Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 12 - Take me home (Pt. 1)

Il vento freddo che tirava lungo le calli strette e grigie sembrava penetrargli fin sotto i vestiti, fino alla carne e alle ossa, facendolo tremare ancora di più di quanto non stesse già facendo per l'agitazione.

Era ora di pranzo, ma non aveva ancora mangiato nulla: aveva lo stomaco troppo chiuso e troppo in subbuglio anche solo per prendere in considerazione l'idea di masticare qualcosa. Pensava solo a camminare e a stringersi nelle spalle per disperdere meno calore possibile.

Aveva smesso di piovere solo da quella mattina, ma l'odore di pioggia era ancora nell'aria: riempiva i polmoni di Nicola, ricordandogli più una fredda giornata invernale piuttosto che una dei primi giorni di maggio.

Da quando era arrivato a casa di Alessio non aveva più smesso di piovere, salvo sporadici e brevi momenti di tregua. Si erano alternati pochi momenti di pioggia fine e leggera ad altri in cui su Venezia si era abbattuta una vera e propria tempesta. In gran parte della città si era dovuto ricorrere alle passerelle per diverse ore per far fronte all'acqua alta, e dove non era stato possibile utilizzarle non era rimasto altro che restarsene in casa, sperando che il livello dell'acqua non si alzasse ulteriormente.

A Nicola, forse per reale impedimento o forse ritenendosi fortunato di quell'imprevisto, non era rimasto che rimanere da Alessio. Non aveva messo in conto una possibilità del genere: non aveva davvero pensato di rimanere fuori casa due giorni interi – quasi tre, tenendo conto del pomeriggio in cui era scappato-, senza sapere come se la stesse passando Caterina, ma non gli era rimasto altro che accettare quella realtà.

Non aveva nemmeno avuto il coraggio di telefonarle, in quei due giorni. Immaginava che Alessio l'avesse chiamata al posto suo per spiegarle la situazione, ma non aveva davvero voluto sapere cosa le avesse detto, o cosa lei avesse risposto. Sapeva solo che, dopo tutto quel tempo passato lontano da lei, si sentiva in obbligo a ritornare a casa il prima possibile.

Non aveva idea di come sarebbe stato ritrovare Caterina dopo tutto quel tempo, ma era sicuro che non sarebbe potuto essere peggio dell'inferno che aveva appena passato in quelle sessanta ore.

Non si era mai sentito così tanto fuori posto come lo era stato nell'essere distante da casa sua e da lei. E si era sentito tremendamente a disagio, quando Alice era rientrata dal lavoro, ed Alessio le aveva dovuto spiegare velocemente cos'era successo: non credeva di aver mai visto uno sguardo più basito e scosso di quello che Alice gli aveva rivolto subito dopo aver appreso gli ultimi avvenimenti.

Aveva pensato molto in quei due giorni, forse talmente tanto da aver confuso le idee ed essere giunto ad un'unica conclusione: doveva tornare da Caterina.

Ancora non sapeva cosa le avrebbe detto, o come avrebbe reagito lei, ma a quello ci avrebbe pensato una volta giunto a casa. Per il momento, ciò che più gli importava era non sprecare altro tempo.

Arrivò davanti al suo palazzo trafelato e con il fiato corto, tremante per il freddo e l'ansia, con i vestiti che Alessio gli aveva prestato troppo larghi per il suo fisico gracile e snello. Tirò fuori le chiavi da una delle tasche della felpa, inserendole nella toppa del portone per farlo scattare. Si infilò dentro nell'ingresso, avviandosi alle scale.

Ora che era finalmente arrivato cominciava a sentire il groppo allo stomaco ancor più nitidamente. Fece gli scalini più lentamente, come per avere più tempo per prepararsi, ma arrivò sul pianerottolo comunque troppo presto per sentirsi davvero pronto ad affrontare Caterina.

Quando si trovò di fronte alla porta dell'appartamento si bloccò, indeciso: avrebbe dovuto usare le sue chiavi, ed entrare magari sorprendendo del tutto Caterina, o avrebbe fatto meglio a suonare, per farle almeno capire che era tornato e che non voleva entrare di soppiatto?

Rimase lì alcuni secondi, prima di portare una mano al campanello, e premendo poi con fare abbastanza deciso. Il cuore cominciò a battergli ancora più forte, tanto da sentirlo in gola.

Restò immobile in attesa per diversi secondi che, però, diventarono minuti: la porta non si aprì, né avvertì il rimbombo dei passi di Caterina dall'interno dell'appartamento. Non cambiò esattamente nulla.

Nicola sbuffò, risuonando di nuovo il campanello, cercando di tenere a bada l'apprensione: Caterina poteva benissimo non essere in casa in quel momento, ma non poteva averne la certezza. E se ci fosse stata, ma in preda a qualche malore che le impedisse di aprire o di muoversi? D'altro canto, i primi mesi di gravidanza erano sempre i più a rischio, e quelli in cui si avevano più indisposizioni.

Cercò di scacciare i pensieri troppo drammatici che cominciavano ad affollargli la testa, senza buoni risultati. Era sempre stato freddo e razionale, ma non riusciva ad esserlo altrettanto in quel momento: doveva ancora abituarsi a quell'ansia che lo attanagliava, e che non sapeva ancora come gestire.

Rovistò di nuovo nella tasca della felpa, estraendone le chiavi di casa. Aprì la porta velocemente, richiudendola subito con un tonfo sordo, in modo che, se Caterina fosse stata in casa, potesse rendersi conto che qualcuno era appena entrato.

Non arrivò alcun segnale della presenza di Caterina da nessuna stanza: nessun fruscio, nessuno scalpiccio di passi, niente di niente. Nicola fece un giro rapido per l'appartamento, che non fece altro che confermargli che Caterina non si trovava lì.

Sbuffò sonoramente, buttandosi lungo disteso sul letto in modo maldestro. Da un certo punto di vista era sollevato nel sapere che avrebbe avuto ancora un po' di tempo per chiarirsi le idee, ma dall'altro lato era deluso e preoccupato: non aveva idea di dove fosse Caterina, di quando sarebbe rientrata. Non aveva nemmeno idea di come stesse in quegli ultimi giorni.

Si pentì di non averle telefonato nemmeno una volta, così come si pentì di non aver chiesto ad Alessio cosa si erano detti. Se lo avesse fatto, forse, non si sarebbe trovato lì, steso su quel letto, a porsi tutte quelle domande a cui non sapeva rispondere.

Il pensiero che Caterina potesse essersi sentita male lo spaventava troppo: poteva benissimo trovarsi in ospedale in quello stesso momento, e lui sarebbe rimasto all'oscuro di tutto. Non sarebbe stato accanto a lei in un momento così terribile.

Tentò ancora una volta di scacciare quei pensieri, di essere meno pessimista: se fosse accaduto qualcosa probabilmente, in un modo o nell'altro, l'avrebbe saputo. Magari l'avrebbero chiamato dall'ospedale, o forse Caterina non gliel'avrebbe tenuto nascosto in ogni caso.

L'inquietudine, comunque, non sembrava andarsene in nessun modo, amplificata dai mille sensi di colpa che stava provando da due giorni a quella parte. Avrebbe dovuto fare qualcosa, anche solo per capire dove si trovasse Caterina, solo non sapeva ancora bene cosa.

Gli ci volle un altro po' di tempo di riflessione, steso su quel letto, per decidere se scriverle un messaggio o no. Si era come ritrovato bloccato, fermo a fissare la tastiera del suo cellulare davanti agli occhi, incapacitato a premere anche solo una lettera per iniziare una frase qualsiasi.

La verità era che non sapeva bene come e cosa avrebbe dovuto dire, senza sembrare troppo apprensivo ed in ansia o troppo menefreghista.

Non sapeva bene come aveva fatto poi a trovare un giusto compromesso a quel dilemma. Sapeva solo che, in un momento di impulsività, aveva scritto quello che poi, a rileggerlo, gli sembrava solo un messaggio confuso e scritto troppo velocemente. Lo aveva inviato comunque perché, se ne rendeva conto, se non lo avesse fatto in quel momento non ci sarebbe riuscito mai più.

*

-Ancora niente?-.

La voce di Giulia ormai non era più speranzosa come le prime volte che le aveva posto quella domanda. Forse persino lei aveva perso qualsiasi speranza.

Caterina scosse il capo, anche se in verità aveva abbandonato il suo cellulare da ore. Non ricordava nemmeno più per quale motivo l'avesse acceso quella mattina.

La giornata era iniziata con la fine del temporale che aveva allagato Venezia negli ultimi due giorni. Poteva essere un segno di buon auspicio, ma la realtà era che non era cambiato nulla: non fosse stato per Alessio e i suoi continui aggiornamenti, Caterina non avrebbe assolutamente saputo dove fosse andato a cacciarsi Nicola in quel lasso di tempo. L'ultima cosa che aveva saputo era che se ne era definitivamente andato da casa di Alessio e Alice, per chissà dove non lo sapeva. Forse per tornare a casa, forse per andare altrove.

Quando aveva letto quell'ultimo messaggio di Alessio, quella mattina, aveva trovato piuttosto ironico il fatto che, se si fosse affacciata dal salotto di Giulia, molto probabilmente avrebbe potuto intravedere la figura di Nicola uscire fuori, in una Venezia ancora fangosa e uggiosa, ma in cui la pioggia aveva perlomeno smesso di scendere.

Era arrivata a casa di Giulia giusto in tempo, la mattina precedente in un momento in cui la pioggia era gestibile, stanca di rimanere sola in un appartamento in cui il silenzio le era diventato assordante. Aveva chiamato la sua migliore amica quando era già per strada, trattenendo a stento le lacrime, e non riuscendoci più quando Giulia le aveva chiesto cosa fosse successo per voler venire a stare da lei per un paio di giorni. Le aveva raccontato tutto appena arrivata, sotto lo sguardo furioso di Giulia e a quello perplesso di Filippo.

Nondimeno Giulia aveva provato a mostrarsi positiva con lei. L'aveva rassicurata sul fatto che Nicola si sarebbe fatto vivo, che sarebbe tornato a casa loro, ma ora Caterina cominciava sul serio a notare segni di cedimento persino in lei.

-È un idiota- Giulia lo borbottò mentre andava a sedersi accanto a lei, sul divano letto ora richiuso e che era stato il giaciglio di Caterina per la scorsa notte – Sul serio, pensavo che quel che era successo anni fa gli fosse bastato come lezione. E invece è sempre il solito idiota-.

Caterina quasi rise: era incredibile come Nicola fosse riuscito a far irritare così tanto persino Giulia. La sua risata mentale però morì nel giro di qualche secondo, quando le parole dell'altra la colpirono come uno schiaffo in faccia.

Nicola se n'era andato per una seconda volta. Stavolta era letteralmente scappato di casa, senza nemmeno farle sapere di persona dove fosse andato a cacciarsi.

A quel pensiero, e al ricordo degli eventi di due giorni prima, sospirò pesantemente, il dolore e la rabbia mischiati tra loro.

Prese in mano il cellulare senza un motivo in particolare, anche solo per controllare l'ora, ma fu in quel momento che si rese conto che forse la sua risposta a Giulia era stata troppo veloce: la notifica di un messaggio era proprio sullo schermo, e non c'erano dubbi sul fatto che provenisse dal numero di Nicola.

-Aspetta- si lasciò sfuggire inconsciamente, con le mani che tremavano e l'angoscia che tornava a schiacciarle il petto.

-Cosa?- chiese Giulia, che la stava osservando, e Caterina era sicura che stesse tenendo gli occhi sgranati.

Lesse velocemente il messaggio, anche per una seconda e una terza volta, prima di rispondere con voce flebile:

-Nicola è tornato a casa-.

A dirlo ad alta voce pareva strano persino a lei.

-Mi ha chiesto come sto e dove sono-.

La faccia di Giulia si trasformò in un'espressione talmente contratta dall'ira che, in un qualsiasi altro momento, Caterina l'avrebbe trovata buffissima. In quel frangente, invece, si ritrovò solo a ringraziare il fatto che Filippo fosse al lavoro, o di sicuro sarebbe rimasto traumatizzato da quel che sarebbe successo di lì a poco.

-Ah, lui lo chiede a te, eh?- sbottò Giulia, quasi urlando – Giuro che se lo avessi di fronte ... -.

Sbuffò sonoramente, e Caterina non poté darle torto. Se avesse avuto più energia – e meno nausea- avrebbe espresso anche lei la sua rabbia in quel modo. Stavolta, però, lasciò che fosse solo Giulia a sfogarsi così apertamente.

-Che faccio?- le chiese, con un filo di voce.

Il nervosismo di Giulia sembrò sgonfiarsi nel giro di pochi secondi, quando tornò a puntare gli occhi su di lei. Era evidentemente preoccupata, ma Caterina aveva bisogno del suo consiglio più di qualunque altra cosa in quel momento.

-Non sei tenuta a rispondergli subito- le disse, dopo alcuni secondi – Lui non si è fatto vivo per giorni-.

Era vero, rifletté Caterina: se da una parte avvertiva l'urgenza di dover parlare con Nicola per decidere come muoversi, dall'altra tentennava sul volergli anche solo rispondere a quel messaggio nell'immediato. Un po' voleva fargli provare quel che aveva provato lei stessa in quegli ultimi giorni, ma non sarebbe comunque durato molto. Provava già il desiderio di tornare, di sentirlo accanto a sé, di tranquillizzarsi e sapere che dopo un primo momento di paura Nicola si era deciso a non abbandonarla a se stessa.

La mano che Giulia le posò su una spalla la fece riportare alla realtà:

-Prima pranziamo e poi ci pensiamo-.

-E poi?-.

Caterina lasciò scivolare fuori dalle sue labbra quelle parole in un vuoto silenzioso che la lasciò ancor più inquieta. Sapeva che avrebbe dovuto prendere una decisione lei, e che Giulia non poteva farlo al posto suo, ma c'erano già così tante cose a cui avrebbe dovuto pensare, su cui avrebbe dovuto decidere, che in quel momento avrebbe lasciato volentieri il comando a qualcun altro almeno per quella.

Giulia le si fece più vicino, ormai definitivamente più calma rispetto a prima:

-Tu cosa gli diresti?- la spronò con delicatezza – Cosa ti senti di fare?-.

Era difficile esprimere a parole tutto il turbinio di emozioni in cui si ritrovava a soffocare, ma Caterina tentò ugualmente:

-Sono incazzata con lui, ma allo stesso tempo ho bisogno di vederlo. Non ci capisco più niente-.

Giulia le passò un braccio attorno alle spalle:

-Di sicuro avrete molto di cui parlare-.

A quel solo pensiero Caterina avvertì la nausea farsi più forte. Era inevitabile che accadesse, e doveva succedere il prima possibile per non perdere tempo che sarebbe potuto risultare molto prezioso, ma si sentiva male all'idea in ogni caso.

-E se volesse lasciarmi?- sospirò, d'un tratto sentendosi impossibilitata ad escludere anche quella possibilità.

-Non credo che qualcuno che ti vuole lasciare ti scriverebbe un messaggio simile- ragionò Giulia – È una testa di cazzo, ma non credo lo sia così tanto-.

"Spero proprio di no".

In un modo o nell'altro le parole di Giulia riuscirono a confortarla a sufficienza. In qualsiasi caso doveva agire.

-Devo tornare- disse a mezza voce, più a se stessa che a Giulia.

-Prenditi ancora un po' di ore per stare qui- mormorò l'altra – Quando te la sentirai tornerai anche tu, e parlerete-.

Caterina si ritrovò ad annuire passivamente, con l'ansia per quel momento che già si faceva sentire.








NOTE DELLE AUTRICI
Sembra che alla fine Nicola abbia deciso di fare ritorno a casa, ma proprio lì scopre che Caterina non c'è. E in una scena parallela scopriamo infatti che anche lei ha preferito andarsene, ospite di una Giulia parecchia infuriata (e come darle torto!). Cosa deciderá di fare Caterina?
Lo scopriremo venerdì!
Kiara & Greyjoy

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro