Capitolo 34 - In my feelings (Pt. 2)
-Sono successe delle cose. Cose impreviste- farfugliò Pietro, che per quanto si fosse aspettato una frase simile, non si sentiva ancora pronto a parlare a Fernando in tutta sincerità di tutto quello che era successo.
Parlarne con Alessio era stato facile, perché per quanto potesse avercela con lui, tra di loro certe cose le avevano sempre capite al volo. E poi condividevano lo stesso destino – che Pietro non aveva ancora digerito né nel suo caso né in quello dell'altro-, cosa che non poteva dire di Fernando.
-Del tipo che hai avuto l'ennesimo ripensamento?- Fernando lo guardò con un sorriso sarcastico, finto – Beh certo, immagino sia difficile mollare la vita perfetta da finto etero che hai-.
-Non ci ho ripensato- Pietro parlò più duramente di quanto si sarebbe aspettato, ferito dal dubbio che Fernando aveva insinuato – Semplicemente non ho potuto, e non avevo il coraggio di dirti perché-.
-E ora all'improvviso l'hai trovato?-.
La voce di Fernando era stata tagliente, tutt'altro che conciliante. Pietro non si aspettava nulla di diverso, e d'altro canto non pensava nemmeno di meritarsi qualcosa di meglio: doveva puntare il dito solamente contro se stesso per quella situazione.
-Mi mancava parlare con te. E vederti- disse, senza riflettere – Anche se d'ora in poi credo che dovremmo smetterla di ... Di ... -.
-Di andare sul lato fisico della cosa? Eppure mi sembrava non ti dispiacesse affatto- concluse per lui Fernando, lo stesso tono sarcastico in cui non c'era assolutamente nulla di divertito.
Se possibile, tra tutto quello che gli era mancato della loro amicizia, Pietro avrebbe giurato che il lato fisico, come l'aveva definito Fernando, fosse all'ultimo posto. Parlare con lui con la serenità di non doversi nascondere e fingere di essere qualcun altro era qualcosa che gli sarebbe mancato più di qualunque altra cosa, addirittura più dei baci e delle carezze che si erano scambiati durante i loro incontri.
-Giada è incinta-.
Non aveva previsto di dirlo così, senza nemmeno una premessa, ma ormai l'aveva fatto e il silenzio calato subito dopo fu la dimostrazione piena del macigno appena lanciato.
Il viso di Fernando cambiò impercettibilmente, i tratti si fecero più tesi e gli occhi fino a quel momento freddi vennero adombrati da quello che Pietro credette di poter definire vero e proprio dolore.
-È per questo che non volevo vederti- continuò, a mezza voce, consapevole che ogni parola equivaleva ad una pugnalata – Mi sentivo troppo in colpa-.
Fernando aprì la bocca per replicare, ma la richiuse subito dopo. Di colpo tutta la freddezza e la durezza con cui si era posto verso Pietro fino a quel momento vennero a mancare: con lo sguardo vitreo e le spalle afflosciate, sembrava solo un ragazzo troppo giovane per vedersi sbattere in faccia l'ennesima porta.
-È incinta? Sul serio?-.
Nonostante il silenzio quasi totale della piazza, Pietro riuscì a distinguere a malapena ciò che gli aveva appena chiesto Fernando. Si ritrovò ad annuire, il groppo in gola che gli impediva di parlare.
Avrebbe voluto avvicinarsi a Fernando, in quel momento. Forse l'avrebbe abbracciato, o forse se ne sarebbe rimasto lì, di fronte a lui: gli sarebbe bastato anche solo quello per sentirsi un po' meno solo, anche solo per pochi minuti.
Rimase fermo, senza accennare a muoversi, immobile di fronte agli occhi scuri e sgranati dell'altro.
-Che intendi fare?- Fernando abbassò ancor di più le spalle, in un'aria talmente abbattuta che Pietro non avrebbe creduto possibile.
-Per ora non voglio allontanarmi da lei. È anche mio figlio quello che nascerà- mormorò, incolore. Quello era l'unico motivo per cui riusciva ancora a sopportare la vicinanza di Giada e l'idea di rimanerle accanto: l'intenzione di esserci per quel bambino. Non gli era rimasto altro a cui aggrapparsi.
Fernando annuì, cereo in viso:
-E poi, quando nascerà?-.
-Ci penserò-.
Pietro non aveva ancora davvero pensato al dopo. Era questione di mesi, eppure gli sembrava un futuro ancora talmente lontano e talmente irreale che faticava a pensare con quella prospettiva.
Sperava solo di non rischiare di scoppiare poco dopo la nascita del piccolo, o perlomeno di essere sufficientemente preparato psicologicamente ad un momento simile.
-Non so se riuscirò o vorrò continuare a vederti solo come amico, Pietro-.
Fernando parlò all'improvviso, dopo che il silenzio era calato di nuovo per diversi secondi. Aveva parlato quasi con dolcezza, in un modo che prometteva tutt'altro che cose che Pietro avrebbe trovato positive.
Alzò gli occhi verso di lui, ritrovandosi di fronte un Fernando quanto mai provato.
-Ero convinto che stavolta saresti davvero riuscito a liberarti di tutte le bugie che ti sei costruito intorno finora-.
-Lo credevo anche io. E ci ho sperato- ammise Pietro, le mani contratte nelle tasche del cappotto, fuori dalla vista di Fernando – Ma non posso neanche fare finta di niente e non pensare che sto per avere un figlio ... Non riesco ad anteporre il mio bene al suo. Neanche sforzandomi-.
Non era stato facile da ammettere, e probabilmente per Fernando non era nemmeno stato facile da ascoltare. Pietro lo poteva capire: in un certo senso era come si era sentito lui nello scoprire che anche Alice era incinta, e che anche Alessio si sentiva intrappolato in una paternità che non aveva voluto, non in quel momento.
-Lo posso capire-.
Nonostante la poca visibilità nell'aria serale, a Pietro quasi sembrò di notare gli occhi di Fernando farsi lucidi:
-Ma nemmeno io posso prometterti niente da parte mia. Non stavolta-.
In quel momento Pietro avrebbe voluto baciarlo. Baciarlo per un'ultima volta, prima di tornare al loro rapporto più ascetico e meno fisico che avevano avuto un anno prima.
Rimase di nuovo immobile, incapace di muoversi: l'ultimo bacio tra di loro c'era già stato, poco prima di scoprire che era tutto finito. Non ce ne sarebbero stati altri.
*
-Tra poco dobbiamo andare-.
Giulia ignorò quasi del tutto le parole di Filippo. Si limitò a sistemarsi un po' meglio sul divano, cercando una posizione non troppo scomoda per tenere in mano il libro che stava sfogliando, senza che il pancione – ormai enorme e fin troppo ingombrante quando doveva restare seduta- le fosse troppo d'impedimento.
Era sera, e ormai l'ora di cena si stava avvicinando, e con essa anche l'ora di uscire di casa alla volta dell'appartamento di Nicola e Caterina.
Nonostante l'aver passato un sabato piuttosto tranquillo e lineare, Giulia si sentiva comunque affaticata: gli ultimi mesi della gravidanza le avevano portato gambe gonfie e spesso mal di schiena, dovuto al peso delle due bambine che portava in grembo. Aveva quasi cominciato ad agognare il parto solo per non dover soffrire più di dolori per tutte quelle ore ogni giorno.
-C'è ancora tempo- Giulia sfogliò pigramente un'altra pagina, senza staccare lo sguardo – E poi non dobbiamo nemmeno fare tanta strada. Possiamo uscire quindici minuti prima del ritrovo-.
Fosse stato per lei non si sarebbe mossa da casa, ma l'idea di festeggiare il primo compleanno di Francesco era stata sufficiente per convincerla ad uscire. Era strano pensare fosse già passato un anno intero, ed era altrettanto strano pensare a tutto ciò che era successo nel frattempo: le venne quasi naturale passare una mano sul grembo, ormai alquanto prominente, come a voler dare un saluto a quelle che – come aveva scoperto durante un'ecografia qualche mese prima- sarebbero state le sue bambine.
Ora che mancavano praticamente due mesi al parto Giulia cominciava ad accumulare ansia; iniziare il corso preparto con Filippo, poi, non era servito a farla stare più rilassata. Era in un costante miscuglio di entusiasmo ed agitazione, che probabilmente non si sarebbe smorzato fino al giorno in cui sarebbero nate le figlie.
-Hai letto qualcosa di interessante?- le chiese Filippo, trattenendo a stento uno sbadiglio.
-Qualche nome lo è-.
Uno degli ultimi acquisti natalizi era stato il dizionario dei nomi che Giulia aveva preso a sfogliare solo quel giorno. Realizzare di non aver ancora nessuna idea per i nomi le aveva dato così tanta ansia che si era messa a sfogliarlo quel pomeriggio stesso. Erano quasi tre ore che lei e Filippo si trovavano su quel divano, e a malapena erano riusciti a trovarsi d'accordo su qualche nome.
-Fammi un altro esempio, forza- la incoraggiò lui, accoccolandosi con il mento appoggiato alla spalla di Giulia.
-Mi piace Emma- iniziò lei, recuperando il telefono, lasciato sul bracciolo del divano, e leggendo sulle note i nomi che si era appuntata – Anche Martina non è male, lo stesso vale per Francesca e Noemi. Ma nemmeno Chiara ... -.
-Sono troppo semplici- bofonchiò Filippo, aggrottando la fronte – Perché non nomi forti come Angelica e Vittoria? Qualcosa di evocativo ... Anche Aurora non è male-.
Giulia strabuzzò gli occhi all'istante:
-Aurora, come la tua adorabile cognata che non credeva nemmeno fossi davvero incinta?- scosse il capo, sentendo già il nervoso crescere al pensiero di quell'arpia – Grazie del suggerimento , ma penso punteremo ad altro-.
-Hai altre idee?-.
Giulia lesse altri nomi dalla lista:
-Che ne dici di Viola o Rosa?-.
Filippo sorrise divertito, prima di risponderle prontamente:
-Dico che rilancio con Azzurra e Bianca- rise ancor di più, dopo l'occhiataccia minacciosa che gli riservò Giulia – Decisamente più eleganti di quelli suggeriti da te, non credi?-.
-Di questo passo non ci decideremo nemmeno quando saranno già nate- sbuffò Giulia, esasperata. Non si era aspettata di avere gusti così lontani da Filippo in fatto di nomi, e la cosa un po' la destabilizzava: voleva trovare nomi significativi e importanti per loro, che pronunciandoli avrebbe potuto attribuire senza incertezze alle sue figlie ... Si stava rendendo conto solo in quel momento che sarebbe stato tutt'altro che un processo semplice.
-Non dobbiamo certo scegliere per forza ora- Filippo le passò un braccio sulle spalle, lasciandole un affettuoso bacio sulla guancia – Credo che quando troveremo i nomi giusti lo sentiremo-.
-Ma non hai mai pensato ad un nome in particolare?- gli chiese d'un tratto Giulia, curiosa.
Filippo se ne rimase in silenzio per diversi minuti, l'aria pensierosa che si fece più esitante:
-Qualcuno sì- disse infine, prima di riportare lo sguardo su Giulia – E tu?-.
Quella era una domanda che Giulia si sarebbe aspettata anche prima di quel giorno. In fin dei conti aveva sempre avuto nomi preferiti, ma solo pochi davvero significativi. I nomi delle sue figlie dovevano rientrare nella seconda categoria: dovevano aver quel qualcosa in più rispetto a tutti gli altri nomi che le piacevano. E forse, in fondo, qualche idea precisa l'aveva sempre avuta.
-Caterina-.
Per i primi secondi nessuno disse nulla. Giulia guardò perplessa Filippo, mentre lui aggrottava la fronte con fare confuso:
-Caterina la nostra amica, compagna di Nicola?-.
-No. Cioè, c'entra anche lei- farfugliò Giulia, chiudendo di colpo il dizionario dei nomi e appoggiandolo sul bracciolo del divano – Dico solo che mi piacerebbe dare il suo nome ad una delle nostre bambine. Avrebbe un significato speciale, perlomeno-.
-Come sei sentimentale- la prese in giro Filippo, ridendo di fronte all'ennesimo sguardo torvo dell'altra – Però mi piace l'idea. Anche se non avevo mai pensato a Caterina sotto questa luce-.
-E poi è anche un nome dal significato profondo. Come piacciono a te- lo canzonò a sua volta Giulia, che a quel punto era altrettanto curiosa di sentire il nome che avrebbe detto Filippo:
-Tu a cosa avevi pensato?-.
NOTE DELLE AUTRICI
Alla fine la conversazione tra Pietro e Fernando è stata piuttosto civile e sincera, anche se la loro amicizia sembra essere parecchio in bilico dopo i recenti sviluppi ... Vedremo se riusciranno a mantenere un rapporto perlomeno amichevole, o se Fernando preferirà prendere definitivamente le distanze.
La seconda parte dell'aggiornamento, invece, è decisamente più tranquilla: Giulia e Filippo, infatti, sono alle prese con la scelta dei nomi delle gemelle che nasceranno tra poche settimane. Un'impresa facile solo sulla carta, perchè in realtà i due sembrano parecchio in disaccordo 😂 riusciranno a trovare due nomi che possano andare bene ad entrambi? Chissà!
Ci rivediamo venerdì con il finale di capitolo!
Kiara & Greyjoy
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