Capitolo 33 - Falling (Pt. 6)
You always try to hide the pain
You always know just what to say
I always look the other way
I'm blind, I'm blind
In your eyes
You lie, but I don't let it define you
Oh, define you
I tried to find love
In someone else too many times
But I hope you know I mean it
When I tell you you're the one that was on my mind [1]
Il cellulare vibrò impercettibilmente, a malapena udibile seppur l'unico suono a spezzare il silenzio che regnava sovrano in quella stanza. Pietro fu tentato di ignorarlo, ma poi la coscienza ebbe la meglio – poteva sempre essere Giada che aveva bisogno di qualcosa, o che doveva comunicargli qualcos'altro a proposito dei bambini.
Mise giù la copia de Il grande Gatsby che aveva comprato la settimana prima ad un mercatino di libri usati, lasciandolo aperto alla pagina dove era arrivato in equilibrio sullo schienale del divano. E poi allungò una mano a cercare il cellulare, nascosto da qualche parte tra il suo corpo e i cuscini che aveva vicino. Lo ritrovò dopo alcuni secondi, e solo allora si rese conto che il mittente del messaggio appena ricevuto non era Giada, ma Martino.
Sospirò a fondo, facendosi coraggio e andando a leggere il messaggio, seppur controvoglia.
«Hai tempo per una chiacchierata se tra una mezz'ora passo da te?».
Pietro rilesse il messaggio un paio di volte nonostante sapesse già la risposta che gli avrebbe dato. Erano appena le nove di sera di lunedì, e ci sarebbe stato tutto il tempo per un paio d'ore di chiacchiere con Martino.
Il problema era che una chiacchierata con Martino era esattamente ciò che non voleva per quella sera. E forse nemmeno per tutte le sere di quella settimana.
Si fece di nuovo coraggio e gli scrisse una risposta veloce, qualcosa che suonava evasivo ma abbastanza deciso da fargli capire che era meglio desistere subito. Aveva una mezza idea di cosa gli avrebbe voluto parlare, qualcosa di cui lui, invece, non avrebbe voluto parlare affatto.
Rimise giù il cellulare non appena inviato il messaggio, deciso a volerlo ignorare per tutto il resto della serata. Sapeva che non avrebbe potuto evitare Martino ancora per molti giorni, ma era altrettanto consapevole che dopo un primo rifiuto era probabile non lo avrebbe forzato a parlare.
Fece per riprendere il libro lasciato da parte, ma qualcosa nel suo umore si era incrinato. Era riuscito a tenere a bada i pensieri per tutto il weekend, forse perché passare il tempo con Giacomo e Giorgio lo aveva distratto a sufficienza per non riflettere su venerdì sera, ma ora che Martino si era fatto vivo – e con lui l'ombra di quella conversazione in sospeso- era come se tutto fosse tornato improvvisamente a galla.
Si scostò gli occhiali da vista, le dita che massaggiarono gli occhi con gesti lenti.
Per un attimo gli tornarono in mente gli occhi di Alessio. Era stato così strano rivedere quelle iridi azzurre così famigliari dopo un tempo che gli era parso infinito, ed era stato altrettanto inaspettato ritrovarle così piene di sofferenza.
Martino non sarebbe stato d'accordo con lui, già lo sapeva. Era stato il primo ad essere sicuro che tra loro due Pietro non era l'unico a star soffrendo per quel che era successo. Ed era anche stato l'unico ad essere sicuro che prima o poi sarebbe tornato.
"Beh, avevi ragione" si ritrovò a pensare Pietro, quasi sbuffando. Quando era tornato dentro al Celebrità, con la voglia di urlare e di picchiare i pugni contro il primo muro disponibile, fortunatamente Martino non gli aveva chiesto niente. E non aveva esordito nemmeno con un "Te lo avevo detto" come Pietro si era aspettato.
Ora che però erano passati tre giorni nulla gli faceva smettere di pensare che Martino glielo avrebbe detto sul serio, se solo si fossero visti quella sera.
"Un motivo in più per dirgli di no".
Non avrebbe potuto evitarlo per sempre, e in fondo nemmeno voleva, e se doveva essere sincero sapeva che avrebbe avuto bisogno di parlarne con qualcuno, ma per ora andava bene così.
Aveva bisogno ancora di un po' di tempo prima di realizzare di aver rifiutato colui che considerava l'amore della sua vita, per la paura di rimanere ferito ancora. E nel farlo, stavolta ne era certo, aveva ferito profondamente anche Alessio.
Si svegliò all'improvviso, la pelle sudata che faceva sì che la canotta gli si appiccicasse completamente alla pelle.
Pietro si mise a sedere a fatica, prima puntellandosi con i gomiti che affondavano nel materasso, poi facendo forza unicamente con la schiena. Piegò le ginocchia per bilanciarsi meglio, le mani sul suo viso accaldato che scostavano le ciocche appicciate alla fronte. Gli ci vollero diversi secondi prima di riuscire a regolarizzare il respiro, e decidere di allungare una mano per accendere la lampada sul comodino.
La sveglia segnava l'una, segno che aveva dormito poco più di due ore da quando aveva deciso di mettersi a letto. Erano evidentemente bastate quelle misere due ore per sognare Alessio, e finire in quello stato alterato che pur essendosi generato inconsciamente si era manifestato anche nella realtà.
Non gli capitava da tempo di sognare la notte d'Agosto che lui ed Alessio avevano condiviso insieme. Forse era stato il rivederlo ad aver scatenato un fiume di ricordi che pensava di essersi lasciato almeno in parte alle spalle.
Rimase ancora seduto, la schiena contro la testiera del letto, la debole luce della lampada a scacciare l'oscurità della notte. I ricordi del sogno erano ancora vividi, forse perché oltre che ad un sogno erano dettagli appartenenti anche ad un ricordo. I brividi, gli ansimi, il caldo e l'eccitazione che aveva provato dormendo erano gli stessi che aveva provato sul serio, in quello stesso letto, mesi prima. Se si concentrava poteva persino ricordare vividamente la sensazione vorticante che allora gli aveva quasi impedito di respirare a causa delle troppe emozioni.
Chiuse gli occhi, stanco e tradito dalla sua stessa mente. Gli sembrò quasi di poter percepire di nuovo il calore della pelle di Alessio sulla sua, del suo corpo che lo sovrastava mentre lo faceva suo in un misto di dolore e piacere, e ricordò anche com'era stata la sensazione di poter toccare a sua volta l'altro, in un modo così diverso dal solito.
Avrebbe voluto allungare le sue mani anche in quel momento, ma in quel letto era l'unico ad esserci. Più allungava le proprie mani, più Alessio sembrava distante.
Now I believe in nothing, not today
As I move myself out of your sight
I'll be sleeping by myself tonight
"O forse è meno lontano di quanto credevo".
Pietro chiuse gli occhi per alcuni secondi, cercando di tenere distante da sé quel pensiero, troppo pericoloso per potercisi cullare. Gli ci volle almeno un minuto prima di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di scendergli a rigare la pelle del viso, e per riprendere almeno in parte il controllo di sé.
Sarebbe stato tutto più facile se il suo subconscio non si stesse divertendo a prenderlo in giro, riportandogli alla mente persino quando dormiva la notte passata con Alessio – la prima e molto probabilmente ultima che avrebbero mai passato insieme, in quel letto e in qualsiasi altro.
Alessio non era lì, e non sarebbe mai tornato.
E lo aveva messo in chiaro lui stesso la sera di tre giorni prima, quando Alessio si era palesato in modo così inaspettato da far interrogare Pietro se fosse un'allucinazione o la realtà. Non aveva nemmeno mai preso in considerazione l'ipotesi che potesse accadere una cosa del genere, forse perché non considerava Alessio il tipo di persona che prende quel tipo di decisioni, e forse perché ormai si era convinto che non avrebbe mai provato a compiere un riavvicinamento.
Persino Martino ci aveva visto più lungo di lui.
"Ma questo non significa che le cose possano riaggiustarsi".
I could never go to no one else
The hurt don't show but who knows time will tell
I believe in nothing but the pain
And I can't see this turning out right
I'll be sleeping by myself tonight
In quel momento, nella solitudine silenziosa della notte, pensò a Fernando. Era a lui che avrebbe voluto parlare più di chiunque altro, perché sapeva che da lui avrebbe avuto i consigli più giusti. Una fitta di dolore gli strinse il cuore, la mancanza e la nostalgia che sì erano meno presenti, ma che non se ne erano mai andate del tutto.
Era sicuro che Fernando avrebbe saputo cosa dirgli, con quel suo sorriso spensierato e quel fascino casuale che lo avevano sempre contraddistinto. Avrebbe voluto averlo lì, o almeno alla distanza di una telefonata – anche solo per quella volta.
"Avresti avuto così tanto da dire riguardo a tutta questa situazione".
Pietro riusciva a figurarselo come se lo avesse avuto davanti proprio in quel momento, mentre lo guardava con un sorriso comprensivo – e a tratti sornione-, e con un sopracciglio alzato come a chiedergli "Ah, sì? E che ti direi, secondo te?".
Probabilmente, pensò Pietro, gli avrebbe detto anche lui che Martino aveva sempre avuto ragione, e che un po' se lo doveva aspettare. Alessio era stato spesso egoista, ma non poteva negare che forse, quel giorno d'Agosto in cui se ne era andato da casa sua, Pietro non si era soffermato troppo a riflettere su quel che stava provando anche lui. E la prova di ciò era anche quel che gli aveva detto Alessio venerdì sera: che aveva avuto bisogno di razionalizzare quel che era successo. Che non aveva reagito per menefreghismo, ma per confusione.
Alessio gli era parso sincero, più di quanto non si sarebbe aspettato. C'erano ancora moltissime cose lasciate in sospeso, ma Pietro doveva riconoscergli che stavolta, rispetto al passato, era tornato per ammettere il proprio errore. Si era scusato, e aveva lasciato intravedere almeno uno spiraglio di quel che pensava davvero riguardo tutta quella faccenda.
Fernando gli avrebbe sicuramente detto che è normale non riuscire a fidarsi subito di una persona che ti ha ferito, ma che nessuno non sbaglia mai nella vita. E Alessio aveva evidentemente riflettuto sui suoi errori, e una volta tanto, seppur a distanza di tempo, aveva preso in mano le redini ed era venuto a cercarlo per fargli sapere che si sentiva in colpa e che gli dispiaceva.
Ci aveva messo del tempo, e Pietro non era sicuro di poter passare sopra a quel dettaglio senza battere ciglio, ma stavolta l'aveva fatto. Non aveva fatto finta di nulla come sempre, non aveva lasciato scorrere come se niente fosse mai accaduto. Era come se qualcosa fosse cambiato.
Forever be sad and lonely
Forever never be the same
I close my eyes
Wait for a sign
Am I just waiting in vain?
Ma cosa?
Pietro non smetteva di domandarselo. Erano le ultime parole che Alessio gli aveva rivolto, quel suo confessare di avere paura di quel che provava nei suoi confronti, a disorientarlo così tanto.
"Forse non serve cercare troppe interpretazioni", gli avrebbe sicuramente detto Fernando, "A volte basta leggere le cose con il loro significato letterale".
Ma allora Pietro avrebbe dovuto pensare che Alessio avesse ammesso, non troppo esplicitamente, che forse anche lui non provava solo amicizia nei suoi confronti. Ed era una speranza troppo illusoria per potercisi cullare così facilmente.
"Era quello che aspettavi da anni", gli avrebbe sicuramente ricordato Fernando, "Perché non lottare di più ora che sei così vicino all'averlo?".
E Fernando avrebbe anche avuto ragione nel ricordargli che non poteva rinunciare a tutto proprio in quel momento, ora che Alessio gli aveva fatto capire che c'era di più di cui parlare, ma Pietro era come bloccato.
"Perché farebbe troppo male ricevere un'altra delusione".
Per guarire certe ferite serviva tempo, e la delusione subita ad Agosto non aveva ancora smesso di sanguinare. Era inutile cercare di negarlo: gli sarebbe servito del tempo per tornare anche solo a fidarsi di lui. Alessio avrebbe dovuto faticare ben di più di così se voleva riconquistare perlomeno la sua fiducia.
"E forse alla fine non ce la farà nemmeno".
Oh, I believe in love and disaster
Sometimes the two are just the same
I'm beginning to see what's left of me
Is gonna have to be free to survive
Riusciva quasi ad immaginarsi Fernando ridacchiare, se solo avesse potuto udire quei suoi pensieri tramutati in parole.
"Non sottovalutarlo. È testardo, quando vuole".
Fernando gli avrebbe sicuramente risposto così, lui e il suo sorriso sempre un po' triste e incoraggiante allo stesso tempo.
Ed era vero, Alessio era testardo quando voleva. Ma lo sarebbe stato per lui, stavolta, soprattutto dopo che lui per primo gli aveva detto di no? Pietro non ne aveva idea, e sperarlo significava solamente avere ancor più probabilità di ferirsi di nuovo. Forse il tempo gli avrebbe dato molte più risposte di quel che credeva lui stesso, ma non poteva permettersi di sbilanciarsi ancora.
"Abbi fiducia, e poi quando sarà il momento giusto buttati tra le braccia del tuo amato" s'immaginò Fernando dire, in quel suo modo scherzoso che sottintendeva una serietà totale, "Te lo meriti".
"Quando sarà il momento" pensò Pietro. Sarebbe mai arrivato sul serio, quel momento? O lui ed Alessio erano destinati ad inseguirsi sempre senza incrociarsi mai?
Pietro si rimise sdraiato, sotto le coperte, una mano stesa sul lato del letto vuota. Avrebbe continuato a dormire da solo, continuando a sognare, tenendo a bada la speranza che prima o poi i suoi sogni sarebbero diventati una realtà definitiva e non appartenenti solo ad un'unica notte.
Fino ad allora avrebbe dormito nella solitudine di quel letto troppo grande per una persona sola, e troppo pregno di ricordi.
I'll be sleeping by myself
I'll be sleeping by myself [2]
[1] The Weeknd - "In your eyes"
[2] Eddie Vedder - "Sleeping by myself"
*il copyright delle canzoni appartiene esclusivamente ai rispettivi cantanti e autori
NOTE DELLE AUTRICI
Abbiamo seguito Alessio per tutti gli aggiornamenti precedenti, ma stavolta è stato Pietro a farci compagnia.
Un Pietro che, in parallelo, a sua volta sta vivendo le conseguenze derivate dall'incontro inaspettato con Alessio avvenuto nel capitolo precedente. Lo vediamo piuttosto incerto su cosa pensare e come comportarsi, ma soprattutto ... Forse la sua convinzione sul tagliare fuori Alessio dalla sua vita comincia a mostrare le prime crepe! Siete d'accordo?
Ci rivedremo mercoledì prossimo con l'inizio di un nuovo capitolo!
Kiara & Greyjoy
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