Capitolo 14 - Will you be there for me (Pt. 4)
Non aveva mai davvero pensato a Giulia consciamente, prima di quel momento, in tutti quegli anni. Aveva cercato di accantonarne il pensiero il più possibile, senza chiedersi come stesse o cosa stesse facendo, anche se talvolta il suo ricordo faceva capolino nella sua mente.
Non la vedeva più da cinque anni, eppure il suo volto gli appariva nitido come se fosse lì davanti a lui. Probabilmente era cambiata in tutto quel tempo: doveva essere più matura, l'aria da ragazzina doveva essere stata sostituita dall'aspetto di una giovane donna. E anche se non aveva più saputo nulla di lei, a parte le poche informazioni che era riuscito a raccogliere da vecchie conversazioni con sua sorella, immaginava come dovesse cavarsela bene a Venezia, tra l'università e la probabile vita con il suo compagno.
Forse anche lei, come Caterina, avrebbe avuto dei figli tra non molto. Riusciva ad immaginarsi Giulia diventare madre da giovane: era come una sensazione di cui era sicuro a pelle, come se l'essenza stessa di Giulia gli dicesse che non avrebbe atteso molto per diventarlo. Ora che era Caterina ad essere incinta, quella specie di convinzione si era come rafforzata per associazione.
Ma d'altro canto, molto probabilmente, non avrebbe mai saputo davvero se quella sua sensazione si sarebbe rivelata vera o no. Giulia non era mai stata affare suo, e tanto meno lo era in quel momento.
Forse un giorno l'avrebbe rivista, probabilmente sarebbe successo, ma immaginava che in un eventuale incontro avrebbe avuto solo ulteriore conferma di ciò.
Si voltò, nascondendo il viso nel cuscino e strizzando gli occhi, come a voler cacciare via di nuovo il pensiero di Giulia. Per quella notte aveva avuto già abbastanza pensieri, senza che si aggiungesse il rimpianto di averla lasciata andare senza nemmeno aver cercato di spiegarle i propri sentimenti.
No, non era quella la notte giusta per pensare a Giulia e al ricordo che gli rimaneva di lei.
*
Caterina si rigirò pigramente nel letto, già avvertendo la calura di maggio renderle fastidioso il contatto con il lenzuolo. Alzò pian piano le palpebre, ma nulla cambiò: le persiane abbassate non lasciavano filtrare alcuna luce dalla finestra, nonostante dovesse essere già mattina.
I suoi occhi si abituarono pian piano alla penombra, riconoscendo attorno a sé i contorni della sua camera a casa dei suoi genitori. Le parve di essere tornata ancora una volta adolescente, nel risvegliarsi lì, come accadeva ogni giorno fino a qualche anno prima.
"Magari fossi ancora così giovane".
L'unica cosa che le mancava, mentre se ne stava sdraiata lì, era la presenza di Nicola. Era rimasto a dormire a casa dai suoi, anche se quando prima di andare a dormire Caterina gli aveva raccontato sommariamente cos'era successo con Lorenzo lo aveva sfiorato l'idea di venire lì da lei. Era riuscita a convincerlo che stesse bene, tutto sommato, e che tanto il giorno dopo si sarebbero rivisti.
Ora, però, provava davvero la sua mancanza. Per quanto potesse essere un periodo difficile, si rese conto che la presenza di Nicola le era fondamentale. La rassicurava sapere di averlo accanto, fisicamente e a un livello più intimo, di avere ora il suo sostegno. Sperava solo che Lorenzo si sbagliasse, che fosse lui a vedere il marcio dove non c'era – non più.
Caterina sospirò a fondo, lasciando mollemente una mano accanto al proprio grembo.
"In fin dei conti non sono davvero sola".
Trattenne un sorriso tra sé e sé, e si stupì della sensazione di calma che la avvolse a quel pensiero. Cominciava a farci l'abitudine alla consapevolezza di essere incinta, di star sviluppando dentro di sé qualcosa che un giorno sarebbe potuto nascere. Qualcosa che sarebbe potuto diventare figlio suo e di Nicola. Era così strano soffermarsi su quell'idea – abbassare anche se per poco le difese che cercava di mantenere verso quei pensieri-, così stranamente reale per essere qualcosa di estremamente invisibile all'occhio esterno.
Forse quello era il segno più evidente che, dentro di sé, il suo cuore stava cominciando a pendere più da una parte che dall'altra, anche se la paura rimaneva la stessa.
E c'era anche la paura di sbagliare, di prendere la strada sbagliata e poi pentirsene, ma era piuttosto sicura che quella sarebbe rimasta in qualsiasi caso.
Si era immaginata diverse volte come sarebbe stato presentarsi in ospedale il giorno prestabilito per l'interruzione, ed ogni volta non riusciva a non immaginarsi con le lacrime agli occhi. Avrebbe tanto voluto essere come quelle donne che erano sicure delle proprie scelte – non meno coraggiose di quelle che decidevano di portare avanti la gravidanza il secondo dopo aver avuto la notizia-, di coloro che non se ne sarebbero pentite. Aveva l'impressione che per lei quella non potesse essere un'opzione.
Forse perché, nonostante tutti i suoi sforzi di mantenere un distacco, le sue sensazioni avevano cominciato a virare verso un'altra direzione.
Per quanto la razionalità le dicesse che le cose sarebbero state talmente tanto difficili che si sarebbe maledetta per aver deciso di tenerlo, non poteva fare a meno di ammettere almeno con se stessa che una parte di lei stava davvero cominciando a sperare di trovare una soluzione.
*
Be there for me
When the curtains rise
Will you be there for me?
When I close my eyes
Will you be there with me?
When I stand at the edge of the world
L'aria era afosa, in quell'ultimo giorno di maggio. Non sembrava esserci traccia di alcuna brezza, e Caterina cominciava a sopportare il caldo sempre di meno. A poco le serviva cercare di farsi aria sventolando le mani, mentre rientrava nell'atrio fresco del palazzo.
Camminare fino alla sua sede di ateneo e tornare poi indietro fino a casa non le era mai sembrato più faticoso, tra il caldo opprimente e il suo fisico che le sembrava più stanco e acciaccato del solito.
Fu grata del fatto che, almeno nel suo palazzo, l'ascensore fosse presente: non sarebbe minimamente riuscita a far tutte le rampe di scale in quelle condizioni.
Quando finalmente giunse al suo piano, tirò fuori le chiavi di casa, pronta ad usarle per entrare. Prevedeva già di buttarsi a letto per il resto della giornata, e non alzarsi da lì se non in occasioni strettamente necessarie.
Rientrare a casa le donò una sensazione di sollievo immediato. Scalciò via malamente i sandali, per poi dirigersi verso la cucina per bere qualcosa. Non la stupì trovare Nicola seduto al tavolo, con un libro e innumerevoli fogli di appunti a ricoprirne la superficie, intento a studiare con aria concentrata.
Nonostante Caterina avesse cercato di avanzare il più silenziosamente possibile per non disturbarlo, Nicola alzò comunque il viso verso di lei, come se avesse aspettato fino a quel momento per vederla finalmente di ritorno:
-Allora, che ti ha detto il tuo relatore? Hai buone notizie?-.
-Dammi almeno il tempo di respirare, santo cielo!- replicò lei, fintamente esasperata. Sembrò funzionare, dato che Nicola non disse altro, continuando a fissarla in silenzio.
Caterina cercò di ignorarlo il più possibile, mentre si versava dell'acqua in un bicchiere, bevendola poi in un unico sorso. Solo allora si decise a ricambiare lo sguardo di Nicola, curioso e interrogativo.
-Ha detto che volendo posso laurearmi a settembre- disse infine, cercando di riassumere il più possibile quella che era stata la sua conversazione con il suo relatore per la tesi – Dovrò rifare la domanda di laurea daccapo, ma si può fare. Nel frattempo tra giugno e luglio potrò dare gli ultimi esami, e potrò pensare alla tesi ... Insomma, il succo del discorso è questo-.
-Beh, sono buone notizie, no?- replicò Nicola, sorridente, alzandosi e andandole di fronte – Dovrai rimandare la laurea, ma almeno potrai dare gli ultimi esami con calma, e curare maggiormente la tesi-.
-Sì, e mi laureerò quando sarò una mongolfiera- mormorò sottovoce Caterina, con disappunto. Non aveva previsto di far sapere anche a Nicola ciò che aveva appena detto, ma si era resa conto troppo tardi di non aver parlato abbastanza piano: lo sguardo stupito e disorientato che le stava rivolgendo non poteva essere dovuto ad altri motivi.
-Cosa?- Nicola sgranò gli occhi, forse iniziando a capire il significato delle parole di Caterina – Intendi dire che tu ... Vuoi ... -.
-Aspetta, prima di arrivare alle conclusioni- lo frenò lei, farfugliando – Intendevo dire che ... -.
-Vuoi proseguire la gravidanza?-.
Caterina scostò gli occhi, improvvisamente incapace di ricambiare lo sguardo sorpreso e speranzoso di Nicola. Fece qualche passo, come per ritrovare la lontananza necessaria per non dover sostenere di nuovo quelle iridi azzurre.
Non sapeva bene cosa l'avesse spinta a dire quella frase. Non ci aveva pensato, l'aveva detto spontaneamente, come se dentro di sé si fosse sempre immaginata così, nel caldo autunnale di settembre, di fronte alla commissione di laurea e con il grembo ormai visibile per la gravidanza.
Forse era solamente il fatto che mancassero pochi giorni alla data prevista per l'interruzione di gravidanza, e il fatto che le loro famiglie fossero giunte alla conclusione che, nonostante tutto, avrebbero potuto aiutarli, a causarle più pensieri del solito.
Aveva passato le ultime due settimane tra moduli di prenotazione per l'interruzione e sedute da una psicologa, come da prassi per la procedura. Aveva cercato di aprirsi il più possibile, di parlare di tutto ciò che non andava e ciò che temeva, e di come sarebbe stato dopo l'interruzione.
Ci aveva pensato e ripensato, a volte fino a farsi venire mal di testa, senza mai giungere alla tanto sperata decisione definitiva. Si ritrovava a pochi giorni dall'intervento senza la convinzione necessaria per affrontarlo, ed era probabilmente la cosa che più la spaventava in quel momento.
Si appoggiò con le mani sulla superficie del tavolo come per sostenersi, abbassando il capo. Era sempre stata consapevole di quanto sarebbe stata difficile quella decisione, ma mai si sarebbe immaginata avrebbe potuto esserlo così tanto.
-Non vuoi abortire?-.
Sentì i passi di Nicola, mentre le si avvicinava, e non si stupì quando sentì le sue mani cingerle i fianchi delicatamente. Sentirlo vicino, anche senza vederlo in faccia, la fece sentire più sicura e meno fragile di quel che si sarebbe aspettata.
-Forse non ne sono così convinta come dovrei-.
Sospirò a fondo, rimanendo in silenzio. Era consapevole che sarebbero bastate quelle parole a far capire a Nicola quanto in realtà potessero significare. O almeno, sperava andasse così: dire a voce tutto ciò che le vorticava nella testa le sarebbe costato fin troppo, tanto da non renderla sicura di potercela fare.
-Posso sapere cosa ti rende poco convinta?-.
Nicola aveva parlato dolcemente, in una maniera che a Caterina parve inaspettata e inedita prima di quel momento. Aveva rafforzato appena la presa, come a volerle ricordare della sua presenza.
-Tante cose- mormorò lei, rimanendo ancora a fissare la superficie liscia e chiara del tavolo.
Ripensò ad uno dei tanti momenti in cui si era ritrovata a soppesare i pro e i contro nel silenzio di se stessa, a tu per tu soltanto con la sua mente e i suoi timori.
La paura di non avere abbastanza soldi per vivere degnamente, la paura di non essere pronta, la paura di ritrovarsi a vivere una vita che non avrebbe mai sentito come sua; e dall'altra parte la paura di non poter mai più rivivere quell'esperienza, la paura di rimanere sola con i propri rimorsi, la paura di non riuscire più a cancellare i segni che il pentimento avrebbe lasciato su di lei.
Temeva davvero quei segni, quelle piccole cicatrici che prima o poi sarebbero sbiadite, ma che alla luce del sole avrebbero sempre mostrato la loro presenza sulla sua pelle.
-Sai una cosa?-.
Caterina prese un sospiro, cercando di non tremare o di sembrare più agitata. Sentiva il cuore batterle all'impazzata, esattamente come il battito che forse avrebbe ascoltato durante una delle prossime ecografie.
C'era calma in quella stanza, ma non dentro di lei. Si sentiva bruciare, e non avrebbe saputo dire se per terrore o per qualsiasi altra cosa.
-Cosa?-.
-Forse so perché non ne sono convinta, dopo tutto questo tempo, dopo tutto questo parlare e pensare al nostro futuro-.
Caterina si morse di nuovo il labbro, cercando di regolarizzare il respiro. Poteva percepire l'aspettativa di Nicola, dietro di lei, farsi sempre più viva, in attesa.
-E se non sono ancora convinta, forse non è questa la decisione più giusta per me-.
Chiuse gli occhi per un attimo, la testa che le girava. Le era sembrato quasi di parlare con una voce non sua, troppo ferma per poter appartenere a qualcuno così spaventato ed insicuro.
Non oppose alcuna resistenza, quando Nicola cercò di girarla con il viso verso di sé, piano, lasciandole sempre la possibilità di negargli anche quel contatto.
Quando Caterina riaprì gli occhi si ritrovò di fronte al sorriso appena accennato di Nicola. La stava guardando dolcemente, con uno sguardo diverso dal solito che Caterina non seppe decifrare fino in fondo.
-Finora non te l'avevo mai detto per non influenzarti troppo, ma speravo giungessi a questa decisione- mormorò appena Nicola, abbassando per un secondo lo sguardo, prima di rialzarlo – Ho cominciato a sperarci dopo la prima visita in un modo che non mi sarei aspettato nemmeno io-.
Il sorriso si allargò, spontaneo e luminoso. Fu difficile per Caterina evitare di ricambiarlo, il cuore che cominciava a battere un po' meno velocemente e il groppo in gola che sembrava sciogliersi poco a poco.
-Sarà dura, e credo che in certi momenti potremmo anche arrivare a pensare di aver fatto una sciocchezza- proseguì Nicola, portando una mano ad infilarsi tra le ciocche lunghe di Caterina – Ma sono felice. Strano a dirsi, visto come è cominciato tutto, ma lo sono. Sono felice-.
Caterina annuì, ancora con le labbra disegnate in un esitante sorriso. Non disse nulla, limitandosi a ricambiare lo sguardo di Nicola. Per la prima volta in quel lungo mese non c'era bisogno di dire nulla.
Era solo arrivato il momento di smettere di pensare e cominciare ad agire.
Can't go on without you
No, I can't do this alone
Can't go on without you
Still a long way left to go
Can't go on without you
Yeah, I need you to let me know
So let me know now*
*il copyright della canzone (Take That - "Will you be there for me?") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Questo è decisamente uno dei casi in cui si può dire "Tutto è bene quel che finisce bene"! Caterina, infatti, ha finalmente preso una decisione, e continuerà la gravidanza. Ve l'aspettavate o eravate più pessimisti, visti le iniziali premesse?
La situazione, dopo un inizio piuttosto rocambolesco, sembra aver raggiunto un certo equilibrio, e alla fine dei conti non manca una certa gioia ... Sarà una felicità durevole e tra un po' di capitoli avremo davvero un baby Tessera 👶?
Lo scopriremo solo andando avanti! Ci rivediamo settimana prossima con un ultimo breve capitolo dedicato a Caterina e Nicola, prima di voltare pagina con il capitolo 16, che avrà un bel po' di news che potrebbero cambiare non poco il corso di questa storia 🤯
Chi vivrà vedrà!
Kiara & Greyjoy
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