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Capitolo 8 - Little wonders (Pt. 4)

-La tua chiave del nostro appartamento. O meglio, di quello che era il nostro appartamento-.

Alessio annuì piano, l'espressione che sembrava essersi fatta più nostalgica di quanto Pietro si sarebbe mai aspettato.

-L'avevo lasciata da te prima di andarmene- mormorò, rigirandosela in mano – Non serviranno a nessun altro ora, vero?-.

-No, non credo che qualcun altro prenderà il tuo posto-.

Pietro si passò una mano tra i capelli, in imbarazzo: Alessio era tornato a guardarlo come in attesa, e in quel momento faticava tremendamente a trovare le parole giuste da dire.

-È che ... – Pietro si schiarì la voce, le iridi chiare di Alessio che continuavano ad osservarlo come se, intorno a loro, non ci fosse nient'altro – Lo so che ora sei felice con Alice e, credimi, non sai quanto sia felice io stesso nel vederti stare bene-.

Prese l'ennesimo sospiro, solo per prendere più tempo. Cercò di spostare lo sguardo altrove, ignorando il rossore del viso che doveva farsi sempre più evidente, ma gli risultava difficile mantenere la calma sapendo che Alessio era in ascolto ed in attesa che lui proseguisse.

Pietro si decise a tornare con gli occhi su di lui, e perse un altro battito nel vedere l'intensità del suo viso:

-Se un giorno, però, qualcosa dovesse ... Rompersi, se qualche giornata dovesse essere più storta delle altre, quando avrai bisogno di staccare anche solo per un minuto, o per un'ora, anche se ora non ci vivi più nel nostro appartamento, diciamo che ... – la tentazione di scappare via era tanta, ma si costrinse a finire di parlare – Per quanto tempo possa passare, rimarrà sempre anche un po' tua, quella casa. È una di quelle cose che non si possono cancellare da un giorno all'altro, non così facilmente-.

Il silenzio che era calato a Pietro sembrava teso e calmo allo stesso tempo. Era agitato, ansioso anche solo di sapere cosa potesse pensare in quel momento Alessio, ed allo stesso modo, per una qualche strana sensazione, si sentiva tranquillo. Non c'era nulla che potesse dargli la certezza che Alessio non avrebbe equivocato quelle parole, ma dentro di sé sapeva che, per qualche assurda ragione, tutto sarebbe andato bene.

Alessio abbassò per qualche attimo il viso, rigirandosi ancora tra le mani quell'unica chiave. Rimase così per attimi che a Pietro parvero infiniti, fino a quando non rialzò il capo. Forse era solo un'illusione, l'oscurità della notte che confondeva le cose, ma gli occhi di Alessio sembravano lucidi e velati di un qualcosa che a Pietro sembrava rimorso e mancanza.

-È molto da te fare un discorso del genere su noi due- mormorò Alessio, la voce impastata e bassa. Non c'era segno di rimprovero nella voce, e Pietro piegò le labbra in un sorriso appena accennato:

-Ed è un male?-.

-No, non lo è. È solo che ... – Alessio abbassò nuovamente il viso, per pochi secondi, prima di infilare le chiavi in tasta e rialzare lo sguardo – Mi sento sbagliato. Un ingrato che non ti merita fino in fondo-.

-Non è una questione di merito- Pietro parlò più istintivamente di quanto si sarebbe aspettato. Si bloccò, la consapevolezza di stare addentrandosi in un terreno alquanto pericolo che si faceva sempre più concreta.

Non aveva idea di cosa avesse spinto Alessio a parlare in quel modo, e forse avrebbe dovuto ragionarci di più; il rischio di parlare troppo, di dire qualcosa che avrebbe fatto meglio a tacere era dietro l'angolo. Pietro prese l'ennesimo respiro, impossibilitato a riflettere lucidamente a causa di Alessio: per i suoi occhi azzurri che lo stavano osservando in silenzio, per la sua espressione stanca e tirata, per la voglia di voler dire tutta la verità per la prima volta negli ultimi anni, e per la stessa consapevolezza che invece avrebbe fatto meglio a desistere.

-È qualcosa di diverso. Qualcosa di più-.

Pietro tacque, senza aggiungere altro. Sperò che anche ad Alessio bastasse, e per gli attimi seguenti sperò che non gli chiedesse spiegazioni o specificazioni ulteriori. Sarebbe stato troppo imbarazzante, troppo difficile spingersi oltre.

-Sì, lo è- sussurrò infine Alessio, e Pietro non seppe come interpretare quella sua risposta. Cominciava a perdere l'orientamento in quella loro conversazione, che di normale non sembrava avere nulla. Era diverso, era tutto diverso dal solito.

Era come se, per assurdo, anche Alessio stesse parlando con la sua stessa consapevolezza.

-È come se, per quanto possiamo farci del male ed allontanarci, poi tornassimo sempre l'uno dall'altro-  Alessio proseguì, le labbra disegnate in un sorriso appena accennato, ma che a Pietro parve più sincero e luminoso del solito – Siamo degli idioti-.

-Degli idioti che si vogliono bene, nonostante tutto-.

"O forse sono solo io ad essere un idiota che ti ama troppo".

Pietro non fece in tempo ad aggiungere altro, né fece in tempo a pensare o fare qualsiasi cosa: Alessio gli aveva di nuovo buttato le braccia attorno al collo, in quello che era un abbraccio più impacciato ed intimo del primo.

Era già la seconda volta in poche ore che si ritrovavano così stretti, ma a Pietro quel momento sembrò totalmente diverso dal precedente: erano da soli, stavolta, senza nessuno a guardarli o a ironizzare su di loro; non c'era bisogno di aggiungere altro, né pensare a quel che sarebbe venuto dopo. Pietro si abbassò un attimo per lasciare la busta bianca a terra, per avere entrambe le mani libere per ricambiare la stretta di Alessio.

Inspirò piano il suo profumo, ritrovandolo famigliare e buono come lo ricordava, di una normalità quasi sensuale. Per la prima volta dopo mesi, da quando Alessio se n'era andato dal loro appartamento, si sentì in pace. Si sforzò di non protestare in alcun modo quando Alessio si allontanò un po', pur rimanendo così vicino che Pietro si ritrovò ad arrossire inevitabilmente, nel rendersi conto della vicinanza in cui si ritrovavano i loro visi.

-Ti ho pensato, mentre ero in Inghilterra- Alessio sembrava essere in difficoltà allo stesso modo, le gote arrossate probabilmente più per il disagio che per il freddo della notte – Ho pensato a noi due-.

-E a che hai pensato?- chiese Pietro in un filo di voce, non molto sicuro di voler conoscere davvero la risposta. Si chiese se fosse meglio sciogliere l'abbraccio in cui ancora si trovavano: quella vicinanza cominciava a dargli una strana impressione, una sensazione diversa da quelle che aveva provato in tutti i contatti fisici avuti con Alessio. Benché fossero fuori da un locale, in uno spazio pubblico, sentiva l'intimità di quel momento come non mai.

-A diverse cose- riprese Alessio, che sembrava sforzarsi di non scostare lo sguardo altrove – A certe cose accadute tra noi. È come se ... -.

-Come se?-.

Alessio non rispose, gli occhi azzurri che finalmente si erano fissati sul suo viso. Pietro non insistette, e rimase a sua volta in silenzio.

Cominciava a capirci davvero poco di quella situazione, la confusione che gli regnava sovrana in testa. C'era Alessio e le sue braccia che ancora lo tenevano stretto a sé, il calore del suo corpo e il profumo della sua pelle, gli occhi che lo tenevano fissato in una maniera che Pietro non avrebbe saputo definire, e le labbra sottili appena dischiuse che sembravano terribilmente invitanti.

Cercò di convincersi del fatto che Alessio non l'avrebbe baciato, e che l'avvicinarsi del suo viso fosse solo un'illusione dovuta all'aspettativa del momento.

Si costrinse a non muoversi, pur sapendo che, in qualche attimo, avrebbe perso definitivamente la testa ben prima che Alessio potesse anche solo rendersi conto di ciò che stava accadendo.

Pietro chiuse gli occhi, e per un istante si immaginò di sentire sulle proprie labbra quelle di Alessio: ne avrebbe sentito il sapore e la ruvidezza, in un bacio semplice che avrebbe cambiato tutto.

Tutto ciò che sentì, invece, fu solamente lo sbattere della porta d'ingresso del locale, ed Alessio che scioglieva repentinamente l'abbraccio, come se si fosse scottato improvvisamente.

A Pietro non servì nemmeno guardare oltre le spalle di Alessio per capire chi doveva essere uscito: non si stupì affatto nel riconoscere in distanza la figura di Alice, accompagnata da Giulia. Il ghigno che aveva quest'ultima stampato in faccia fece temere a Pietro il peggio: Alessio doveva averlo scostato da sé troppo tardi per evitare di essere visti entrambi in quell'abbraccio fin troppo intimo.

-Mi spiace interrompere il vostro dolcissimo idillio- esclamò subito Giulia una volta avvicinatasi maggiormente, prima di dar loro il tempo per dire qualsiasi cosa – Ma hanno portato il dolce al tavolo già da un po'-.

-Ora rientriamo- liquidò la questione Alessio, annuendo nervosamente. Lanciò un'occhiata veloce a Pietro, distogliendo subito dopo lo sguardo, prima di accennare qualche passo verso la porta d'ingresso.

-Abbiamo interrotto qualche cosa di interessante?- scherzò nuovamente Giulia, maliziosa. Pietro cercò di trattenersi dal dire o fare qualsiasi cosa: si sentiva ancor più in imbarazzo nel sapere di essere stato visto sia da Giulia che da Alice in quella situazione.

-Non prendere per il culo- borbottò Alessio, passandole accanto velocemente. Si arrestò e sobbalzò sorpreso quando Giulia, ridendo come non mai, portò le mani al suo fondoschiena, guadagnandosi un'occhiata torva dal diretto interessato:

-Intendi "prendere per il culo" in questo modo?-.

Pietro rimase ancora immobile, nell'ascoltare le imprecazioni di Alessio e le risate di Giulia mentre se ne tornavano dentro al locale, lasciandolo lì fuori.

-Forse dovremmo tornare dentro anche noi-.

Anche Pietro si ritrovò quasi a sobbalzare, nel rendersi conto di essersi quasi dimenticato della presenza di Alice: se ne era rimasta in disparte fino a quel momento, e anche ora, nel parlare, sembrava poco propensa a fargli notare la sua presenza.

-Sì, dovremmo- Pietro le si avvicinò, e forse sarebbe potuta essere solo una sua impressione, ma il volto di Alice sembrava amareggiato e disilluso come mai prima di quel momento – Stai bene?-.

-Sì, va tutto alla grande-.

Alice cercò di fingere un sorriso che faticava a risultare convincente, e Pietro non riuscì a non darsi dell'idiota tra sé e sé: era così ovvio che non stesse andando tutto bene, e si pentì subito di averle fatto quella domanda. Non aveva idea di cosa potesse ridurla in quello stato – se l'averlo visto con Alessio in quel modo o qualcos'altro-, ma non indagò oltre: preferì prenderla sottobraccio, in un gesto di muto affetto, dirigendosi verso l'entrata del locale.

Alice non oppose alcuna resistenza: si lasciò guidare mollemente, il capo appoggiato alla spalla di Pietro, lo sguardo spento ed assente esattamente come prima.

All of my regret

Will wash away somehow

But I cannot forget

The way I feel right now

*

Erano rimasti lì un'altra ora, ed era già l'una di notte passata quando Pietro si avviò per le calli buie e deserte di Venezia per tornare a casa.

Camminava nel silenzio della notte, il solo rimbombo dei suoi passi e lo sciabordio debole dell'acqua dei canali ad accompagnarlo nel suo percorso.

Si sentiva inaspettatamente leggero, nonostante tutto ciò che sarebbe potuto andare meglio in quella serata: Caterina se ne era andata con Nicola prima di tutti loro, e anche una volta rientrati Pietro non aveva potuto fare a meno di chiedersi cosa fosse preso ad Alice, insolitamente cupa e fredda.

E poi, tra tutti quei pensieri negativi e confusi, rivedeva il sorriso di Alessio, e sentiva ancora il calore del suo corpo contro il suo. Gli tornava in mente lo sguardo limpido e brillante che gli aveva rivolto poco prima, quando fuori dal locale si erano separati. Pietro se ne era rimasto fermo diversi minuti nel vedere la sua figura allontanarsi con Alice, Giulia e Filippo, prima di accorgersi che si stava facendo davvero troppo tardi.

Si chiese cosa sarebbe successo se Giulia ed Alice non fossero uscite affatto durante il loro abbraccio. A ripensarci, ora, sembrava un ricordo a stento reale. Si domandò anche cosa stava per dirgli Alessio, cosa ci fosse che gli premesse così tanto da dirglielo in un momento simile.

Probabilmente non l'avrebbe mai saputo.

Non avrebbe cercato di tornare sull'argomento. Sapeva che nessuno di loro l'avrebbe fatto.

Pietro si strinse nelle spalle, il freddo della notte che sembrava ricordargli di essere vivo; avrebbe dovuto proseguire la sua vita come se quell'abbraccio non ci fosse mai stato, come se le parole non dette di Alessio non gli interessassero davvero. Cominciava a rendersi conto che, per affrontare certe cose, ancora doveva trovare il coraggio necessario.

Sorrise ancora una volta, nonostante tutto. Poteva essere solo un'illusione, la sua, solo una stupida falsa aspettativa, ma era come se qualcosa sotto la superficie fosse appena cambiato.

In these small hours

These little wonders

These twists and turns of fate

These twists and turns of fate

Time falls away, but these small hours

These small hours still remain

Still remain

These little wonders, these twists and turns of fate

Time falls away but these small hours

These little wonders still remain*








*il copyright della canzone (Rob Thomas - "Little wonders") appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Alla fine abbiamo scoperto che il secondo regalo misterioso era una chiave, una chiave speciale per Pietro e Alessio.Ma in questo finale di capitolo possiamo trovare anche un evento chiave. In questi casi, infatti, le parole possono sembrare quasi inutili e girare attorno a un evento simile sarebbe quasi assurdo. Quello che c'è stato tra Pietro ed Alessio può essere descritto con due sole parole: quasi bacio!Sembra più che evidente, quindi, che la conversazione che Alessio ha avuto con Alice su suolo inglese abbia dato dei risultati... risultati certamente non prevedibili, ma sempre di risultati possiamo parlare.I due ragazzi torneranno prima o poi sull'argomento? Quanto accaduto porterà, prima o poi, a delle conseguenze oppure no?Per scoprire questo e altro vi diamo appuntamento a mercoledì prossimo!

Kiara & Greyjoy

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