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Capitolo 25 - New Days (Pt. 4)

La prima boccata data alla sigaretta bastò subito a fargli calare la tensione nei muscoli. La seconda fece diminuire l'ansia, alla terza riuscì a sentirsi già più rilassato di quanto non lo era mai stato in tutta la mattinata.

Pietro si pentì subito di non essere uscito a fumare ben prima: non aveva guardato il pacchetto di sigarette dalla sera precedente, ed ora si ritrovava a dover scaricare la tensione accumulata fumandone almeno una. Probabilmente se sarebbe seguita anche un'altra subito dopo.

In fin dei conti non poteva dire che il pranzo fosse andato male. Andrea aveva continuato a lanciare occhiate stranite a Giada, ma non c'erano stati momenti di imbarazzo o particolarmente difficili da superare. Come primo pranzo in famiglia, nonostante l'agitazione costante durata per tutto il tempo, poteva addirittura ritenersi soddisfatto. Quella sigaretta che stava fumando, dopo il pranzo, fuori in terrazzo, sembrava essere il premio adatto per concludere quella prima fase critica.

Giada aveva insistito per aiutare a riordinare la sala da pranzo, e Pietro non aveva potuto fare molto per farle cambiare idea. Alla fine l'aveva lasciata lì con Alessandra e Luca, tutta sorridente mentre faceva la spola dalla sala da pranzo alla cucina, tenendo dei piatti sporchi in mano o talvolta reggendo i bicchieri appena usati. Si era chiesto, standosene nel silenzio di quel primo pomeriggio primaverile, se quell'immagine di Giada, pronta ad aiutare i suoi genitori in quelle faccende domestiche come se fosse sempre stata abituata a farlo, si sarebbe ripetuta altre volte in futuro.

Cominciava quasi a sentirsi pervadere da una certa serenità, sentimento che non avrebbe mai pensato di poter associare a quella giornata solo fino a poche ore prima.

-Ecco dov'eri finito-.

Pietro si voltò verso sua madre, cercando di nascondere in automatico la sigaretta accesa, in un gesto che risultò troppo lento:

-Dovresti smettere fin che sei ancora giovane, lo sai?- Alessandra, fermatasi sulla soglia del terrazzo, lo guardò malamente, le braccia incrociate contro il petto con aria severa. Potevano passare anche dieci anni, ma a Pietro sembrava sempre di tornare bambino, in quella casa con sua madre che lo rimproverava anche per le cose più banali.

-Non è esattamente facile-.

Alessandra gli si mise a fianco, la schiena appoggiata contro la ringhiera del terrazzo e il viso rivolto al figlio, in un'espressione che a Pietro sembrò vagamente preoccupata.

-Posso parlarti sinceramente di una cosa?- fece lei, dopo alcuni secondi passati in silenzio, durante i quali Pietro era rimasto indeciso se continuare a fumare come se niente fosse, o lasciare che la sigaretta si spegnesse mentre la teneva tra le dita.

-Che succede?- le chiese, aggrottando la fronte. Cominciava già a sentirsi preoccupato: c'erano sempre guai in vista quando una madre doveva parlare di qualcosa.

-Nulla, è che ... - riprese Alessandra, alzando le spalle – Volevo solo capire una cosa-.

Sembrò per un attimo a disagio, e come un fulmine a ciel sereno a Pietro venne il sospetto di conoscere già quale sarebbe stato l'argomento di dibattito:

-Riguardo Giada?-.

-In parte- Alessandra schioccò la lingua, abbassando per un attimo gli occhi scuri così simili a quelli di Pietro – Riguarda soprattutto te-.

-Aspetta, prima che tu dica qualsiasi cosa, voglio dire io qualcosa prima- Pietro lasciò perdere la sigaretta, appoggiandola sopra al tavolino del terrazzo, prima di tornare a guardare in volto sua madre – Non mi importa della differenza d'età, se è a questo che ti riferisci. Ci abbiamo pensato a lungo, e siamo giunti alla conclusione che non ci interessa. Quindi, per favore, evita di farmi la ramanzina su questo-.

Aveva affrontato così tante volte quell'argomento che ormai sapeva quella frase a memoria. Certo, era diverso parlarne con sua madre piuttosto che con un amico, ma in quel momento si sentiva così stanco di dover ascoltare sempre le stesse obiezioni che non riusciva nemmeno a sopportare l'idea di dover ripetere per l'ennesima volta che la loro differenza d'età non era un problema.

Sua madre sospirò a fondo, prima di parlare:

-Non era di questo che volevo parlarti, anche se ammetto che all'inizio non mi aspettavo di ritrovarti con una donna con dieci anni più di te-.

-Allora di cosa volevi parlare?- Pietro la guardò accigliato, stupito e totalmente spiazzato.

Alessandra si staccò dalla ringhiera, e fece qualche passo prima di fermarsi di nuovo, stringendosi le braccia incrociate contro il petto:

-Io non ho nulla contro Giada. Dico davvero: da quel poco che ho potuto notare, mi sembra una donna in gamba, forte. È molto diversa da te, ma mi piace molto comunque- sospirò di nuovo, scuotendo il capo in un gesto che a Pietro non dette nessun buon presentimento per quello che stava per aggiungere – Ma Pietro, te lo devo proprio chiedere: sei sicuro che lei sia la persona giusta per te?-.

-Cosa ti fa pensare il contrario?- domandò Pietro, cautamente, dopo qualche secondo di silenzio.

-Mi dai l'impressione di non essere convinto tu per primo di fare un passo così grande con lei-.

Pietro si passò una mano sul viso, chiudendo gli occhi per quelli che gli sembrarono secondi interminabili. Si sentiva addosso lo sguardo di sua madre, ma non riusciva a trovare del tutto il coraggio per poterle rispondere razionalmente.

Una parte di sé, una parte che aveva deciso di reprimere per sempre qualche mese prima, lo stava spingendo a dire che sì, era esattamente così che stavano le cose: la storia con Giada era pura convenienza. Le voleva bene, ma tutto il resto era solo finzione.

E poi c'era l'altra parte, quella che aveva deciso di andare fino in fondo con Giada, quella che lo stava spingendo a non rovinare proprio in quel momento tutta quella recita a cui, in un modo o nell'altro, cominciava a rassegnarsi ed abituarsi per davvero.

-Ci ho pensato a lungo, non l'ho deciso così di colpo- mormorò infine, cercando di apparire convincente, ma pensando di non sembrarlo affatto.

Alessandra si fece avanti, appoggiandogli una mano sulla spalla:

-Ascoltami, per favore. Io lo vedo che lei è innamorata di te e che ci tiene. Quello che mi preoccupa è che non mi sembra di vedere lo stesso sentimento anche da parte tua-.

-E io non capisco da dove derivino queste tue convinzioni- Pietro alzò lo sguardo, cercando di reprimere con tutto se stesso la fragilità che si sentiva addosso in quel momento – Ci hai visti insieme solo oggi, non ti sembra avventato dare dei giudizi simili?-.

-È che ... - Alessandra si strinse nelle spalle, d'un tratto in difficoltà – Continuo a non capire una cosa su di te. Insomma, pensavo che con Alessio ... -.

Pietro si bloccò di colpo, guardandola senza capire. Si sarebbe aspettato di tutto da sua madre, qualsiasi obiezione possibile sulla sua storia con Giada, ma in quell'attimo si ritrovò, per la prima volta, davvero senza parole, e senza capire dove volesse andare a parare.

-Che c'entra lui ora?- chiese, realmente allarmato. Di Alessio, con i suoi genitori, non parlava quasi mai, se non quando gli domandavano qualcosa riguardo lui. Lo conoscevano, e aveva sempre saputo che, in fondo, Alessio piaceva loro. Ma anche calcolando tutte quelle cose non riusciva a rimettere insieme i pezzi del puzzle, che gli sembravano così confusi da lasciarlo destabilizzato.

Alessandra si dondolò per qualche secondo, a disagio, spostando il proprio peso da una gamba all'altra. Stava prendendo tempo, e a Pietro quell'attesa cominciava a dare il nervoso.

-È che dopo tutti questi anni che hai passato con lui, non mi sarei aspettata di vedersi divisi, e te con qualcun'altra-.

Sua madre alla fine aveva parlato, di scatto ed in fretta, rendendolo ancora più disorientato.

-Continuo a non capire-.

Alessandra sospirò a fondo, gli occhi scuri puntati in quelli del figlio:

-Pensavo che tra voi due ... -

Pietro quasi si soffocò con la sua stessa saliva, quando cominciò a realizzare dove stesse andando a parare sua madre:

-Tu pensavi che stessimo insieme? Sei seria?-.

Sbuffò sonoramente, cercando di combattere contro l'improvviso bisogno di urlare e piangere nello stesso momento. Si limitò a voltarsi, camminando in circolare nel poco spazio del terrazzo, più nervosamente di quel che avrebbe voluto sembrare:

-Non sono gay, fino a prova contraria. Quindi direi proprio di no-.

Si sentì come se stesse morendo dentro nel pronunciare quelle parole, che non erano altro che una bugia volta solamente a nascondersi, a non provare ancora più vergogna. Cercò di relegare nelle profondità della sua memoria i baci con Alessio e Fernando, le sensazioni che gli avevano suscitato entrambi, e la consapevolezza amara che, dopotutto, essere gay era esattamente ciò che era, e che stava negando perché qualcosa in lui gli diceva che era tutto sbagliato. Erano quei momenti in cui non avrebbe voluto fare altro che scappare da se stesso, il più lontano possibile.

-Pietro, io credo che ... –.

-Ti sei sbagliata, ok?- insistette lui, cercando di non alzare la voce –Eravamo amici, tutto qui. Ora a malapena ci parliamo, ma non è come pensi tu. Non è mai stato come pensi tu-.

-Non ci sarebbe stato nulla di male, in ogni caso-.

Sua madre cercò di posare una mano sulla sua spalla, ma Pietro si scostò bruscamente. Si stava rendendo conto di non aver reagito come avrebbe voluto: non sapeva come poteva sperare di dissimulare un completo disinteressamento, se continuava ad agitarsi sempre di più.

Si fermò, distanziato da lei, le guance che sentiva bruciare e il cuore che palpitava fin troppo veloce.

-Mi chiedo solo da dove ti sia venuta in mente un'idea del genere- borbottò. 

Sua madre provò a dire qualcosa, ma lui scosse energicamente il capo, alzando una mano:

-No, non lo voglio sapere sul serio-.

Si avviò verso la porta-finestra che dalla terrazza portava a quella che, fino a qualche anno prima, era la sua stanza. Gli sarebbero bastati solamente cinque passi per arrivare alla portata della maniglia, e poi abbassarla e rientrare. Si sarebbe potuto richiudere la porta alle spalle, in un tentativo di segregare fuori i suoi stessi demoni e le paure, almeno per un po'.

-Quattro anni fa ricordo di una sera in cui Alessio era rimasto qui-.

Sua madre aveva parlato a bassa voce, quasi si stesse rivolgendo a se stessa piuttosto che a lui. Pietro restò fermo comunque, la mano bloccata sulla maniglia della porta-finestra, tutto il suo essere che si tendeva verso la voce di Alessandra. Le dava le spalle, eppure era sicuro che, girando, avrebbe notato un piccolo sorriso appena accennato, malinconico come sembrava essere la sua voce.

-Dopo cena vi siete messi a guardare un film, e alla fine vi siete addormentati lì, l'uno accanto all'altro. Mi eravate sembrati molto complici, lo siete sempre sembrati. Stavate bene insieme ... C'era qualcosa tra voi che vi faceva sembrare qualcosa più che amici- fece un'ulteriore pausa, e Pietro dovette combattere contro se stesso per non voltarsi verso di lei – Ma devo essermi sbagliata-.

Se la ricordava, quella sera. Ricordava bene tutto, nonostante fosse passato così tanto tempo. Ricordava di essersi svegliato, il film che lui ed Alessio avevano iniziato a guardare e che era già finito, arrivato ai titoli di coda. Ricordava il calore di Alessio, il suo profumo, la sua vicinanza. Ricordava anche che si era preoccupato, per un momento, di essere visto in quella posizione. Forse qualcuno avrebbe potuto intuire qualcosa di troppo, vedere oltre quella semplice vicinanza fisica. Ma poi gli era importato poco, perché avrebbe preferito di gran lunga far durare quel momento il più a lungo possibile, piuttosto che allontanarsi per negare a chiunque che ci potesse essere dell'altro, oltre l'amicizia.

Aveva ragione sua madre: stavano bene, insieme, in quel periodo. Era un benessere così lontano nel tempo, e che sentiva così lontano da sé, ormai, che stentava a credere fosse mai esistito.

Stentava perfino a credere che, nonostante tutto, quel momento non era durato affatto a lungo. Era stato fugace, come la sensazione di libertà che aveva sentito in quel momento, e che ormai aveva deciso di soffocare.

Pietro serrò con forza gli occhi, cercando di allontanare da sé quei ricordi che sua madre aveva appena riportato a galla, ricordi che non facevano altro che portare con sé altro dolore.











NOTE DELLE AUTRICI

Nuova scena, ma stessa location.Per Pietro, infatti, prosegue questa mattinata intensa fatta di presentazioni, ma talmente intensa da richiedere una pausa sigaretta per poter sopravvivere.È proprio in questo frangente che si svolge il dialogo con Alessandra, che si dimostra una donna dotata di ottime capacità di osservazione. "La mamma è sempre la mamma" sembra quindi un'espressione azzeccata da associare a una donna che ci ha visto lungo sul proprio figlio, nonostante le continue negazioni da parte di Pietro.Forse un giorno Pietro riuscirà ad aprirsi ed essere sincero anche con lei, e in quel momento troverà una persona più che aperta.Ma quando accadrà? Chi lo sa! Sicuramente, però, ritroveremo il moro nel finale di capitolo di venerdì!

Kiara & Greyjoy

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