Capitolo 7 - Spring day (Pt. 4)
-Immaginavo che oltre questa porta ci avrei trovato un tenero quadretto famigliare, ma non immaginavo esattamente questo tipo di quadretto famigliare-.
Alessio fulminò con lo sguardo Giulia, prima ancora di salutarla decentemente: per tutta risposta, si vide rivolgere il sorriso più innocente che le fosse possibile rivolgergli. Le risate di Caterina non fecero altro che acuire i suoi già esistenti istinti omicidi.
-Di che state ridendo?- Pietro li raggiunse tutti in cucina, guardandosi intorno confuso, arrossendo appena di fronte all'occhiata eloquente che Giulia gli rivolse.
Alessio sbuffò sonoramente, gesticolando con la mano a mezz'aria:
-Lascia stare- sbottò, ancora vagamente infastidito – Una delle solite allusioni di Giulia-.
-Allora preferisco non ascoltare- concordò l'altro, andando a sedersi su una delle sedie attorno al tavolo, al centro della stanza.
Alessio trattenne qualche impropero che, nonostante tutto, avrebbe volentieri lanciato a Giulia e Caterina e ai loro risolini divertiti: era stato sicuro sin da quando avevano suonato al campanello, nemmeno cinque minuti prima, che non si sarebbero lasciate scappare l'occasione di commentare la presenza di Pietro in quella casa. Non avevano deluso le sue aspettative nemmeno un po'. Soprattutto ora che, da un paio di mesi, erano a conoscenza del fatto che entrambi erano di nuovo single.
-In ogni caso, sbaglio o siamo qui per vedere qualcuno?- Caterina finalmente si riprese dalla risata che l'aveva scossa fino a qualche secondo prima, lanciando ad Alessio un'occhiata piena d'attesa.
-Appunto- soggiunse Giulia, annuendo vigorosamente – Dov'è la nuova arrivata?-.
Ad Alessio non rimase altro che sospirare, sconfitto:
-È di là in camera-.
Non attese oltre, prima di fare strada. Anche se né Giulia né Caterina l'avevano avvisato del loro arrivo, si era aspettato un'improvvisata del genere. Nonostante le battutine, era felice di vederle: erano entrambe due volti famigliari che, bene o male, riuscivano in un qualche modo a rasserenarlo.
Forse avrebbe solo preferito ci fosse stato anche Filippo: di sicuro, almeno in parte, la sua presenza avrebbe frenato un po' Giulia sul lato del sarcasmo.
Percorsero il corridoio dell'appartamento fino alla camera di Alessio, dove la culla accanto al letto ospitava una dormiente Federica. Christian era già lì, seduto sul bordo del materasso intento a lanciare regolarmente occhiate alla sorella: da quel poco che aveva detto in quei giorni, Alessio era solo riuscito a capire quanto quella situazione gli fosse ancora del tutto nuova. La mancanza di Alice non doveva star facilitando l'adattamento.
-Giuro che se la svegliate vi uccido con le mie mani- Alessio si girò indietro, mormorando con voce appena udibile, e lanciando un'occhiata minacciosa sia a Giulia che a Caterina.
-Ha pianto parecchio?- gli chiese quest'ultima, abbassando a sua volta il tono di voce.
-Diciamo che deve avere un timer fissato ogni tre ore- esalò Pietro, con evidenti occhiaie sotto gli occhi – E ora si è riaddormentata da poco-.
Si avvicinarono con passo felpato alla culla, il più silenziosamente possibile. Alessio si fermò un secondo a lasciare una carezza sui capelli biondi di Christian, prima di seguire gli altri tre, già fermi con gli occhi abbassati verso Federica. Stava dormendo come un sasso, ma Alessio aveva già imparato a non venire ingannato da quell'apparenza: sembrava avere il sonno decisamente meno pesante rispetto a Christian, a suo tempo.
-È uguale a te, Alessio- sussurrò Caterina, alzando per una frazione di secondo gli occhi su di lui, sorridendogli – Ancor più di Christian-.
-Speriamo che non sia così anche per il carattere- soggiunse Giulia, rischiando di far scoppiare a ridere Caterina e Pietro, ma guadagnandosi l'ennesima occhiataccia da Alessio. Sospirò pesantemente, alzando gli occhi al cielo:
-Ti voglio bene anch'io, Giulia- borbottò ironico, seccato.
In tutta risposta ricevette un buffetto su una guancia:
-Non essere permaloso, Raggio di sole, sto solo scherzando-.
Alessio non demorse nel continuare a guardarla malamente. Dovette ammettere però, nel momento stesso in cui le labbra rischiarono di stendersi in un sorriso appena accennato, che quello era di gran lunga il momento più divertente che aveva avuto in quella lunga settimana.
-Nicola mi ha detto che Alice non se la sta passando molto bene- buttò lì vagamente Caterina, con sguardo serio. Ora che erano tornati nella cucina dell'appartamento erano liberi di parlare senza sussurrare.
Se ne stavano tutti seduti intorno al tavolo, Christian rimasto ancora a badare alla sorella nella camera da letto.
-Va un po' meglio ora- sospirò Alessio, prendendo nota che l'indomani avrebbe fatto bene ad andare in ospedale a trovarla – Pian piano si sta riprendendo-.
Per un attimo nessuno disse nulla. L'unico rumore percepibile nella stanza era il cucchiaino che sbatteva contro la ceramica della tazzina piena di caffè appena preparato, mentre Pietro lo girava con lentezza.
Alessio stava per chiedere se qualcun altro volesse qualcosa da bere – non che avesse anche solo l'energia necessaria per alzarsi dalla sedia, ma non voleva passare per un pessimo padrone di casa-, quando la voce di Giulia gli arrivò alle orecchie cristallina quanto dubbiosa:
-Ma hai dormito anche tu qui?-.
Alessio non aveva dubbi a chi si stesse rivolgendo, non li avrebbe avuti nemmeno se non l'avesse vista puntare l'indice indagatore nella direzione di Pietro, sedutole di fronte.
Pietro alzò le spalle, confuso:
-Perché me lo domandi?- chiese, con cautela. Fin troppa cautela, dovette ammettere Alessio, per non lasciar già intuire così la risposta.
-Perché se la tua risposta fosse sì, allora mi spiegherei i due cuscini sul letto di Alessio- spiegò Giulia, pazientemente. Fece una pausa, prima di lasciarsi sfuggire un sorriso malizioso:
-E mi spiegherei anche un'altra cosa-.
Per un attimo Alessio fu tentato di dire che non era per niente intenzionato a scoprire a cosa si stesse riferendo in quel momento.
-Ho paura di sentirtela dire- borbottò, facendo ridere Caterina.
Giulia non sembrò badarci per niente: il suo sorriso si allargò ancora di più, il divertimento che le si leggeva nello sguardo che stava rivolgendo a Pietro.
Tenne il dito puntato su di lui, ma stavolta calibrandolo un po' più in basso:
-Sbaglio o quella maglietta non è tua?- domandò, anche se da come lo disse Alessio intuì, con orrore, che doveva già essere sicura della risposta.
-Effettivamente ti va un po' stretta- le diede man forte Caterina, portandosi una mano alla bocca per trattenere le risate.
Alessio non perse nemmeno tempo a fulminarle entrambe; si girò lentamente verso Pietro, non stupendosi affatto di vederlo ricambiare lo sguardo disperato. Era arrossito in maniera incredibile, in un modo così teneramente spontaneo che riuscì a far dimenticare, anche se solo per qualche secondo, il fastidio che Alessio stava provando.
Si girarono entrambi solo quando sentirono Giulia sospirare estasiata:
-Oh, che dolci, già vi prestate i vestiti- esalò, piegando il capo di lato e parlando con voce esageratamente dolce.
-A quando il matrimonio?- le fece eco Caterina, un attimo prima di non riuscire più a trattenere il riso.
Giulia non demorse, nemmeno di fronte all'ennesima occhiata torva che Alessio le rivolse:
-Vedete di invitarci, ingrati che non siete altro-.
Alessio si appuntò mentalmente, per qualsiasi eventuale futuro matrimonio, di non rischiare nemmeno per un secondo di invitare quelle due.
*
La luce soffusa della lampada accesa sul suo comodino cominciava a risultargli fastidiosa. Poteva essere un buon segno: forse, finalmente, il sonno stava arrivando.
Alessio si sistemò meglio tra le lenzuola del letto, cercando di non tirarle troppo dalla sua parte e lasciare Pietro senza nemmeno un lembo. Era da poco passata l'una di notte, ma nessuno di loro stava ancora dormendo: Federica aveva smesso di piangere da a malapena dieci minuti; erano bastati per svegliarli entrambi. Alessio aveva camminato in circolo nel salotto dell'appartamento per quasi mezz'ora, senza riuscire a calmarla nemmeno un po'. Solo la voce di Pietro era riuscita a farla addormentare: l'aveva presa delicatamente dalle braccia di Alessio, continuando a camminare a sua volta, sussurrandole qualche melodia che Alessio, in quel momento, non aveva riconosciuto. L'importante era che, perlomeno, avesse funzionato.
Forse la voce di Pietro avrebbe potuto sortire gli stessi effetti anche su di lui: per un attimo si girò verso di l'altro, scorgendolo intento a leggere il quotidiano del giorno prima, e fu davvero tentato di chiedergli di canticchiare pure a lui qualcosa.
Pietro aveva un'aria da intellettuale, con il giornale aperto e gli occhiali da vista che usava solo per leggere, con qualche ciocca di capelli castani che gli finiva inevitabilmente davanti le lenti. Rimase per un po' a guardarlo, girandosi meglio verso di lui ed appoggiando il capo sul cuscino: le mani di Pietro si erano fatte un po' più nodose di quando l'aveva conosciuto, ma rimanevano sempre eleganti, con quelle dita sottili e lunghe che tenevano ferme le pagine del giornale. Alessio le trovava delle belle mani, mani gentili e calde, mani da cui si sarebbe fatto volentieri accarezzare fino a cadere nel sonno.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, fino al momento in cui Pietro aveva finalmente spostato lo sguardo dalle righe d'inchiostro al suo viso.
-Che c'è?- gli chiese in un soffio di voce, per non svegliare Federica.
Alessio scosse a malapena il capo:
-Niente- mormorò, sentendosi appena arrossire – Ti stavo solo guardando-.
Era una strana quotidianità, quella che si era ritrovato a vivere in quei due giorni. Avere Pietro lì era stato un po' come tornare ai tempi dell'università, quando condividevano quella che, ormai, era casa solo di Pietro.
Era stato così naturale che ad Alessio non era nemmeno sembrato che ci fossero stati anni a separarli da quel tempo a quei pochi giorni del presente.
-Non hai sonno?- gli chiese ancora Pietro, prima di ripiegare il giornale con movimenti attenti, e appoggiarlo sul comodino. Si tolse anche gli occhiali, prima di tornare con lo sguardo su Alessio.
-Nemmeno tu sembri averne- gli rispose lui, sorridendo appena.
Pietro si mise più disteso, la nuca che toccava il cuscino completamente, gli occhi fissi al soffitto. Alla luce debole e giallastra della lampada da comodino, i suoi capelli sembravano quasi più scuri, alcune ciocche vagamente rossastre.
Alessio se ne rimase in silenzio, non ancora del tutto deciso a girarsi e spegnere la luce. Continuava ad avere un dubbio che non smetteva di martellargli la mente, impedendogli di lasciarsi andare al riposo. Pietro sembrò quasi leggergli il pensiero: quando poco dopo si voltò verso di lui, Alessio lo vide osservarlo con la fronte corrugata.
-A che pensi?-.
NOTE DELLE AUTRICI
Poteva mancare la presenza di Giulia e Caterina in questo capitolo? Ovviamente no!
Ma soprattutto, potevano mai mancare le battutine e le frecciatine di Caterina e, soprattutto, di Giulia? La risposta è ancora una volta, in modo ancor più deciso, no!
Con queste certezze, quali sono i pensieri, al momento ancora avvolti nel mistero, che popolano la mente di Alessio?
A venerdì con la conclusione del dialogo per scoprirlo!
Kiara & Greyjoy
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