Capitolo 47 - When love and death embrace (Pt. 4)
-Ti va un po' di minestra?- aprì la seconda anta della credenza, dando un'occhiata all'interno – O una vellutata di verdure, magari-.
Si girò verso Pietro, attendendo una sua risposta. Lo osservò mentre se ne stava seduto a tavola, un braccio appoggiato e la mano a sorreggergli il mento, e la fronte corrugata nel dubbio. Era insolito che fosse Pietro quello a starsene seduto, mentre Alessio si apprestava a preparare il pranzo: era sempre stato il contrario, per il semplice motivo che tra di loro era Pietro quello bravo a cucinare, e a cui non pesava farlo.
-Non credi che faccia un po' troppo caldo?-.
Alessio si strinse nelle spalle:
-Però è il cibo ideale per quando non si è proprio in forma-.
Si prese l'appunto mentale che avrebbe dovuto fare la spesa quanto prima: non era riuscito ad andare prima, troppo impegnato com'era stato tra il lavoro e il rimettere in ordine la casa. Si era ripromesso di farla trovare a Pietro linda e perfetta, e aveva impiegato buona parte del weekend a raggiungere quell'obiettivo.
Forse sarebbe riuscito ad andare l'indomani: per quella settimana, la prima del rientro a casa di Pietro, si sarebbe limitato a lavorare da casa, in smartworking, e non avendo il viaggio di rientro da Piove di Sacco di certo avrebbe guadagnato un po' di tempo.
-Mi sento bene- mormorò Pietro. Sembrava quasi convinto del fatto che Alessio non gli credesse, ma fu una sensazione che durò poco: qualche secondo dopo scrollò le spalle, assumendo un'espressione riflessiva.
-Però vada per la minestra- decise infine, lanciandogli poi un mezzo ghigno – Dovrai allenarti per prepararmi qualche piatto più articolato, però-.
-Ci sono delle pizze surgelate per stasera. Dovrei riuscire a infilarle nel forno-.
Pietro scoppiò a ridere:
-Ho fiducia in te-.
"Lo spero davvero".
Richiuse il laptop con un lungo sospiro, un misto di stanchezza e sollievo per la fine di quella giornata lavorativa. Non che fosse riuscito a concludere molto, avendo già perso tutta la mattinata, ma era pur sempre qualcosa, ed era anche il giorno in cui Pietro era finalmente tornato a casa. Avrebbe volentieri evitato di lavorare anche nel pomeriggio, se solo non ci fosse stata un'intera azienda a dipendere per buona parte da lui e dalle sue decisioni.
Erano le sei e mezza appena passate, e il sole e l'afa di metà Agosto erano ancora presenti. Faceva ancora un po' caldo persino in salotto, dove Alessio si era posizionato per quelle ore di lavoro a distanza, nonostante ci fosse il condizionatore acceso per provare a rinfrescare un po' l'aria all'interno della casa.
Si alzò dopo qualche secondo, stiracchiandosi e facendo scrocchiare la schiena. Avrebbe voluto fiondarsi in doccia subito, ma prima avrebbe dovuto fare alcune telefonate ad un paio di suoi dipendenti, in vista del lavoro che li attendeva domani.
Prima di farlo, però, camminò verso la camera da letto. Pietro era rimasto lì gran parte del pomeriggio, per non distrarlo e non provocare troppi rumori di sottofondo che avrebbero potuto disturbare le video call che Alessio aveva dovuto fare.
Quando giunse sulla soglia della stanza, diresse subito lo sguardo verso il letto, dove era convinto vi avrebbe trovato Pietro, magari a leggere o con il suo portatile davanti, intento a guardare un film.
C'era effettivamente un libro, lasciato distrattamente sul materasso, ma non Pietro. Per individuarlo nella stanza gli ci vollero alcuni secondi, e quando lo fece si ritrovò a sgranare gli occhi nel panico.
-Che stai facendo?-.
Alessio avrebbe voluto suonare meno allarmato, ma era stato più forte di lui. Pietro era seduto a terra, le gambe piegate sotto di sé, con la valigia aperta davanti. Teneva il busto rigido, ma per tirare fuori i vestiti piegati all'interno gli bastava allungare un po' le braccia senza eccessivo sforzo. Aveva già spostato alcune magliette sul letto, ma ne mancavano ancora tante altre.
Pietro si girò verso di lui nel momento stesso in cui Alessio aveva parlato, guardandolo come se la risposta fosse già abbastanza ovvia:
-Sto svuotando la valigia-.
Alessio si ritrovò a sbuffare, mentre gli si avvicinava a passi lunghi:
-Questo lo vedo- mormorò – Ti do una mano-.
-Hai finito con il lavoro?- gli chiese di rimando Pietro, continuando a tenerlo fissato.
Dirgli di sì sarebbe stata una mezza bugia, ma pur sempre una bugia a fin di bene. L'espressione d'indecisione che doveva aver dipinta in faccia, però, bastò a Pietro come risposta.
-Ce la posso fare- gli disse, tornando a porre la sua attenzione all'operazione di svuotamento – Sono solo alcuni vestiti e qualche libro ... Non è nulla di che-.
Alessio non si dette ancora per vinto:
-Dovresti riposare-.
"E fare attenzione a non sbattere quel dito" pensò ancora, mordendosi le labbra per non lasciar andare ad alta voce quelle parole. Aveva l'impressione che, se l'avesse fatto, Pietro si sarebbe irritato – sempre se non aveva già cominciato ad esserlo.
-Non credi che mi sia riposato già abbastanza in ospedale?- gli rigirò la domanda, prima di tornare ancora una volta a voltarsi nella sua direzione. Si bloccò, sospirando a fondo:
-Alessio, sto bene. Sul serio-.
Allungò il braccio per afferrargli una mano, stringendola tra le dita.
-Non devi preoccuparti così tanto. Se dovessi avere qualche problema ti chiamerò, tanto siamo a due camere di distanza-.
Non era una rassicurazione che lo convinceva fino in fondo, ma Alessio si ritrovò a pensare di dover cedere. Era piuttosto convinto che Pietro non l'avrebbe fatto, e l'ultima cosa che aveva intenzione di fare era essere ostinato fino a causare un litigio.
-Va bene-.
Sospirò a fondo a sua volta, tutt'altro che rassicurato, ma ormai sconfitto.
-Chiamami se hai bisogno d'aiuto-.
-Sì, certo- il sorriso che gli rivolse Pietro non bastò a rasserenarlo – Sta tranquillo-.
Alessio annuì. Non disse nulla mentre tornava verso il salotto. Si sentì solamente inutile, come non mai.
-Hai sonno?-.
Pietro glielo domandò non appena Alessio toccò il materasso. Erano le undici passate, un orario decente per mettersi a letto e provare a dormire – anche se dubitava sarebbe riuscito ad addormentarsi subito. Per quanto quel martedì fosse stato stancante e un giorno veramente lungo, aveva così tanti pensieri per la testa che sarebbe stato un miracolo che fosse riuscito a prendere sonno nel giro di poco.
-Non molto, in realtà- ammise, sistemandosi sul letto. Stare coricato, con solo i piedi nascosti sotto il lenzuolo leggero, era una bella sensazione. Il suo corpo era stanco eccome, molto più della mente.
-Nemmeno io- replicò Pietro, rimettendo sul comodino il libro che aveva continuato a leggere, nel tempo che Alessio aveva impiegato in bagno, per lavarsi i denti e prepararsi per andarsene a letto – Mi sento davvero molto più in forma adesso. L'aria di casa sembra farmi bene-.
Alessio annuì:
-Immagino-.
Il resto della serata era filato in maniera piuttosto rilassata: non avevano fatto granché, se non preparare la cena – Alessio aveva mantenuto la parola e preparato le pizze surgelate che c'erano nel freezer-, e passare un po' di tempo in videochiamata prima con Giacomo e Giorgio, e poi con Christian e Federica. Erano poi rimasti ancora un po' sul divano, riprendendo la visione di Succession che, per forza di cose, era rimasta interrotta in quelle ultime settimane.
Pietro gli era davvero sembrato stare bene, ma non bastava quello ad allentare il senso di colpa. Avrebbe voluto parlargliene, dirgli tutto quello che stava covando dentro dalla sera dell'aggressione, ma ogni volta era come se le parole gli rimanessero incastrate in gola.
Forse temeva ciò che avrebbe potuto dire Pietro molto più di quanto si rendesse conto – e alla fine preferiva sempre lasciare le cose come stavano, con quella stabilità che stavano pian piano ritrovando, e la colpa che forse, altrettanto lentamente, prima o poi se ne sarebbe andata. I pezzi, prima o poi, sarebbero tornati insieme, anche se al momento si sentiva ancora come un vaso appena caduto a terra.
-Prima mi ha scritto Martino. Mi ha chiesto se può passare domani per un saluto- disse Pietro dopo qualche momento di silenzio, con tono casuale.
-Se vuole passare verso sera non c'è problema- ponderò Alessio – Scrivigli di venire-.
-Gli mando un messaggio domani mattina- Pietro si sistemò meglio, mettendosi su un fianco e avvicinandosi a lui – Credo che ormai se ne sia andato a dormire-.
Alessio aggrottò la fronte:
-Di già?-.
Pietro rise debolmente:
-È un tipo notturno solo nel weekend-.
Si fece ancora un po' più vicino, fino a quando non arrivò a sfiorare il braccio e la spalla di Alessio. Si allungò per lasciargli un bacio leggero sulla clavicola, lasciata scoperta dalla canotta che usava per dormire.
-Ha delle abitudini più sane di noi, da questo punto di vista- si costrinse a mormorare Alessio. Era fin troppo consapevole della vicinanza di Pietro, del suo respiro sulla sua pelle e delle labbra che stava continuando a tenere lì, fino a risalire fino al collo. Gli mancava quel tipo di intimità, gli mancava Pietro in ogni senso possibile, ma era anche altrettanto consapevole che avrebbe passato ogni secondo a chiedersi se non gli stesse facendo del male.
-No, è che noi siamo più vecchi- Pietro rise ancora, a qualche centimetro dal suo collo, prima di posarvi un altro bacio – Abbiamo bisogno di meno ore di sonno-.
"Se continua così, poi non ho idea di come finirà".
-Sì, ma ora è meglio se dormiamo pure noi-.
Alessio si girò verso il suo comodino, del tutto intenzionato a spegnere la lampada che ancora rischiarava la stanza. Era sicuro che l'ombra della delusione si fosse dipinta sul viso di Pietro, ma si costrinse a non pensarci troppo.
-È stata una giornata lunga. Domani sarà lo stesso- disse ancora, non appena si fu rimesso nella posizione precedente, ora al buio. Avvertì Pietro sospirare a fondo, anche se non si allontanò: si limitò ad accoccolarglisi a fianco.
-Buonanotte- gli sussurrò Alessio, girandosi per lasciargli un bacio sulla fronte. Era già qualcosa averlo lì, nel loro letto, vicino a lui e non più in un'asettica e lontana camera d'ospedale.
"Qui è al sicuro".
-Buonanotte-.
I love you
And you're crushing my heart
I need you
Please take me into your arms
When love and death embrace
(H.I.M. - "When love and death embrace")*
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
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