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Capitolo 7 - Spring day (Pt. 5)

Alessio soppesò la risposta per un po', prima di parlare:

-Ad una persona- sussurrò, rendendosi subito conto degli occhi sgranati di Pietro – Non in quel senso-.

Seppe di non avergli facilitato il capire a cosa si riferiva quando lo vide corrugare ancor di più la fronte, lo sguardo confuso che non abbandonava gli occhi scuri.

Alessio sospirò a fondo, premendo il viso contro la superficie morbida del cuscino:

-C'è una persona a cui credo interesserebbe sapere come sta Alice- mormorò infine, riportando gli occhi su Pietro – O perlomeno vederla, se sa già cosa le è successo. E sono abbastanza sicuro che non le abbia ancora fatto visita in ospedale-.

Era dal giorno prima che Alessio si era soffermato a pensare a lungo a Sergio Salvatore. Ora che Alice stava decisamente meglio, pur restando in ospedale, e che con lui c'era anche Pietro per badare ai bambini, si era ricordato dell'inghippo che rappresentava quell'uomo. Non aveva nemmeno idea se Alice lo avesse già chiamato per dirgli delle sue condizioni, anche se qualcosa gli diceva non l'avesse fatto; tra tutti i pensieri e le preoccupazioni avute in quella settimana, dedicarsi anche al motivo per cui Alice l'aveva lasciato gli era sembrato troppo.

Pietro annuì debolmente, probabilmente chiedendosi tra sé e sé a chi si stesse riferendo. L'unica cosa che gli domandò, però, non fu su quello:

-E il tuo dubbio su cos'era?-.

Alessio lasciò andare un lungo sospiro, una mano tra le ciocche di capelli biondi che stavano già ricominciando a crescere e a risultare troppo lunghe:

-Mi sentirei estremamente a disagio a chiamarlo per dirgli di andare in ospedale a trovarla, ma allo stesso tempo credo che sarebbe giusto che si vedessero- borbottò dopo alcuni attimi d'esitazione.

Per un attimo s'immaginò davvero di chiamare Sergio, dirgli di Alice e dirgli di andarla a trovare in ospedale. Con sorpresa si ritrovò a non considerarla una cosa troppo stonata.

-È la gelosia a fermarti?- gli chiese ancora Pietro, con un velo d'incertezza. Ad Alessio non sembrò del tutto convinto di voler scoprire la risposta, come se la stesse temendo particolarmente.

Scosse il capo subito, con determinazione:

-No, non sono geloso- ammise, tornando a puntare gli occhi sul viso in penombra di Pietro – Non ho alcuna intenzione di ricominciare una relazione con Alice. Penso solo che sarebbe una situazione un po' strana-.

Pietro non rispose subito. Alzò gli occhi al soffitto, probabilmente perso in qualche pensiero che Alessio ancora non conosceva. Gli ci vollero parecchi altri secondi, prima di voltarsi di nuovo, la voce meno insicura di prima:

-Credi che ad Alice potrebbe servire vedere questa persona? A renderla più felice, intendo-.

Alessio si morse il labbro inferiore, nervosamente. Era vero che non si sentiva geloso di Alice e Sergio, e che probabilmente non lo sarebbe stato nemmeno se un giorno avrebbero deciso di ufficializzare una qualche storia tra loro; eppure sentì qualcosa dargli fastidio, come una scheggia infilatasi nella carne morbida del polpastrello.

Forse un tempo sarebbe potuto essere lui la persona a rendere felice Alice. Era un tempo così distante che gli parve quasi una mera illusione, più che qualcosa di realmente avvenuto in passato. La verità era che sì, Sergio l'avrebbe resa felice. Lui, ormai, non avrebbe più potuto farlo, non in quello stesso modo, così come Alice a sua volta non rappresentava più la sua possibile felicità – e forse nessuno di loro lo era mai stato davvero per l'altro.

-Credo che ne sarebbe felice, sì-.

Cercò di reprimere l'amarezza che lo accompagnò in quell'ammissione, la consapevolezza di quanto le cose erano cambiate e che, ancora, lo lasciava talvolta destabilizzato.

-Forse le renderebbe le cose un po' meno difficili-.

Il sorriso enigmatico che gli rivolse Pietro subito dopo sembrava già contenere la risposta che cercava a tutte le sue domande:

-Allora credo che tu conosca già la risposta su cosa fare-.

*

Alessio arricciò il naso, cercando di ignorare l'odore pungente di disinfettante dell'ospedale. Nonostante fosse tornato lì quasi ogni giorno nell'ultima settimana, faticava ancora ad abituarsi all'aria pesante che vi si respirava. Guardò l'ora nervosamente, sbloccando il display del cellulare per un secondo, prima di rimetterlo nella tasca dei jeans.

"Sarà qui a minuti" si ripeté tra sé e sé, guardandosi intorno ancora una volta, ma senza scorgere nessun volto famigliare all'inizio del lungo corridoio.

Aveva pensato per tutta la notte se contattarlo sul serio o no. Alla fine le parole di Pietro erano state la spinta definitiva: quella mattina se n'era uscito in fretta e furia, raggiungendo il museo dove lui ed Alice lavoravano in ancor meno tempo.

Quello era il giorno libero di Sergio Salvatore, ma Alessio era riuscito in ogni caso a procurarsi un suo contatto telefonico chiedendo ad altri colleghi. Quando mezz'ora dopo, sulla via di casa, l'aveva chiamato, era riuscito a percepire la sorpresa dell'altro dall'altra parte della linea. Non ci era voluto molto per spiegare la situazione, né Sergio aveva in qualche modo negato che vedere Alice sarebbe stato un sollievo anche per lui.

Ora che era ormai sera, e da quella telefonata erano passate ore ed ore, ad Alessio parve quasi un ricordo lontano e sfocato, come se non fosse nemmeno stato davvero lui a chiamarlo.

Era sul punto di controllare ancora l'ora sul cellulare, quando in fondo al corridoio scorse un volto che non gli sembrava del tutto sconosciuto. Strizzò gli occhi per acuire la vista, ma aveva pochi dubbi sull'identità dell'uomo alto e dai capelli neri che stava puntando dritto nella sua direzione.

Alessio attese che Sergio lo raggiungesse, cosa che gli portò via a malapena una manciata di secondi: era di sicuro avvantaggiato nella sua camminata veloce dalle gambe lunghe e affusolate.

Quando gli fu a meno di due metri, lo vide fargli un cenno con il capo, il volto più serio e l'espressione meno arrogante di quanto Alessio ricordava le volte precedenti che l'aveva incontrato.

-Ciao- mormorò formalmente, quando l'altro gli si fermò di fronte, il fiato leggermente velocizzato.

-Ciao- gli occhi verdi di Sergio ricambiarono il suo sguardo, con la stessa distanza formale che Alessio gli stava rivolgendo – Grazie per avermi chiamato-.

Nonostante non potesse dire di averlo mai trovato particolarmente simpatico o di piacevole compagnia, Alessio riuscì a cogliere della sincerità nella voce dell'altro.

Sergio abbassò lo sguardo per qualche attimo, spostando il peso da una gamba all'altra:

-Sapevo che Alice era qui, ma non avevo idea se fosse il caso di presentarmi-.

Il volto di Sergio sembrava contratto da quella che, ad Alessio, parve quasi dolorosa apprensione. Si ritrovò a pensare che, forse in fondo, non sarebbe stata solo Alice a trarre qualche gioia e sollievo da quella visita.

-Sono rimasto indeciso fino a ieri, in realtà- ammise, a mezza voce, trattenendo uno sbuffo sarcastico al pensiero che Sergio, pur non conoscendolo, era già in forte debito verso Pietro – Però credo che vederti le renderebbe le cose meno difficili-.

Sergio annuì di rimando, il viso un po' meno teso rispetto a prima. Alessio usò quei secondi di silenzio per osservare le braccia dell'altro, ricoperte da innumerevoli tatuaggi: quello era forse l'unico punto d'incontro tra loro. I tatuaggi, ed Alice.

-Sicuro non sia un problema?- la voce profonda di Sergio lo distrasse dai suoi pensieri. Alessio scosse il capo con convinzione:

-Non lo è, o non ti avrei detto di venire-.

-Allora grazie. Sul serio-.

Sergio gli sorrise appena, riconoscente, forse per la prima volta da quando si conoscevano. Alzò un braccio, indicando il dito la stanza sul lato destro del corridoio, la porta ancora chiusa.

-La sua stanza è questa?- gli chiese ancora, un po' incerto.

-Sì- Alessio mosse un passo indietro, come a volergli lasciare strada libera – Faresti bene ad entrare, il turno di visita non dura molto-.

Sergio, al contrario suo, fece un passo in direzione della porta; si voltò verso di lui un'ultima volta, un'espressione che Alessio pensò potesse essere un misto di riconoscenza e felicità.

-A dopo, allora-.

Alessio si limitò ad annuire di rimando, quasi incoraggiandolo a muovere la mano sulla maniglia. Si allontanò prima di poter vedere Sergio entrare nella stanza riservata ad Alice, andando a prendere posto su una delle scomode sedie del corridoio d'ospedale. Avrebbe atteso lì il suo turno, quando Sergio sarebbe uscito di nuovo; anche se non poteva essere lì dentro con loro, riusciva ad immaginarsi senza fatica il viso sorpreso e felice di Alice nel vederlo lì, accanto a lei. Sapeva che, quando avrebbe varcato a sua volta la soglia della camera, l'avrebbe trovata più sorridente e più serena di quanto non sarebbe mai stata con lui.

Attese in pace quel momento, il cuore e l'animo più leggero.

The morning will come again

No darkness, no season is eternal

(BTS - "Spring Day")*





*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori

NOTE DELLE AUTRICI

E concludiamo questo capitolo con una nota positiva: Alessio ha seguito il consiglio di Pietro e anche il suo istinto, e ha deciso di contattare Sergio per far sì che lui ed Alice potessero vedersi. Ed è proprio Sergio che qui fa la sua prima apparizione: ve lo aspettavate? E soprattutto, vi aspettavate un gesto del genere da parte di Alessio? 

Chissà che non riesca a riparare i rapporti anche con Alice, un po' alla volta, almeno in amicizia!

Un capitolo che, nonostante sia iniziato in salita, ha trovato un buon finale ... Ci saranno gioie anche nel capitolo successivo? Chi lo sa!

Lo scopriremo a partire da mercoledì prossimo :)

Kiara & Greyjoy


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