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Capitolo 33 - Falling (Pt. 2)

How can I make sure no one notices me?

I don't wanna conversation with nobody

And it hurts too much to say how I feel

What you don't know is all I know

Non si aspettava nessuna visita quel giorno, men che meno una visita di Caterina. Credeva che, come ogni weekend, anche lei se ne sarebbe stata a casa sua con Nicola e Francesco, approfittando di quelle due giornate libere per passare del tempo insieme.

Ed eccola lì, invece, seduta sul divano del suo salotto, a scrutarlo con aria preoccupata benché stesse cercando di nasconderla dietro un sorriso tutt'altro che convincente. Alessio avrebbe voluto dirle che non serviva fare finta di non essersi accorta di niente, perché tanto era evidente che si stesse ponendo molte domande. Domande che magari, alla fine, gli avrebbe anche rivolto, e alle quali lui non sapeva se avrebbe risposto.

Alice era uscita con i bambini poco prima, giusto dieci minuti di distanza dal momento in cui era suonato il campanello e lui, nel guardare dallo spioncino, si era scontrato con il viso di Caterina. Non aveva voglia di parlare ad anima viva, ma non aveva avuto nemmeno il cuore di fare finta di non essere in casa – non dopo che aveva passato tutto il sabato a ignorare i suoi messaggi, così come quelli di chiunque altro. L'aveva fatta entrare dopo attimi di indecisione, rendendosi conto di quanto fosse impreparato ad una conversazione come quella che avrebbero potuto avere.

Adesso che però si sentiva osservato, studiato sotto gli occhi apprensivi dell'altra, Alessio provava un po' di pentimento a non aver perseverato nella sua posizione di ritrosia ai contatti umani. Non aveva nessuna voglia di farsi vedere in quello stato – l'orgoglio, sebbene ferito e prossimo ad una caduta definitiva, gli rendeva ancora insopportabile notare quei sorrisi di circostanza e le solite frasi fatte che chiunque gli avrebbe rivolto notando il suo umore a terra-, di sentirsi giudicato anche se quello non era probabilmente l'obiettivo di Caterina. L'aveva fatta entrare in casa senza nemmeno provare a rivolgerle un sorriso falso per darle il benvenuto, perché tanto sarebbe stato del tutto inutile: lei si sarebbe comunque accorta che qualcosa non andava esattamente come stava facendo in quel momento.

-Avevo il sospetto non mi avresti aperto-.

Caterina, se non altro, aveva scelto di essere onesta esattamente allo stesso suo modo.

-D'altro canto non hai risposto nemmeno ai messaggi di ieri, ma ho voluto comunque fare un tentativo venendo qui-.

-Avevo un po' da fare- borbottò con poca convinzione Alessio, intenzionato a non lasciarsi sfuggire nessun indizio che potesse far pensare a quale potesse essere la vera motivazione del suo silenzio – Vuoi qualcosa da bere?-.

-Cos'hai da offrirmi?- gli chiese lei, provando a rivolgerglisi con tono vagamente scherzoso. Alessio apprezzò lo sforzo, ma solo per un fugace secondo.

-Una vasta scelta- mormorò, incamminandosi verso la cucina – Se vuoi ubriacarti, questo è il posto giusto-.

"Potremmo sempre ubriacarci insieme" si ritrovò a pensare con una punta di amaro sarcasmo, "Stanotte è stato piuttosto penoso bere da solo".

-Direi che un po' d'acqua può andare- Caterina lo seguì verso la cucina, e anche se era alle sue spalle, Alessio sapeva che doveva essere un po' stranita da quella sua ultima frase.

La servì subito, sentendosi lo sguardo di lei addosso per tutto il tempo: cominciava a non sopportare già più quella situazione, a non vedere l'ora di rimanere da solo nuovamente. Non riusciva a sostenere gli occhi di Caterina, sapendo che in ogni caso non le avrebbe detto nulla di ciò che gli stava accadendo: si sentiva quasi un ingrato, ora, sapendo che era venuta a trovarlo pur cosciente che forse avrebbe trovato di nuovo un muro di silenzio ad attenderla.

-Nicola dove l'hai lasciato? A casa?- Alessio, porgendole il bicchiere, cercò di spezzare il silenzio, pur apparendo più indifferente che altro.

-Già, con Francesco- annuì Caterina, bevendo un sorso d'acqua – In realtà non so se siano rimasti in casa, magari sono andati da qualche parte. Quel bambino adora suo padre, lo seguirebbe ovunque-.

Anche mentre parlava del più e del meno, come se fosse una conversazione del tutto normale, Alessio sapeva che Caterina stava appuntando mentalmente tutte le cose che in lui non andavano. La vedeva pensierosa, come se si stesse domandando cosa ci fosse dietro quell'apparenza fredda e inestricabile che aveva assunto.

Continuava a guardarlo come in attesa di qualcosa, come se aspettasse che fosse Alessio ad agire per primo, una buona volta.

Il silenzio la stava facendo da padrone, e ancora Alessio rifletteva, nella sua confusione che gli riempiva la testa: cominciava ad essere evidente che Caterina fosse lì per un preciso motivo. Quale non gli era ancora dato sapere, anche se cominciava ad averne una mezza idea.

D'altro canto, prima o poi sarebbe venuto il giorno in cui il tappetto sarebbe stato spostato e sarebbe stata visibile tutta la polvere che vi era rimasta nascosta sotto fino a quel momento.

-Comunque non mi hai ancora detto come va, se è tutto a posto-.

Caterina aveva finalmente di nuovo preso in mano le redini della conversazione, dopo aver appoggiato sul piano della cucina il bicchiere vuoto.

-Va come al solito- Alessio scrollò le spalle, facendole un cenno e dirigendosi subito dopo di nuovo verso il salotto. Anche mentre le dava le spalle, in quei pochi attimi per arrivare all'altra sala, Alessio sentiva gli occhi indagatori di Caterina su di sé, e avvertì con una certa sicurezza che, per quanto non lo desse troppo a vedere, non sembrava minimamente credergli.

Arrivarono a sedersi sul divano, un po' di distanza a separarli, e fu in quell'esatto momento che Alessio capì, nell'osservarla in tensione, che Caterina avrebbe scoperto le carte.

-Ne sei sicuro?-.

Alessio rimase impassibile:

-Cosa te lo fa dubitare?-.

La ascoltò sospirare pesantemente, come se trovasse superfluo spiegare il perché della sua domanda.

-Non lo so, forse la tua faccia da zombie- Caterina parlò con tono casuale, ma era evidente che era calcolato – O il tuo sparire in continuazione. Il tuo silenzio-.

Niente di nuovo. Alessio si era aspettato ben di peggio che il vedersi rinfacciare il suo troppo prolungato rifuggire qualsiasi contatto umano dell'ultimo periodo.

-E anche quello di Pietro-.

Quando Caterina pronunciò il nome di Pietro, Alessio si irrigidì nell'immediato, e stavolta seppe che, al contrario della cena a casa di Giulia e Filippo del mese precedente, quella sua reazione era stata più che palese. Si sforzò di apparire normale, ma si rese conto di non essere per niente convincente:

-Che c'entra Pietro adesso?-.

-È da un po' che te lo voglio chiedere- iniziò a spiegare Caterina – Anzi, non solo io, ma se lo sono chiesti anche Nicola, Giulia e Filippo. A parte qualche parola praticamente non ci parla decentemente da un po' di mesi, sembra quasi che voglia fuggire da noi senza motivo apparente-.

"È solo da me che vuole fuggire".

Alessio si sentì colpevole di quel risvolto che, a ben pensarci, era del tutto logico: Pietro aveva evitato qualsiasi occasione per incontrarlo o per sentire parlare di lui. Era ovvio che ci sarebbe andata di mezzo anche l'amicizia con gli altri, che avevano come unica colpa inconsapevole quella di essere amici di entrambi.

-È successo qualcosa tra voi due?-.

La domanda fatidica era finalmente giunta. Alessio si era aspettato di vedersela porre diverse settimane prima, ma per qualche gioco del destino quella domanda aveva ritardato ad arrivare, fino a quel giorno.

E, nonostante tutto, non aveva ancora pensato a come rispondervi.

How can I make sure that I fool everyone?

Gonna wear a suit and tie and put my bravest face on

And it's far too deep to show you this wound

No, it won't heal, no time soon

Nobody knows what I'm going through

-Cosa sarebbe dovuto succedere?-.

Non provò nemmeno a giustificare l'assenza di Pietro dicendo che doveva essere impegnato con nuovi amici. Non avrebbe retto come scusa, e poi non era nemmeno lontanamente la verità, e per quanto non volesse far trapelare nulla del reale motivo per cui Pietro era sparito dal loro gruppo, non voleva nemmeno mentire spudoratamente a Caterina – e a Giulia, Nicola e Filippo indirettamente.

-Beh, non lo so. Per quello lo sto chiedendo a te- replicò Caterina, leggermente irritata – Non si fa vedere da mesi, rifiuta ogni nostro invito, è letteralmente sparito. E tu non sei certo del migliore degli umori-.

Ad Alessio venne quasi da ridere a quelle ultime parole, che erano un totale eufemismo di come realmente si sentiva.

-Lo so che non ti abbiamo mai chiesto niente finora, ma non siamo ciechi, Alessio-.

Caterina lo guardò più duramente di quel che Alessio si sarebbe aspettato da lei. Sembrava quasi arrabbiata, forse perché sapeva che lui non si stava fidando abbastanza per parlarle del tutto sinceramente.

-Ho come l'impressione tu sappia qualcosa, o che magari sia successa qualche cosa che riguarda entrambi voi due-.

"La tua mente brillante si è applicata e sei arrivata alla conclusione giusta".

Alessio scostò lo sguardo, domandando quanto e a cosa gli sarebbe servito continuare a negare. Lo stava frenando solo la consapevolezza che ammettere che era successo qualcosa avrebbe solamente generato tantissime altre domande, alle quali non aveva neanche la forza di pensare.

-Non è niente- borbottò atono – Tra me e Pietro è tutto come al solito-.

Quando si voltò di nuovo verso di lei, Caterina aveva di nuovo assunto quell'espressione in bilico tra l'offesa e la sofferenza, ed Alessio non ebbe il coraggio di aggiungere nient'altro. I suoi occhi erano gelidi mentre lo osservavano:

-Non so se mi faccia più male il tuo cercare di dirmi cazzate pensando che a questo punto possa anche bermele, o sapere che ancora dopo tutti questi anni non ti fidi abbastanza di nessuno per chiedere aiuto-.

Alessio si sentì sprofondare.

Il confronto avuto con Alice un mese prima era stato duro da digerire, ma quell'unica frase di Caterina era bastata per dargli il colpo di grazia, come se gli avessero piazzato uno specchio davanti agli occhi e stesse scoprendo per la prima volta in vita sua che razza di persona era diventato.

"Forse Pietro ha ragione a non volere più avere a che fare con me", si ritrovò a pensare.

Forse anche il resto dei suoi amici – un giorno magari anche i suoi figli- avrebbero preferito prendere le distanze da lui.

-Forse non ti sto dicendo cazzate e forse non ho bisogno di aiuto-.

Si ripromise che quello sarebbe stato l'ultimo tentativo di fare finta di nulla. L'ultima volta, e se Caterina avesse insistito, non avrebbe più cercato di opporsi.

-Ne sei sicuro?-.

Caterina lo stava ancora guardando con quello sguardo duro e ferito di prima, e Alessio avrebbe davvero voluto solamente sotterrarsi piuttosto che cercare di sopportarlo.

-Ti conosco da quando avevi diciassette anni, Alessio. Lo capisco quando menti. Non sei così bravo a nasconderlo come pensi- Caterina parlò lentamente, ma con durezza nella voce, e Alessio sapeva che non avrebbe mollato, non stavolta – E non sono neanche così idiota da non aver notato certe cose. L'ho capito che è successo qualcosa, lo abbiamo capito tutti, anche se non abbiamo idea di cosa possa essere-.

Alessio si sentì un ingrato, e sapeva che la sua corazza stava venendo inevitabilmente scalfita, almeno in superficie: era solo il primo segnale di un cedimento che sembrava imminente, e che non sapeva più come arginare.

-Ci sono stati periodi in cui vi siete allontanati, ma mai così-.

-Ci sono state delle incomprensioni tra di noi mesi fa-.

Alessio aveva sussurrato quelle parole ancora prima di rendersene pienamente conto. Non aveva nemmeno riflettuto su cosa e quanto dire, ma provare a descrivere in quella maniera la questione tra lui e Pietro in un qualche modo la rendeva meno definitiva di quello che in realtà era. Meno difficile da affrontare, meno irreversibile, e così come la rendeva più semplice per lui, forse sarebbe stata anche più facile da comprendere per Caterina senza sapere tutto quello che c'era dietro.

La osservò aggrottare la fronte, confusa:

-Incomprensioni?-.

Alessio riusciva quasi ad immaginarsi il vortice di pensieri nella mente di lei. Era evidente che fosse stata colta di sorpresa, segno che non ne aveva già parlato con Pietro, e che non avesse davvero la minima idea di quel che era successo.

-Non chiedermi su cosa- la anticipò Alessio – Non chiedermelo, perché non te lo dirò in nessun caso-.

Era stato già complicato raccontarlo ad Alice, non aveva alcuna intenzione di ripetere l'esperienza proprio quel giorno. Non dopo aver ricevuto una delusione così bruciante come quella di due sere prima.

How can I make sure

I'm invisible

I find just a simple phrase that may say it all

Cause it's far too soon and not the right time

What I've seen was for my eyes*

-Puoi sempre fare un tentativo con Pietro e scoprire se preferisce dirtelo lui, ma non credo lo farà-.
"O lo avrebbe già fatto in questi mesi".

-È per questo che stai così?- gli chiese Caterina.

-Così come?-.

Caterina lo guardò con uno sguardo così carico di tristezza che Alessio quasi si spaventò.

-Come se non chiudessi occhio da anni-.

Non aveva torto, anzi: Alessio sentiva ancora i suoi occhi bruciare per la notte insonne che aveva passato. Aveva pianto in diversi momenti, e forse alla fine era crollato nel sonno per un paio d'ore, ma solo per la stanchezza che l'aveva sopraffatto. Ed era così da mesi, da quella tremenda settimana d'Agosto. L'insonnia lo stava ormai accompagnando come la sua ombra, esattamente come il dolore che si stava tenendo dentro.

-Che ti sta succedendo?-.





*il copyright della canzone (Gary Barlow - "Dying inside") appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori

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