Capitolo 29 - Parte di me (Pt. 1)
Ti cercherò tra le infinite vie dei cieli
Con gli astri che si aggrovigliano
Poi leggerò il movimento dei pianeti
E di questa grande luna che
Influenza tutto ciò che attorno c'è
(Francesco Sarcina - "Parte di me")*
Si guardò intorno con aria confusa. Era da parecchio tempo che non metteva piede nel parcheggio della stazione di Mestre, e ancora doveva giungere ad una conclusione sul perché Nicola gli avesse mandato un messaggio dicendogli di aspettarlo lì.
Era stato tutto piuttosto improvviso: era primo pomeriggio, e Filippo non si aspettava alcuna emergenza o anche solo un messaggio vagamente nel panico. Nicola non era una persona facilmente impressionabile, eppure il messaggio che gli aveva scritto lasciava pochi dubbi: era nei guai, e gli aveva chiesto di raggiungerlo il prima possibile proprio lì, appena fuori dalla stazione mestrina.
L'idea di dover uscire di casa, quando mancava solo una settimana al matrimonio e lui e Giulia dovevano ancora finire di visionare la disposizione degli invitati ai vari tavoli per la cena post cerimonia, non lo faceva affatto impazzire. Ma alla fine l'aveva fatto, incoraggiato in parte da Giulia e dal fatto che, bene o male, agli amici non si può mai negare una mano nei momenti di bisogno.
Mentre controllava ancora nei dintorni della stazione, cercando Nicola da qualche parte, si chiese se quella fosse stata comunque la scelta migliore: Giulia ancora soffriva delle nausee gravidiche, e cominciava già a stancarsi facilmente. Forse avrebbe fatto meglio a rimanere a casa con lei, e chiedere magari ad Alessio o Pietro di dare una mano a Nicola, qualsiasi fosse il suo problema.
Ad un certo punto, si voltò verso l'ingresso del parcheggio: un'auto particolarmente lunga – doveva essere una di quelle da almeno sei posti- entrò sgommando a tutta velocità, piazzandosi in un posteggio libero piuttosto vicino a lui, strisciando le gomme sull'asfalto per frenare in uno stridio fastidioso.
Filippo si guardò intorno: in quel momento non c'era nessuno, a parte lui, appena fuori dalla stazione, nonostante fosse sabato pomeriggio.
L'auto non aveva nulla di strano – né strani disegni sulla carrozzeria, né scritte o ammaccature di qualche genere-, ma Filippo si ritrovò a reprimere a stento un brivido lungo la schiena. Gli era passata troppo vicino perché fosse casuale, e benché la cosa non avesse il minimo senso, non riusciva a sentirsi affatto tranquillo.
Per i primi secondi nessuno scese dall'auto, e Filippo accennò qualche passo nella direzione opposta. Non riuscì ad andare molto distante: nel momento stesso in cui aveva frapposto tra sé e l'auto qualche metro in più, le portiere si erano aperte tutte. Ne erano scesi sei uomini completamente vestiti di nero, con un passamontagna in testa. A quel punto, le gambe di Filippo non si erano più mosse; non aveva neppure avuto la forza di mettersi a correre a più non posso.
-Fermo dove sei e alza le mani!- uno degli uomini, quello che sembrava essere il più alto, gli si era rivolto con aggressività, senza avvicinarglisi troppo. La voce, da sotto il passamontagna, arrivava a Filippo ovattata e profonda, anche se, probabilmente in un momento di follia, avrebbe quasi giurato che quella era una voce decisamente conosciuta.
Filippo deglutì rumorosamente, alzando le mani e bloccandosi all'istante, come gli avevano detto:
-Calma, stiamo calmi. Il portafoglio ... -.
Due di loro si staccarono dal resto del gruppo, restringendo in qualche secondo la distanza tra lui e gli altri. Filippo non finì nemmeno la frase, troppo spaventato anche solo per far sapere che aveva tutta l'intenzione di collaborare senza piantare troppe grane.
Il più basso dei due – dalla corporatura quasi famigliare, avrebbe detto Filippo, di nuovo in un momento tutt'altro che lucido- lo girò malamente, abbassandogli le mani e legandogliele con quella che doveva essere una corda.
Venne girato di nuovo verso di loro, e a quel punto Filippo, al contrario di tutte le sue aspettative, non riuscì a starsene zitto:
-Ma cosa volete?- urlò esasperato – Se volete soldi ve li darò, non c'è bisogno che ... -.
-Zitto e fatti mettere questa!- l'altro che si era staccato dal gruppo -alto e magro come un fuso- gli aveva parlato sopra; dopo essergli arrivato di fronte, era stata la volta della benda. Filippo cominciò a tremare: non riusciva più a vedere alcunché. Si sentì in completa balia di quegli sconosciuti che non sembravano avere affatto buone intenzioni.
-Cosa volete fare? Dove volete portarmi?- tentò un'ultima volta, senza una reale speranza di vedersi rispondere.
-Lo scoprirai presto-.
A parlare era stata un'altra voce ancora, più alta delle altre due, ma sempre con la stessa vena di famigliarità che Filippo aveva ravvisato in tutte le altre. Non riusciva più a capire se quello fosse un qualche indizio, o fosse solo il lume della ragione ormai perduto.
Si sentì trascinare, e non gli rimase altro che camminare, guidato dai due che l'avevano legato e bendato. Stava per essere rapito? In un momento di puro terrore, si chiese se avrebbe mai rivisto Giulia, la sua famiglia, i suoi amici.
Lo fecero salire a forza sull'auto, non senza difficoltà – Filippo batté la testa contro il tettuccio dell'auto, prima di intuire che stavano cercando di caricarlo su. Non passò molto prima di sentire le portiere richiudersi, e il rombo del motore di nuovo acceso. Filippo, ancora con la benda calata sugli occhi, sentì le buche dell'asfalto sotto le ruote dell'auto: si stavano muovendo, chissà dove.
L'avevano messo su un sedile, in mezzo a due del gruppo. Era un po' stretto, e le braccia tenute bloccate dalla corda lo costringevano ad assumere una posizione per niente comoda. Quella, comunque, era la cosa che meno lo stava tormentando in quel momento.
-Vi prego- esalò, cercando di non tremare – Vi darò tutto quello che chiederete se mi lasciate andare-.
A quella sua richiesta, per i primi secondi, non seguì alcuna risposta. Fu dopo un silenzio che a lui parve interminabile che, con gran terrore, li sentì tutti scoppiare in una fragorosa risata. Si chiese se quello fosse il segno inequivocabile che aveva appena oltrepassato il limite, e che a casa da vivo non ci sarebbe mai davvero tornato.
Sentì la macchina rallentare appena, e dei fruscii attorno a lui. Poi, da uno dei sedili davanti al suo, qualcuno si schiarì la gola prima di parlare:
-Ma seriamente, Pippo? Sei così sotto shock che nemmeno le nostre voci riconosci?-.
Filippo non fu subito sicuro di aver capito bene le parole appena pronunciate, ma stavolta, evidentemente senza l'intoppo del passamontagna davanti alla bocca, aveva ascoltato bene la voce che aveva appena parlato. E stavolta non si prese per pazzo: quella voce era davvero tremendamente famigliare. Talmente tanto che si dette dello stupido, prima di aprire di nuovo bocca e chiedere conferma dei suoi sospetti attuali.
-E pensare che credevo che almeno mio fratello mi avrebbe riconosciuto sempre e comunque- fece un'altra voce, quella di colui che gli aveva legato le mani con la corda. Filippo si girò istintivamente verso la direzione dalla quale proveniva quella voce, e stavolta non nascose nemmeno la propria rabbia:
-Ma non posso crederci!- urlò, ben consapevole che agli occhi di quelli che erano i suoi amici, doveva apparire alquanto buffo – Ma sul serio avete fatto finta di rapirmi? Ma che avete in testa?-.
Filippo si dette nuovamente dell'idiota. Aveva riconosciuto Fabio più dalla corporatura che dalla voce stessa, eppure nell'ansia del momento non l'aveva nemmeno ricollegata a suo fratello. E Pietro ... Chi altro poteva chiamarlo Pippo, se non lui?
-Ehi, ti stai per sposare: secondo te non avremmo organizzato qualcosa per il tuo addio al celibato?- fece una terza voce, quella che sembrava essere di colui che l'aveva bendato. Alto e magro come non mai, a Filippo non venne in mente nessun altro che potesse essere se non Alberto. Tornato in Italia giusto in tempo per quella sceneggiata, evidentemente.
-Maledetti- Filippo masticò altre imprecazioni, indeciso se mettersi a ridere per la tragicomica situazione in cui si ritrovava, o se meditare un omicidio plurimo – Nicola? Sei qui?-.
Era abbastanza sicuro di quale sarebbe stata la risposta, che infatti non tardò ad arrivare da parecchio vicino:
-Certo che ci sono. Sono di fianco a te-.
-Sei un traditore- sbuffò Filippo, girandosi verso destra, la direzione dalla quale era arrivata la voce del biondo. Nicola rise appena, alquanto divertito:
-Ti darò il permesso di vendicarti, tranquillo-.
-Ora che avete portato a termine lo scherzo, potete slegarmi le mani e togliermi la benda?-.
I polsi cominciavano a dolergli, e non riuscire a vedere nulla cominciava a dargli sui nervi. Ora la paura era totalmente dissipata: al suo posto c'era solo un terribile nervoso. Aveva voglia di guardarli in faccia uno per uno e riempirli di insulti per lo spavento che gli avevano fatto prendere.
-Per le mani ok, basta che ti giri un attimo- stavolta a parlare era stata la voce gentile che Filippo riconobbe subito essere di Gabriele, di fianco a lui sulla sinistra – La benda temo dovrai tenertela per un altro po'-.
Filippo gemette, indignato:
-State scherzando, spero-.
-Affatto, Pippo, affatto- Pietro parlò di nuovo, quasi cantilenando – È una piccola precauzione che dovrai sopportare-.
-Non vogliamo anticiparti nulla, tanto meno il luogo verso il quale siamo diretti- stavolta Filippo ebbe la conferma che la voce alta che gli era sembrata conosciuta era quella di Alessio, proveniente probabilmente da uno dei sedili davanti.
Filippo sospirò pesantemente, abbastanza deciso che, una volta con le mani slegate e senza benda, li avrebbe picchiati tutti, uno dopo l'altro.
-È tanto distante questo posto?-.
Alberto non fece attendere la risposta:
-Direi proprio di sì-.
Doveva aspettarselo, come minimo. Sarebbe stato troppo bello dover tenere quella maledetta benda per poco tempo ancora.
-Giulia sa che sono con voi?-.
-Le abbiamo spiegato cosa volevamo fare- Nicola, insolitamente ilare in quella situazione altrettanto insolita, represse a stento una risata – E lei ha riso talmente tanto che quasi non riusciva più a riprendersi. Quindi sì, sa con chi sei e dove sei diretto-.
"Quando tornerò a casa, sentirà quanto è stato divertente".
-Ho un'ultima domanda- Filippo prese l'ennesimo sospiro profondo, prima di riordinare le idee e cercando di ricordare tutte le voci che aveva ascoltato fino a quel momento – Ci sono Pietro, Alessio, Nicola, mio fratello, Alberto e Gabriele. A proposito di voi due: non vi fate mai vedere, ma per questa carnevalata non potevate cerco mancare, vero? Manca qualcun altro?-.
-Finalmente sei tornato a riconoscere le voci dei tuoi vecchi compagni di ventura, Pippo. Cominciavo a preoccuparmi- gli rispose Pietro, e Filippo lo immaginò parlare con il solito ghigno astuto che riservava sempre a quel genere di risposte sarcastiche.
Ora il quadro cominciava a delinearsi più precisamente: probabilmente lo stavano portando verso quella che sarebbe stata la vera festa per il suo addio al celibato. Non rimaneva che scoprire dove si sarebbe svolta e tra quanto ci sarebbero arrivati, a quella festa. Filippo non riuscì a trattenere la curiosità:
-Non mi direte nient'altro su cosa avete intenzione di fare, vero?-.
Alessio prese la parola, con fare ovvio:
-Non era la tua ultima domanda già quella di prima?-.
A Filippo non rimase che mettersi l'anima in pace ed aspettare che le risposte arrivassero da sole, con il tempo.
Gli parve di rivedere la luce dopo giorni interi. Filippo, appena sceso da quell'auto che aveva odiato per ogni singolo secondo di quel viaggio verso una meta a lui ignota, non perse tempo a stiracchiarsi. Dovette attendere qualche secondo prima di riuscire ad aprire gli occhi senza considerare fastidiosa la luce. Era ormai sera, segno inequivocabile che dovevano aver guidato per ore intere, ma il sole non era ancora calato. Faceva ancora terribilmente caldo, e cominciava a trovare insopportabile la sensazione della pelle sudata sotto alla maglietta. In quel momento avrebbe solamente voluto potersi fare una doccia fresca a casa sua a Venezia.
-Ed infine, in perfetto orario sulla tabella di marcia, siamo giunti a destinazione- Pietro, che era stato il guidatore del viaggio, come aveva scoperto Filippo appena gli era stata tolta la benda, si stiracchiò a sua volta. Si stava guardando intorno soddisfatto, come se fosse fiero di sé e del fatto che fossero arrivati sani e salvi a destinazione.
Una destinazione che a Filippo continuava ad essere sconosciuta: a giudicare dagli edifici e dai condomini, nonché dalle strade rumorose e trafficate, doveva trattarsi di una città. Probabilmente quello doveva essere un parcheggio di una qualche periferia. Non chiese comunque dove si trovavano: nonostante le ore passate, parte dell'arrabbiatura verso quel pessimo scherzo del rapimento era ancora lì. Non domandare dov'erano era una questione di orgoglio.
-Allora? Hai idea di dove siamo?- gli chiese Fabio, avvicinandosi sorridente. A quanto pareva, suo fratello non era preda di alcun senso di colpa per lo spavento che gli aveva causato.
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Eccoci all'alba di questo lungo, frizzantissimo, capitolo che ci terrà compagnia questo mese.
Partiamo dalle domande fondamentali: avete creduto anche voi, come il nostro Filippo, che la rapina e il successivo rapimento fossero veri oppure, a differenza sua, non vi siete fatti trarre in inganno?😂
Lo scherzo, che è stato organizzato ad opera d'arte dalla nostra allegra compagnia, ha visto ovviamente anche la partecipazione di Fabio, che da bravo fratello non si è tirato indietro, ma anche il ritorno di Alberto e Gabriele per questa speciale occasione. Insomma... giusto per non farci mancare nulla e non far mancare nulla a Filippo!
Da buona tradizione, poi, il festeggiato è stato bendato per non fargli scoprire la destinazione prescelta per il suo addio al celibato. Quale sarà la destinazione prescelta? Dove si troveranno i nostri beniamini?
Sono aperte le scommesse fino al prossimo aggiornamento di venerdì!
Kiara & Greyjoy
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