Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 39 - Beautiful with you (Pt. 5)

La prima cosa di cui si rese conto, qualche attimo dopo aver aperto gli occhi a fatica, mentre metteva a fuoco la stanza in penombra, era l'assenza del suono ritmico e cullante della pioggia. Aveva continuato a scendere per tutta la notte, ma ora quel che saltava all'orecchio era proprio la sua assenza.

Pietro si passò una mano sugli occhi, ancora colmi di sonno, domandandosi cosa lo avesse svegliato. Non era stata la sveglia, quella era l'unica certezza che la sua mente ancora insonnolita riusciva a dargli. Decise di rimanere fermo, ancora per un po', prima di controllare l'ora. In quell'istante un brivido di freddo lo fece rabbrividire, percorrendogli la schiena.

Per i primi secondi si domandò cosa ci facesse completamente nudo a letto, cercando di focalizzare nella sua mente gli avvenimenti della sera precedente. Poi ricordò: il suo compleanno, Alessio, quel letto, di nuovo Alessio ... Ora riusciva a spiegarsi la scomparsa dei suoi vestiti e il leggero indolenzimento al fondoschiena e alle gambe.

Si volse verso l'altra metà del letto, aspettandosi di trovarlo ancora lì come la mattina di qualche giorno prima, dopo che si era fermato a dormire. Gli spiragli della persiana non completamente calata dai quali passava la debole luce dei lampioni, e la sua mano che tastava il materasso vuoto però non lasciavano dubbi: non c'era nessun altro oltre a lui in quel letto.

Prima che riuscisse a comporre qualche pensiero, però, furono i rumori provenienti dalla cucina ad attirare la sua attenzione. Il cigolio di una delle ante della credenza dove teneva i bicchieri, e poi, dopo un minuto di silenzio, passi che si facevano sempre più vicini. Seppur ancora mezzo addormentato, riconobbe il passo lento dell'altra persona.

Ora gli era un po' più chiaro cosa – o chi- fosse stato a svegliarlo.

Alessio, con passo felpato, rientrò nella camera pochi secondi dopo. Si era rivestito solo in parte, probabilmente per non congelare mentre si aggirava per la casa nelle prime ore del mattino.

-Che stai facendo?- gli chiese sommessamente Pietro, ma doveva essere suonato comunque talmente improvviso e inaspettato che vide Alessio sobbalzare per la sorpresa.

-Cazzo, mi hai fatto prendere un colpo- Pietro lo sentì borbottare. Rimase bloccato per qualche attimo, prima di proseguire nel suo cammino, raggiungendo il letto e scostando le coperte per potersi infilare sotto.

-Sono andato a bere un po' d'acqua- disse solo allora Alessio, avvicinandosi a lui – Ti ho svegliato?-.

Appoggiò il capo nell'incavo tra il collo e la spalla di Pietro, un braccio a cingergli i fianchi, respirando a fondo.

-Stavi facendo un casino atroce- Pietro ridacchiò debolmente, esagerando apposta per prenderlo un po' in giro.

-Non è vero- ribatté Alessio, che nonostante il tono vagamente offeso non accennò a muoversi dalla sua posizione – Ok, forse un po'. Sono mezzo rincoglionito dal sonno-.

Pietro rise ancora:

-Non l'avrei mai detto-.

Tutto ciò che ebbe in risposta dall'altro fu un debole sbuffo. Nessuno disse più nulla: Pietro immaginò che Alessio dovesse star scivolando lentamente nel sonno, e a quel punto non aveva alcun motivo nemmeno lui per rimanere ancora sveglio.

Fu quando chiuse gli occhi che, però, si rese conto che Alessio non stava affatto dormendo.

-Pensavi che ... -.

Alessio aveva parlato sussurrando, nonostante non rischiasse di svegliare nessun altro. Pietro riconobbe paura nella sua voce così esitante.

-Pensavi che me ne fossi andato di nuovo?-.

Era evidente che porre quella domanda non doveva essere stato semplice per lui. Pietro era consapevole che ogni secondo in silenzio che passava rischiava solo di instillargli il dubbio, fargli credere che avesse davvero dubitato di lui.

-Non ho avuto il tempo per pensarlo-.

Si divincolò lentamente dalla presa di Alessio, quel che gli bastava per girarsi e poterlo guardare in viso. Ne aveva bisogno, anche se questo significava frapporre fra loro un po' di distanza fisica – che sperava avrebbero di nuovo annullato subito dopo.

-Volevi farlo?-.

-No- la risposta di Alessio era arrivata fulminea – Non mi ha neanche sfiorato l'idea-.

Pietro annuì piano, sorridendogli. Si girò ancor di più, arrivando a potergli posare un bacio sulla guancia ispida.

-Allora non c'è nient'altro da dire-.

Avvertì il corpo di Alessio rilassarsi di nuovo, e Pietro ne approfittò per stringersi meglio addosso a lui. Gli parve una situazione così intima e così normale, quotidiana, che per un attimo se ne stupì.

Alessio aveva posato il capo sul cuscino, i loro visi ancora vicinissimi. Pietro si ritrovò a chiudere di nuovo le palpebre, la mano dell'altro che prima l'aveva cinto e stretto a sé che ora vagava lenta sulla pelle del suo corpo. Si fermò alla curva del fianco, soffermandocisi.

-Come stai?- Alessio parlò di nuovo sussurrando, e a Pietro bastarono pochi secondi per capire a cosa alludesse.

-Sto bene- gli rispose, tenendo ancora gli occhi chiusi – Non sono fatto di vetro-.

Alessio annuì, la mano ancora ferma sul fianco di Pietro.

-Ieri sera non ero partito con l'idea che sarebbe finita così- mormorò, la voce di Alessio dolce e rassicurante – Anche se devo dire che, pur inaspettato, è stato anche ... -.

-Bello?-.

Alessio ridacchiò con leggerezza:

-Sì, bello-.

Pietro non riuscì a capire cosa lo stesse fermando dal baciarlo fino a non avere più forza in corpo. Alessio lo precedette: gli si avvicinò ulteriormente, posando un leggero bacio sulla punta del suo naso. Pietro rise a sua volta:

-Dovremmo rifarlo presto-.

Anche se era difficile distinguere bene le espressioni del suo viso, s'immaginava lo sguardo di Alessio fintamente scandalizzato, con un sopracciglio alto:

-È un invito?-.

-Può darsi, Lentiggini-.

Sapeva, anche senza poter osservare i tratti del suo viso alla luce del giorno, che doveva aver colto Alessio di sorpresa nel chiamarlo così. Erano passati anni dall'ultima volta che aveva usato quel nomignolo, ma in quel momento gli parve giusto utilizzarlo.

-Ti prendo in parola-.

Le labbra di Alessio stavolta cercarono le sue. Le sentì posarsi sulle proprie, delicatamente, fino ad un rincorrersi frenetico. Pietro si staccò solo quando si ritrovò completamente senza fiato, appoggiando la propria fronte a quella di Alessio. Lo strinse a sé, il più possibile: non aveva la minima intenzione di lasciarlo andare. E a giudicare dalla stretta di rimando di Alessio, attorno al suo corpo, neanche lui sembrava volersi allontanare molto presto.

*

Era ancora mattina presto quando si rassegnò al fatto che, anche se poteva continuare a rigirarsi nel letto all'infinito, ormai il sonno l'aveva totalmente abbandonata.

Caterina scostò le coperte, già irritata per l'aria fredda che la colpì non appena si arrischiò a mettere i piedi fuori dal letto. Ci sarebbero volute ancora diverse settimane prima che la primavera arrivasse: per il momento, all'inizio di quella settimana di Marzo, doveva ancora sopportare il gelo invernale.

Infilò le ciabatte e poi, con passo felpato per non rischiare di svegliare Francesco, si avviò verso la cucina. Non si sorprese di vedervi già Nicola: si era accorta, appena sveglia, che non era più a letto. Avevano evidentemente avuto entrambi la sfortuna di svegliarsi presto come nel resto della settimana, nonostante quel giorno fosse sabato.

-Buongiorno- la salutò Nicola, in piedi accanto alla macchinetta del caffè.

Caterina gli si avvicinò con gli occhi ancora mezzi chiusi, allungandosi verso di lui per stampargli un bacio su una guancia.

-Buon compleanno- gli disse, la voce ancora un po' rauca per il risveglio – Come si sta nell'aver appena varcato la soglia dei trenta?-.

Nicola la guardò sorridendo:

-Esattamente come si stava a ventinove-.

-Non avevo dubbi-.

Caterina andò a sedersi a una delle sedie intorno al tavolo. Cominciava ad avvertire una certa sensazione di malessere, crampi leggeri all'addome come se stesse per iniziarle il ciclo.

"Ma è decisamente troppo presto".

E poi, in realtà, sperava di non vederlo proprio.

Erano da circa tre mesi che lei e Nicola aspettavano qualche segno di una gravidanza agli inizi: non era ancora diventato qualcosa che pesasse, qualcosa da ricercare con insistenza, ma Caterina ci pensava ugualmente. Non era preoccupata che non fosse successo subito – e probabilmente non lo sarebbe stata ancora per tanto tempo-, ma era comunque qualcosa su cui si ritrovava a riflettere nei momenti più disparati della giornata. Forse valeva anche per Nicola, seppure anche lui stesse vivendo quella situazione ancora piuttosto serenamente.

-Come diavolo fa a piacerti il caffè continuerò sempre a domandarmelo- borbottò Caterina, storcendo il naso quando il caffè ormai pronto aveva liberato tutto il suo aroma nella cucina. Le stava dando così tanto fastidio da provocarle una leggera nausea; di certo non sarebbe riuscita a mettere niente sotto i denti per almeno una quindicina di minuti.

-Non è la mia cosa preferita, ma almeno mi tiene sveglio- commentò serafico Nicola, tenendo la tazzina fumante in mano mentre si sedeva accanto a lei.

-A me l'odore sta facendo venire da vomitare-.

Chiuse gli occhi per qualche secondo, convinta che quel silenzio segnasse la fine di quella breve conversazione. Probabilmente anche Nicola era ancora troppo assonnato per riuscire a chiacchierare molto.

Quando riaprì gli occhi, però, Caterina lo colse ad osservarla silenzioso, gli occhi azzurri che dardeggiavano sulla sua figura come se stesse pensando a qualcosa di preciso.

Ad una alzata di un suo sopracciglio, Nicola scosse debolmente il capo:

-Ti ricordi quando è stata l'ultima volta che l'odore del caffè ti faceva questo effetto?-.

Caterina non colse il perché di quella domanda, ma tentò comunque di ricordarlo.

-No?- fece incerta, dopo qualche secondo.

Non riusciva a capire dove volesse andare a parare Nicola con quella domanda apparentemente innocente, ma sembrò volerle chiarire quel dubbio subito dopo:

-Quando eri incinta di Francesco- disse, continuando a rigirare il cucchiaino nella tazzina – E anche di Viola, in realtà-.

-Sì, giusto- Caterina annuì – Non ci avevo pensato-.

Ora che Nicola glielo aveva ricordato, si ritrovò a riflettere che aveva effettivamente ragione. Il caffè non le era mai piaciuto, ma nei periodi in cui era stata incinta era arrivata a detestarne anche solo l'odore.

"Magari è solo una coincidenza" cercò di convincersi, prima di ricordarsi anche di un altro particolare.

-Ho anche dei crampi alla pancia-.

Nicola la guardò attentamente:

-Davvero?-.

-Sì- Caterina annuì, facendosi seria – È troppo presto per sapere se sono incinta o no, lo sai. Nessun test, neanche quelli precoci, funzionerebbero-.

Non voleva che Nicola intendesse le sue parole come una previsione di quel che sarebbe potuto essere, né che interpretasse a quel modo cose che, fino a prova contraria, potevano essere semplici coincidenze. Erano riusciti a prendere la questione della ricerca della gravidanza con leggerezza, almeno fino a quel momento: voleva che fosse ancora così, senza l'ansia di scoprire cosa sarebbe successo ogni mese.

-Lo so- Nicola parlò con voce rassicurante, allungando una mano verso il suo braccio steso sul tavolo, stringendoglielo con affetto – Dovremmo aspettare ancora un po'. Però ... -.

-Però?- lo incalzò Caterina.

Nicola sembrò doverci pensar su qualche momento, forse indeciso se dire o meno quel che aveva pensato:

-Non lo so ... -.

Sospirò a fondo, esitante.

-Ho una strana sensazione-.

-Del tipo? Che potrei essere davvero incinta?-.

-Esattamente- Nicola le sorrise timidamente, gli occhi abbassati – Il mio sesto senso mi dice che potrebbe essere la volta buona-.

Poteva esserlo come no, pensò Caterina. E preferiva non farsi aspettative, né pensare come sarebbe stato rivivere per la terza volta la scoperta di una gravidanza: era uno scenario che voleva affrontare se e quando si sarebbe presentato loro.

-E se non lo fosse?-.

Nicola le sorrise più apertamente, continuando ad accarezzarle il braccio:

-Non importa. Ci riproveremo-.

Sembrava convinto delle sue parole, e Caterina si sentì più rincuorata nell'immediato.

-E anche se non dovesse mai capitare, andrà bene ugualmente. Lo sai-.

"Lo so".

Caterina lasciò che Nicola si sporgesse verso di lei, posandole un bacio leggero sul capo. Aveva bisogno di quei rari momenti, attimi in cui Nicola le ricordava che sarebbero stati bene anche così com'erano – loro due e Francesco.

-Se compariranno altri sintomi converrà comunque fare un test- mormorò.

-E lo faremo-.











NOTE DELLE AUTRICI
A parte un'ultima scena molto dolcina tra Alessio e Pietro, concludiamo questo capitolo virando su Caterina e Nicola, che mancavano da un po' su questi lidi!
Li ritroviamo alle prese con la ricerca di una gravidanza, ed è proprio di questo che finiscono per parlare... è ancora presto per sapere se Caterina è davvero incinta, anche se Nicola ne ha qualche sospetto. Secondo voi ha ragione?
Lo scopriremo solo leggendo!
Ci rivediamo con un nuovo capitolo mercoledì prossimo, ma lunedì saremo di nuovo qui su Wattpad per un nuovo aggiornamento della raccolta "I just wanna live in this moment forever"! Segnatevelo 😉
Kiara &  Greyjoy

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro