi solamente ancor più in colpa.
Salirono velocemente le scale, e percorsero gran parte del corridoio, dove a circa metà si trovava la 3°A. Videro subito Nicola, l'unico ragazzo dai capelli chiari tra tutti gli studenti della classe; appena le vide si staccò dal resto del gruppo dei suoi compagni, ed avanzò verso di loro. Giulia fu certa che le avesse appena riservato uno sguardo pieno d'astio.
Ad interrompere quel silenzio carico di tensione, fu Caterina:
-Ciao. Tutto bene?-. Era in imbarazzo anche lei, Giulia se ne accorse subito.
-Alla grande- rispose Nicola, con una smorfia dipinta in volto.
Giulia fu quasi tentata di rispondergli, ma non ne ebbe il tempo, né la concentrazione necessaria: dalla 3°A era appena uscito proprio Filippo.
Non si accorse subito di lei, ma fu questione di pochi iniziali secondi: appena risollevato il viso, forse per cercare Nicola, si voltò proprio nella direzione in cui se ne stavano loro.
Giulia non scostò lo sguardo, nemmeno per un secondo: si accorse veramente di quanto quel contatto le mancasse solo in quell'istante.
Anche Filippo non cercò di far finta di non averla vista: rimase immobile a lungo, prima di distogliere del tutto gli occhi da lei. Così come era uscito, tornò in classe subito dopo, a passi lunghi e velocemente.
Giulia sentì gli occhi farsi lucidi ogni secondo di più, e sapeva che stavolta non sarebbe riuscita a ricacciare indietro quelle lacrime piene di rimpianto e delusione. Non riuscì nemmeno a guardare Caterina e Nicola, prima di allontanarsi a sua volta.
Sentì solamente le proprie gambe muoversi, cominciare a correre lungo quel corridoio, giù per le scale, fino ad arrivare nella sua classe, mentre la campanella suonava la fine dell'intervallo e le lacrime le rigavano le guance.
*
Era quasi giunto il secondo intervallo, ma Giulia dubitava sarebbe riuscita ad arrivarci cosciente e capace di camminare sulle sue gambe.
Aveva cominciato ad accusare mal di stomaco da quando era tornata in classe alla fine del primo intervallo, e da lì i dolori erano solo peggiorati.
Stava finendo la quarta ora, e a stento aveva ascoltato anche solo una parola della spiegazione di letteratura. Appoggiò piano la testa contro la superficie fredda del banco, cercando almeno in quel breve attimo una sensazione anche solo vagamente rilassante.
Sentiva lo sguardo di Caterina su di sé. Quando era tornata nella 2° A, dopo il primo intervallo, aveva preferito non parlare ulteriormente a Giulia. L'aveva solo guardata con apprensione, e quello era bastato a Giulia per capire che, in quella situazione, non era affatto l'unica ad avere mille pensieri per la testa.
-Giulia- Caterina sussurrò piano all'amica, per non farsi beccare dalla professoressa che ancora stava spiegando -Stai bene? Non hai un bell'aspetto-.
Giulia scosse il capo: ormai non le interessava nemmeno più nascondere il suo malessere.
-Vuoi che chieda alla prof di accompagnarti fuori?-.
In effetti quella di uscire per un po' dall'aula non era affatto una pessima idea: forse distrarsi anche solo per cinque minuti, sciacquarsi il viso e prendere una boccata d'aria fresca poteva aiutarla.
Dopo cinque minuti si trovavano già fuori, al tavolo del corridoio di fronte ai bagni. La professoressa non aveva avuto nulla da obiettare: vista la faccia di Giulia e l'espressione preoccupata di Caterina, aveva convenuto che forse cinque minuti fuori dall'aula non sarebbero stati poi così inutili.
A quell'ora per quel corridoio il silenzio regnava sovrano, e a Giulia bastò già solo quel fattore per sentirsi meglio, la testa meno dolorante. Cercò di stendersi il più possibile, pur essendo seduta alla sedia dietro il tavolo.
-Vuoi che ti vada a prendere qualcosa di caldo?- Caterina non aveva ancora smesso di guardarla preoccupata, e a Giulia era evidente come si stesse sforzando di non chiederle di Filippo. Forse sperava che fosse lei stessa a parlarne per prima.
-Sì, per favore- Giulia rovistò nella tasca dei jeans, in cerca di qualche spicciolo da prestare all'amica - Un the va benissimo-.
-Torno subito-.
Giulia rimase lì, ad osservare Caterina incamminarsi verso i distributori automatici; la perse di vista appena Caterina girò l'angolo, in fondo al corridoio.
Caterina si era allontanata da poco, quando suonò la campanella dell'intervallo. Giulia avrebbe preferito tornare in classe, ma non si mosse comunque dalla sedia sulla quale era seduta.
Vide i corridoi affollarsi, a poco a poco: ragazzi e ragazze che chiacchieravano, altri che entravano nei bagni, altri ancora che si spostavano in altre classi. Si girò verso le scale che aveva percorso due ore prima, in maniera del tutto istintiva: non si sarebbe aspettata sul serio di vedere Filippo scendere proprio da quelle scale, sempre con lo sguardo abbassato.
Anche Giulia abbassò lo sguardo. Non aveva la forza di guardarlo, anche se con la coda dell'occhio lo vide mentre la fissava, timidamente, e si avvicinava sempre più alla scrivania. A Giulia si fermò il respiro, totalmente impreparata.
Lo vide fermarsi dall'altro lato della scrivania, di fronte a lei.
Si costrinse ad alzare lo sguardo su di lui, ormai incapace di evitare quel contatto e a continuare a fingere di volerlo ignorare.
-Io ... - Giulia sentì la propria voce uscire dalla bocca, senza prima aver pensato a cosa dire. Sentiva il battito e il respiro velocizzarsi, mentre realizzava che finalmente era arrivato il momento in cui si sarebbero confrontati, e che lei non aveva la minima idea di come poter spiegarsi.
-Perché te ne sei andata?-.
Filippo l'aveva interrotta subito, di scatto, senza nessun preavviso. Cercava di restare calmo, eppure il suo tono di voce tradiva la sua paura e la sua insicurezza.
Giulia si alzò dalla sedia, cercando di nascondere il tremore alle mani dovuto all'agitazione. Il fatto che Filippo fosse andato subito al nocciolo della questione senza preamboli non l'aiutava.
-Non lo so- gli rispose infine, dopo alcuni attimi, scostando lo sguardo e girandosi altrove. Vide con la coda dell'occhio Caterina che stava tornando alla scrivania, e la vide anche bloccarsi subito dopo, accortasi della presenza di Filippo. Dopo aver lanciato un rapido sguardo a Giulia, tornò indietro, lasciandoli ancora da soli.
-Sul serio? Mi sarei aspettato almeno una risposta migliore- Filippo parlò ancora, la voce ancor più frustrata.
Giulia si strinse nelle spalle, basita per il tono brusco con cui si era vista rivolgere quelle parole. Cominciava a sospettare che quella discussione non avrebbe avuto alcun esito positivo, se Filippo era venuto da lei con l'intenzione di porsi così.
-Non me lo aspettavo, va bene? Non sapevo che fare, e ho agito d'impulso!-.
Giulia si morse il labbro: aveva alzato leggermente la voce, il nervosismo che cominciava a non sapere come gestire.
Filippo annuì, guardandola freddamente:
-Ti ho chiesto scusa subito, e tu non mi hai nemmeno ascoltato-.
-Forse non volevo ascoltarti, in quel momento-.
-L'hai presa davvero così male?- Filippo sembrava ferito, ora, più che arrabbiato. Continuò a guardarla intensamente, gli occhi pieni di delusione per cui Giulia si sentiva colpevole.
La voce le sembrò morire in gola. Rimase diversi secondi nel silenzio più totale, la testa che cominciava a scoppiarle e fin troppi pensieri che le vorticavano in mente. C'erano mille cose che avrebbe voluto e potuto dirgli in quel momento: avrebbe potuto dirgli che le dispiaceva, che non sapeva sinceramente cosa le fosse preso, e che tutto ciò di cui aveva bisogno era avere qualche sicurezza in più.
Non riuscì a dire nulla di tutto ciò.
-Non me lo aspettavo. Avevo bisogno di pensare, di capire cosa significasse- per quanto si stesse sforzando di essere sincera, gli occhi di Filippo continuavano a scrutarla e a giudicarla, come se per l'ennesima volta stesse cercando scappatoie inesistenti - E poi non sapevo nemmeno cosa volesse dire per te. Non ti sei fatto vivo dopo quel giorno-.
Filippo sgranò gli occhi, come se Giulia l'avesse appena offeso terribilmente:
-E tu nemmeno!- le puntò un dito contro, come a voler rafforzare le proprie affermazioni - Non mi hai dato alcun modo di spiegarmi, e per telefono non ci avrei nemmeno provato. Avresti potuto fraintendere ancor di più le mie intenzioni-.
-Cosa devo fare per riuscire a convincerti che avevo bisogno di riflettere?- Giulia sentì la pazienza diminuire di nuovo, a mano a mano che la situazione si faceva sempre più ingestibile - Prova a metterti nei miei panni: non ho chissà che esperienza in fatto di ragazzi, e non pensavo che ... -.
Prese un respiro profondo, prima di aggiungere a mezza voce:
-Che potesse succedere con te-.
Filippo non reagì come si sarebbe aspettata: rimase di nuovo in silenzio, l'ombra della delusione a scurirgli le iridi nocciola degli occhi. Giulia si morse di nuovo il labbro inferiore: aveva di nuovo sbagliato parole? Cominciava a non capire più cosa potesse essere più giusto dire, e come dirlo.
-Oh giusto- Filippo abbassò il volto, annuendo amaramente - Non pensavi potessi essere baciata da uno come me-.
Aveva parlato con tono talmente sprezzante che Giulia si chiese davvero dove fosse finito il Filippo che aveva conosciuto fino a quel momento. Il fatto che continuasse a non crederle e a non provare nemmeno per un secondo a comprendere anche il suo punto di vista la fece infuriare più di qualsiasi altra cosa.
-Non intendevo questo- replicò, incrociando le braccia contro il petto e restituendo lo sguardo ostile che Filippo ancora le rivolgeva - Ma questo non toglie che avresti potuto andarci più piano. Una dichiarazione meno fisica potevi anche farla-.
Non erano delle parole vere, quelle che gli stava rivolgendo - e in fondo sperava che valesse anche per Filippo-, ma la rabbia era troppa per ritirarle. In quel momento, per un attimo, Giulia ebbe la consapevolezza che quella discussione fosse solo un modo per ferirsi l'un l'altra.
-Ma tu cosa provi per me, si può sapere?-.
Filippo la guardò a lungo, in attesa di una risposta che Giulia non aveva. In quel momento ringraziò che l'intervallo non fosse ancora finito: il chiacchiericcio di sottofondo rendeva meno assordante il silenzio della sua mancata risposta.
La campanella suonò, sovrastando del tutto il silenzio che si era creato tra loro due, e la confusione che Giulia si sentiva addosso. Quando Filippo annuì, capì che aveva appena perso l'opportunità per risanare quel litigio.
-Ho capito-.
Filippo abbassò di nuovo lo sguardo, ma stavolta non c'era rabbia nella sua voce: c'era posto solamente per lo sconforto.
-Puoi anche cercare mille scuse diverse, ma così si capisce subito il vero motivo per cui te ne sei andata-.
Giulia sentì gli occhi farsi lucidi, ma non disse né fece nulla per cercare di fermare Filippo. Rimase ad osservarlo immobile, mentre si allontanava da lei.
Non gli disse nulla nemmeno quando, fatti alcuni gradini della scalinata, Filippo si voltò un'ultima volta verso di lei, urlandole con rabbia:
-Ah, dimenticavo: grazie per avermi rovinato il compleanno!-.
Si lasciò crollare sulla sedia, i corridoi già mezzi vuoti per la fine dell'intervallo. Era di nuovo sola, e stavolta si sentiva sola per davvero.
Tutta la rabbia che prima aveva provato si stava lentamente trasformando in rimorso, pentimento, tristezza.
Sentiva la testa scoppiare. Che era preso a Filippo? Che era preso ad entrambi?
Non si riconosceva in ciò che gli aveva detto, così come non aveva riconosciuto lui. Potevano le insicurezze portare a così tanti danni in così poco tempo?
Quelle lacrime che prima le avevano rigato il volto stavano di nuovo scendendo lungo le sue guance.
Nessuno di loro due aveva avuto la forza di dire addio, non a voce. Eppure Giulia lo sapeva, lo sentiva nel gelo che la stava avvolgendo: era tutto finito.
Do you feel cold and lost in desperation ?
You build up hope
But failure's all you've known
Remember all the sadness and frustration
And let it go
Let it go
(Linkin Park - "Iridescent")*
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Come possiamo notare tutti, le cose non stanno andando esattamente bene. Secondo voi in che modo Giulia e Filippo potranno risolvere le cose, dopo questo litigio piuttosto pesante?
Appuntamento a mercoledì prossimo con il capitolo 11!
PS. E come promesso, eccoci arrivati anche all'annuncio. Con lo spirito di chi ama mettersi sempre alla prova con nuove sfide, volevamo condividere con voi la nostra partecipazione al concorso organizzato da nuovitalenti. Si tratta di un concorso che cerca di diffondere l'amore per la lettura facendo emergere scrittori e storie sempre nuovi. Se questo annuncio vi ha incuriosito, potete trovare il regolamento e ulteriori informazioni alla pagina del concorso stesso.
A presto!
Kiara e Greyjoy
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