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Capitolo 1 - The start of something new (Pt. 4)

Alessio abbassò lo sguardo, sentendosi come il peggiore degli amici. Dopo qualche attimo ritrovò il coraggio minimo per rialzare il capo, ed incrociare gli occhi duri e vagamente arrabbiati di Nicola: non aveva alcun torto nel farlo sentire silenziosamente in colpa come stava facendo, nonostante ammetterlo gli risultasse comunque difficile.

-Lo avrei fatto anche stasera, ma c'era Giada, e io non ... Non ci ho più pensato-.

-Cazzo, Alessio!- sbottò Nicola, e Alessio fu sicuro di vederlo davvero arrabbiato per la prima volta da quando lo conosceva – Tra poco più di un mese te ne vai a vivere con Alice, e tu non gli hai ancora detto niente? Oltre che ad essere tuo amico è anche il tuo coinquilino, e dovresti dirglielo come minimo anche solo per quello!-.

-Devo solo dirglielo in maniera ufficiale, l'ha sempre saputo che in questo periodo me ne sarei andato!- replicò Alessio, sentendosi ancora più verme nel tentare di giustificarsi in quella maniera – In fondo credo lo immagini già. Se lo aspetta-.

-Ciò non toglie che forse, e dico forse, avresti dovuto essere sincero con lui- ribatté stizzito Nicola, le braccia incrociate contro il petto con una parvenza severa, che mal gli si addiceva – Ci rimarrà male, lo sai, vero?-.

-Ormai dovrebbe averci fatto il callo, negli ultimi due anni. Credo che di delusioni gliene abbia già date parecchie- Alessio sbuffò sonoramente, gli occhi rivolti verso una direzione qualunque davanti a sé. Sapeva di essere in torto, ma non riusciva nemmeno a dimostrare quanto in colpa potesse sentirsi lui stesso in quel momento.

-E una in più ora non fa differenza, giusto?- Nicola scosse il capo, un sorriso amaro dipinto in viso – Continuo a chiedermi che vi sia successo in questi ultimi anni. Sembra sempre ci sia qualcosa sotto, ma non riesco mai a capire cosa-.

Alessio rimase in silenzio, annuendo piano. Aveva ragione Nicola: erano cambiati in quei due anni.

Erano sempre amici, ma più distanti, come d'un tratto fosse venuto a mancare qualcosa alle fondamenta del loro rapporto.

E quel qualcosa, nonostante tutto, Alessio non era riuscito ancora a capire cosa fosse.

*

Alessio rientrò in casa rabbrividendo, stringendosi nelle spalle; era rimasto fuori ancora per un po', anche dopo che Nicola era rientrato. Aveva cercato la solitudine della notte, rimanendosene fuori completamente solo, in balia della rabbia verso se stesso e verso quel mondo che sembrava non riuscire a comprenderlo – e che lui non riusciva a comprendere allo stesso modo.

Le parole di Nicola avevano continuato a ronzargli in testa per minuti interi, portandolo alla frustrazione. Certo, Nicola aveva ragione: non poteva nascondere a Pietro una cosa del genere ancora per molto. D'altra parte, però, aveva come l'impressione che a Pietro, in fondo, non sarebbe importato molto sapere del suo trasferimento. Quell'eventualità lo infastidiva terribilmente, lo induceva a tacere ancora. Ed era sbagliato, quel pensiero, lo sapeva anche lui: doveva dirglielo, al di là di qualsiasi cosa Pietro avrebbe potuto dirgli.

Uscì velocemente dalla camera da letto, la stanza su cui dava il terrazzo, sperando di trovare finalmente Pietro da solo. Tanto valeva parlargli subito, prima di ripensarci ancora.

Percorse a passi veloci il corridoio, lanciando un'occhiata in salotto: praticamente tutto il resto del gruppo si era riunito lì, tra gli schiamazzi generali. Alessio si fermò solo per dare un'occhiata, e si sentì leggermente sollevato quando non vide Pietro nella stanza: poteva essere da solo da qualche altra parte, magari in cucina o in bagno.

Continuò a camminare, e quando arrivò alla soglia della cucina si fermò qualche attimo prima di entrare, pur non avendo ancora la certezza che Pietro si trovasse oltre quella porta socchiusa: stava agendo nel modo giusto? Di certo aveva già sprecato mille altre occasioni per parlargli, e ormai il tempo si stava restringendo sempre di più. Doveva approfittare di quello slancio causato dal rimprovero di Nicola, e parlargli sinceramente. Non credeva però di avere il coraggio e la sfacciataggine sufficienti per dirgli apertamente anche di tutto il resto, dei mille timori e le mille insicurezze che lo frenavano ancora.

Alessio prese un sospiro profondo, prima di poggiare la mano sulla maniglia ed aprire lentamente la porta.

Quando la aprì rimase immobile, il risentimento e l'ira che si facevano di nuovo strada in lui: Pietro era effettivamente lì, come aveva intuito, stretto a Giada in quello che sembrava essere stato un bacio piuttosto passionale. Si fermarono non appena videro la porta spalancarsi, e Alessio fu quasi sicuro di vedere Pietro impallidire impercettibilmente, non appena si accorse di lui; Giada non sembrava particolarmente intimorita, ricambiando lo sguardo freddo che Alessio le aveva lanciato.

-Ma qui la privacy non esiste, per caso?- sbottò Giada, prima di risistemarsi i capelli con gesti nervosi, e allontanandosi di pochi passi da un immobile Pietro.

-Fino a prova contraria non è casa vostra, questa- replicò freddamente Alessio, che a passi veloci si era avvicinato al tavolo, posto in mezzo alla sala. Aveva bisogno di bere, di bere qualcosa di particolarmente forte, abbastanza per fargli scordare tutti i buoni propositi con cui era entrato in quella cucina, e per dimenticare anche ciò che li aveva appena fatti sfumare uno per uno.

-Avresti potuto bussare- Giada continuò ancora a parlare, lanciando diverse occhiate a Pietro: forse sperava che, almeno in quell'occasione, prendesse le sue difese, ma lui appariva spento e immotivato, tutt'altro intenzionato anche solo ad aprir bocca.

Alessio la guardò con un sorriso totalmente finto e ancor più sarcastico:

-Qualche altro ordine o siamo a posto così?-.

Si pentì un attimo dopo di quella provocazione: doveva controllarsi, non lasciar trasparire troppo il nervoso che la visione di Giada e Pietro insieme aveva fatto sbocciare.

-Non possiamo lasciare stare certi discorsi e basta?- si intromise per la prima volta Pietro, avanzando verso i due, in un timido tentativo di riappacificazione.

-Oh, ma certo- rispose subito Giada, sbuffando sonoramente – M'importa poco, se la sua unica soddisfazione nella vita è quella di provocare e dar fastidio gli altri-.

Alessio rialzò subito lo sguardo, rivolgendolo verso di lei e trattenendosi a stento dall'insultarla. Si ricordò della presenza di Pietro a pochi passi da sé, e fu solo per quello che riuscì a mantenere una calma apparente, quando in realtà dentro di sé si sentiva semplicemente bruciare.

Riportò lo sguardo al bicchiere che stava riempiendo, versandone all'interno della vodka fino all'orlo. Sentiva lo sguardo di Giada ancora addosso, e la ignorò, almeno fino a quando non ebbe rimesso a posto la bottiglia di vodka sul tavolo e preso il bicchiere in mano, pronto ad andarsene. Rialzò lo sguardo, di nuovo algido e a tratti sprezzante, rivolgendolo dritto verso Giada:

-Prima o poi si renderà conto che lo stai solo plagiando-.

Alessio non attese alcuna risposta: non credeva che a lei potesse importare molto di quel che le aveva appena detto. Se ne sarebbe fregata, come di tutte le cose negative che le aveva rivolto negli ultimi due anni. Non gli servì voltarsi, invece, per capire quanto potesse aver ferito Pietro. Non lo vedeva in viso, eppure, girandosi, era sicuro che sul suo volto avrebbe riconosciuto ancora una volta lo stesso sguardo tormentato ed afflitto che aveva ogni volta in cui avvenivano quei litigi. Quelle delusioni che solo Alessio poteva infliggergli.

Alessio fece ancora pochi passi, uscendo e richiudendosi dietro di sé la porta della cucina, senza guardarsi indietro.

"Credo che di delusioni gliene abbia già date parecchie"

"E una in più ora non fa differenza, giusto?"

*

Il sapore forte della vodka cominciava a dargli la nausea, ma nonostante quello continuò a bere, intenzionato a finire tutto il contenuto del bicchiere. Fuori nel freddo invernale, comunque, l'alcool lo aiutava a riscaldarsi almeno un po'; sentiva ormai la gola bruciare, e il calore nel petto farsi sempre più forte.

Quel terrazzo sembrava essere diventato il suo luogo di riflessione, il posto dove potersene restare da solo in pace. Forse gli altri stavano già cominciando a chiedersi dove fosse finito, ma non gli importava. O forse Pietro aveva detto loro che era successo – nulla di così nuovo e imprevedibile, d'altro canto-, ed avevano preferito non cercarlo affatto. Era sempre intrattabile nei momenti di rabbia, ne era ben consapevole lui stesso.

Appena formulato quel pensiero, però, udì distintamente la porta del terrazzo aprirsi. Per un attimo sperò che fosse Pietro, ma allontanò quell'ipotesi l'attimo dopo: l'unico motivo per cui avrebbe dovuto dirgli qualcosa, in quel frangente, era per fargli sapere quanto odioso e insopportabile fosse. E in quel caso Alessio non sarebbe nemmeno riuscito a dargli torto – anche lui si odiava in quei momenti.

Non si sorprese, comunque, quando di fianco a lui si fermò Alice: da come lo guardava – in apprensione e con una vena di rimprovero allo stesso tempo- intuì che doveva già sapere tutto.

-Non ti va di rientrare? Prenderai un malanno, restando sempre qui fuori- disse lei, i capelli rossi che sembravano più scuri del solito nell'oscurità della notte.

-Non ne ho molta voglia-.

-Tra poco Giulia e Filippo scarteranno i loro regali. You should be there-.

-Se la caveranno benissimo anche senza di me-.

Alice sospirò sconsolata, appoggiando la schiena al parapetto e distogliendo lo sguardo da Alessio. Per un po' rimasero così, in silenzio e senza nemmeno guardarsi, eppure non era un silenzio teso, uno dei momenti in cui ci si sente solo a disagio. Ad Alessio andava bene anche così, anche se era consapevole che non sarebbe durato ancora a lungo.

-Non puoi continuare così con Giada-.

Dietro l'apparenza calma della voce, Alessio era sicuro che si celasse un'inquietudine che Alice riusciva ancora a celare piuttosto bene.

-Ancora non riesco a capire che ti abbia fatto di così grave per prendertela così tanto con lei-.

-Non è quella giusta per Pietro - borbottò Alessio, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, verso le luci lontane e offuscate di San Marco.

-Non puoi saperlo-.

-Ma è così, non lo vedi?- Alessio sbottò, girandosi di scatto verso Alice e controllando a stento il tono della voce – Da quando sta con lei è ... Cambiato. Sta sempre per i fatti suoi, è chiuso in se stesso. Gli sta facendo solo del male-.

-Anche se fosse, non sta a te decidere per Pietro- replicò Alice, lo sguardo più duro del solito e fermo come non mai – E in ogni caso, con gli altri non è cambiato poi così tanto. È cambiato nell'atteggiamento verso di te-.











NOTE DELLE AUTRICI

Come qualcuno poteva aver previsto (soprattutto conoscendo il soggetto in questione) Alessio ancora non ha detto a Pietro della sua imminente convivenza con Alice, lasciandolo quindi all'oscuro che questo sarà l'ultimo mese da coinquilini. Secondo voi troverà il coraggio per dirglielo?

La serata di Alessio poi non continua proprio benissimo, e abbiamo anche un esempio di quel che sarebbe un suo dialogo tipico con Giada: non proprio una delle conversazioni più amichevoli ...

Alice, infine, tenta di farlo ragionare... Ci riuscirà?

A venerdì con il finale di questo primo capitolo!

Kiara & Greyjoy

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