Capitolo 41 - Before tomorrow comes (Pt. 3)
Lorenzo non le aveva nemmeno accennato per sbaglio a quella stupida – folle, completamente folle- idea di passare da casa di Giulia a Venezia. Caterina non se ne stupiva affatto: era ben conscia del fatto che da suo fratello, sulla sua storia con Giulia, non avrebbe saputo più niente dopo la discussione che avevano avuto l'inverno prima. Era però rimasta fermamente convinta che si fosse finalmente tolto dalla testa quella pazzia. Evidentemente, da quel che le aveva appena scritto Giulia, si era sbagliata.
-Tutto ok?-.
Caterina non alzò gli occhi dallo schermo, anche se si sentiva addosso lo sguardo di Nicola. Digitò alcune parole sulla barra dei messaggi, per poi cancellarle subito. Si morse il labbro inferiore, cercando di formulare qualche altra frase, che però cancellò di nuovo subito dopo.
Con un sospiro scoraggiato abbassò per un attimo le braccia: le ci sarebbe voluto qualche minuto per riprendersi e scriverle qualcosa di razionale in risposta.
Si voltò verso Nicola, che ancora la scrutava in attesa:
-All'incirca- borbottò, scostandosi malamente un ciuffo di capelli dal viso – Era Giulia. Mi ha scritto appena adesso-.
Nicola la guardò ancora con più apprensione, senza capire:
-C'è qualche problema?- le domandò ancora, continuando a spingere in avanti il passeggino del figlio.
Per un attimo Caterina prese in considerazione l'idea di raccontargli ciò che era appena successo: si trattenne quando ricordò, in un secondo, che Nicola non sapeva nulla di Lorenzo, e che era meglio che continuasse a rimanerne all'oscuro.
-Non credo. Penso di no- rispose, alzando le spalle. Avrebbe davvero voluto sperare che fosse così, anche se da come Giulia aveva scritto quel messaggio sospettava che qualcosa doveva essere successo, durante quella visita.
-Dalla tua faccia non si direbbe- Nicola non sembrò così convinto come aveva sperato Caterina – Filippo lo vedo strano ultimamente ... Anche Giulia-.
-Sono tutti strani, ultimamente- sospirò Caterina, sconsolata.
C'era da mettersi le mani nei capelli, nel guardare come stavano tutti nel loro gruppo: Giulia e Filippo erano praticamente sull'orlo della prima vera crisi coniugale, e per quel che ne sapeva nemmeno Alessio e Pietro se la stavano passando troppo bene, con i rispettivi figli nati da poco più di un mese. L'ultima volta che li aveva visti, Caterina aveva potuto constatare il conflitto personale che Pietro evidentemente stava vivendo, e la difficoltà di Alessio nel ritrovarsi a vivere in quelle nuove vesti da genitore.
Era un periodo turbolento come pochi altri.
-Giulia e Filippo stanno attraversando un momento difficile- convenne, annuendo – D'altro canto se già un figlio ti scombussola la vita, figuriamoci due insieme-.
Era piuttosto convinta che qualcosa fosse andato storto, dopo che le gemelle erano nate. Giulia non lo aveva mai confermato a voce, anche se da come le aveva sempre parlato dei conflitti che si erano venuti a creare con Filippo, sembrava essere sottinteso che il non essere più in due c'entrasse più di qualcosa.
-Noi non siamo andati così in crisi quando è nato lui- Nicola aggrottò la fronte, facendo un cenno verso Francesco, ancora scompostamente addormentato.
-Infatti ci siamo andati prima, a inizio gravidanza- gli rammentò Caterina, con un sorriso amaro. Troppo spesso Nicola tendeva a ricordare un po' troppo ottimisticamente i primi tempi in cui lei aveva scoperto di essere incinta; era come se avesse cercato di dimenticare volontariamente il fatto di essersene andato di casa per un'intera giornata.
Nicola fece una smorfia, mentre cercava di superare con il passeggino una coppia di anziani che, davanti a loro, si era fermata all'improvviso.
-Però poi le cose sono andate bene- disse dopo un po', quando Caterina era già convinta che avesse preferito lasciare cadere il discorso – Probabilmente anche loro si rimetteranno in sesto-.
Caterina alzò le spalle, molto meno disposta a cedere all'ottimismo che, invece, sembrava pervadere Nicola in quel momento.
-A meno che non vogliano spendere dei bei soldi per un divorzio piuttosto anticipato ... -.
Caterina lasciò cadere la frase, mordendosi il labbro inferiore. Non credeva davvero che Filippo e Giulia sarebbero arrivati a quel punto – d'altro canto erano una delle coppie più solide che conosceva-, ma era altrettanto evidente che qualche problema se lo stessero trascinando da mesi.
Adocchiò, senza aspettarselo minimamente, un tavolo libero in uno dei bar della via: era piuttosto affollato, anche all'esterno, ma l'unico tavolo che rimaneva libero era in una posizione abbastanza defilata per non aver problemi con il passeggino. Caterina vi si avviò facendo cenno a Nicola di seguirla.
Qualche minuto più tardi, dopo aver chiesto conferma ad un cameriere se fosse effettivamente libero, si erano finalmente seduti. Nicola aveva destato dolcemente Francesco per farlo bere un po', e anche Caterina aveva tirato fuori la bottiglietta d'acqua che teneva nella borsa per dissertarsi almeno in parte; in quel momento, seduta e ferma, si rese conto di essere davvero parecchio sudata.
-Comunque secondo me sei un po' troppo pessimista su Filippo e Giulia-.
Nicola stava sistemato il cappellino sui capelli biondi di Francesco, mentre riprendeva quel discorso che Caterina credeva ormai chiuso. Si rimise composto, riponendo la bottiglietta d'acqua sul ripiano del tavolo e tornando a guardarla:
-I momenti difficili capitano, ma non per questo si deve mandare a monte un matrimonio-.
Non ne dubitava nemmeno lei, ma si ritrovò a pensare, ancora una volta, che quel voler minimizzare di Nicola fosse solamente da ciechi. O da ingenui.
-Rimango convinta del fatto che dovrò essere piuttosto ubriaca per accettare di sposarmi-.
Parlò d'istinto, senza rifletterci troppo su. Non era nulla di nuovo, nulla che non aveva mai detto e nulla che Nicola non sapesse già; nonostante quello, però, Caterina fu quasi del tutto sicura di vederlo adombrarsi non appena ascoltate quelle parole.
-È molto più semplice senza questo tipo di vincoli- aggiunse, mormorando, come a giustificarsi.
Nicola si lasciò ricadere indietro, con la schiena completamente appoggiata allo schienale della sedia, un sorriso amaro a stendergli le labbra:
-Quindi non mi sposeresti?- le chiese, la voce velata di delusione – Proprio mai?-.
Caterina si strinse nelle spalle: cominciava seriamente ad odiare quella conversazione. Cominciava a sentirsi in colpa ed in difetto, cosa che, se possibile, stava detestando ancor di più.
-Di certo non ora- gli rispose, duramente – Di problemi a cui pensare ne abbiamo già in abbondanza, direi-.
"E non ho nessuna intenzione di fare la fine di Giulia e Filippo".
Afferrò il menu, che ancora non aveva guardato, abbassandovi gli occhi ed iniziando a sfogliarlo. Non stava leggendo davvero, ma sembrò bastare per far desistere Nicola da qualsiasi altro tentativo di insistere.
Lo rimise giù solo qualche minuto dopo, quando ebbe deciso cosa ordinare e quando fu del tutto sicura che la conversazione fosse chiusa. Solo in quel momento riprese in mano il cellulare, sbloccandolo velocemente.
Stavolta digitò velocemente le parole che avrebbe inviato in risposta a Giulia, senza cancellarle e senza ripensamenti.
«Sarà meglio vederci per parlarne, il prima possibile. Per il momento, se sentirò Lorenzo, farò finta di non saperne niente».
Prima che potesse venirle in mente di farle ulteriori domande, inviò il messaggio.
*
Damn it all I'll make a difference from now on
Cause I'm wide awake to it all
Cause I'm wide awake to it all
(Alter Bridge - "Before tomorrow comes")*
Era stato strano rimettere piede a Villaborghese non da solo. Era stato piuttosto bizzarro ripercorrere la stessa strada che aveva sempre fatto da solo, nel silenzio tranquillo della sua auto, con Christian seduto e allacciato al sedile posteriore. Anche in quel momento, quando erano già arrivati a destinazione da almeno un'ora, Alessio continuava a sentirsi addosso la stessa ansia che l'aveva accompagnato per tutta l'ora d'auto che gli era servita per raggiungere Villaborghese da Venezia: aveva lanciato più occhiate allo specchietto retrovisore, per controllare suo figlio, in quell'ora che non in tutta la sua vita. Non che ce ne fosse stato davvero bisogno: il rombo dell'auto aveva contribuito a far calare il sonno a Christian più del dovuto, facendolo dormire praticamente per tutto il tempo, ben sistemato sul suo seggiolino.
Era sicuro che, se ci fosse stata anche Alice con loro, anche lei avrebbe passato il tempo del viaggio controllandolo, troppo apprensiva nelle vesti di madre ancora inesperta.
Era una bella giornata, quella del 25 agosto: calda quanto quella dell'anno precedente, anche se decisamente più rilassata. Alessio non sentiva particolarmente la mancanza del caos che aveva dovuto sopportare durante il matrimonio di Giulia e Filippo, aggravato dall'afa estiva.
Mancava ancora almeno mezz'ora al pranzo che sua madre stava preparando: per quanto Alessio avesse cercato di insistere per darle una mano, Eva era stata irremovibile nel lasciarlo libero di decidere come passare il tempo che li separava dal pranzo nel mondo in cui preferiva.
Alla fine aveva deciso di sistemarsi nella panca all'ombra dell'albero che si trovava nel giardino dell'abitazione – il giardino della sua infanzia, quello dove era cresciuto e che stava facendo conoscere a suo figlio per la prima volta-, cullando Christian tra le braccia, ora sveglio e incuriosito dalle farfalle che ogni tanto si avvicinavano per volare loro intorno.
C'era un'aura di tranquillità, lì fuori. Alessio si godette il filo di brezza leggera che si era alzata, più unico che raro in quei giorni di fine agosto. Abbassò lo sguardo sul volto di suo figlio: era appena arrossato, gli occhi grandi ed azzurri che si muovevano freneticamente per osservare quanto più possibile di quel nuovo scorcio di mondo.
Per un attimo Alessio si ritrovò ad invidiarlo: avrebbe voluto sapere anche lui cosa volesse dire vedere per la prima volta quella casa, senza nessuna coscienza dei significati e dei ricordi che vi erano legati.
-Posso unirmi a voi?-.
Alessio non si voltò, conscio che Irene gli si sarebbe seduta di fianco anche se le avesse detto di no. Le rispose comunque, in fin dei conti contento di poter passare qualche ora con sua sorella:
-Nessuno te lo vieta-.
Prima ancora che potesse finire la frase, Irene gli si era già sistemata di fianco. Con i pantaloncini corti, la canotta bianca e i lunghi capelli biondi che le ricadevano oltre le spalle ad Alessio sembrava ancora l'adolescente ribelle quale era stata. Faticava ancora a credere che sua sorella fosse ormai ad un passo dalla sua prima laurea, e che la maggior parte del tempo lo passasse a Bologna, dove studiava.
-Non fraintendere- Irene gli lanciò uno dei sorrisetti di sfida ai quali Alessio era abituato da sempre – Volevo solo vedere il mio nipotino, non certo te-.
-Non avevo dubbi su questo- le dette corda, trattenendo una risata.
Irene lo ignorò con nonchalance, abbassandosi su Christian ed iniziando a fargli linguacce con espressioni sempre più buffe: di fronte agli occhi curiosi del bambino, sembrava piuttosto intenzionata a non darsi per vinta fino a quando non avrebbe avuto almeno un sorriso da lui.
Il primo a ridere fu Alessio, anche se l'unico risultato che ebbe fu un'occhiataccia fulminante da sua sorella. Irene si rialzò, scostandosi i capelli biondi dal viso:
-Si può sapere cos'hai da ridere?- gli chiese, con tono fintamente offeso. Alessio la guardò stupito, come se la cosa fosse ovvia:
-Ridevo per le tue espressioni assurde- rise ancora, ignorando l'occhiata torva di Irene – Se avessi avuto uno specchio davanti avresti riso anche tu di te stessa-.
Irene sbuffò teatralmente, incrociando le braccia contro il petto ed accavallando le gambe con ampi movimenti, voltandosi dall'altra parte. Il suo fare offeso non durò comunque a lungo: quando calò il silenzio per alcuni secondi, tornò a girarsi verso Alessio, scrutandolo con le iridi verdi.
-Sei strano- disse infine di punto in bianco.
Alessio non rispose subito: passarono diversi secondi, prima che azzardasse a dire qualcosa:
-Lo stai dicendo come se fosse un dato di fatto di sempre, o come qualcosa di insolito?-.
-Sei più allegro del solito, e quindi è strano- Irene alzò le spalle, con noncuranza – Negli ultimi anni hai sempre tenuto il broncio-.
Alessio sospirò, a tratti seccato:
-Grazie per la considerazione-.
Irene ridacchiò soddisfatta, interrompendosi solo per guardare intenerita Christian, che aveva appena starnutito.
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Continuiamo a seguire Caterina e Nicola nella loro gita fuoriporta, durante la quale loro stessi parlano di come il loro gruppo di amici non se la stia passando al massimo in questi mesi. Tra tutti loro due sono forse quelli più sereni, ma fino ad un certo punto: sul finale della loro scena, infatti, sembra esserci traccia di qualche fulmine in lontananza ... Sarà davvero così?
E poi, infine, andiamo ad Alessio: anche lui non è a Venezia, ma nella sua vecchia casa, in compagnia di sua madre, sua sorella e di Christian. Proprio con questi ultimi due si ritrova a condividere qualche momento prima del pranzo ... E sembra proprio che, almeno apparentemente, Alessio se la stia passando meglio del solito. Chissà se il finale confermerà questa cosa!
Ci rivediamo mercoledì con il gran finale di Growing!
Kiara & Greyjoy
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