Capitolo 43 - Happier than ever (Pt. 5)
Dopo qualche secondo, quando calò il silenzio, Pietro si schiarì la gola:
-Non so bene come dirlo, anche se mi sono fatto tutto un discorso tra me e me mentre venivo qua- iniziò a dire, rendendosi conto che la sua voce tremava un po' – È una conversazione che rimando da anni, perché ho paura che in un modo o nell'altro possa deludervi-.
Aveva abbassato gli occhi, mentre lo diceva, puntandoli sulle mani che teneva giunte in grembo. Si torturava le dita, odiando la sensazione di sentirsi completamente vulnerabile sotto gli occhi dei suoi genitori.
Anelava la presenza di Alessio, ma doveva farsi bastare solamente il suo pensiero. Se la doveva cavare da solo, ed era giusto che fosse così.
-Pietro ... Perché dovresti?- Alessandra parlò con voce così bassa e spaventata che Pietro temette di averle fatto pensare al peggio possibile – Cosa c'è che devi dirci di così terribile?-.
-Non è nulla di terribile. È una cosa ... - Pietro si sforzò di non ricadere in pensieri che lo avevano accompagnato fino a pochi anni prima, per troppo tempo – Normale. Ma per convincermene io stesso mi ci è voluto un sacco di tempo, e nel mentre ho fatto un sacco di danni e ho ferito delle persone-.
Non gli fu facile ammetterlo di fronte ai suoi genitori, ma era venuto lì per essere sincero fino in fondo.
-E se io per primo me ne vergognavo, non potevo pensare che qualcun altro l'avrebbe vista in maniera meno negativa-.
"E poi sono arrivati prima Fernando e poi Martino ad aprirmi gli occhi".
Non mi sembra vero e non lo è mai sembrato
Facile e dolce perché amaro come il passato
Tutto questo, mi ha cambiato
E mi son fatto rubare, forse gli anni migliori
Dalle mie paranoie e dai mille errori
Sono strano, lo ammetto, e conto più di un difetto
Ma qualcuno lassù mi ha guardato e mi ha detto
"Io ti salvo stavolta come l'ultima volta"
-Sei piuttosto criptico- fu l'unico commento di Luca.
Pietro alzò lo sguardo, quanto bastava per poter studiare brevemente i visi dei suoi genitori. Suo padre aveva la fronte solcata da rughe, come se la confusione e il disorientamento si stessero manifestando anche fisicamente. Ma sua madre aveva smesso di apparire preoccupata e in ansia, era come se fosse in attesa – in attesa di sapere se quel che Pietro stava per dire fosse lo stesso che pensava lei.
"Ha capito".
E non era solo questione di aver intuito dove quella conversazione stesse andando a parare. Sua madre aveva capito tutto molti anni prima, quando lui per primo aveva ancora difficoltà a rendersene conto.
-Sono gay-.
Si era aspettato di vedere sua madre non sorprendersi affatto, al contrario di suo padre. Ma prima che parlassero, fu lui a proseguire, come un fiume in piena incapace di arrestarsi.
Parlò dei primi momenti in cui l'aveva capito, senza soffermarsi sul fatto che fosse accaduto perché si era innamorato di Alessio. E raccontò anche di come si era avvicinato a Giada solo per provare a se stesso che si non era così, che non era vero; e disse anche di quanto si era sbagliato, e di quanto gli era stato impossibile per anni anche solo pensare di lasciarla, di accettarsi e provare a costruirsi una vita che non si basava unicamente sulle menzogne. Parlò anche di Fernando, della loro amicizia che per prima gli aveva aperto gli occhi, e di come la sua perdita fosse stata a tal punto devastante da diventare un momento d'epifania.
Continuò, riportando alla mente il ricordo della sera in cui, ormai incapace di proseguire in quella finzione, aveva confessato a Giada di essere gay e di averle mentito per tutto quel tempo, e della rabbia che aveva scatenato in lei. Rabbia che ora si era mutata in rispetto reciproco per il bene dei loro figli.
Si meravigliò lui stesso nel rendersi conto di quanto gli stesse venendo facile, ora, raccontare tutto. Si era aspettato l'esatto contrario, anche ripensando a come era partito, tentennante ed incerto, ma non fu così.
Parlò per quella che gli parve un'eternità, e i suoi genitori non lo interruppero neanche una volta. Solo alla fine, quando rimase in silenzio, li guardò dritti negli occhi.
-Quindi lo sai da dieci anni?- fu la prima cosa che gli domandò Luca, a tratti incredulo.
Pietro annuì:
-Più o meno-.
-E per tutto questo tempo pensavi che ci avresti delusi se ce lo avessi detto?-.
Stavolta era stata Alessandra a parlare. Aveva gli occhi lucidi, ma non c'erano ancora lacrime a rigarle il viso. Pietro mosse il capo ancora una volta, in segno d'assenso, incapace di risponderle a voce.
-Tesoro, direi che non è questo il caso- Alessandra scosse il capo, la voce spezzata – Mi dispiace che tu non ti sia sentito abbastanza sicuro fino ad oggi per fidarti di noi-.
-O dei tuoi fratelli- aggiunse Luca – Non voglio parlare per loro, ma sono piuttosto convinto che ti diranno lo stesso. Hai intenzione di dirlo anche a loro stasera?-.
-Era quello il programma. Se tutto fosse andato bene con voi- mormorò Pietro, in un filo di voce. Cominciava a sentirsi più sicuro, ora, con la sensazione che con i suoi genitori stesse andando tutto bene.
Sperava che lo stesso sarebbe accaduto anche qualche ora dopo.
Alessandra aggrottò la fronte:
-Quindi, con Giada ... -.
-È finita definitivamente quando gliel'ho detto- ripeté Pietro – Non ce la facevo più a fingere. L'unico rimpianto è che nel frattempo sono nati Giacomo e Giorgio, e ... -.
La voce gli si smorzò in gola, ma si sforzò a proseguire:
-Beh, sono finiti in mezzo per colpa mia. Perché sono stato troppo codardo-.
Anche i suoi occhi cominciavano a sfocarsi dietro le lacrime, mentre teneva il capo abbassato. Non si accorse nemmeno che i suoi genitori si erano alzati, avvicinandosi a lui. Se ne rese conto solo quando avvertì la mano di suo padre toccargli una spalla, con tocco gentile.
-Ormai è andata come è andata. Inutile rimuginarci sopra- gli disse, la voce ammorbidita come quando, da bambino, gli leggeva il suo libro di favole preferito per farlo addormentare – E poi, alla fine dei conti, hai due bei bambini che state crescendo meglio che potete-.
Sua madre si accoccolò sul bracciolo della poltrona, abbracciandolo meglio che poteva:
-Sai che per noi non cambia assolutamente nulla. Ti volevamo bene prima così come te ne vogliamo ora-.
Pietro aveva sperato di sentirle dire quelle esatte parole per così tanti anni che quasi gli venne difficile credere di averle udite sul serio.
-E ora dovresti seriamente giocare con me a briscola-.
A quelle parole di Luca, Pietro si ritrovò a ridere senza quasi accorgersene.
-Non sei stata molto sorpresa, vero?-.
Mancavano ancora diverse ore al tramonto, ma il cielo cominciava già a tingersi delle sfumature calde che accompagnavano sempre il sole nel suo calare. Pietro lo stava osservando attraverso i vetri della finestra della sua vecchia stanza, quando sua madre era entrata.
I suoi fratelli sarebbero arrivati da un momento all'altro, l'ora di cena ormai vicina, ma Pietro aveva voluto trattenersi ancora qualche minuto seduto sul letto che una volta l'aveva visto bambino e adolescente.
La sua stanza non era cambiata affatto dall'ultima volta che ci aveva vissuto, anche se ora era più vuota: mancavano quasi tutti i libri sulle mensole dello scaffale, la scrivania era in perfetto ordine ma semivuota, ed era sicuro che anche aprendo le ante dell'armadio avrebbe avuto lo stesso risultato: vuoto, perché buona parte dei vestiti se li era portati a Venezia, e l'altra che era rimasta era quella degli abiti che non avrebbe più usato. Probabilmente dati in beneficenza o buttati, se troppo usurati.
Il resto, però, era lo stesso: i suoi disegni appesi alla bacheca di sughero accanto alla libreria, alcuni poster di film che riempivano altri spazi vuoti delle pareti.
-Quando ci avevi presentato Giada la prima volta ho avuto la sensazione che tu non fossi felice-.
Sua madre avanzò, fino a raggiungere la sedia della scrivania. La girò per poter essere di fronte a Pietro, a poco più di un metro di distanza da lui.
-Che non fosse con lei con cui saresti dovuto essere-.
Pietro rise amaramente:
-Sì, lo ricordo-.
Il ricordo di quella giornata lo aveva perseguitato per anni. Prima per la paura che sua madre potesse aver capito di più di quanto avrebbe voluto lui all'epoca, e poi chiedendosi se non avesse fatto male a non confidarsi con lei subito.
Alessandra allungò una mano verso di lui, prendendone una di Pietro e stringendola tra le dita:
-Credo di aver sempre saputo che questo momento sarebbe arrivato, prima o poi-.
Aveva parlato con voce sottile, come se stesse confessando qualcosa che aveva tenuto per sé troppo a lungo.
-È che non sapevo se ero io a pensare troppo, o eri tu che non avevi ancora capito-.
-L'avevo capito, ma me la stavo vivendo piuttosto male- Pietro lo disse con un sorriso amaro stampato sulle labbra – Me la sono vissuta male fino a qualche anno fa. Ma adesso le cose vanno decisamente meglio-.
Avrebbe voluto raccontarle altro – di Martino e di quanto le sue parole e la sua presenza fossero state d'incoraggiamento, dopo aver perso Fernando, e anche di Alessio-, ma per quel giorno sapeva che non sarebbe riuscito ad andare oltre. Avrebbe riservato il resto della storia per un'altra volta.
"Magari la prossima volta sarà Alessio a venire con me qui".
-Sono contenta di sentirtelo dire- Alessandra gli sorrise con gioia, baciandogli il dorso della mano prima di lasciarla andare – Mi prometti che d'ora in poi non ti terrai più dentro cose così importanti? Almeno non con noi-.
-Ci proverò-.
Si era lasciato andare anche lui ad un sorriso sincero, sereno, contento della piega che aveva preso quella giornata. Sua madre lo guardò ancora per qualche secondo, prima di tramutare lo sguardo in un'espressione più pettegola:
-Stai già frequentando qualcuno? Un ragazzo?-.
Bastò quell'unica domanda per far diventare Pietro più rosso che mai, e quel che era peggio era che non aveva nemmeno modo per nasconderlo.
-Mamma ... - iniziò a dire, in imbarazzo, ma lei lo interruppe:
-Che male ci sarebbe? Sei ancora così giovane ... - fece – Dovresti trovarti un ragazzo che tenga a te-.
Senza sapere bene cosa dire, se non seguire il suo proposito di non parlare subito della sua relazione con Alessio, Pietro esitò:
-Io ... -.
Stava per aggiungere altro, quando la suoneria del suo cellulare lo fece desistere dal proseguire. L'aveva lasciato in bella vista sul letto, accanto a lui, e gli bastò una veloce occhiata verso il display per leggere il nome del mittente della chiamata, perfettamente visibile sullo schermo.
-Oddio- si ritrovò a bofonchiare impacciato, nel panico più totale per il rischio che lo sguardo di sua madre potesse essere caduto sul nome della persona che lo stava chiamando. Afferrò il cellulare in tutta fretta, rifiutando la chiamata di Alessio: immaginava lo stesse facendo per chiedergli com'era andata, se mai avesse parlato già con i suoi genitori, ma l'aveva fatto, inconsapevolmente, nel momento peggiore.
"Tempismo perfetto".
Quando alzò gli occhi vide che sua madre lo stava guardando in un modo strano – come se stesse cercando di capire qualcosa.
-Non rispondi?- gli chiese, un sopracciglio alzato.
-Era solo ... - Pietro tentennò, cercando nella sua memoria un nome qualsiasi che non fosse quello di Alessio. Aveva la netta sensazione che se avesse parlato di lui a sua madre, proprio in quel momento, lei avrebbe intuito tutto nel giro di pochi secondi. E non era ancora il momento per quella discussione.
-Nicola- farfugliò velocemente – Probabilmente non era nulla di urgente. Lo richiamerò più tardi-.
Ebbe l'impressione di non essere stato per nulla credibile, e lo sguardo che gli rivolse sua madre gli parve quanto mai poco convinto. Sembrava però non intenzionata a commentare oltre, e pochi secondi dopo si alzò dalla sedia, riportandola al suo posto.
-In ogni caso, se dovessi già avere un ragazzo, o lo dovessi trovare tra poco, non aspettare troppo a presentarcelo- gli disse, scompigliandogli i capelli mentre gli passava davanti.
A Pietro venne quasi da ridere, un po' per l'imbarazzo e un po' per l'ironia della situazione, ma si trattenne.
-Non aspetterò altri dieci anni, tranquilla-.
Già poteva immaginare quando, una volta ritrovata la tranquillità, si sarebbe ritrovato a richiamare Alessio e a dirgli che la sua telefonata provvidenziale, probabilmente, aveva già tolto parecchi dubbi a sua madre sulla presenza o meno di un fantomatico ragazzo.
Ma si ritrovò a sorridere lo stesso, mentre Alessandra usciva dalla stanza, lasciandolo solo con il pensiero che le cose stavano finalmente andando sul serio nel verso giusto.
Vorrei che fosse oggi in un attimo già domani
Per reiniziare, per stravolgere tutti i miei piani
Perché sarà migliore e io sarò migliore
Come un bel film che lascia tutti senza parole
(Tiziano Ferro - "La fine")*
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.
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