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Capitolo 36 - My December (Pt. 4)

La risposta era già chiara di per sé, ma a renderla ancora più palese ci pensarono i diretti interessati: Nicola era arrossito fino alla punta delle orecchie, e Caterina ora rideva nervosamente.

-Vado io per primo- mormorò Nicola, prima di alzare lo sguardo davanti a sé, dove erano sedute due persone in particolare – Filippo e Pietro: vorreste farmi da testimoni?-.

Alessio non si era reso conto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento, quando il silenzio che seguì quella domanda venne infranto da Pietro, oltre che da un gridolino mal trattenuto di Giulia.

-Oh cazzo- sibilò a bassa voce, forse sperando di non essere udito dai bambini, ma ugualmente paonazzo in viso. Filippo era altrettanto rosso in volto, ma anche decisamente più reattivo:

-Sì, certo che sì!- esclamò subito, muovendosi sulla sedia come se gli fosse impossibile restare fermo un secondo di più – Oddio, sarà la seconda volta che farò da testimone-.

-Sei davvero sicuro di voler chiederlo anche me?- Pietro si rivolse a Nicola, la fronte aggrottata.

-Se non lo fossi, non te lo avrei chiesto. Quindi?-.

Di fronte all'espressione carica di aspettativa dell'amico, Pietro annuì:

-Va bene- disse, la voce che ancora un po' gli tremava –  A patto che ora tu mi riempia un generoso bicchiere con qualcosa di molto forte-.

-Troppe emozioni, eh?- rise ancora Caterina, prima di schiarirsi la voce e tornare seria.

Alessio avvertì la propria agitazione tornare a cavalcare il suo animo. Non aveva idea di come avrebbe potuto reagire lui stesso a quel che sarebbe potuto accadere nei successivi secondi.

Caterina aveva preso a spostare lo sguardo da lui a Giulia, sorridendo imbarazzata:

-Beh, Alessio e Giulia ... - iniziò a dire – Vedete di non essere impegnati a Giugno, perché uno di quei giorni dovrete venire a fare da testimoni alla sottoscritta-.

-Ah, tu manco ce lo chiedi, dai per scontato che siamo d'accordo- rispose Giulia, con espressione colpita. Alessio le fu grato per aver parlato per prima e avergli dato qualche secondo in più per tornare ad essere padrone di se stesso, e riuscire a mettere insieme qualche parola:

-Non potresti essere un po' più precisa con la data? Perché non avere impegni per un mese intero è davvero dura-.

-Te lo dirò tra qualche settimana- Caterina lo guardò minacciosamente, ma rivolgendogli comunque un sorriso piuttosto finto – Vedi di cerchiarti bene in rosso sul calendario la data prescelta, perché se manchi ti vengo a cercare e ti trascino in Comune a forza-.

A quel punto, ad Alessio non rimase che alzare le mani:

-Va bene, va bene. Stai calma-.

In realtà doveva ancora realizzare ciò che aveva appena implicitamente accettato di fare, ma immaginava che il tempo non gli sarebbe mancato. Aveva sei mesi davanti a lui per prepararsi psicologicamente all'idea di fare da testimone a Caterina.

-Devo per forza indossare un abito elegante?- chiese Giulia, imbronciata.

Caterina alzò le spalle:

-Puoi venire anche in tailleur, o direttamente in maglietta e jeans per quel che mi riguarda. Basta che vieni-.

-Affare fatto, ci sto-.

Prima che qualcun altro potesse sollevare altre obiezioni, Nicola prese parola ancora una volta:

-Quindi abbiamo i nostri testimoni?-.

Caterina lo guardò soddisfatta, spostando gli occhi scuri su ognuno di loro:

-Così sembrerebbe-.

E tra le risate generali, e l'euforia del momento, ad Alessio sembrò quasi di essere tornato ad una delle tante serate di qualche mese prima, quando ancora andava tutto bene. Forse era solo un piccolo segnale che, prima o poi, le cose sarebbero tornate come prima, con un po' di sforzo.

*

I bambini si stavano scatenando nel salotto dell'appartamento, forse felici che il più rigido scenario che una cena comportava fosse terminato. Alessio li guardava sorridente mentre si muovevano tra i mobili, Francesco totalmente immerso in un qualche gioco inventato su due piedi con Caterina e Beatrice. Era sicuro che, se ci fossero stati anche Christian e Federica, anche loro si sarebbero divertiti da pazzi.

Il divano era occupato da Giulia, che stava dando il biberon ad Alberto, affamato dopo ore di riposto. Di fianco a lei c'era Caterina, e poi, a qualche metro di distanza, il resto del gruppo che parlava tra loro, restandosene in piedi vicino alle finestre della sala.

E poi c'era lui, che si era avvicinato alla libreria accanto a dove era stato posizionato l'albero di Natale, chinato sul ripiano dove, in mezzo ai libri, c'era lo stereo. Era acceso da quando dalla cucina si erano spostati lì nel salotto, una volta finito di cenare, ma a volume talmente basso che nessuno ci stava facendo davvero caso – a parte lui.

Stava cambiando canali radiofonici per trovarne uno che non facesse interferenza, ruotando la rotellina piano per captare qualche sembianza di canzone udibile provenire dall'impianto. Gli ci vollero alcuni minuti prima di arrivare su una frequenza che gli sembrava abbastanza stabile: smise di cambiarla, la voce del presentatore finalmente chiara. Dovevano aver appena terminato di mandare un brano dei Queen, visto che ne stava parlando, e tra poco sarebbero passati al pezzo successivo in rotazione.

Alessio alzò appena un po' di più il volume, quel che bastava per riconoscere, qualche secondo dopo da quando il presentatore ebbe finito di parlare per lasciare spazio di nuovo alla musica, i primi accordi di chitarra di Wish you were here.

Chiuse gli occhi muovendo il capo a ritmo, immergendosi nella musica. Ebbe la sensazione che qualcuno gli si fosse fatto vicino, ma lo scoprì solo qualche attimo dopo, quando la voce di Pietro lo convinse a rialzare le palpebre:

-La sapevi suonare, vero?-.

Alessio quasi sobbalzò nel rendersi conto che, a tutti gli effetti, la sua impressione era fondata. Pietro gli si era davvero avvicinato: gli era di fronte, a un metro di distanza, dall'altro lato dello stereo. Non gli era arrivato così vicino come era successo un mese prima, nella toilette del bar, ma era una distanza senz'altro minore rispetto a quella che avevano mantenuto di solito in quegli ultimi mesi. Pietro lo aveva colto così di sorpresa che Alessio non riuscì nemmeno ad articolare una risposta.

-Ho qualche ricordo di te che la suonavi- aggiunse Pietro, schiarendosi appena la voce, con un po' d'imbarazzo – Credo fossimo appena venuti a vivere qui a Venezia-.

Il fatto che gli fosse venuto in mente e fosse venuto fin lì per dirglielo era già piuttosto destabilizzante, ma che fosse successo dopo tutto quel che avevano passato negli ultimi mesi lo era ancora di più.

Alessio cercò di non badare alle occhiate del resto del gruppo – si sentiva osservato, e non si sarebbe sorpreso affatto se, girandosi, avesse trovato almeno Giulia e Caterina a guardare di sottecchi lui e Pietro-, ritrovando invece la voce e la forza per parlare.

-Sì, la suonavo- disse, visibilmente impacciato – Non dico alla perfezione, però ... -.

A Pietro quella risposta sembrò bastare. Annuì, l'ombra di un sorriso fugace che gli attraversò le labbra. Alessio si domandò se fosse stata solo una sua impressione, o non fosse stata solo una sua allucinazione dovuta alla speranza.

-È sempre stata una delle tue preferite-.

-È un grande classico- si ritrovò a mormorare Alessio.

Paradossalmente, si ritrovava più in difficoltà in quel momento che non prima di cena, quando Pietro gli si era avvicinato la prima volta. Si dette dell'idiota: stava avendo un'opportunità incredibile, e per la prima volta in mesi e mesi Pietro gli si era rivolto per primo non per una sola volta, ma ben due. Doveva approfittare della situazione, un po' come era successo l'ultima volta che si erano visti.

Si passò la lingua sulle labbra secche, torturandosi le dita della mano sinistra con quelle della destra, conscio di apparire in difficoltà.

-Non avevo alcuna fiducia di trovarti qui stasera, anche se una parte di me ci sperava lo stesso-.

La voce di David Gilmour si era ora aggiunta alla chitarra che, fino a quel momento, aveva tracciato da sola le note di Wish you were here.

Pietro annuì, e anche lui sembrava in difficoltà, ma Alessio aveva l'impressione che stesse pensando lo stesso che aveva pensato lui pochi attimi prima: meglio cogliere l'occasione, piuttosto che trasformarla nell'ennesima opportunità persa.

-È stata una decisione presa all'ultimo- mormorò, abbassando per pochi secondi gli occhi – Non è stato semplice-.

-E come mai hai deciso di venire?-.

A quella domanda Pietro alzò le spalle, un'espressione piuttosto rassegnata dipinta in viso:

-Martino mi ha dato buca-.

Non sembrava del tutto sincero, ma Alessio preferì lasciare i dubbi per un secondo momento. Lo guardò stupito, prima di tornare ad uno stato più cupo:

-E Dario?-.

Avrebbe preferito non sapere niente riguardo Pietro e Dario, ma allo stesso tempo doveva chiederlo. Aveva passato l'ultimo mese a chiedersi se magari il loro rapporto si era evoluto in qualcosa di più, se magari da qualcosa di leggero si era trasformato in un legame serio e profondo. Era stato estenuante.

-Non ne ho idea- disse subito Pietro, d'impeto – Non lo vedo da una decina di giorni. E non credo lo rivedrò mai più, in realtà-.

Alessio dovette frenare il suo bisogno di saperne di più.

"Quindi ...".

Gli ci vollero alcuni secondi per intuire, almeno da quel che Pietro aveva appena detto, che lui e Dario non si stavano più vedendo. E se il non vederlo mai più sottintendeva che qualsiasi cosa avessero fosse stata troncata, allora significava che Pietro era completamente single. In qualsiasi senso.

Ed era successo nell'ultimo mese, dopo l'ultima volta che si erano parlati.

Fu difficile trattenersi dall'esclamare qualche imprecazione d'entusiasmo.

-No, in realtà ... - Pietro scosse il capo, le gote imporporate – In realtà credo sarei venuto anche se Martino non mi avesse dato buca. Mi mancava l'aria da combriccola fuori di testa che si respira quando siamo tutti insieme-.

Alessio si lasciò sfuggire un sorriso:

-Ci mancavi anche tu-.

"Mi mancavi".

Era piuttosto sicuro che Pietro avesse intuito il significato implicito delle sue parole. Glielo aveva già detto che gli era mancato, che gli mancava ogni singolo giorno, e in quell'ultimo mese quel dettaglio non era cambiato.

Aveva sperato così a lungo che una serata del genere avvenisse, che ora che era diventata realtà faticava ancora a crederci. E avrebbe voluto dire tutte quelle cose anche a Pietro, ma aveva l'impressione che quello, con tutti i loro amici a pochi metri da loro, non sarebbe stato il momento migliore.

"Sta per arrivare, però" si ritrovò a pensare Alessio, "Stavolta arriverà sul serio".

-Non è tanto la melodia a renderla una delle mie canzoni preferite, è il testo-.

Erano passati diversi secondi senza che nessuno di loro due dicesse nulla, ma in sottofondo Wish you were here aveva continuato ad accompagnarli. Il bridge di chitarra era tornato a farla da padrone, prima dell'ultima strofa.

-È sempre il testo-.

-È piuttosto malinconico- replicò Pietro.

-Già- Alessio annuì – Credo di aver compreso appieno le parole solo in questi ultimi mesi-.

Pietro lo guardò a lungo – Alessio non avrebbe saputo quantificarne il tempo-, restando in silenzio. Stava forse ripensando alla loro ultima conversazione? Stava cercando di capire fino in fondo cosa Alessio avesse appena voluto comunicargli?

Alessio fece per parlare, ma Pietro, contro ogni probabilità, lo precedette:

-Non mi è ancora facile parlare degli ultimi mesi-.

Lo aveva confessato al limite del mormorio, e sebbene fino a quel momento non avessero certo conversato tra loro a voce alta per evitare di farsi udire dagli altri presenti, quelle ultime parole le aveva appena sussurrate tanto da renderle quasi inudibili. Sembrava così vulnerabile che Alessio dovette reprimere l'istinto di avvicinarsi a lui – e forse a quella vicinanza si sarebbe lasciato andare anche ad un abbraccio. Evitò di fare entrambe le cose, per paura di compiere l'ennesimo passo falso e spezzare quella sorta di equilibrio a cui sembravano appena giunti.

-Però non sembri più così arrabbiato-.

Pietro ridacchiò sommessamente:

-Forse ho capito che provare solamente rabbia non porta da nessuna parte- rispose, scuotendo appena il capo – Ma mi serve tempo. Questo te l'ho già detto-.

-Sì, l'hai già detto-.

"E va bene così".

Alessio gli sorrise. Era la prova che nell'ultimo mese Pietro non ci aveva ripensato, e che forse una qualche soluzione era ancora possibile.

Era molto più di quel che aveva sinceramente sperato.

-Sono contento che tu sia qui-.

Lo sussurrò accompagnato dalla voce di David Gilmour e dalla chitarra, e da un sorriso fugace che ora si era disegnato anche sulle labbra di Pietro.

-Anche io-.

How I wish, how I wish you were here

We're just two lost souls swimming in a fishbowl year after year

Running over the same old ground, what have we found?

The same old fears, wish you were here

(Pink Floyd - "Wish you were here")*











*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI
E insomma, sembra che il Giugno del 2024 sarà per i nostri Fantastici 6 un mese piuttosto impegnativo!
E a questa cena piuttosto positiva, arriva anche il dopocena... E un secondo momento in cui Pietro riesce a ritagliarsi del tempo solo con Alessio.
Stavolta, al contrario delle occasioni precedenti, la loro conversazione è molto più tranquilla e sincera... Insomma, ci sono stati dei veri passi avanti! Ma vedremo come proseguirà la loro storyline nei prossimi capitoli 😉
Un piccolo consiglio: iniziate già a prepararvi psicologicamente, perché per ciò che ci riserveranno i capitoli di Ottobre non siete assolutamente pront*!😏
A mercoledì prossimo per iniziare a scoprire un nuovo capitolo!
Kiara & Greyjoy

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