Capitolo 13 - I hope, I think, I know (Pt. 1)
Il respiro regolare di Nicola era l'unico segnale che le ricordava la sua presenza, lì steso accanto a lei nella loro stanza da letto. Caterina rimase voltata dall'altro lato, stesa su un fianco e impossibilitata dal poter osservare la figura addormentata dell'altro.
Non si erano detti molte parole da quando era tornata, forse perché lei per prima non aveva voglia di parlare. Sarebbe venuto quel momento, molto presto, ma per quella serata era come se si fossero tacitamente messi d'accordo per rimandare tutto all'indomani.
Il display del suo cellulare, in parte nascosto dalle lenzuola, si illuminò all'arrivo di un nuovo messaggio. Caterina girò il cellulare per poter leggere meglio:
«Quindi ancora niente?».
Aveva mandato un messaggio a Giulia alcuni minuti prima, quando ormai si era rassegnata al fatto che non sarebbe riuscita a prendere sonno molto in fretta, raccontandole com'era andato il rientro a casa – e soprattutto l'incontro con Nicola.
Caterina sospirò piano, spossata e stanca, mentre iniziava a rispondere all'amica:
«Penso parleremo domani. Stasera non ne avrei avuto nemmeno voglia».
Non era del tutto una bugia – si sentiva davvero troppo stanca per iniziare una discussione del genere-, ma non era nemmeno del tutto la verità: una parte di lei era ancora arrabbiata con Nicola per riuscire a lasciarsi andare del tutto a ciò che pensava, ciò che le stava passando per la testa da giorni. E forse non sarebbe neanche bastata quella notte di sonno a farle passare l'arrabbiatura per quella sua fuga – come se solo lui avesse avuto il diritto di sentirsi spaventato. La realtà era che lei non si sarebbe potuta mai permettere di scappare, non in quel caso, mentre lui sì.
Era una differenza abissale, che avrebbe inevitabilmente condizionato qualsiasi decisione avrebbe preso riguardo quella gravidanza.
Giulia doveva star aspettando spasmodicamente la sua risposta, perché il cellulare di Caterina segnalò un messaggio in entrata nemmeno un minuto dopo l'invio dell'ultimo messaggio.
«Speriamo ... Ti ha detto nulla sulla sua fuga?».
«Ancora no» digitò velocemente Caterina, avvertendo accanto a sé Nicola muoversi. Non doveva essersi svegliato, ma si era fatto più vicino a lei. Riusciva a percepire il fiato caldo sul suo collo, e in una qualsiasi altra occasione Caterina si sarebbe fatta cullare da quella vicinanza, dal contatto con lui, ma non era ancora pronta a farlo.
Il messaggio che ricevette subito dopo da Giulia la fece sorridere:
«Se non lo fa vengo direttamente io a menarlo».
Sarebbe stato curioso assistere al primo incontro tra Giulia e Nicola dopo il disastro appena successo.
«Non ho alcun dubbio».
Caterina smise di ridere pian piano. Invidiava Giulia, in quel momento, perché a lei stava mancando persino la forza di dimostrare il suo malessere. Le mancava la forza di fare qualsiasi cosa.
Digitò ancora un nuovo messaggio, stavolta il sorriso sulle labbra completamente scomparso:
«Provo a dormire adesso. Buonanotte».
Quando posò il cellulare sul comodino accanto al letto, pensò davvero che forse avrebbe fatto bene a tentare di addormentarsi. Avrebbe avuto bisogno di tutte le energie possibili per affrontare il giorno dopo.
La giornata che l'attendeva sarebbe stata tutt'altro che semplice.
*
Il riflesso del sole entrava luminoso e pieno dalle finestre socchiuse, illuminando l'intera stanza. A Nicola erano mancate quelle mattine calde e soleggiate tipiche di quel periodo, e in un certo senso voleva sperare che la ricomparsa del sole, dopo giorni e giorni di pioggia, potesse essere un segno di buon auspicio.
Non aveva quasi chiuso occhio durante la notte, ma si era comunque alzato presto, e non sentiva l'ombra di fatica o stanchezza in corpo. Aveva passato ogni minuto ad osservare Caterina dormire, come per voler rendersi bene conto che lei era lì, era di nuovo a casa, ed erano di nuovo insieme. Tutto il resto veniva dopo.
Aveva rinunciato ad andare a lezione per quella giornata, ma non gli interessava molto: preferiva di gran lunga essere lì, in cucina a preparare la colazione per sé e per Caterina.
Stava per riempire un bicchiere con del succo di frutta, ma si bloccò nel percepire dei movimenti provenienti dalla camera da letto. Ascoltò i passi affrettati di Caterina dirigersi verso il bagno, e non gli servì molto tempo per intuire quale fosse la causa di tutto quel trambusto. Le nausee mattutine cominciavano a farsi più presenti e più forti rispetto anche solo a qualche giorno prima.
Lasciò perdere la colazione non ancora pronta, e di diresse a sua volta verso il bagno. Forse era la preoccupazione – o forse il senso di colpa che ancora non se n'era andato, o forse entrambe le cose- a spingerlo a raggiungerla. Non avrebbe potuto fare molto con la sua presenza, ma non voleva nemmeno ricadere nel senso di menefreghismo che gli avrebbe rinfacciato Caterina.
Quando entrò nel bagno Caterina si stava già sciacquando il viso. Nicola le si avvicinò, posandole cautamente una mano sulla spalla per avvertirla della sua presenza.
Lei si rialzò dopo alcuni attimi, il viso e gli occhi arrossati e i capelli ancora scarmigliati, e per un secondo Nicola ebbe l'impressione che fosse sorpresa nel trovarlo lì.
-Forse dovresti andare a stenderti ancora un po'- le mormorò, non sapendo che altro dire. Immaginava che Caterina si sentisse piuttosto debole e con la testa che girava, e non poté fare a meno di sentirsi quanto mai impotente nel vederla così senza riuscire a farla stare davvero meglio.
-Sto bene, ora- tagliò corto lei, anche se a Nicola dette tutt'altra impressione. Le scostò un ciuffo di capelli dal viso, e sentì il cuore stringersi per un attimo nell'accorgersi come Caterina si fosse irrigidita a quel contatto. Era ancora arrabbiata con lui, almeno in parte, riusciva ad intuirlo. E la capiva, perché, infondo, anche lui al posto suo se la sarebbe presa per giorni interi.
-È meglio per te riposarti il più possibile, non credi?- insistette. Caterina sospirò a fondo, scostando lo sguardo. Rimase lì ancora per un po', ma poi sembrò convincersi: senza dire nulla uscì dal bagno, tornando in camera e mettendosi semi seduta sul letto.
Nicola la seguì, in silenzio, fermandosi sulla soglia. Non aveva intenzione di trattenersi a lungo lì: avrebbe davvero preferito lasciare Caterina libera di riposarsi ancora un po', ma lei stessa non sembrava essere del suo stesso avviso.
-Dobbiamo parlare. Te ne rendi conto, vero?-.
Nicola si ritrovò ad annuire ancora prima di pensare ad una qualsiasi risposta. Certo che se ne rendeva conto, e si aspettava che, prima o poi, sarebbe giunto un momento simile. Il momento in cui avrebbero dovuto parlare seriamente della questione.
Il momento che più temeva di tutta la situazione in cui si trovavano a vivere.
-Sì, lo capisco- mormorò, abbassando per un attimo lo sguardo.
Caterina non attese nemmeno che lui si avvicinasse; tirò uno sbuffo nervoso ed esasperato, scuotendo il capo:
-Avremmo già dovuto farlo. Più passa il tempo, più ... -.
-Più cosa? Hai già preso una decisione?- domandò allarmato Nicola, alzando repentinamente il viso e fissando Caterina sbigottito. In un attimo un timore ben preciso si fece strada in lui, lasciandolo di stucco e spaventato allo stesso tempo.
-Vuoi interrompere la gravidanza?-.
Caterina sembrò impallidire ancor di più di quanto già non fosse, turbata in viso e incapace di ricambiare lo sguardo che Nicola le stava rivolgendo. Si bagnò le labbra, prima di prendere un altro sospiro e parlare lentamente:
-Non ho detto questo. E no, non ho ancora preso nessuna decisione, ma in questi casi il tempo è prezioso, qualsiasi cosa decideremo di fare- sospirò a fondo, evidentemente nervosa – Prima di decidere volevo parlarne con te. È una questione che riguarda entrambi, d'altro canto-.
Caterina abbassò di nuovo lo sguardo, e Nicola sentì il cuore stringersi con un nuovo senso di colpa: non avrebbe dovuto scattare così, accusandola di non averlo reso partecipe delle sue possibile decisioni, quando era stato proprio lui ad andarsene lontano da lei. La vedeva sconfortata, spaventata e racchiusa in un guscio di solitudine che non sapeva se sarebbe riuscito a rompere.
Wrapped up, so consumed by
All this hurt
Si avvicinò lentamente al letto, sedendosi infine sul bordo, poco distante da Caterina. Sebbene lo spazio tra loro fosse ridotto al minimo, i loro corpi ancora non erano entrati in contatto.
-Di quante settimane dovresti essere ora?- domandò Nicola, incerto.
Caterina sembrò pensarci su per un attimo, prima di alzare le spalle e mormorare:
-Dovrei essere a circa sei settimane, giorno più, giorno meno. Credo che per saperlo con certezza dovremo attendere la prima visita la prossima settimana-.
Nicola si ritrovò ad annuire, spaesato. Pensare che Caterina fosse già entrata nel secondo mese lo spiazzava completamente: non riusciva ancora ad entrare del tutto nell'ottica della gravidanza. Il suo corpo non era ancora cambiato, almeno esternamente, e parlare di qualcosa che all'apparenza sembrava inesistente lo disorientava come non mai.
Si rese conto di non riuscire a pensare razionalmente, i sentimenti che si mischiavano tra loro lasciandolo confuso.
-Durante la visita ho intenzione di chiedere chiarimenti sulla proceduta per l'interruzione- Caterina parlò velocemente e a bassa voce, come se volesse rendere quelle parole incomprensibili a chiunque la stesse ascoltando. A Nicola, però, non servì alcuna ripetizione per capire cosa avesse appena detto.
-Quindi vuoi tenere in considerazione quell'ipotesi?- chiese, esitante. La risposta era ovvia, ed era totalmente logico che Caterina non scartasse nessuna delle opzioni che le si presentavano davanti. Era razionale ragionare sulla situazione, ma a Nicola, paradossalmente, rimase comunque l'amaro in bocca nel rendersi conto che, forse, di lì a poco non ci sarebbe stata più alcuna gravidanza di cui parlare. Fu strano pensarlo, quando fino al giorno prima lui stesso si era chiesto come avrebbero potuto mantenere un figlio.
-Non credere che mi faccia piacere farlo. Ma sì, voglio tenere buona anche quell'ipotesi. Voglio tenerle presenti tutte, almeno per adesso. Almeno fino a quando ... Fino a quando avrò le idee più chiare- farfugliò lei, e Nicola avvertì distintamente la voce di Caterina incrinarsi, anche se solo per un attimo fugace – Non so cosa voglio davvero. Sono così confusa che so a malapena come mi sento davvero, e non riesco a capire cosa dovrei fare o cosa dovrei pensare-.
If you ask me don't
Know where to start
Anger, love, confusion
Roads that go nowhere*
-Non lo so nemmeno io, a dire il vero-.
Nicola sospirò, sconsolato: avrebbe voluto dire qualcosa di più, qualcosa che servisse per tranquillizzare se stesso e Caterina, per farla sentire meno sola e per dimostrarle tutto il suo appoggio.
Rimase in silenzio, le parole che non riusciva a pronunciare ormai morte in gola.
-Credo che dovremmo pensare bene a ciò a cui potremmo andare incontro, nell'una o nell'altra ipotesi-.
-Facile a dirsi- si ritrovò a sussurrare ironicamente Nicola, mordendosi il labbro inferiore.
-Non abbiamo altre soluzioni, Nicola. Perché se ne avessi, non starei così- replicò Caterina, la voce che tradiva nervosismo. Sbuffò di nuovo, prima di calmarsi e tornare a parlare più dolcemente:
-Non avrei mai voluto finire in una discussione del genere-.
Nicola si voltò a guardarla, e stavolta gli venne naturale poggiarle una mano sulla gamba. Era stato un gesto spontaneo, come per volerle mostrare la propria presenza a gesti, anziché con le parole.
-Lo so. Lo so. È che... Ho paura. Ho paura nel caso prendessimo la decisione sbagliata. Ho paura delle conseguenze, ho paura di non tener conto abbastanza di certi fattori, o di dare troppa importanza ad altri-.
Caterina gli sorrise, e Nicola non poté fare a meno di trovare quel sorriso spento e amaro.
-Non possiamo fare altro-.
E aveva di nuovo ragione, Nicola se ne rendeva conto. Per quanto potesse risultare difficile, dovevano farlo. E quello era il momento giusto.
-Allora parliamo. Senza ipocrisia e con sincerità-.
*il copyright della canzone (Jess Glynne - "Take me home") appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Finalmente Nicola e Caterina sono riusciti a rimanere sotto lo stesso tetto senza ulteriori drammi (almeno per ora), anche se nessuno dei due sembra aver chiuso occhio durante la notte. La mattina dopo sembra essere anche finalmente giunto il momento delle discussioni riguardo la gravidanza. Nicola parlerà di più di ciò che l'ha spinto alla fuga? Decideranno qualcosa riguardo la situazione di Caterina?
Per scoprirlo ci rivediamo venerdì sera con un nuovo aggiornamento!
Kiara & Greyjoy
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