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Capitolo 9 - Tear (Pt. 2)

Giulia digitò velocemente, trattenendo a stento una risata divertita da quella sua stessa domanda. Inviò il messaggio a Caterina un secondo dopo, senza alcun pentimento: forse si era del tutto sbagliata, forse il suo istinto aveva preso un granchio grande quanto una casa, ma c'era qualcosa di diverso in Caterina. Non avrebbe saputo dire cosa di preciso, ma la sensazione che ci fosse non la stava abbandonando.

Quando Caterina avvertì il proprio cellulare vibrare, le lanciò uno sguardo confuso: ci vollero pochi secondi prima che lo recuperasse dalla tasca della giacca leggera, appesa allo schienale della sedia.

Giulia quasi non si accorse di star quasi trattenendo il fiato, mentre Caterina leggeva il messaggio: la tenne osservata per tutto il tempo, cercando di coglierne anche le più piccole reazioni.

Quasi inaspettatamente, nel giro di pochi attimi, Caterina scoppiò in una risata piuttosto divertita.

-Non pensavo di provocarti una reazione del genere- borbottò Giulia, ancora senza risposta e forse ora ancor più curiosa.

Caterina continuò a ridere ancora qualche minuto, guadagnandosi sguardi confusi e curiosi anche dal resto della tavolata. Solo dopo che si fu calmata, piuttosto a fatica, tornò a voltarsi verso Giulia.

-Pensavo che per domandarmelo mi avresti trascinata in bagno- le disse, con la voce ancora rauca per lo sforzo e sventolando le mani per farsi più aria.

-Ma non hai ancora risposto alla mia domanda- le ricordò Giulia, puntandole un dito contro – Mi vuoi far morire d'ansia?-.

Il sorriso che nacque pian piano sulle labbra di Caterina valse molto di più delle parole:

-Diciamo che ... - iniziò, prendendosi ancora qualche attimo di silenzio – Non so come tu abbia fatto, ma potresti averci visto giusto-.

Giulia si portò le mani alla bocca immediatamente, cercando di soffocare il grido d'entusiasmo venutole spontaneo, ma che avrebbe inesorabilmente aumentato ancor di più l'attenzione verso il loro angolo di tavolo.

-Sul serio? Sei all'inizio?- si avvicinò così tanto a Caterina che non si stupì affatto che l'altra fosse riuscita a sentirla comunque, anche se aveva parlato con un filo di voce.

Caterina annuì:

-Quattro settimane-.

Giulia trattenne ancora un gridolino estasiato a fatica. Era piuttosto consapevole che doveva essere rossa in viso, più per la fatica di trattenersi che per altro, ma non le importò.

-Un altro nipote a cui badare, insomma- mormorò, ridendo quando Caterina le dette un buffetto sulla spalla, in risposta:

-Sono piuttosto sicura che prima o poi mi ricambierai il favore-.

Stavolta la risata che lasciò andare Giulia fu meno sincera delle precedenti. Non aveva mai davvero preso in considerazione quell'idea – perché le gemelle erano ancora troppo piccole e troppo impegnative, perché si era appena laureata alla magistrale, perché con Filippo le cose non erano ancora tornate alla normalità-, anche se non negava a se stessa che le sarebbe piaciuto.

"È solo un desiderio" si disse, tra sé e sé.

Un desiderio piuttosto distante da quella che era la situazione attuale.




-Sei sicura di reggerti in piedi?- Filippo allungò una mano verso di lei, ma Giulia la scostò dolcemente, scuotendo il capo:

-Non sono ubriaca- replicò, sperando di non star parlando con la lingua ingrossata e apparire tutt'altro che credibile – Devo solo andare un attimo in bagno-.

-Allora dico agli altri di aspettarti, prima di andarsene- soppesò lui, annuendo tra sé e sé.

Giulia annuì a sua volta in approvazione: anche l'ultima portata del pranzo era stata consumata almeno mezz'ora prima, segno che ormai era giunta l'ora di separarsi. Era pomeriggio inoltrato, e non aveva ancora smesso di piovere.

Si avviò lentamente verso il bagno del ristorante, la pochette sottobraccio, scostandosi distrattamente una ciocca di capelli che le era finita davanti agli occhi. Si sentiva piuttosto stanca, e tutt'altro che volenterosa nel salutare uno per uno tutti gli ospiti prima di congedarsi.

Svoltò l'angolo del corridoio che conduceva al bagno, e per poco non cadde a terra rovinosamente: si era fermata appena in tempo prima di finire addosso a qualcuno che, nella direzione opposta alla sua, aveva svoltato nel suo stesso momento. Le ci vollero alcuni secondi per riprendersi e riconoscere nell'uomo che per poco non l'aveva investita proprio Pietro.

-Come sei poco galantuomo- gli disse, quando anche Pietro le si fermò di fronte, sorpreso per il mancato schianto – Avresti dovuto darmi la precedenza-.

-Scusa se non vedo attraverso le pareti- Pietro le indirizzò un sorriso piuttosto sarcastico – O se non sono un indovino e non sapevo che c'eri tu dietro l'angolo-.

Giulia sbuffò debolmente, senza cedere nell'ammettere che non aveva tutti i torti. Pietro fece per superarla, ed inevitabilmente Giulia si voltò nella sua direzione, seguendolo con lo sguardo.

Di lì a poco si sarebbe allontanato definitivamente, tornando alla sala e al loro tavolo, insieme a tutti gli altri. Per un attimo si sentì intrappolata tra due fuochi: aspettare un'occasione migliore, o finalmente decidersi ed agire. Rimase con gli occhi incollati alla schiena di Pietro: gli mancavano pochi passi prima di arrivare in fondo al corridoio.

-Aspetta!-.

Giulia sentì il cuore battere all'impazzata contro le costole, ancor di più quando Pietro si fermò, voltandosi indietro verso di lei con sguardo confuso.

-Che c'è?- le chiese, la fronte aggrottata – Non ti senti bene?-.

Giulia cercò di apparire il più naturale possibile, anche se d'improvviso l'ansia cominciava a renderle il respiro accelerato. Rimase ferma dov'era, aspettando che fosse Pietro a tornare indietro da lei.

-È solo che ... - iniziò, quando le fu di nuovo davanti, qualche secondo dopo. Sentì la propria voce morirle pian piano in gola, come se l'improvviso coraggio di poco prima si fosse già dissipato.

"E se non fosse il momento giusto?".

-Ti devo parlare un attimo- si costrinse a mormorare, osservando lo sguardo sempre più confuso di Pietro.

-Mi devo preoccupare?- le chiese ancora – Tra poco devo andare-.

"E se non fosse la scelta giusta?".

-Ci vorrà poco-.

Giulia cercò di reprimere le sue stesse incertezze, afferrando il polso di Pietro e guidandolo verso il bagno, dove sperava sarebbero potuti stare più in tranquillità.

-Vieni- mormorò ancora, incoraggiandolo.

Pietro non oppose resistenza, anche se Giulia riusciva ad intuirne il disorientamento più totale. Non si erano rivolti molto la parola per tutta la giornata, a causa della confusione eccitata dei festeggiamenti: quella era la prima vera occasione in cui si ritrovavano soli.

Quando Giulia chiuse dietro di sé la porta dell'antibagno, sentì Pietro trattenere a stento una risata sommessa.

-Non avrei mai creduto di ritrovarmi in una situazione ambigua proprio con te- disse, una mano davanti alla bocca – Se qualcuno ci vedesse da soli in bagno potrebbe pensare male-.

In una qualsiasi altra situazione Giulia sapeva che si sarebbe messa a ridere – forse addirittura a stuzzicare Pietro per vederlo ritrattare subito le proprie parole-, ma stavolta non si lasciò sfuggire nemmeno l'ombra di un sorriso.

Non aveva esattamente pianificato quella situazione – di certo non si era aspettata di parlare da sola con Pietro in un bagno-, ma ormai il tempo era poco e difficilmente un'altra possibilità si sarebbe ripresentata quel giorno. E forse, in fondo, non sarebbe riuscita a trovare lo stesso coraggio se avesse aspettato oltre.

-È una cosa seria- gli disse, guardandolo gravemente – E non potevo parlartene di là con tutti-.

Vide Pietro arcuare un sopracciglio, una piccola ruga che gli solcava la fronte:

-Va bene- mormorò, piuttosto incerto – Ora puoi dirmi che succede?-.

"Come se fosse facile".

Giulia sospirò a fondo, agitata. Aveva provato a formulare un discorso, nella sua mente, svariate volte nei lunghi mesi passati in attesa di quel momento; arrivata lì le sembrò tutto inutile. Non esisteva un modo più giusto o più delicato per dire a Pietro il motivo per cui si trovavano lì: l'unica cosa che le rimaneva da fare era cercare di essere il più sincera possibile.

-Ci ho pensato tanto su quello che sto per fare-.

Sospirò ancora, muovendosi ed andando ad aggrapparsi ai bordi del lavandino, alzando gli occhi sullo specchio affisso alla parete di fronte a lei: alle sue spalle Pietro la stava guardando, l'espressione sempre più confusa in viso.

-E so che Filippo non condividerà mai la mia decisione, ma ho fatto la mia scelta- mormorò ancora, cercando di relegare in un angolo della sua mente le parole che Filippo le aveva rivolto un mese prima.

Sperò di non pentirsi di averle ignorate.

-Scelta di cosa?- Pietro le si avvicinò. Aveva abbandonato qualsiasi baldanza che aveva conservato fino a poco dopo il loro arrivo lì: anche se riusciva a non darlo troppo a vedere, Giulia intuì che doveva essere un fascio di nervi dall'agitazione.

Rimase in silenzio per quelli che le sembrarono minuti infiniti e pesantissimi. Era l'ultima possibilità che aveva prima di prendere la decisione definitiva, l'ultima che aveva per tirarsi indietro.

Prese un sospiro profondo, chiudendo gli occhi come a volersi isolare da tutto ciò che la circondava.

"Lo devo a Fernando".

Alcune lacrime le si formarono agli angoli degli occhi. Non aveva idea se fossero dovute più alla paura di fare la mossa sbagliata, al timore di come avrebbe potuto reagire Pietro, o alla sensazione di non esserne all'altezza. Forse, invece, il suo era solo nervosismo, talmente tanto accumulato da renderla così emotiva.

"Lo devo anche a Pietro".

Riaprì gli occhi lentamente, ritrovandosi di nuovo di fronte all'immagine di Pietro riflessa nello specchio. Non aveva detto nulla nemmeno lui, in attesa e rimasto a studiarla con lo sguardo.

Staccò le mani dal lavandino, rendendosi conto del tremore leggero delle proprie dita; cercò di ignorarlo, mentre andava a cercare la cerniera della pochette che teneva ancora sottobraccio. La appoggiò contro il mobiletto accanto al lavandino, per riuscire ad aprirla meglio e non farsela scivolare per la sua presa poco salda. Aspettò ancora qualche secondo, prima di estrarre la busta di carta che per mesi aveva abitato in un cassetto del suo comodino in camera da letto.

La tenne stretta tra le dita ancora per poco – per l'ultima volta-, prima di voltarsi verso Pietro e porgergliela.

-Di darti questa-.

Lo sguardo di Pietro si abbassò lentamente, indugiando sulla carta candida della busta che conteneva le ultime righe di Fernando.

-È quello che penso che sia?- chiese a mezza voce, un lieve tremolio a rendere incerte le sue parole.

Giulia annuì:

-È la lettera che Fernando ha scritto per te- confermò, un groppo in gola a impedirle di dire quanto avrebbe voluto – Prima che ... -.

-Prima che si suicidasse- completò Pietro per lei, quando la voce le morì in gola.

Giulia annuì ancora, avvicinandosi di qualche passo ad un immobile Pietro:

-Voleva che l'avessi tu, e onestamente non so neanche perché l'abbia tenuta io così a lungo- allungò ancora un po' il braccio, sperando che Pietro la prendesse – Spetta a te-.

Quando Pietro alzò il viso, guardandola dritta in faccia, Giulia non si stupì di notare i suoi occhi essersi fatti lucidi.

-Non sono sicuro di volerla leggere-.

Pietro aveva paura, Giulia glielo riusciva a leggere in faccia anche senza che lui dicesse nulla. Non si era aspettata nulla di diverso: era convinta che, al posto suo, anche lei sarebbe morta di paura, annientata dal peso di quella lettera e delle parole che poteva contenere.

-Ne puoi fare quello che vuoi, da qui in avanti non è più affare mio- disse infine, cercando di trattenersi dall'aggiungere altro. Cercò di convincersi che non erano affari che la riguardavano, che Pietro ne avrebbe fatto quel che voleva: quella lettera era sua, destinata solo a lui. Una volta che l'avrebbe avuta tra le mani, lei non avrebbe avuto più alcun ruolo in quella faccenda.

Trattenne a stento un sospiro di sollievo quando, dopo qualche secondo, Pietro alzò una mano per afferrare delicatamente un angolo della busta, lasciando che Giulia mollasse la presa.

-Però, Pietro ... -.

Giulia si schiarì la voce, cercando di trattenere ancora un po' le lacrime. Vide Pietro tornare a guardarla a fatica, gli occhi ora incollati alla lettera tra le sue mani.

-Forse ti ci vorrà tempo per volerla leggere, ma credo che se te l'ha indirizzata un motivo ci sia- Giulia si passò una mano sotto gli occhi, la voce sempre più incerta – Forse varrebbe la pena scoprirlo, non credi?-.

Pietro la guardò ancora una volta: c'era paura nel suo sguardo, ma c'era anche altro che le parve speranza.

Forse la speranza di poter capire, di comprendere cose che ancora gli dovevano sfuggire.

Si allontanò da lui con passi lenti, avviandosi verso la porta che portava al corridoio del ristorante. Non si aspettava una risposta da Pietro, e forse era meglio così: non credeva avrebbe sopportato il peso delle sue parole.

-Scusami se te l'ho consegnata solo ora- mormorò, gli occhi lucidi e la mano tremante sulla maniglia – Spero tu possa perdonarmi-.

Aprì la porta lasciandosi indietro Pietro, e il peso che fino a quel momento si era portata sulle spalle insieme a quella lettera.





NOTE DELLE AUTRICI

Nuovo aggiornamento, e molti eventi accaduti! Se la scorsa volta ci eravamo lasciati nel dubbio se Caterina avrebbe confermato i sospetti di Giulia su una sua gravidanza, ora abbiamo la risposta: niente segreti e niente giri di parole tra le due amiche, nonostante la gravidanza di Caterina sia appena agli inizi. Ovviamente la reazione di Giulia è stata di gioia, come prevedibile ... Gioia che però dura poco, dato che un'altra questione ben più complessa prende piede: alla fine Giulia ha deciso di dare la lettera di Fernando a Pietro, seppur non a cuor leggero. 

E ora la vera domanda è: cosa ne farà Pietro?

Potremmo trovare la risposta con i prossimi aggiornamenti, e per questo vi diamo appuntamento a mercoledì prossimo!

Kiara & Greyjoy

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