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Capitolo 28 - Beautiful disaster (Pt. 3)

La giornata del 27 luglio non poteva essere più calda di come era. Era tardo pomeriggio, ma a Giulia sembrava di essere sotto il sole di mezzogiorno: stava patendo lo stesso caldo, e stava sudando come se fosse stata davvero lunga distesa sotto i raggi solari, senza alcuna protezione per mitigarli.

Il nervosismo non la stava aiutando: continuava a passarsi le mani sul vestito, con l'impulso irrefrenabile di allontanare la stoffa dal ventre. Razionalmente sapeva che era impossibile che già si potesse vedere un accenno di pancia più gonfia, ma non riusciva a frenarsi. Continuava a ripetere quel gesto ormai automatico, alternato solo a veloci carezze sul grembo che aveva ripetuto anche troppe volte negli ultimi due giorni.

Arrivare a quel momento – al rinfresco post proclamazione- non era stato per niente semplice. Il senso di colpa verso Filippo non era tramontato nemmeno un po', e riacquisiva forza ogni volta che posava gli occhi su di lui. Nemmeno vederlo felice e sorridente subito dopo la proclamazione l'aveva fatta sentire meno colpevole; semplicemente, sperava che quella festa finisse il prima possibile per parlargli sul serio di tutto quello che, con tanta fatica, si era tenuta dentro in quei due giorni.

Il locale dove si stava svolgendo il rinfresco era sempre quello dove lavorava Nicola come cameriere. A Giulia, quel particolare, ricordava tremendamente la sua laurea. Era passato solo un anno, ma a ben pensarci e guardandosi indietro, le sembrava fosse passato almeno un secolo. Inutile dire che si sentiva una persona diversa: in un anno si era ritrovata catapultata in una dimensione completamente differente.

Invidiava un po' la Giulia che era stata, quella che in quello stesso bar aveva festeggiato senza limiti il traguardo della laurea triennale: era di sicuro una Giulia più spensierata, forse più immatura perché la vita ancora non l'aveva davvero messa alla prova come invece stava succedendo alla Giulia di quel momento.

Era strano, quel giorno, non potere nemmeno bere un goccio di birra, tanto per affogare nell'alcool tutte le sue pene. Si era inventata una scusa per giustificare la sua sobrietà forzata, e sperava che nessuno sospettasse troppo. Certo, Caterina le aveva lanciato sguardi inconfondibili per tutto il rinfresco, ma a lei bastava solo non far intuire nulla a Filippo, alla sua famiglia e magari al più degli invitati.

Nessuno aveva badato troppo a lei, in ogni caso: le attenzioni erano state riservate tutte a Filippo, che in quel momento, quando ormai il rinfresco stava per giungere al termine, versava in uno stato piuttosto pietoso su una delle sedie riservate al loro tavolo.

Non era molto ubriaco – o magari la sbronza cominciava già a diminuire, dopo tutte quelle ore e tutto il cibo che avevano mangiato-, ma aveva comunque un'aria stravolta: i capelli completamente in disordine, la camicia sbottonata quasi completamente, e le gote arrossate. Gli mancava solo la corona d'alloro in testa per farlo sembrare del tutto un vecchio re decaduto.

Giulia si alzò lentamente, cercando di non incespicare sui suoi stessi piedi – aveva scelto i tacchi più bassi che aveva a disposizione per evitare cadute- per raggiungerlo. Si sentiva in colpa anche per non essergli rimasta troppo accanto durante tutta la giornata: aveva preferito godersi i festeggiamenti un po' in disparte, incapace di divertirsi davvero e di distogliere la mente da tutti i problemi che avrebbero dovuto affrontare dal giorno dopo.

-Oh, non mi ero accorto fossi qui nei paraggi-.

La voce di Filippo le giunse più biascicata del solito, ma poté comunque constatare che, in effetti, non era così ubriaco come poteva apparire. Giulia si voltò verso di lui, mentre si sistemava meglio sulla sedia vicino alla sua, lasciata libera da chissà quale invitato recatosi al buffet:

-Come va?- gli chiese, apprensiva. Era una domanda che avrebbe dovuto rivolgere più a se stessa, ma in quel momento decise che testare il benessere di Filippo fosse più importante.

-Non c'è male- le rispose lui, sorridendole con un'aria un po' troppo allegra – Ho bevuto un po', ma credo ci siano state volte in cui ero più brillo-.

-Buono a sapersi-.

Giulia si lasciò scivolare un po' contro lo schienale della sedia. Non aveva voglia di fare conversazione, anche se temeva di poter lasciare intuire qualche suo disagio a Filippo con quei suoi lunghi silenzi.

Si era sforzata di apparire spensierata, almeno per quella giornata, ci aveva provato sul serio. La sua mente, però, continuava a tormentarla, a non lasciarle alcuno scampo.

-E tu sei sicura di stare bene?- Giulia si sentì lo sguardo di Filippo addosso. Si voltò appena verso di lui, riconoscendone l'espressione indagatrice dipinta in volto. Forse era addirittura meno brillo di quel che aveva prospettato, e quel particolare poteva essere un'arma a doppio taglio.

-Perché me lo chiedi?- replicò lei, cercando di sorridere. Si rese subito conto di aver sbagliato mossa, quando Filippo la guardò ancora più scettico di prima:

-Forse perché sei strana?- la rimbeccò lui, mentre si metteva più composto sulla sedia, ora decisamente meno stralunato di come l'aveva creduto Giulia – Non ti ho quasi vista tutta oggi. Non hai parlato granché ... Sembrerebbe quasi che tu mi stia evitando-.

Giulia esitò. Aveva ragione Filippo, su tutta la linea: lo stava evitando. Lo evitava per non avere occasioni per lasciarsi sfuggire la fatidica frase "Dobbiamo parlare", che di sicuro lo avrebbe mandato in panico. E lo evitava per soffocare il senso di colpa, che ormai stava scavalcando tutti i suoi buoni propositi e la stava spingendo sempre di più a svuotare il sacco una volta per tutte. E ora aveva davvero raggiunto il limite.

Agì d'impulso, senza rifletterci troppo: Giulia si alzò dalla sedia, afferrando Filippo per un braccio e costringendolo ad alzarsi a sua volta, seguendola. Non era affatto sicura di stare per fare la cosa migliore, ma la sua coscienza le lasciava ben poca scelta.

La toilette non era molto distante dal loro tavolo. Spinse la porta per entrare nell'antibagno, proprio mentre Filippo ridacchiava tra sé:

-Mi stai trascinando in bagno per festeggiare?-.

Giulia si limitò a non rispondere, stringendo i denti, e trascinandosi dietro Filippo. Sperò non ci fosse qualche altro invitato al rinfresco dietro le porte dei bagni, ma arrivati a quel punto non le rimaneva che rischiare e basta: non poteva tornare indietro, dopo aver costretto Filippo lì dentro apposta per potergli parlare da sola e in tranquillità.

-No, non siamo qui per festeggiare- Giulia si fermò di fronte a lui, le braccia incrociate contro il petto e lo sguardo sfuggente. Per quanto fosse convinta di non poter tenere quel segreto per sé ancora oltre, le risultava ancora difficile guardarlo dritto in faccia.

-Ma che succede?-.

Filippo cercò di posarle una mano su una guancia, ma Giulia si scostò fin troppo repentinamente. Dopo quel gesto istintivo, riusciva a vedere chiaramente l'espressione in apprensione e ferita di Filippo.

-Ti devo dire una cosa- mormorò appena, passandosi una mano sul viso. Cominciava a sudare freddo, e a sentire la testa girare per l'agitazione.

-Ora? Qui?- Filippo sembrò più stupito che altro, la fronte aggrottata – Cos'è successo di così tremendo che non può aspettare?-.

-Ne sto uscendo pazza da questa storia, quindi se non lo dico ora rischio di non arrivarci proprio a stasera- Giulia prese a camminare in circolo nel piccolo spazio dell'antibagno, gesticolando nervosamente e trattenendo a stento la voglia di piangere. Si stava rivelando più difficile del previsto, confidarsi con Filippo.

-Così mi spaventi sul serio, però-.

Fu a quel punto che Giulia si fermò, voltandosi verso di lui. Filippo era più pallido di prima, seriamente preoccupato: odiava farlo sentire così, e stava odiando anche se stessa per l'incapacità di restare abbastanza fredda per non prolungare quella situazione.

-Ho fatto una cazzata, Filippo. Una grandissima cazzata-.

Filippo la guardò a lungo, prima di risponderle:

-Che genere di cazzata?-.

Giulia tirò un sospiro lungo, cercando di recuperare ossigeno e lucidità. I suoi buoni propositi cominciavano a vacillare – forse avrebbe dovuto aspettare almeno qualche ora, di essere a casa e sola con Filippo per parlare-, ma non poteva nemmeno più tirarsi indietro. Si trovava in una situazione che cominciava a non sapere come gestire, e che la stava mettendo seriamente alla prova.

-Ti ho mentito- esalò infine, fermandosi davanti a Filippo – Pensavo sarebbe stato meglio così, ma ora mi rendo conto che avrei dovuto parlartene subito-.

Si lasciò sfuggire un singulto improvviso, che non fece altro che peggiorare le cose; si passò una mano sul viso, e non si stupì affatto di sentire la pelle bagnata di lacrime che le erano appena scese.

-Tesoro, va tutto bene- Filippo le si era avvicinato immediatamente, poggiandole le mani sulle spalle e abbassando il volto all'altezza di Giulia – Non può essere nulla di così terribile-.

-Ti ho mentito sul test di gravidanza- replicò subito lei, come a voler smentire subito il fatto che fosse qualcosa di trascurabile. Filippo la scrutò in viso, socchiudendo appena gli occhi con fare dubbioso:

-Nel senso che non lo hai fatto?-.

Giulia cercò di asciugarsi gli occhi, più per prendere ulteriore tempo che per reale necessità: continuava a piangere silenziosamente, e di certo non sarebbe bastato passarsi una mano sul viso per cancellare i segni del pianto appena avvenuto.

-L'ho fatto- prese un altro respiro profondo, prima di proseguire. Fu notando il cambio d'espressione di Filippo – da uno sguardo preoccupato ad uno letteralmente terrorizzato- che intuì, in quell'istante, che ulteriori parole sarebbero state comunque superflue.

-E non è andata come ti ho detto-.

Filippo sbiancò in viso quasi subito, diventando cereo come non mai. Per un attimo a Giulia sembrò di trovarsi davanti ad una di quelle candide maschere carnevalesche che a Venezia vendevano quasi in ogni bancarella.

-Sei ... - Filippo non concluse la frase, ma Giulia capì subito dove stesse andando a parare. Le bastò annuire lentamente per dire, finalmente, ciò che si stava tenendo dentro da due giorni interi.

Filippo non rispose nemmeno: si limitò a guardarla con occhi sgranati, il respiro velocizzato e il viso di un pallore mortale. Fece appena in tempo a socchiudere gli occhi, prima di cadere pericolosamente in avanti, a peso morto.

-Filippo!-.

Giulia cercò di reggerlo a stento, accompagnandolo a terra e facendolo sedere contro la parete. Si mise le mani tra i capelli, al limite della disperazione, quando si rese conto che era svenuto, seduto sul pavimento e senza sensi.

"L'ha presa davvero bene".

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