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Capitolo 23 - Un'emozione da poco (Pt. 7)

Si ributtò a capofitto tra le pagine del libro, ma le parole e le righe sembravano scorrere via senza lasciargli nulla: un attimo dopo si era già dimenticato cosa aveva appena letto.

Iniziò a picchiettare la penna che teneva in mano sul bordo del tavolo, ritmicamente e con nervosismo. Sapeva già che sarebbe riuscito a concludere ben poco quel giorno, in fatto di studio, ma si costringeva a rimanere lì su quella sedia in ogni caso, forse con la speranza che prima o poi la concentrazione sarebbe aumentata.

Stava ancora tenendo gli occhi fissi sulla stessa pagina, quando notò con la coda dell'occhio una figura avvicinarsi al suo tavolo. Per un momento, nel notare vagamente il riflesso biondo dei capelli, pensò che Nicola si fosse inaspettatamente presentato in università. Gli ci volle solo un attimo per capire quanto fosse assurda una cosa del genere: Nicola aveva un bambino nato da pochissimo a cui badare. Non aveva certo il tempo, né la voglia o l'energia, per pensare a degli esami. Dubitava anche che un giro all'università che poteva risparmiarsi rientrasse nei suoi programmi attuali.

Si costrinse ad alzare il capo comunque, poco prima che Alessio raggiungesse il tuo tavolo. Non si aspettava di trovarselo di fronte così dal nulla, doveva ammetterlo. Alessio doveva di certo aver capito che la sua presenza ultimamente non gli era molto gradita, eppure, nonostante tutto, eccolo lì: in piedi davanti al suo tavolo, a fissarlo con un mezzo sorriso imbarazzato che, al di là del rancore e della rabbia che poteva provare nei suoi confronti, Pietro trovava comunque ugualmente adorabile.

-Ciao- fece Alessio, dopo alcuni secondi in cui nessuno dei due aveva aperto bocca, rimanendo a fissarsi l'un l'altro. Alla fine Alessio sembrava aver intuito che, se non fosse stato lui a fare il primo passo, sarebbero potuti rimanere così ancora molto a lungo.

-Buongiorno a te- replicò Pietro, più seccamente di quel che si sarebbe aspettato perfino lui stesso. Riabbassò gli occhi subito dopo, sottolineando una frase a caso sul libro con la penna: forse, notando che stava provando a studiare, Alessio si sarebbe allontanato più in fretta.

-Stai ripassando per l'esame di venerdì prossimo?- gli domandò ancora lui, allungandosi per capire quale libro Pietro stesse leggendo – Hai bisogno di una mano?-.

-Sì, sto ripassando per l'esame di venerdì prossimo, e no, credo di essere in grado di fare un pessimo ripasso anche da solo- ancora una volta Pietro era risultato più stizzito di quel che avrebbe voluto, con gli occhi ancora rivolti al libro e ben distanti da quelli azzurri di Alessio. Se li sentiva addosso, e si chiese quante altre risposte del genere gli sarebbero servite per farlo arrabbiare e rischiare di vederselo sbraitare contro.

-Posso sedermi qui lo stesso?-.

Quella domanda spiazzò talmente tanto Pietro che si ritrovò ad alzare il viso e guardare Alessio – guardarlo per davvero- per la prima volta da quando era giunto a quel tavolo. Era sicuro che, dopo quelle sue risposte infastidite, se la sarebbe data a gambe per evitare di peggiorare la situazione.

-Non voglio disturbarti, se vuoi studiare da solo ... O non parlare proprio, di qualsiasi altra cosa- riprese velocemente Alessio, mangiandosi le parole – Mi basta sedermi qui, e basta. Se vuoi-.

Pietro rimase talmente sconvolto da quella richiesta che si ritrovò ad annuire senza nemmeno rifletterci, senza dire una parola e continuando a tenere lo sguardo fisso su Alessio. Lo vide contrarre le labbra in un sorriso fugace, mentre si sedeva sulla sedia rimasta vuota di fronte a Pietro; sembrava sorpreso perfino lui di aver ricevuto quella risposta affermativa. Forse aveva messo in conto preventivamente di avere poche speranze di poter rimanere lì con il permesso di Pietro.

-Comunque non era una questione di non voler parlare, o di voler rimanere qui da solo- borbottò Pietro, stringendosi nelle spalle. Non sapeva nemmeno perché stesse cercando di giustificarsi con Alessio: non lo aveva mai fatto durante quell'ultimo mese, eppure in quel momento, davanti al suo sorriso appena accennato ma felice, si era sentito quasi in dovere di rassicurarlo.

-È che non volevi parlare o rimanere da solo con me- replicò Alessio, con una tranquillità che a Pietro parve più rassegnazione – Lo so, non sono stupido. Mi è arrivato il messaggio, già da un po'-.

Rimase nuovamente stupito: da Alessio si sarebbe aspettato fuoco e fiamme, dopo una frase del genere, eppure non era per niente così. Non sapeva bene come considerare quel suo modo di porsi così diverso dal solito.

-Sul serio?- chiese Pietro, stavolta sulla difensiva – Eppure non mi hai ancora chiesto perché non voglio averti tra i piedi-.

Si morse il labbro, cercando di trattenersi dal parlare ancora. Non si era aspettato di finire in una conversazione simile, non in quel momento così anonimo. Forse non lo voleva nemmeno: si sentiva come se si stesse addentrando in un luogo sconosciuto che non lo faceva stare tranquillo.

-Avrai le tue ragioni, immagino. E se non vuoi condividerle, non posso obbligarti a farlo-.

Alessio non lo aveva nemmeno guardato in faccia, e Pietro non riuscì a fare a meno di sentire la rabbia montare dentro di sé. Alcune volte aveva invidiato il disinteresse che Alessio dimostrava verso chiunque, ma in quel momento avrebbe solo voluto urlargli tutta la verità, e dirgli che fare finta di nulla non avrebbe cancellato le cose automaticamente.

Tirò un sospiro, respirando a fondo e cercando di recuperare un po' di calma. Si rendeva conto che una scenata nell'aula studio dell'università non sarebbe stata la cosa migliore da fare.

Cercò di ributtarsi tra le pagine del suo libro, mentre Alessio tirava fuori il suo dalla borsa, mettendosi apparentemente a studiare, allo stesso suo modo. Provò a concentrarsi davvero, stavolta: era l'unica maniera che aveva per non rimuginare inutilmente sulle parole appena pronunciate da Alessio, o sulla sua stessa presenza proprio di fronte a sé. Non ricordava nemmeno quando era stata l'ultima volta in cui erano rimasti da soli per più di dieci minuti. Forse era stata proprio la mattina dopo la festa, quando tutte le sue speranze si erano ridotte in frammenti davanti all'indifferenza di Alessio.

Scosse impercettibilmente il capo, cercando di scacciare i ricordi. Lesse le prime righe della pagina, ma si rese conto ben presto che non sarebbe servito a niente fare finta di nulla. La presenza di Alessio era troppo ingombrante per fare finta che non ci fosse: gli sarebbe bastato inspirare profondamente per annusare il suo profumo, o alzare appena lo sguardo dal libro per notare gli occhi azzurri abbassati e le ciocche bionde coprirgli la fronte corrugata.

Avrebbe voluto alzarsi e baciarlo anche in quel momento stesso. Prenderlo in un bacio violento e fatto di morsi, scaricando in esso tutta la frustrazione dell'ultimo mese.

Si ritrovò invece a rendersi conto, sbirciando con la coda dell'occhio, che in quel momento Alessio lo stava fissando, con un'espressione esitante che mal gli si addiceva. Pietro continuò a far finta di nulla, lasciandogli il compito di rompere quel silenzio – sempre se era ciò che desiderava fare.

-Ti sei visto con Fernando, alla fine?- mormorò Alessio, dopo alcuni attimi, con la voce a tratti insicura. Pietro alzò lo sguardo solo dopo un po', ritrovandosi le iridi azzurre a scrutarlo esattamente come si era immaginato. Le gote di Alessio erano un po' arrossate, e non sembrava essere per niente a suo agio.

-Così sembra- buttò lì Pietro, con una scrollata di spalle. Non era molto sorpreso di sentirsi porre quella domanda, in fin dei conti. Immaginava che ad Alessio quella risposta non sarebbe piaciuta per niente.

-E come è andata?-.

-Bene, direi-.

Pietro si rigirò la penna tra le mani, trattenendosi dal lanciare uno sguardo di sfida ad Alessio. Sembrava che lo studio fosse passata in secondo piano – anche se ora cominciava a temere che quella fosse stata solo una scusa usata da Alessio per avvicinarglisi-, e in fin dei conti non gliene importava molto. Avrebbe semplicemente preferito alzarsi da lì ed andarsene direttamente.

-Siete andati da qualche parte?- domandò ancora Alessio, con tono fintamente indifferente. A Pietro venne quasi da ridere: quella sarebbe potuta sembrare una normalissima conversazione tra amici, ma sapeva benissimo che in realtà non lo era affatto. Probabilmente Alessio era solo curioso di sapere quanto Pietro non avesse ascoltato anche uno solo dei suoi consigli datogli in merito a Fernando.

-Veramente abbiamo cenato a casa sua- rispose serenamente, notando Alessio irrigidirsi ancora un po' e provandone una certa soddisfazione – Ma tranquillo: non è successo nulla di cui dovresti preoccuparti-.

-Non ero preoccupato- replicò in fretta l'altro, un po' troppo bruscamente per apparire convincente.

-Allora meglio così, perché sarebbe stato inutile- Pietro tagliò corto, tirando un sospiro esausto. Per quanto ancora breve fosse stata anche quella conversazione, si sentiva già stanco per averla portata avanti fino a quel punto.

Richiuse il libro con un tonfo sonoro, e rimise la penna nell'astuccio. Mise nella tracolla entrambe le cose, ed era già sul punto di alzarsi di lì per andarsene – doveva solo trovare una scusa decente e darsela a gambe-, quando Alessio parlò di nuovo, la voce un po' più ferma di prima:

-C'è una cosa che vorrei sapere, però. E non riguarda Fernando-.

Pietro puntò gli occhi neri su di lui: stavolta Alessio era davvero arrossito, e sembrava piuttosto in difficoltà. Non riusciva più a guardarlo dritto in viso, e i tratti del volto erano tesi anche più di prima.

Erano state poche le volte in cui Pietro lo aveva visto così, ed ogni volta era stato quando Alessio si era sforzato di parlare di qualcosa di cui si sarebbe volentieri dimenticato, se non fosse stato per le circostanze.

-Dì pure-.

Alessio si morse il labbro, visibilmente nervoso. A Pietro non rimase che restare in silenzio in attesa, non del tutto sicuro di voler sapere cosa Alessio volesse domandargli. Stare a sentirlo significava solo dover rimanere ancora qualche minuto lì, da solo con lui, a ripensare a tutto ciò che sarebbe potuto essere e che invece non sarebbe stato mai.

-Era una cosa riguardo la festa di laurea di Caterina -.

D'un tratto, inaspettatamente, Pietro cambiò definitivamente idea. Ora era ben intenzionato a rimanere, nonostante l'espressione piuttosto riluttante di Alessio; sembrava essersi già pentito di aver cominciato a parlare.

Il cuore di Pietro prese a martellargli in petto, il respiro a farsi più corto. Non aveva idea di cosa Alessio avrebbe voluto chiedergli riguardo quella sera: poteva essere tutto o niente, anche se qualcosa gli diceva che doveva riguardare per forza ciò che era successo in quel maledetto bagno.

Aveva pensato spesso a come sarebbe potuto essere quel momento, il momento in cui tutto sarebbe venuto finalmente a galla ed Alessio avesse smesso di fingere che non fosse mai successo nulla: non se l'era mai immaginato così, a viverlo in completa tensione e paura di rimanere deluso l'ennesima volta.

-Sul serio? Che vuoi sapere?- Pietro si costrinse a rispondere mostrandosi calmo, anche se dentro di sé non lo era affatto. Non si sentiva così agitato da un mese, ormai.

Alessio si sforzò di alzare gli occhi azzurri verso di lui, un'espressione cupa dipinta in volto che a Pietro non lasciò una buona sensazione:

-Quella sera, dopo che mi sono ubriacato ... - la voce di Alessio tremò appena, e si bloccò lì, senza aggiungere altro. Abbassò nuovamente lo sguardo, tirando un lungo sospiro.

Fu quando rialzò il viso, e Pietro ebbe come l'impressione di vedere un velo di colpevolezza su di esso, che capì che Alessio non gli avrebbe detto nemmeno in quel momento ciò che forse gli era davvero passato per la testa fino ad un secondo prima.

-Per caso ho detto qualcosa riguardo Alice? Sul fatto che avevamo litigato? Voglio dire ... - Alessio tentennò ancora, come se avesse deciso all'ultimo di porre quella domanda – Ti ho accennato al motivo che ci stava dietro?-.

Gli attimi seguenti furono riempiti solo dal silenzio. Un silenzio talmente piatto e carico di parole non dette che Pietro si ritrovò a non riuscire a capire nemmeno a cosa pensare.

Forse era la rabbia bruciante ad impedirglielo, forse la netta sensazione che neanche in quel momento Alessio avrebbe trovato il coraggio per prendersi certe responsabilità, o forse era la delusione totale che provava in quel momento ad impedirgli di dire o fare qualsiasi cosa.

Avrebbe potuto dirgli che non era certo quello il punto su quella serata. Che non era di Alice che si doveva preoccupare, ma di loro due, di quello che c'era stato e che sembrava essere stato confinato ai limiti della memoria.

Gli tornarono in mente le sensazioni che gli aveva dato baciare Alessio, sentire che erano entrambi a volerlo in quel momento. E gli tornò in mente anche Fernando, mentre gli diceva che non poteva cancellare ciò che provava per Alessio solo per la rabbia momentanea che covava verso di lui. Quanto avrebbe voluto che si sbagliasse.

-Puoi stare tranquillo, non mi hai detto nulla. E io non te l'ho chiesto- Pietro si alzò lentamente, sotto lo sguardo vacuo di Alessio, raccogliendo le proprie cose – Quindi ora puoi anche tornare a rilassarti-.

Si allontanò a grandi passi dal tavolo, senza nemmeno preoccuparsi di spiegargli perché se ne stava andando, e senza voltarsi indietro. Aveva la sicurezza che Alessio non avrebbe cercato di fermarlo, né gli sarebbe corso dietro per chiedergli cosa non andasse.

Aveva ragione Fernando: non poteva cancellare ciò che era Alessio per lui, non sarebbe mai stato possibile. Ma poteva cercare di relegarlo in fondo alla propria mente e al proprio cuore, non badare alle sensazioni che gli aveva dato fino a quel momento. Avrebbe cercato di ricordare quel loro bacio distruttivo come un'emozione da poco, lontana e vaga come solo un ricordo passato poteva essere.

Non ci era mai riuscito fino a quel momento, ed ora capiva che, per riuscirci, doveva solo trovare la volontà per farlo sul serio. Alessio gliela aveva appena consegnata su un piatto d'argento.

Mai una povera illusione

Un pensiero banale

Qualcosa che rimane

Invece per me, più che normale

Che un'emozione da poco mi faccia stare male

Una parola detta piano basta già ed io non vedo più la realtà

(Anna Oxa - "Un'emozione da poco")*











* il copyright della canzone appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori

NOTE DELLE AUTRICI

Nell'aggiornamento di stasera sono successe diverse cose interessanti, sia sul fronte Fernando che Alessio. Avevate immaginato che la serata tra Fernando e Pietro si sarebbe conclusa con un bacio? E chissà se li rivedremo presto insieme, o se sarà stata solo una serata che non avrà alcun seguito.

E poi c'è Alessio, che almeno per un attimo sembrava aver preso un po' di coraggio, per poi lasciare a Pietro la sensazione di voler di nuovo rifuggire certe conversazioni... Come andrà a finire tra loro? Riusciranno a risolvere in un qualche modo o continueranno a rimanere in questo stallo?

Ci rivediamo mercoledì prossimo con l'inizio di un nuovo capitolo!

Kiara & Greyjoy

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