Capitolo 4 - Life goes on (Pt. 1)
L'aria fredda e pesante che alleggiava nella stanza non turbò Pietro più di tanto. Era già sveglio da parecchio tempo: aveva passato le ultime ore a rigirarsi in continuazione tra le lenzuola del letto, rinunciando infine a cercare di riprendere sonno. Sapeva che non sarebbe riuscito ad addormentarsi di nuovo, non quel giorno.
Alzò svogliatamente la testa dal cuscino, stropicciandosi gli occhi assonnati, e togliendosi di dosso le coperte calde. Appoggiò i piedi nudi a terra, dando un'occhiata alla sveglia sul comodino alla destra del letto: erano quasi le nove, un'ora decisamente decente per alzarsi e smettere di poltrire nel letto.
Si alzò stancamente dal materasso, passandosi una mano tra i capelli lisci e scuri e, cercando di non andare addosso alla scrivania o ai vari mobili pur spostandosi alla cieca, arrivò dall'altra parte della stanza buia, raggiungendo la finestra. Tirò su la persiana lentamente, per non rischiare di rimanere accecato dalla luce. A poco a poco la stanza s'illuminò della luce del sole mattutino. Era solamente gennaio, eppure negli ultimi giorni un sole pieno e freddo aveva fatto capolino dalle nubi che da troppo tempo ricoprivano il cielo di Venezia.
Pietro appoggiò le mani sul balcone della finestra, la pelle d'oca sulle braccia per la brezza fredda invernale, osservando il paesaggio che si stagliava davanti a lui: in lontananza la cupola di San Marco scintillava sotto i raggi solari, così come le acque della laguna e dei canaletti, trafficati dalle gondole e dai vaporetti.
Venezia aveva già preso vita quel giorno, e Pietro se ne stava ancora a casa sua, appena alzatosi dal letto, e con la testa ancora annebbiata per il sonno.
Quella sarebbe stata la giornata ideale per farsi lunghe camminate lungo le calli veneziane: era sabato, non c'erano i corsi all'università, e c'era un sole stupendo. Nulla di più perfetto.
Ma quello era anche l'ultimo giorno in cui Alessio sarebbe rimasto a vivere nel loro appartamento.
"L'ultimo giorno".
Pietro abbassò il capo, chiudendo gli occhi e respirando a fondo.
Era difficile credere che fosse davvero arrivato il giorno in cui, in un qualche modo, la sua strada percorsa con Alessio avrebbe preso una direzione diversa.
Sbuffò piano, tornando a puntare gli occhi fuori dalla finestra, ma non osservando nulla in particolare. Si sentì perso, perso in un mare così profondo e scuro da non rendere nemmeno l'idea.
Si allontanò dalla finestra, rabbrividendo appena, e dirigendosi verso la porta chiusa della stanza. La aprì, uscendo nel piccolo corridoio su cui dava la camera, proprio di fronte a quella di Alessio.
La porta era già aperta, e dalla stanza proveniva la luce del sole che filtrava dalla finestra, gli scatoloni pieni delle sue cose posati sul pavimento che si intravedevano all'interno della camera. A quanto pareva Alessio era stato più mattiniero di lui, almeno per quella mattina.
Forse avrebbe preferito saperlo ancora dormiente. Forse non se la sentiva nemmeno di vederlo in faccia, non ancora, perlomeno. Forse non sarebbe mai stato pronto ad affrontarlo e affrontare quella giornata venuta troppo in fretta.
Si morse le labbra, cercando di scacciare quei pensieri e proseguendo a fatica verso un destino che già conosceva. Percorse in pochi passi il corridoio, arrivando sull'uscio del salotto dell'appartamento, bloccandosi sulla soglia della stanza.
Alessio era davanti alla finestra del salotto, le spalle rivolte a Pietro, il viso nascosto e dall'espressione ancora ignota. Teneva le mani nelle tasche dei pantaloni, immobile come una statua, e non sembrava essersi minimamente accorto della sua presenza a qualche metro dietro di lui.
Pietro si appoggiò al muro, restando in silenzio a osservare la figura con i capelli scompigliati e biondi di Alessio. Quasi non si accorse del sorriso appena accennato che gli si era dipinto in volto, un gesto automatico che ormai aveva rinunciato a nascondere.
Sotto i riflessi del sole i capelli di Alessio erano molto più illuminati e resi più chiari, fili dorati che a Pietro ricordavano il colore della sabbia calda, quella con cui si era scottato i piedi più volte nei pomeriggi d'estate. Avrebbe voluto fotografarlo mentre se ne stava lì, immobile come se per lui il mondo si fosse fermato. Avrebbe voluto fotografare quel momento, far allungare i secondi per non farlo finire mai. Sarebbe potuto durare per sempre, semplicemente così.
I tried to paint you a picture, the colors were all wrong
Black and white didn't fit you and all along
You were shaded with patience, your strokes of everything
That I need just to make it, but I can see that
Si avvicinò piano alle spalle di Alessio, spinto dall'istinto e da un'ingenuità che aveva lasciato fuoriuscire poche volte negli ultimi due anni. Camminò a passi felpati, cercando di fare meno rumore possibile; solo quando gli fu vicino si accorse che Alessio stava tenendo gli occhi chiusi, come se stesse dormendo, con la testa inclinata sulla spalla destra.
Pietro si fermò poco dietro di lui, mordendosi il labbro inferiore: avrebbe solamente voluto abbracciarlo, farlo girare verso di sé ed appoggiare la propria fronte alla sua. Gli sarebbe bastato sentire il suo respiro finirgli addosso, le narici piene del suo profumo, il calore della sua pelle a contatto con la sua.
Si morse il labbro inferiore, la tentazione mista al dolore della separazione che a malapena riusciva a tenere sotto controllo. Nulla gli impedì, però, di passargli un braccio attorno alle spalle, in quell'abbraccio a tratti impacciato e intimidito che aveva agognato fino a quel momento.
Lord knows I failed you time and again
But you and me are all right
-Cosa fai, dormi in piedi come i cavalli?- [1] sussurrò Pietro con voce bassa, con l'imbarazzo che stava scemando. Non c'era nulla di forzato, in quell'abbraccio: teneva Alessio in una presa leggera, giusto per fargli sentire la sua presenza, con il capo poggiato appena a quello dell'altro.
Alessio non disse nulla. Si limitò a sorridere lievemente in silenzio, un sorriso che a stento Pietro riuscì a cogliere. Si lasciò cullare lentamente da lui, senza divincolarsi.
E anche quel momento Pietro avrebbe voluto non finisse mai: forse per la prima volta dopo anni riusciva a sentire Alessio davvero accanto a sé, senza stupidi litigi o parole non dette di mezzo. Riusciva a trasmettere di più quell'unico abbraccio silenzioso, che non tutto ciò che si erano detti in quei due anni appena passati.
Era probabilmente l'ultimo abbraccio vero che quelle pareti avrebbero visto. Ancora poche ore, e Alessio se ne sarebbe andato.
Pietro si ritrovò a sospirare pesantemente, stringendo impercettibilmente Alessio più stretto a sé.
Aveva paura di quel cambiamento.
Si sarebbe mai abituato alla sua assenza, dopo aver conosciuto la sensazione di vivere con lui accanto? Avrebbe imparato a sopportare quella solitudine, che non avrebbe fatto altro che ricordargli tutti i rimpianti che avrebbe avuto?
Quella casa sarebbe stata sempre troppo vuota, troppo silenziosa e troppo grigia, senza di lui. E non avrebbe potuto fare altro che cercare di farci l'abitudine, andare avanti come aveva fatto fino a quel momento.
L'amicizia tra loro sarebbe rimasta, certo, ma quante altre cose sarebbero cambiate e quante altre ancora sarebbero venute a mancare?
Pietro si lasciò sfuggire un sospiro, la malinconia che gli stringeva la gola e lo faceva sentire più vulnerabile.
Alessio continuò a non dire nulla. Pietro riusciva a distinguere alla luce del sole del mattino le ciglia lunghe, abbassate sulle guance per gli occhi tenuti ancora chiusi. Per un attimo temette che il suo silenzio fosse equivalente ad un rifiuto di quell'abbraccio, ma subito dopo lo avvertì accoccolarsi meglio contro di lui, avvolto dalle sue braccia in quell'abbraccio strano e nostalgico. Sentiva anche Alessio la stessa insicurezza, mischiata all'euforia per il nuovo inizio che l'aspettava, e a quella dolce malinconia per tutto ciò che stava lasciando?
Pietro avrebbe voluto che si girasse verso di lui in quello stesso istante, sentirlo dire che tra di loro non sarebbe cambiato niente – non sarebbe cambiato nulla, quando invece tutto era già cambiato.
Non successe nulla di tutto ciò. Alessio rimase ancora una volta in silenzio e nemmeno Pietro provò a domandarglielo, forse troppo codardo o forse semplicemente troppo insicuro per dire a voce ciò che premeva per uscire dalla sua bocca.
Non era così facile, lasciarsi andare tutto alle spalle e iniziare di nuovo. L'aveva già vissuta, quella sensazione, ma era sempre come la prima volta: un balzo nell'oscurità, dove sarebbe potuto cadere in piedi senza nemmeno un graffio, o farsi talmente male da non riuscire nemmeno più a rialzarsi.
Alessio si divincolò appena dalle braccia di Pietro, come se d'un tratto fosse deciso a sciogliere quel contatto: forse la vicinanza rendeva tutto più difficile.
Pietro strinse appena di più la stoffa della sua maglietta, come a richiamarlo a sé, e sussurrò di nuovo, allarmato:
-Va tutto bene?-.
Alessio tenne ancora gli occhi chiusi, abbassando di poco il capo,
-Solo mi chiedevo ... -.
"Sarà disposto a confidarsi?".
Era evidente che fosse agitato, ed era anche evidente che avesse bisogno di dirgli qualcosa. Ma gli ci volle tempo, prima di lasciarsi andare alla domanda che evidentemente non riusciva più a trattenere:
-Mi chiedevo se è giusto- borbottò alla fine, buttando parole vaghe.
-Se è quello che vuoi, allora è giusto-.
Pietro disse quelle parole ancor prima di pensarle.
Non era stato difficile dirlo, non quanto rendersi conto di aver pronunciato quelle parole per davvero. Di nuovo la sensazione di trovarsi in un vicolo cieco lo avvolse, un groppo in gola che gli impediva di aggiungere qualsiasi altra cosa.
Gli stava costando fin troppo incoraggiare Alessio, spingerlo volontariamente sempre più distante da sé. Ma a che gli sarebbe servito cercare di farlo desistere o mostrargli solamente tutto ciò che sarebbe potuto andare storto? Aveva ancora tutta l'intenzione di mantenere la promessa di mettere la felicità di Alessio davanti alla sua.
Bastava quell'ultimo sforzo, quell'ultima volta nel mantenere fede ai suoi propositi.
Every single day that I can breathe
You changed my philosophy
I'm never gonna let you pass me by*
Alessio finalmente riaprì gli occhi, girandosi appena verso di lui. Si ritrovò con il viso fin troppo vicino al suo, ma cercò di non farci caso: non arretrò, l'imbarazzo, con Alessio che cercare i suoi occhi, che riusciva a malapena ad ignorare.
-Lo voglio. Sto bene con Alice, voglio vivere con lei- la voce di Alessio fu poco più di un sussurro – Ma allo stesso tempo non voglio nemmeno andarmene da qui-.
Pietro si morse le labbra, la voglia di urlargli di rimanere che si faceva sempre più forte, ma no, non doveva cedere giunti a quel punto.
Non poteva permetterselo, e non poteva permetterglielo.
[1] questa scena è ovviamente ispirata, come intuibile dalla domanda e dall'abbraccio, a quella parallela tra Ennis e Jack in Brokeback Mountain.
*il copyright della canzone (One Republic - "All we are") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Immaginiamo si sia capito, ormai, che questo capitolo avrà ben poco di allegro 😅 sembra proprio che il giorno in cui le strade di Alessio e Pietro in veste di coinquilini si divideranno sia infine arrivato. Vediamo Pietro piuttosto provato e malinconico, ma la prima impressione è che neanche Alessio se la stia passando bene, in preda all'incertezza e al dubbio... Che sia proprio questa sensazione a prevalere alla fine? Magari scopriremo che all'ultimo cambierà idea?
Chissà! Non ci resta che leggere la fine di questo capitolo questo stesso venerdì!
Kiara & Greyjoy
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