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Capitolo 17 - The blackest days (Pt. 2)

Caterina lasciò un sospiro soddisfatto quando poté sdraiarsi sul letto, le lenzuola fresche e la sensazione di benessere che avvertì nel lasciarsi cullare dalla morbidezza del materasso.

Aveva passato il resto della giornata a casa, al riparo dal caldo soffocante dell'estate, cercando di mettere assieme qualche pagina della sua tesi e pensando il meno possibile a Giovanni. Era riuscita a distrarsi e ad allontanarne il pensiero fino a poco prima di cena, ma in quel momento, proprio prima di andare a dormire, non potè più fare a meno di ripensare a quel loro incontro fortuito.

Giovanni le aveva dato l'impressione di non essere cambiato molto, sotto certi aspetti: aveva mantenuto quell'aria ingenua da ragazzo sognatore, i gesti gentili e discreti che l'avevano sempre contraddistinto. Era però anche maturato, da quel che aveva potuto notare: forse l'essersi trasferito n Olanda gli aveva dato più sicurezza ed intraprendenza, e sembrava avergli giovato aver trovato finalmente qualcuno con cui condividere la vita.

Si sistemò meglio sul letto, e sentì in lontananza lo scatto della serratura della porta d'ingresso. Ascoltò i passi pesanti di Nicola percorrere il corridoio d'ingresso dopo aver richiuso la porta, ed attese che togliesse le scarpe e bevesse un sorso d'acqua in cucina, prima di arrivare in camera da letto.

Era una specie di rituale che avevano preso come abitudine da qualche mese: ogni volta che si vedeva costretto a rientrare tardi, Nicola si dirigeva prima da Caterina in stanza, per qualche chiacchiera, prima di mangiare qualcosa dopo ore di digiuno ed andare a dormire a sua volta.

Nemmeno quella sera cambiò qualcosa: dopo alcuni minuti, Caterina udì i passi di Nicola farsi più vicini, fino a quando non lo vide sbucare sulla soglia della stanza, con l'aria stanca e gli occhi velati di sonno.

-Hai un aspetto tremendo-.

-Adoro il tuo modo di darmi il bentornato a casa-.

Caterina trattenne una risata, rendendosi conto che, nonostante la stanchezza e la sua solita freddezza, Nicola continuava a diventare sempre più sciolto – addirittura spiritoso.

Lo seguì con lo sguardo anche mentre raggiungeva la sua metà del letto, per poi buttarvisi sopra senza indugi.

-Ho la schiena a pezzi e i piedi che quasi non li sento più- borbottò Nicola, passandosi lentamente le mani sul viso – A te come è andata la giornata? Anche se di sicuro deve essere stata migliore della mia-.

-Bene-.

Caterina distolse un attimo lo sguardo, per un attimo esitante. Avrebbe fatto bene a dire a Nicola di Giovanni? Si chiese come avrebbe potuto reagire di fronte ad una notizia simile, e per quanto ricordasse che si erano già chiariti tre anni prima, non era così sicura della bontà di quell'idea.

Di sicuro non gli avrebbe fatto granché piacere saperlo in giro per Venezia, né tanto meno avrebbe fatto i salti di gioia nello scoprire che avevano parlato fermandosi in un bar.

D'altra parte, non sapeva quanto le convenisse mentirgli. Tenergli nascosto l'aver incontrato Giovanni non era corretto, ma era anche piuttosto improbabile che Nicola potesse venirlo a sapere per caso. In fin dei conti, era anche piuttosto difficile che lei e Giovanni si sarebbero rivisti una seconda volta, solo per qualche parola in amicizia. Forse, per una volta, non dirgli qualcosa non avrebbe creato troppi danni.

-Piuttosto monotona, a dire il vero- proseguì Caterina, tornando con lo sguardo sull'altro.

-Meglio così- Nicola sbadigliò sonoramente, lasciando cadere la testa sul cuscino e chiudendo gli occhi.

-Faresti meglio ad andare a mangiare qualcosa subito, e poi venire a dormire- Caterina gli passò una mano tra i capelli biondi, scompigliandoglieli ancor di più – O rischi di addormentarti a stomaco vuoto. E poi domattina starai peggio-.

-Sì, forse dovrei fare così-.

Nicola si rialzò lentamente, dopo aver mormorato quelle parole. Ci mise un po' ad alzarsi definitivamente, e Caterina lo osservò camminare piano con un sorriso divertito stampato in faccia.

Lo stesso sorriso che le si congelò sulle labbra, nel ricordare, per un breve e fugace momento, di ciò che aveva appena omesso di dire a Nicola.

Sperava solo di non doversi mai pentire di quella scelta.

*

-Sai, c'è una cosa a cui ho pensato molto in questi giorni-.

Caterina si girò verso Giovanni, alzando un sopracciglio in un tacito invito a continuare a parlare.

Erano i primi giorni di agosto, quando gli aveva finalmente scritto un semplice messaggio per chiedergli se fosse già ripartito. Gli aveva scritto senza alcuna aspettativa, forse troppo soggiogata dalla noia estiva e per distrarsi dalla scrittura della tesi. Non aveva sperato davvero in una sua risposta, e aveva dato per scontato il suo rientro in Olanda; si era dovuta ricredere quando verso sera il display del suo telefono aveva lampeggiato, segnalandole l'arrivo del messaggio di Giovanni.

Alla fine non si era sbagliata di molto sulla sua data di partenza: la sua ragazza si era laureata, e lui aveva in programma di tornarsene a Utrecht giusto due giorni dopo.

Giovanni aveva tuttavia mantenuto la parola sull'invito ad una loro seconda chiacchierata: l'aveva invitata giusto il giorno seguente, allo stesso bar dove si erano fermati la prima volta che si erano incontrati, e lei aveva accettato dopo averci riflettuto a lungo. Sarebbe stato impossibile non sentirsi un po' in colpa nel non dire ancora nulla a Nicola, tanto che, aveva deciso quella stessa mattina, gli avrebbe raccontato tutto una volta rientrata a casa. Quando si era svegliata i dubbi sull'andare erano persistiti, ma alla fine era uscita, quando ormai Nicola se ne era già andato per il suo turno di lavoro.

Ora che era poco prima dell'ora di pranzo e la temperatura stava cominciando a farsi davvero proibitiva, si stava inesorabilmente avvicinando il momento di rientrare a casa per entrambi.

Nonostante il vestito leggero e i palazzi che le permettevano di camminare alla loro ombra, Caterina cominciava a sudare parecchio. Camminava adagio, cercando di concentrarsi sulle parole di Giovanni, ma cominciava a risultarle sempre più difficile: aveva sempre mal sopportato la sensazione di sudore sulla pelle, e anche in quel momento ne era particolarmente infastidita. E poi c'era quel maledetto mal di schiena che sembrava averla colpita improvvisamente quella mattina, che non si era attenuato nemmeno quando se ne era rimasta seduta tranquillamente sulla sedia al bar dove si era vista con Giovanni, e che le rendeva i movimenti piuttosto lenti ed impacciati.

Cercò di camminare scacciando qualsiasi pensiero negativo, anche se trovava strana la sensazione che le dava il suo corpo.

-Cosa?- gli chiese, visto il perdurare del silenzio di Giovanni.

Quel secondo incontro era stato più rilassato rispetto al primo: le aveva raccontato del giorno della proclamazione della sua ragazza, contento e tranquillo come Caterina non lo aveva mai ricordato nel periodo in cui erano stati insieme.

Anche lei si era scoperta più a suo agio, nonostante quegli acciacchi fisici che tuttora la tormentavano. Mentre, nuovamente, si incamminavano verso i rispettivi appartamenti, Caterina quasi non si stupì nel rendersi conto che in parte le sarebbe dispiaciuto dover dire addio a Giovanni: si era ritrovata a pensare che, se non avessero avuto quella loro storia fallimentare, forse la loro sarebbe potuta essere anche una bella amicizia, che si sarebbe potuta protrarre anche dopo la fine della scuola.

-Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato se ci fossimo incontrati di nuovo dopo anni. E adesso è effettivamente successo. Ci siamo rivisti dopo ... – Giovanni esitò – Dopo quello che è successo tra di noi-.

-E come ti immaginavi un incontro simile?- Caterina gli restituì uno sguardo breve, prima di portarsi una mano alla parte bassa della schiena, per una fitta un po' più forte delle altre.

-Più o meno come la nostra prima chiacchierata di qualche giorno fa- Giovanni le sorrise con imbarazzo per la prima volta da quando si erano salutati quella mattina – Anche se devo dire che questa, invece, è andata decisamente meglio-.

Caterina annuì, pronta a rispondere che anche lei aveva trovato quel loro secondo incontro decisamente meno imbarazzante del primo. Rimase invece in silenzio, un'altra fitta più acuta che le mozzò il respiro.

Si costrinse a continuare a camminare, seppur in maniera più cadenzata, e non si fece sfuggire neppure il più piccolo lamento. Cominciava a sentirsi sinistramente spaventata, anche se l'idea di andare nel panico per un comune mal di schiena la faceva sentire ridicola e troppo angosciata.

Lanciò un'occhiata a Giovanni, che non sembrava essersi accorto di nulla. Era tornato serio, forse mal interpretando il suo silenzio.

-Non ti porto rancore, se te lo sei chiesta. Nemmeno a Nicola. A quell'età ... Beh, sono cose che succedono-  disse pensieroso – E poi sembra proprio essere vero il detto "Al cuor non si comanda". Se state ancora insieme un motivo ci sarà-.

-Sono contenta di sentirtelo dire- Caterina si schiarì la voce, cercando qualcosa da dire per non sembrare troppo strana e lasciare calare nuovamente il silenzio:

-Mi sei mancato come amico, soprattutto nei mesi prima di finire la scuola- confessò, con sincerità – Ma sarebbe stato difficile proseguire un'amicizia dopo quel che c'era stato-.

-Lo capisco- Giovanni le sorrise malinconicamente – Anche a me sei mancata come amica. Ancor prima che come fidanzata-.

Caterina gli sorrise di rimando, o almeno si sforzò di farlo, ignorando i dolori.

-Comunque non mi pento di essere tornata da Nicola, anche se non sempre le cose sono facili. Alle volte succede sempre qualcosa che cambia tutti i programmi, e non è sempre detto di potercela fare-.

Stavolta Giovanni la guardò con curiosità, come se anche solo osservandola in viso potesse cogliere qualche indizio per capire a cosa si riferisse:

-È successo qualcosa in particolare?-.

Caterina abbassò gli occhi istintivamente, rendendosi conto subito dopo che quella poteva essere una muta conferma alla domanda di Giovanni.

-No, io ... - continuò a guardare a terra, mentre scendevano gli ultimi scalini di un ponte che avevano appena attraversato – Non mi riferivo a nulla di preciso-.

-Oh, per un attimo ho pensato che ... -.

Giovanni non riuscì a finire la frase: era rimasto voltato verso di lei, non accorgendosi di aver saltato uno degli ultimi gradini. Si lasciò sfuggire un'esclamazione di sorpresa, perdendo l'equilibrio e sporgendosi prima in avanti e poi nuovamente indietro, aggrappandosi all'improvviso al braccio destro di Caterina, per nulla pronta ad una eventuale presa dell'altro.

Caterina si era resa conto che sarebbe caduta a terra l'attimo prima in cui era effettivamente accaduto. Aveva cercato di attutire il più possibile la caduta, ma il contraccolpo che sentì, nello scivolare lungo gli ultimi gradini le fece capire che a poco erano serviti i suoi tentativi.

Quando finalmente rimase seduta immobile sul cemento caldo della strada, tenne gli occhi chiusi per alcuni secondi. Il dolore alla schiena si era acuito, e i crampi deboli che sentiva nella parte bassa del ventre la fecero rabbrividire. Sentiva qualcosa di caldo e viscoso scenderle tra le cosce, e le ci volle più di un secondo per aprire gli occhi per avere la conferma che un rivolo di sangue, rosso e vivo, stava scendendo tra le sue gambe.

-Stai bene?-.

Giovanni si era già rialzato, e si era avvicinato a Caterina. Non doveva ancora aver fatto caso alla presenza del sangue, ma doveva essersi chiesto a cosa fossero dovute le lacrime che le rigavano il volto.

-Che succede? Sei ferita?- le chiese nuovamente, abbassandosi alla sua altezza.

Caterina inspirò profondamente, cercando di recuperare abbastanza lucidità per dirgli cosa fare. Sentiva la testa girarle e i crampi aumentare, e il panico che si stava impossessando di lei quasi a sopraffarla definitivamente.

-Chiama il 118-.

La sua voce era stata poco più di un sussurro, e si chiese se Giovanni l'avesse capita.

-Chiama un'ambulanza, subito!- ripeté, stavolta quasi urlando.

-Ti sei fatta male?- Giovanni la guardò perplesso, ma prese comunque il telefono dalla tasca dei jeans.

Caterina chiuse gli occhi, cercando di reprimere le lacrime che le premevano agli angoli degli occhi per uscire.

-Sono incinta, e sto perdendo sangue-.

Mormorò quelle ultime parole, prima di prendersi il viso tra le mani e sperare che il tempo passasse più in fretta possibile.

Si chiese quale sarebbe stato il suo destino, ed ebbe profonda paura nel rendersi conto che, in quelle condizioni, non poteva minimamente prevederlo.











NOTE DELLE AUTRICI

Beh, che dire di questo aggiornamento... Alla fine Caterina ha preferito non dire nulla a Nicola sul suo incontro inaspettato con Giovanni. Non sappiamo ancora se tale scelta sia stata saggia oppure no, solo il tempo potrà dare una risposta a questo quesito. In realtà, a ben pensarci, Nicola poteva anche rimanere all'oscuro di tutto, ma dopo questo finale non privo di suspance e preoccupazione le cose sono però cambiate.Che cosa succederà ora? Caterina e il bambino staranno bene dopo l'accaduto? Lo sapremo solamente nell'aggiornamento di mercoledì!

Kiara & Greyjoy

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