Capitolo 5 - You can look back, but don't stare (Pt. 5)
Piano Veneto non sembrava essere cambiata molto dall'ultima volta in cui c'era stato. Non ricordava quanto tempo fosse passato, potevano essere poche settimane come qualche mese.
Alberto aveva insistito parecchio per trovarsi proprio lì, al solito bar del paese – "Come quando eravamo al liceo!" gli aveva detto, tanto per convincerlo a presentarsi-, lo stesso bar dove nell'estate di due anni prima aveva rivisto Alessio dopo mesi di silenzio. Lo stesso bar dove avevano ricominciato a riallacciare i rapporti, dove lo aveva sentito cantare svariate volte, dove tutto sembrava essere ricominciato una seconda volta tra loro due.
Ora, invece, a quel tavolino, non c'era Alessio di fronte a lui: il viso magro e allungato di Alberto non gli ricordava per niente i tratti morbidi e maturi di Alessio.
Anche Alberto, d'altro canto, non sembrava molto cambiato. Forse ancora più sbarazzino del solito – di quando erano al liceo, come avrebbe detto Alberto stesso-, l'aria rilassata che Pietro gli stava invidiando profondamente. L'atmosfera universitaria sembrava avergli giovato in tutto e per tutto.
-All'università come va?- chiese Pietro, dopo aver buttato giù un sorso di caffè bollente. Faceva freddo anche all'interno del Babylon, e d'altro canto sarebbe stato difficile trovare qualche ambiente abbastanza caldo in quel periodo dell'anno, a metà novembre.
-Quando non sono in giro per la città posso anche permettermi di studiare e passare gli esami- rise Alberto, un sorriso astuto disegnato sulle labbra – E tu, veneziano d'adozione, hai passato almeno un esame in più di due anni?-.
-Li ho passati tutti, malfidente che non sei altro- sorrise a sua volta Pietro, per una volta divertito per davvero.
-Mi stai dicendo che il prossimo anno potresti anche laurearti? Santo cielo, allora l'apocalisse deve essere proprio vicino-.
-Ripeto: sei malfidente. Molto malfidente-.
Era sempre così, tra di loro: nonostante fossero mesi che non si vedevano, tutto rimaneva lo stesso, come quando ai tempi del Virgilio si vedevano ogni giorno in classe. C'era la stessa confidenza, lo stesso affetto malcelato di sempre: era una delle poche sicurezze che riuscivano ancora a rincuorare Pietro.
Gli aveva fatto piacere poter rivedere Alberto per il suo compleanno; in un certo qual senso, andarsene da Venezia per qualche giorno e rivedere un amico con cui non parlava da tempo gli stava facendo bene. Sentiva il bisogno fisico e morale di parlare con qualcuno al di fuori della stessa cerchia di persone che vedeva sempre a Venezia.
E, soprattutto, aveva bisogno di parlare con qualcuno che non fosse Alessio.
-Con Giada come va?- gli chiese nuovamente Alberto, che per festeggiare i suoi ventun anni si era tolto lo sfizio di ordinare uno spritz.
-Va. Tra poco è un anno che stiamo ufficialmente insieme-.
Pietro buttò giù quel che rimaneva del suo caffè, rischiando di bruciarsi la lingua e la gola.
-Un bel traguardo, direi. E Alessio la tiene sempre a distanza o comincia a trovarla più simpatica?- continuò Alberto, d'un tratto più serio. Pietro si morse il labbro inferiore, tutt'altro che contento della direzione che stava prendendo quel discorso: a tratti cominciava a pentirsi di aver parlato a Alberto di quella situazione assurda già diversi mesi prima. A quanto pareva, con suo sommo rammarico, era destinato a parlare di Alessio in ogni occasione possibile.
-Né l'una né l'altra, semplicemente cerca di dimostrarle quanto non la sopporta ad ogni occasione che gli si presenta-.
Pietro sperò che il discorso fosse morto lì. Evitò lo sguardo di Alberto, concentrandosi su ciò che la tv affissa alla parete di fronte a lui stava mandando in onda: le immagini di terrore che arrivavano da Parigi, dopo gli attacchi terroristici di qualche giorno prima, gli fecero gelare per un attimo il sangue nelle vene.
-E tu continui a non prendere posizione, immagino-.
Quella di Alberto non era stata una domanda; era un'affermazione qualsiasi, come se stesse descrivendo un fatto oggettivo che stava avvenendo sotto i suoi occhi. Non c'era nulla di dubbioso, nelle sue parole: era come un principio matematico: era così e basta.
Pietro prese un respiro profondo, prima di parlare; non aveva voglia di mettersi a litigare con Alberto, non in uno dei rari incontri che avevano durante l'anno.
-Cosa dovrei fare? Mollare Giada così finalmente Alessio la smetterà?- sbottò stizzito, già esasperato.
-No, semplicemente dovresti dirgli di avere più rispetto. Sei suo amico, dovrebbe comportarsi bene con la tua ragazza già solo per questo. Almeno in sua presenza- replicò Alberto, come se fosse un'ovvietà.
Pietro sospirò di nuovo, sconsolato: la faceva facile, lui. Alberto non viveva nella sua stessa situazione, non rischiava di perdere la persona che amava da un momento all'altro. Non avrebbe potuto capire, già lo sapeva.
Quella consapevolezza cominciava a stargli stretta, a mandarlo in crisi più di quanto non avrebbe voluto.
-Non ci riesco-.
A Pietro uscirono così, quelle parole, in maniera del tutto istintiva. Per un attimo aveva creduto di aver solo immaginato di averle pronunciate; poteva averle dette solamente nella sua testa, tra sé e sé, anziché averle dette ad alta voce e imboccare una via che sembrava sempre più senza ritorno alcuno.
Non sapeva bene dove si stesse cacciando o fino a che punto sarebbe arrivato, ma non aggiunse altro e non si corresse. Forse era solo la stanchezza per tutti quei segreti che si portava dietro, a renderlo così coraggioso e imprudente allo stesso tempo.
Alberto continuava a guardarlo fisso, lo sguardo confuso come se non avesse capito nulla di quel che Pietro aveva appena detto:
-A far cosa?-.
Pietro rimase a fissare ancora lo schermo della tv, apparentemente inespressivo, ma completamente infuocato dentro di sé. Per la prima volta si ritrovava di fronte ad una scelta, in bilico tra due possibilità completamente diverse; non aveva nemmeno mai contemplato l'idea di potersi confessare con qualcuno, tantomeno con Alberto, eppure quell'occasione gli si era appena presentata davanti, in tutto il terrore e il senso di liberazione che gli stava portando.
Non si era mai immaginato fino a quel momento un bivio del genere: poteva parlare sinceramente con qualcuno, per la prima volta in più di un anno passato a tenersi tutto dentro, oppure poteva continuare a fingere, a mentire a chiunque. A cercare di scappare dalla realtà, a non trovare il coraggio nemmeno per ammettere ciò che pensava davvero.
Gli occhi scuri di Alberto dardeggiavano ancora in attesa su di lui, lucidi e pieni di curiosità. Davanti a quegli occhi Pietro sentì quasi un senso di vertigine, come poco prima di una caduta in un burrone.
Stava letteralmente saltando nel vuoto, e nonostante la paura, sapeva già che si sarebbe buttato una volta per tutte.
-A difendere Giada, a dire ad Alessio che dovrebbe smetterla. Non ce la faccio-.
-Ma che vuol dire?- replicò Alberto, stringendo le labbra e con un'espressione alquanto confusa dipinta in viso – Dì ad Alessio di chiudere il becco, semplicemente-.
A Pietro venne da ridere, una risata sommessa ed amara che contribuì a disorientare ancor di più Alberto. E Pietro continuava a ridere e a scuotere piano la testa, come se avesse appena ascoltato una battuta divertente e sardonica. Gli ci volle qualche attimo per riprendere serietà e tornare con lo sguardo oltre le spalle di Alberto, come se stesse parlando ad un'altra persona presente lì con loro:
-La verità è che non mi interessa molto se insulta Giada. Non voglio difendere lei e mandare a quel paese Alessio. Non voglio-.
-Ma perché? Davvero, non riesco a capirti- sbottò infine Alberto, frustrato. Era evidente che non riuscisse a comprendere fino in fondo ciò che Pietro stava cercando di fargli capire.
-Perché se mi chiedessero di scegliere, tra Giada ed Alessio, io ... -.
"Se lo dico ora, non potrò più tornare indietro".
-Io sceglierei Alessio. Sceglierei Alessio sempre. Anche se al posto di Giada ci fosse chiunque altro ... Sarebbe sempre lui che vorrei-.
Pietro non si rese nemmeno bene conto di averlo detto sul serio e ad alta voce. L'aveva detto così velocemente che aveva rischiato di farfugliare, di mangiarsi le parole e risultare incomprensibile.
Ma alla fine l'aveva detto. L'aveva detto, per la prima volta in tanti mesi, l'aveva detto a qualcuno.
La sensazione di liberazione e di sollievo che sentì nascere si mischiò subito al terrore di ciò che sarebbe potuto succedere da lì in poi.
Giocava a carte scoperte, ora. Non c'era più via di ritorno.
-Credo di non aver capito bene- borbottò Alberto, dopo interminabili attimi di silenzio teso. A Pietro bastò guardarlo in viso per un secondo per capire che, invece, aveva capito benissimo: aveva lo stesso sguardo stralunato e stupito di chi sa di aver capito bene qualcosa, ma che non riesce ad ammettere la veridicità dei fatti.
-Io invece credo che tu abbia capito benissimo. In fin dei conti non c'è molto da capire-.
Pietro si sforzò di non aggiungere altro, di lasciare il tempo necessario a Alberto per rendersi conto bene della notizia e di ciò che gli aveva appena rivelato. Si morse il labbro inferiore, pur di tacere: l'attesa di una qualsiasi reazione da parte dell'altro si stava rivelando snervante, dolorosa perfino fisicamente.
Voleva sapere cosa stava pensando, cosa ne pensava, e allo stesso tempo, forse, non voleva saperlo affatto. Si era esposto enormemente, ed ora temeva di cadere rovinosamente a terra. Forse ne sarebbe uscito ferito peggio di quanto aveva creduto.
Alberto aveva abbassato lo sguardo, e a Pietro sembrò che fosse perso in mille pensieri. Aveva la stessa espressione concentrata e confusa di quando, a scuola, gli si presentava davanti agli occhi uno strano esercizio di matematica.
Passarono almeno due minuti prima che Alberto si decidesse ad alzare nuovamente il capo, rivolgendosi a Pietro in quello che era poco più che un sussurro:
-Da quanto?-.
Pietro respirò pesantemente, scostandosi una ciocca di capelli scuri dalla fronte in un gesto che tradiva il suo nervosismo.
-Non lo so di preciso. Lo so da più di un anno, ma non so quando è cominciato tutto. Può essere dal primo minuto in cui l'ho visto, come da due anni solamente, non saprei. Me ne sono reso conto e basta-.
Alberto annuì, ancora pensieroso e a tratti preoccupato:
-Ma ne sei sicuro?-.
-Direi che il tempo per pensarci non mi è mancato- replicò Pietro, ironico e a tratti divertito. Guardare Alberto con quell'espressione lo faceva quasi ridere: era comico a tratti, da quanto la sua espressione sembrava marcata.
-Sì, ma ... Tu e Alessio? O meglio, tu innamorato di Alessio? Sul serio?- Alberto si sporse d'un tratto verso di lui, iniziando a gesticolare freneticamente ed in un modo che lasciò Pietro alquanto disorientato – Insomma, mi sembrava di aver capito aveste un certo feeling, ma non pensavo fino a questo punto. Soprattutto perché non riesco ad immaginarti con un uomo. Che poi, pensi di essere gay? Ti piace un ragazzo, è vero, ma potresti essere bisessuale o pansessuale, o forse è solo un caso e sei comunque etero-.
-Alberto- Pietro cercò di interrompere quello sproloquio prima che fosse troppo tardi, già mezzo stordito da tutte quelle parole che Alberto aveva pronunciato fin troppo velocemente – La vedo ardua per un uomo etero innamorarsi di un altro uomo, anche fosse solo una volta nella vita. E non lo so se sono bisessuale o gay o pan, non mi sono mai innamorato di un altro uomo, ma allo stesso tempo non ho mai avuto relazioni particolarmente soddisfacenti con le ragazze che ho avuto. Non so se sono gay. Probabilmente con il tempo lo capirò meglio-.
Si era detto e ridetto quel discorso nella sua testa talmente tante volte che ormai lo sapeva a memoria. Aveva cercato di essere il più sincero e spontaneo possibile, e c'era riuscito.
-E Giada? Stai con lei, nonostante tutto. E fino a prova contraria, lei è una donna- puntualizzò Alberto, senza però alcuna dose autoritaria o derisoria. Sembrava sinceramente confuso, più che scandalizzato, e Pietro si sentì in ogni caso piuttosto sollevato nel poterlo constatare.
-La verità è che sto con lei solamente per cercare di non pensare ad Alessio. E perché ... -.
Siccome quello di oggi sarà un aggiornamento bello denso e lungo, ci rivediamo stasera alla solita ora per la parte finale di questo infinito capitolo 5!
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