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Capitolo 46 - What if (Pt. 4)

-Sei già stato da Pietro?-.

Quella domanda di Alessandra era arrivata senza preavviso, ma allo stesso tempo era quanto di più ovvio potesse chiedergli.

-No. Non ci sono riuscito-.

Alessio deglutì a vuoto, stringendosi nelle spalle.

-Non ce la faccio neanche a pensare di vederlo steso su un letto d'ospedale. Fa troppo male-.

Alessandra annuì, comprensiva:

-So che hai parlato con il medico che lo segue, però-.

Alessio si limitò a rispondere con un singolo cenno affermativo del capo.

-Lo so che non è facile per te. Te lo leggo in faccia- Alessandra tenne gli occhi di nuovo bassi, mentre cominciava a parlare – Tu e Pietro ... -.

Lasciò cadere quella frase come se fosse insicura su come proseguire. Alessio la guardò confuso, in attesa, senza sapere bene cosa potersi aspettare. Ci volle qualche secondo prima che Alessandra sembrasse trovare il coraggio per guardarlo, gli occhi così simili a quelli di Pietro che Alessio sentì il groppo in gola ancor più stretto.

-Non voglio sembrare una che pensa troppo o che legge cose sbagliate in certi comportamenti, ma ... -.

Si bloccò di nuovo, e d'un tratto, prima ancora che riuscisse a finire, Alessio ebbe la netta sensazione di sapere dove stesse andando a parare.

-Ho come l'impressione che non sia amicizia quello che vi lega ora. Non solo amicizia, almeno-.

Alessio rimase in silenzio, spiazzato.

"Forse dovevo aspettarmelo".

Non sapeva che dire, ma era altrettanto consapevole che quel silenzio prolungato, quell'attesa in cui stava lasciando Alessandra, era già di per sé una risposta.

-Io ... -.

Si schiarì la gola, incapace di pensare lucidamente – e con velocità. Sapeva di essere arrossito, e di averle ormai già risposto semplicemente con i suoi gesti e con il suo porsi sorpreso, ma non poteva fare a meno di chiedersi cosa fosse più giusto fare. Sarebbe stato semplice, ormai, dirle che aveva ragione, che lui e Pietro avevano una relazione e vivevano insieme da qualche settimana, ma il problema era che non spettava a lui darle quella notizia. Non a lui da solo, perlomeno.

-Forse non dovrei parlarne mentre Pietro è in coma- si costrinse a dire, a mezza voce – Del rapporto che ci lega, intendo. Dovrebbe decidere lui -.

Alessandra annuì, ma non c'era ombra di dubbio o incertezza nella sua espressione e negli sguardi che gli stava rivolgendo. Sapeva, e forse sapeva già da un po'; Alessio si chiese da cosa potesse averlo capito, se magari Pietro si era lasciato sfuggire qualcosa di più sul loro rapporto attuale in una qualche occasione, o se semplicemente avesse fatto due più due quando era stato lui ad avvertire lei e Luca delle condizioni di Pietro e poi vedendolo nello stato in cui versava. Non ne aveva idea, ma sapeva che Alessandra non li vedeva più solo come i due amici che un tempo erano stati coinquilini.

-Lo terrò per me fino a quando non lo farà, se ti fa stare più tranquillo- gli disse, con voce rassicurante – Mi dispiace di averti messo all'angolo, ma ne avevo già il sospetto da mesi. Da quando Pietro è tornato a casa e ci ha detto tutto-.

Quella conferma rilassò e fece incuriosire Alessio allo stesso tempo. Era forse uno dei pochi guizzi in quegli ultimi giorni che lo stavano distogliendo dal pensiero fisso delle condizioni di Pietro.

-E anche prima ... - Alessandra si lasciò andare ad un sorriso intenerito – Ho sempre avuto il sentore che voi due foste molto più legati-.

"Quanto è vero".

-Probabilmente ve lo avremmo detto tra un po' di tempo. Anche a mia madre e mia sorella- mormorò Alessio di rimando. Alessandra gli prese una mano tra le sue, stringendogliela appena:

-Sono contenta per voi. Pietro, poi, l'ho visto molto più sereno in questi mesi- gli disse, con lo stesso sorriso di prima – Siete fortunati ad avervi-.

"E sarò ancora più fortunato se continuerò ad averlo".

Quelle parole ebbero il potere di fargli venire da piangere ancora una volta, e lo avrebbe fatto se fosse stato da solo. In quel frangente, invece, si limitò solo ad annuire, incapace di spicciare qualsiasi parola.

*

E mi sento come chi sa piangere ancora alla mia età

E ringrazio sempre chi sa piangere di notte alla mia età

E vita mia che mi hai dato tanto, amore, gioia, dolore, tutto

Ma grazie a chi sa sempre perdonare sulla porta alla mia età

(Tiziano Ferro - "Alla mia età")*

Poteva sembrare assurdo essere terrorizzato da una porta chiusa, ma era quella la sensazione che lo stava avvolgendo in quel momento. Era solo una porta, bianca smaltata e completamente anonima, che si perdeva nel bianco sporco della parete del corridoio, ma era anche la sua paura più grande.

Quello che ci stava dietro, a quella porta chiusa, lo era ancora di più.

Non riusciva a comprendere con quale coraggio Alessandra e Luca avessero già attraversato quella soglia due volte, quando lui riusciva a malapena ad immaginare come sarebbe stato entrarci per la prima.

"C'è Pietro là dentro".

Alessio avrebbe voluto fiondarsi oltre quella porta e abbracciarlo, ma quella era forse l'unica volta in tutta la sua vita in cui associava Pietro alla sensazione di paura. Aveva paura di vederlo, di poter testimoniare con i suoi occhi le sue condizioni, provare tutto il dolore che quella vista gli avrebbe procurato – come se il dolore non fosse già abbastanza. E la colpa, quella sarebbe cresciuta a dismisura.

Avvertì la mano di Alessandra posarsi sulla sua spalla, spingendolo piano in avanti, verso la porta. Lei e Luca erano entrati per primi, per una quindicina di minuti prima di uscire. Alessio aveva osservato i loro volti tristi e preoccupati, anche se Alessandra aveva cercato comunque di sorridergli.

Avanzò meccanicamente, come se il suo corpo si muovesse da sé e lui fosse imprigionato in esso, trasportato dalla forza motrice delle gambe.

Alzò una mano verso la maniglia, e gli ci vollero alcuni lunghi secondi prima di riuscire ad abbassarla. Avvertiva il battito veloce del cuore, il respiro quasi affannato, il timore che potesse cadere a terra vittima di un attacco di panico.

Non accadde nulla di tutto ciò, quando si decise ad aprire la porta ed entrare. Per quegli attimi tenne il capo abbassato, osservando solo il pavimento sotto i suoi piedi, richiudendo la porta dietro di sé.

Ora c'era dentro, e doveva trovare il coraggio anche per girarsi. Quando lo fece, restò semplicemente immobile, come se fluttuasse nell'aria e non avvertisse nulla di ciò che gli era intorno.

Pietro era disteso su un letto d'ospedale, il busto angolato un po' verso l'alto. C'erano dei macchinari il cui suono scandiva il battito cardiaco, regolare come se stesse semplicemente dormento, e da cui partivano delle cannule che terminavano nelle narici. Era tutto asettico, quell'ambiente, ma da una camera della terapia intensiva Alessio non si sarebbe potuto aspettare nulla di diverso: non c'erano nemmeno sedie per i visitatori, come a voler sottolineare ancor di più il fatto che i familiari potevano trattenersi solo per visite brevi.

Il volto di Pietro non era molto diverso dall'ultima volta in cui l'aveva visto: aveva gli occhi chiusi, i capelli tenuti indietro che lasciavano scoperta la fronte. La guancia sinistra era forse il cambiamento che più colpiva l'occhio: era gonfia, una tumefazione evidente, solcata da un ematoma violaceo. Dovevano avergli tirato un pugno, o forse più di uno, in quel punto.

C'erano anche altri graffi sulla pelle del suo volto, ma nulla che risaltasse così tanto, e nulla che non sarebbe guarito entro breve.

Alessio avrebbe quasi potuto fingere che stesse davvero dormendo, se solo fosse riuscito a non vedere tutto ciò che c'era in quella stanza.

Si ritrovò ad avanzare quasi senza rendersene conto, le sue gambe che sembravano rispondere ad un richiamo ancestrale a cui non poteva sottrarsi. Quando arrivò ad un lato del letto, così vicino a Pietro come non si ritrovava da giorni, quasi gli parve surreale.

-Ciao, Pietro-.

Non ci fu nessuna voce che rispose al suo saluto, e quel silenzio in cui ripiombò subito la stanza gli parve la cosa più innaturale possibile.

Non aveva mai creduto del tutto che parlare potesse aiutare le persone in coma, né che potessero sentire quel che veniva loro detto mentre erano in quello stato. Non parlare, però, mentre si trovava di fronte a Pietro, sarebbe stato ancora più strano che rimanere lì senza dire nulla.

Gli occhi di Pietro rimasero chiusi, il petto che si alzava e si abbassava con ritmo regolare come se nulla fosse mai cambiato. Non poteva percepire la sua presenza, né tantomeno rispondergli.

-Lo so che ci ho messo un po' a venire qui-.

Alessio non riusciva ad abituarsi al suono della sua voce, così vuoto e privo di calore, che rimbombava tra quelle pareti come un'eco.

-Non sono mai stato una persona che affronta con facilità i problemi-.

"Ma questo lo sai bene".

Di nuovo non risuonò nessun altra voce oltre la sua, e non sarebbe successo mai. Di certo non in quel frangente, ma una parte di lui, irrazionale, sperava comunque di potersi sbagliare.

-Forse era più semplice rimanere a casa e convincermi che eri altrove, piuttosto che venire qui e vederti così- mormorò ancora, con voce roca – Il dottore dice che forse domani proveranno a svegliarti. Se i parametri rimarranno stabili durante la notte e domani mattina-.

Sarebbe stato facile aggrapparsi a quell'ennesima speranza che il medico gli aveva dato meno di un'ora prima, quando insieme ad Alessandra e Luca si era fermato nel suo studio. C'era sempre ottimismo nella voce del dottore che aveva seguito Pietro sin dall'inizio, ma Alessio avrebbe cantato vittoria solo l'indomani.

-Cerca di resistere, di essere forte. Poi potrai tornare a casa, dopo che ti avranno svegliato-.

Avvicinò una mano a quella di Pietro, inerte sul letto. C'era la fasciatura che stringeva il dito rotto, ruvida al tatto, ma Alessio non fermò i suoi polpastrelli, continuando a sfiorare la pelle calda di Pietro. Gli parve quasi di sentirla muovere, ma era altrettanto consapevole che dovevano essere solo spasmi involontari, non un gesto creato dalla volontà di Pietro.

Aveva faticato così tanto per riuscire a trovare la forza per entrare in quella stanza, ma si stava rendendo conto, mentre gli attimi scorrevano, che la parte veramente difficile sarebbe stata l'andarsene. Avrebbe voluto rimanere lì a guardarlo ancora per molto, nonostante a disposizione avesse solo pochi minuti. La prospettiva di allontanarsi da lui lo terrorizzava.

-Non mi sono mai reso conto di quanto disorientante potesse essere quella casa senza di te-.

"Se fossi stato lì con te ...".

Se fosse stato con lui forse sarebbero stati a casa insieme, in quel momento, appena rincasati dal lavoro entrambi, stanchi ma almeno in compagnia l'uno dell'altro. Avrebbero forse iniziato a pensare a cosa preparare per cena, cosa guardare in tv prima di andare a dormire e dopo la solita videochiamata per salutare Christian e Federica, e la consueta chiamata serale che Pietro faceva a Giada per parlare un po' con Giacomo e Giorgio.

E se Alessio avesse tenuto accanto a sé il cellulare quella sera maledetta, forse si sarebbe accorto quando avrebbe dovuto chiudere la videochiamata per poter arrivare in orario all'appuntamento che avevano.

E se quel sabato mattina non avesse insistito per uscire, forse Pietro sarebbe tornato a casa prima del previsto, senza incappare nei suoi tre aggressori.

C'erano così tanti se che avrebbero potuto portare a destini diversi, distanti dal presente in cui si trovavano. Ma era inutile pensarci, ormai, quando era già tutto avvenuto, e lui non era stato lì per Pietro, e Pietro si ritrovava in una stanza di una terapia intensiva.

Alessio chiuse gli occhi, le lacrime che cominciavano già a bruciargli gli occhi.

-Mi manchi-.

Lo disse con voce rotta, ed era esattamente così che si sentiva: rotto in mille pezzi, come un vaso che era stato scagliato a terra finendo in frantumi.

Si passò una mano sul viso, riaprendo le palpebre e piantando gli occhi sul volto placido di Pietro, chinandosi su di lui.

-Pensavo di sapere cosa significasse provare la tua mancanza, ma così ... -.

Non trattenne un singhiozzo che gli sconquassò il petto.

-Così è un'altra cosa-.

Le lacrime scendevano incontrollate lungo la pelle delle sue guance, offuscandogli la vista e facendogli bruciare gli occhi ancora rossi per i pianti dei giorni precedenti. Essere lì, però, e lasciarsi andare al pianto aveva un sapore ben peggiore – quasi come se la disperazione lo stesse definitivamente sopraffacendo.

Singhiozzò ancora una volta, mentre si accostava al capo di Pietro, portando una mano ad accarezzargli le ciocche castane.

-Mi dispiace di non essere venuto prima. Di non avercela fatta a venire-.

"Fa troppo male".

Si chiese se per Pietro sarebbe stato lo stesso, a ruoli invertiti, o se lui si sarebbe dimostrato più forte.

-Mi dispiace per non essere stato con te quella sera-.

"Riuscirò mai a dirtelo di nuovo?".

Aveva la sensazione che, una volta che Pietro si sarebbe svegliato, sarebbe stato molto più complicato dirgli tutto ciò che si era tenuto dentro fino a quel momento, oppresso dal senso di colpa.

-Mi dispiace per tutto-.

Si chinò ancora un po', nello spazio sufficiente per permettersi di posare un bacio sui suoi capelli. Pietro rimase immobile, senza alcuna reazione, come se lui e Alessio appartenessero a due realtà diverse, ormai.

"Spero davvero che domani sia il giorno in cui ti risveglierai".

-Quando ti sveglierai sarò qui, amore mio-.

Lo disse con molta più speranza di quella che si era permesso di avere fino a quel momento. E avrebbe fatto qualsiasi cosa, nonostante tutto – nonostante il suo sentirsi colpevole e immeritevole-, per poter mantenere quella promessa.

Sperò che l'indomani giungesse il prima possibile, e con esso anche una buona notizia.








*il copyright della canzone appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI
Nel prosieguo della loro conversazione, Alessandra fa sapere ad Alessio di certi suoi sospetti su di lui e Pietro: ovviamente noi autrici e voi lettor* sappiamo che Alessandra ha intuito fin troppo bene, ma Alessio non conferma (o almeno non del tutto), nella speranza che possa essere Pietro stesso, una volta ripresosi, a dirle la verità.
E poi, infine, c'è il tanto atteso incontro: non ci sono molte cose da dire, se non che speriamo che Pietro possa sul serio essere svegliato dal coma farmacologico presto, e che anche Alessio possa stare meglio 🥹
Non resta che darvi appuntamento a mercoledì prossimo per l'inizio di un nuovo capitolo!
Kiara & Greyjoy

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