Capitolo 32 - Blinding lights (Pt. 4)
La notte era ormai calata, e all'esterno del Celebrità cominciava a fare freddo. Alessio rabbrividì vistosamente, nonostante il giubbino che aveva addosso.
Aveva seguito Pietro fino a lì in un silenzio che gli era parso irreale. Forse perché il silenzio in cui si era ritrovato avvolto non era davvero silenzioso: la vita notturna del Celebrità che li aveva inglobati fino a un minuto prima era proseguita come se nulla fosse, con le casse che pompavano musica a tutto volume e le luci stroboscopiche che lo avevano abbagliato. Erano riusciti a farsi largo a fatica tra la gente che ballava, uno dietro l'altro, senza mai perdersi di vista come se fossero legati dallo stesso filo.
Pietro era uscito all'aria aperta per primo, camminando fino a quando non si erano distanziati abbastanza dall'entrata del locale. Ora c'era solo la bianca luce di un lampione ad illuminarli, e per qualche secondo Alessio provò quasi nostalgia del caleidoscopio colorato che era stato l'interno del Celebrità. Adesso sembrava tutto troppo monocromo, come se si fossero appena tuffati un vecchio film in bianco e nero.
Pietro era nervoso. Si riusciva a capire dai movimenti affettati e frettolosi, dal piede che ticchettava sul marciapiede, dalle mani posate sui fianchi e dal volto teso.
Alessio si rese conto che quel genere di tensione tra loro non c'era stata nemmeno nei momenti peggiori del loro legame. Stavano definitivamente per toccare il fondo, e l'unico lato positivo in ciò era che c'erano solo due soluzioni a quella condizione: rassegnarsi alla caduta o risalire in cima prima dello schianto.
-Ti rifaccio la domanda: che cazzo ci fai qui?-.
Pietro parlò per primo, a tratti aggressivo. Aveva accettato di uscire e farsi seguire da Alessio, ma sembrava sul piede di battaglia, esattamente come Alessio si era aspettato.
E pur non essendone sorpreso, si rese però conto di non essere affatto preparato ad affrontare un Pietro così adirato.
-Avevo bisogno di parlarti- provò a dire, ripetendosi – Ho scoperto che eri qui ...-.
Non fece in tempo ad aggiungere altro che Pietro lo interruppe con una risata forzata, priva di qualsiasi traccia di divertimento:
-Oh bene, sei anche diventato stalker nel frattempo?-.
"Dovevo aspettarmelo" si ritrovò a pensare Alessio, "Era ovvio che non sarebbe stato semplice".
-No, è stato più un caso che altro-.
-In effetti in due mesi non ti ho mai incrociato da nessuna parte- Pietro lo guardò fintamente impressionato – Hai decisamente preso alla lettera quel che ti ho detto l'ultima volta che ci siamo visti-.
Alessio lo guardò perplesso per alcuni secondi:
-Non era quello che volevi? Non vedermi più?-.
Gli sembrò quasi di aver letto un certo tono di rimprovero nella voce di Pietro, quasi fosse deluso dal fatto che Alessio non avesse mai provato a ricontattarlo nonostante quel che gli era stato detto. O forse era solo un trucco di Pietro per farlo innervosire, una piccola ripicca nei suoi confronti.
-Esatto- Pietro annuì – E allora che ci fai qui?-.
Alessio si era preparato a quella domanda da quando aveva deciso di uscire di casa un'ora prima, ma quando finalmente Pietro gliela pose, rimase in silenzio come paralizzato.
Scostò lo sguardo altrove per alcuni secondi, colto dalla paura.
Di nuovo si sentì come soffocare, incapace di trovare le parole giuste per spiegare tutto quello che si era tenuto dentro per due mesi. La sensazione di poter ripetere di nuovo il mutismo dell'ultima volta che lui e Pietro avevano parlato lo spaventò ancor di più, e fu quella l'ultima spinta utile a farlo parlare.
-Voglio provare a spiegare-.
Aveva farfugliato, e non aveva detto nemmeno la metà di quel che avrebbe voluto, ma la voce gli era tremata e il timore che fosse tutto inutile non se ne era ancora andato.
L'espressione di amaro sarcasmo che Pietro gli rivolse non servì a farlo sentire più tranquillo.
-Credo che ci siamo già detti tutto-.
Alessio scosse il capo, quasi disperato:
-Non è vero- disse di getto, tornando a guardare Pietro – Tu forse l'hai fatto, ma io ... -.
"Io mi sono tenuto tutto dentro, come sempre".
Quelle sarebbero state le parole più semplici e dirette per dirlo, ma non vennero fuori.
-Lo sai com'è andata l'ultima volta che ci siamo visti-.
Pietro sbuffò di nuovo, sonoramente:
-Certo che lo so. Cosa dovrebbe essere cambiato da allora?-.
Era palese che non gli credesse, o che perlomeno si stesse mostrando scettico fino alla fine. Alessio si ritrovò in parte spazientito, esasperato dal fatto che Pietro non stesse cercando di venirgli incontro nemmeno un po'.
"E che motivo avrebbe di farlo?".
Nonostante quel pensiero, lo osservò cupamente:
-È così difficile per te provare a metterti nei miei panni?-.
Si rese conto di aver fatto trapelare fin troppo tutta la disperazione e la rabbia – più verso se stesso che non quell'atteggiamento di Pietro-, ma a quel punto non gliene importò nemmeno più.
-Credi che sia stato facile?-.
In my place, in my place
Were lines that I couldn't change
I was lost, oh yeah
And I was lost, I was lost
Crossed lines I shouldn't have crossed
I was lost
Si rese conto che le ultime erano state parole totalmente sbagliate solo troppo tardi, quando Pietro gli si avvicinò con lunghe falcate, puntandogli un dito accusatore contro.
-Non chiedermi di metterti nei tuoi panni come se fossi stato l'unico a soffrire- gli sibilò quasi addosso. Non erano mai stati così vicini da mesi, eppure da quella vicinanza Alessio ne ricavò solo vergogna ed imbarazzo – per quel che aveva appena detto, quasi a rinfacciare a Pietro che fosse anche colpa sua, quando non era così.
-Non hai la minima idea di quel che ho passato io, Alessio, e non per due mesi, per anni!-.
Pietro aveva urlato, alzato così tanto la voce che Alessio era sicuro qualcuno tra le persone che sostavano fuori dal Celebrità si fosse girato verso di loro. Li vide con la coda nell'occhio, nelle loro espressioni stranite, altre incuriosite, alcune allarmate.
-Non fare la vittima-.
Alessio scosse il capo, tremante:
-Non voglio farlo. Voglio solo dire che non è come pensi tu-.
Pietro stava continuando a guardarlo come se volesse farlo sparire da davanti a sé, ma per la prima volta da quando si erano visti quella sera nei suoi occhi ci fu l'ombra anche di qualcos'altro. Forse curiosità, forse altro scetticismo, ma perlomeno non gli urlò addosso di nuovo.
E Alessio, che aveva buttato fuori quelle parole di getto, senza sapere bene come proseguire, ora si ritrovava nella posizione che aveva sperato di raggiungere da quando aveva deciso che doveva parlargli: quella in cui poteva spiegare tutto dal suo punto di vista.
Era un'opportunità che non poteva sfarsi sfuggire, e forse non sarebbe riuscito a dire tutto, ma doveva almeno iniziare. E magari non sarebbe neanche riuscito a spiegarsi al meglio, ma doveva provarci.
-Quando sei venuto a casa mia quel giorno non sono riuscito a dirti niente non perché non me ne importasse, ma perché era tutto troppo- disse, a mezza voce – Ero disorientato e avevo paura. Non sapevo cosa fare-.
-Avresti potuto dirlo quel giorno, invece hai aspettato due mesi per farlo- replicò Pietro, sferzante. Sembrava ancora parecchio arrabbiato, ma anche più disposto ad ascoltare.
Alessio sapeva che aveva ragione, che aveva aspettato un sacco di tempo per dire una cosa così semplice, ma ormai non poteva fare altro che provare a riparare alla cosa.
-Lo so!-.
Si passò una mano sul viso, l'esasperazione nella sua voce sempre più palese.
-Pensi che non mi senta in colpa? Che non mi senta un codardo?-.
A quelle parole Pietro non rispose. Si limitò a guardarlo in silenzio, e Alessio non riuscì ad interpretare la sua espressione, forse perché nonostante stesse cercando di essere il più sincero possibile non riusciva a interpretare la reazione di Pietro.
-Mi dispiace di non essere riuscito a dirlo ... E mi dispiace averti fatto soffrire- parlò ancora, quasi mangiandosi le parole – Ma era come se mi fossi trovato all'improvviso in una cosa più grande di me e che non sapevo come gestire. Avevo bisogno di tempo per riflettere-.
I was scared, I was scared
Tired and underprepared
But I wait for it
And if you go, if you go
And leave me down here on my own
Then I'll wait for you
-E pensi che dirmelo ora possa cambiare qualcosa?-.
Si era aspettato di sentirselo dire, ma ascoltare per davvero quelle parole era un'altra storia, e quando Pietro finì di porgli quella domanda Alessio si sentì annientato.
Pietro aveva abbandonato il suo sguardo d'ira. C'era ancora della rabbia nella sua voce e nei suoi occhi scuri, ma ora era la malinconia a prevalere.
-Ci hai messo troppo tempo, Alessio-.
"Lo so".
La consapevolezza che Pietro avesse nuovamente ragione fu la cosa che gli fece più male. La speranza non si era mai assopita, ma ora sembrava definitivamente morta.
Pietro si passò una mano tra i capelli in un gesto nervoso, allontanandosi di qualche passo da Alessio. Anche se non era stata una vicinanza intima, provò lo stesso la mancanza della figura di Pietro a così poca distanza. Non credeva avrebbe mai più potuto averlo così vicino a sé, così reale e così vivo.
-Mi hai già ferito non so quante volte, perché cazzo dovrei essere così idiota da lasciartelo fare ancora?-.
Alessio tacque ancora, incapace di trovare una risposta logica a quella domanda.
"Non lo so".
Pietro aveva tutte le ragioni del mondo per non fidarsi più di lui, e lo sapeva. Non poteva dargli torto, e aveva creato quella situazione con le sue stesse mani.
Non aveva idea di come avesse anche solo potuto sperare che non fosse così, ma ora era evidente: si era illuso di avere ancora uno squarcio di speranza, quando non era così. Ed era giusto che andasse così, perché aveva sbagliato troppe volte e per troppo tempo.
Pietro non lo stava più guardando con rabbia. Era come sparita, almeno per il momento, sostituita completamente dallo struggimento che gli animava lo sguardo. Forse anche lui aveva sperato ci fosse un modo per riparare, ma doveva essere giunto alla conclusione che non ci fosse molto prima di Alessio.
-Quella notte hai detto che mi avresti protetto da qualsiasi cosa, ma evidentemente non sei in grado di proteggermi da te stesso-.
"No, non sono stato in grado".
-Avevo paura- Alessio lo mormorò a mezza voce, in un ultimo tentativo – Di quello che provo per te-.
Sarebbe stato facile aggiungere qualche altra parola che mettesse nero su bianco quel che intendeva, quel che provava per Pietro, ma non lo fece.
-Non voglio ferirti ancora, altrimenti non sarei mai venuto qui stasera-.
Pietro lo guardò con grandi occhi pieni di tormento, e Alessio si odiò per esserne lui la causa.
-Non posso-.
Pietro scosse il capo, passandosi una mano sul viso.
-Non ci riesco-.
Stavolta i suoi passi non erano diretti verso Alessio, ma ad un punto oltre le sue spalle. Pietro lo superò senza guardarlo, lo sguardo ancora basso come quando aveva sussurrato quelle ultime parole sofferte, diretto verso il Celebrità con passo veloce come se volesse scappare.
Fu come un déjà-vu, vederlo andarsene senza poterlo fermare. Alessio lo seguì con lo sguardo, mentre la figura di Pietro si allontanava sempre di più, fino a scomparire verso l'interno del Celebrità, inglobato dalle sue luci psichedeliche e colorate, lontano da lui.
Tenne gli occhi fissi su quelle luci che si intravedevano dall'interno fino a quando non si accorse che diventavano offuscate, rese meno nitide dai suoi occhi che cominciavano a velarsi di lacrime che non scendevano.
In my place, in my place
Were lines that I couldn't change
I was lost*
*Il copyright della canzone (Coldplay - "In my place") appartiene eslusivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Insomma, come era prevedibile la conversazione tra Alessio e Pietro non è stata delle più facili, e si è conclusa con un esito non esattamente positivo. Alessio è riuscito, almeno stavolta, a dire a Pietro come si è sentito ad Agosto, durante la sua dichiarazione, e a spiegare il suo comportamento. Non è arrivato però a confessare anche quello che prova ... Chissà se quella rivelazione avrebbe potuto cambiare il finale di questo capitolo!
Pietro, d'altra parte, sembra piuttosto provato, e scopriremo come effettivamente reagirà a questo incontro con Alessio che di sicuro non si aspettava ... Quali sono le vostre ipotesi?
Fatecelo sapere! Intanto vi diamo non uno, ma ben due appuntamenti:
- lunedì 29 con un nuovo aggiornamento della raccolta "I just wanna live in this moment forever"
- mercoledì 31, su questi lidi, con il capitolo 33
Vi aspettiamo!
Kiara & Greyjoy
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