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Capitolo 31 - Zero o'clock (Pt. 3)

Come home and lie in bed

Thinking if it was my fault?

Dizzy night, looking at the clock

Soon it will be midnight

Will something be different?

It won't be something like that

But this day will be over

When the minute and second hands overlap

The world holds its breath for a little while

Zero o'clock

(BTS - "Zero o'clock")*



Sbadigliò vistosamente, sentendo il proprio corpo farsi sempre più impacciato ogni minuto che passava. Era abituato ad andarsene a letto tardi – a volte anche in piena notte-, ma per quella sera Alessio doveva ritenersi sconfitto e fin troppo stanco quando ancora non era scoccata la mezzanotte.

E forse, in fondo, era un bene: perlomeno, non appena si sarebbe steso a letto, si sarebbe addormentato subito senza passare altro tempo a rimuginare su troppe cose che rischiavano di tenerlo ancora più sveglio.

Scostò le coperte del suo letto, ben intenzionato ad approfittare subito di quella stanchezza. Era da un po' di settimane che gli capitava di avere spesso un sonno agitato, quasi per nulla ristoratore; magari quella sarebbe stata una delle poche volte in cui l'indomani mattina si sarebbe svegliato ben riposato.

Aveva messo a letto Christian e Federica lui stesso, quando lui ed Alice erano rientrati in casa. Lei era andata a farsi una doccia, e lui si era preso il tempo necessario per rimanere con i suoi figli fino a quando non si erano addormentati. E poi, nonostante il sonno che avanzava anche per lui, si era preso qualche altro minuto per osservarli dormire, nel rifugio dei loro lettini. Invidiava la loro serenità infantile, quando la paura più grande che potevano avere riguardava un incubo o la sparizione di qualche giocattolo.

Ci ripensò anche in quel momento, mentre si infilava a letto a sua volta, già pronto a spegnere la luce. Fu in quel momento, mentre si girava verso il comodino, che si accorse che la porta non era più socchiusa, e che Alice lo stava guardando in silenzio dalla soglia. Alessio quasi sobbalzò nel vederla così, seria e impassibile, osservarlo senza dargli alcun indizio del suo arrivo.

-Da quanto sei lì?- le chiese, con ancora il cuore che batteva forte per lo spavento appena avuto.

-Da poco- rispose lei, la voce insolitamente dura.

Alessio non aveva idea di cosa potesse essere successo così all'improvviso, ma sapeva che avrebbe dovuto accantonare i suoi progetti di addormentarsi entro poco.

-Dobbiamo parlare- disse Alice, e la sua non era stata una domanda, né un invito gentile, e neppure una minaccia. Era stata una semplice constatazione, come se gli avesse appena detto che ore fossero.

Alessio la guardò per qualche secondo, e in un attimo fugace si ritrovò a pensare che tutte le occhiate che lei gli aveva riservato durante la cena di quella sera non potevano essere non collegate anche a quel preciso momento.

Prima che potesse anche solo azzardare a dire qualcosa, Alice proseguì ancora:

-Vieni in salotto, o restando qui rischiamo di svegliare i bambini-.

Non capitava spesso di sentirla usare un tono così autoritario. In quei frangenti Alice faceva quasi paura, forse proprio perché era raro vederla così cupa, così seria. Non era un tratto che le apparteneva, ma capitava che riuscisse ad apparire ferma e talvolta minacciosa quando serviva.

Alessio si alzò riluttante, ma non protestò né si lamentò nel seguirla verso il salotto. Alice lo precedeva di qualche metro, e quando finalmente arrivarono se ne rimase in piedi, girandosi verso di lui per fronteggiarlo.

-Cos'è successo con Pietro?-.

Alessio seppe di essere sbiancato in viso anche senza il bisogno di uno specchio.

Alice non gli aveva nemmeno chiesto se fosse successo qualcosa con Pietro, no. Dava già per scontato che qualcosa fosse accaduto, e che avesse a che fare con lui, e Alessio non poteva nemmeno darle torto: era del tutto vero, e il fatto che Alice lo avesse capito, probabilmente già da un po', lo spaventò ancora di più.

Una parte di lui si era sempre aspettata una domanda del genere, ma ora che era realtà si ritrovava comunque del tutto impreparato ad affrontarla.

-Cosa vuoi che sia successo?- le chiese, evasivo – Non è successo niente. Non so perché mancasse stasera, avrà avuto da fare-.

Sapeva che con Alice non sarebbe stato convincente fino in fondo, e la sua fronte contratta e il sopracciglio alzato, in un'espressione imperniata di scetticismo, non fecero altro che confermarglielo.

-Seriously, pensi davvero che sia solo per stasera?-.

Alessio sospirò a fondo, allargando le braccia con fare rassegnato:

-Senti, non ne so nulla. Forse dovresti domandarlo a lui-.

"E chissà cosa ti direbbe".

Cercò di allontanare quel pensiero nel minor tempo possibile, e sperò solo che Alice mollasse l'osso e si decidesse a lasciarlo andare nella sua stanza. Dubitava ormai che sarebbe riuscito a dormire subito – o a dormire del tutto-, ma almeno sarebbe stato da solo.

-No, lo sto chiedendo a te- Alice, però, non demorse affatto – Lo so che è successo qualcosa tra voi due. Pietro è sparito, e contemporaneamente tu sei uno zombie che cammina-.

Era molto più osservatrice di quel che lasciava trasparire, ed Alessio nemmeno se ne sorprese. Gli occhi verdi di Alice lo trapassavano da parte a parte come se fosse invisibile, incatenandolo nel punto del pavimento dove si era fermato.

-Non è una coincidenza-.

-Sto bene- sibilò Alessio tra i denti.

Alice lo guardò ancor più malamente:

-Pensi che sia stupida? Che non mi accorga di come stai?-.

Alessio sentiva la tensione cominciare a montare. Era nervoso, lo era dall'inizio di quella maledetta cena di quella sera, lo era diventato ancor di più dopo tutte quelle domande su Pietro e sulle ipotesi riguardanti la sua assenza, e sapeva che stava cominciando a raggiungere un livello di irritazione che non avrebbe fatto altro che farlo arrivare al punto di non ritorno. Si sentiva come un animale messo all'angolo, che non aveva altro metodo per difendersi che non fosse quello di attaccare.

-Anche se fosse come dici, perché deve essere legato a Pietro?- sbottò, non riuscendo a non alzare la voce. Non aveva urlato, ma c'era andato vicino.

-Perché è successo tutto nello stesso periodo- rispose Alice come se fosse tutto perfettamente logico e collegato.

-Cerchi sempre di evitare di parlare dei tuoi problemi, ti chiudi in te stesso e rimani impenetrabile-.

Alessio smise di guardarla, la rabbia che cresceva. Strinse le mani a pugno, e avvertì solo il desiderio di andarsene. Invece rimase immobile, con la voce di Alice che gli entrava dentro come una litania funesta, che non faceva altro che ricordargli tutto quello che aveva sbagliato – non solo con Pietro nell'ultimo mese, ma probabilmente nell'ultimo decennio.

-Però stavolta non credo che sia così semplice. E Pietro ... -.

Arrivato a quel punto non gliene fregò più niente, neanche più di tenersi tutto dentro come gli aveva appena rimproverato Alice.

-Siamo andati a letto insieme, va bene?-.

Stavolta aveva urlato davvero, dimenticandosi persino che Christian e Federica si sarebbero potuti svegliare. E si dimenticò anche che la persona che aveva davanti era Alice – la sua ex, per quanto potesse essere riuscito a considerarla comunque un'amica. Si pentì subito di averle dato una notizia del genere a quel modo, isterico ed esasperato, senza alcuna delicatezza.

Alice lo stava guardando con occhi sgranati, come se faticasse a credere a ciò che aveva ascoltato.

-Cosa?-.

Alessio lasciò che le sue braccia ciondolassero senza alcun guizzo lungo i fianchi, come se ogni energia rimanente fosse stata drenata fuori dal suo corpo. Sperò, per la seconda volta in quei pochi minuti, che tutto finisse il prima possibile. Sapeva che non sarebbe successo: ormai aveva parlato, e Alice non lo avrebbe lasciato andare fino a quando non le avrebbe detto almeno la maggior parte delle cose che si era tenuto dentro fino a quella notte.

E forse, in fondo, ormai tanto valeva sfogarsi almeno con qualcuno.

-La sera della festa di Giulia e Filippo per Alberto. Non sono rientrato a casa- mormorò Alessio, con voce piatta.

-Me lo ricordo- annuì Alice, le braccia conserte contro il petto e lo sguardo pensieroso – Sei tornato dopo che ero partita con Sergio e i bambini-.

-Ero da Pietro- Alessio non riuscì a continuare a guardarla mentre continuava a raccontare, a ricordare – Dopo che ce ne siamo andati da Giulia e Filippo ci siamo fermati in un bar, e poi visto che eravamo un po' brilli ho preferito fermarmi da lui. E poi ... -.

"Perché fa ancora così male?".

Ormai non ricordava più molti dettagli di quella notte, ed era cosciente che molti altri erano già andati persi nella memoria offuscata dall'ubriachezza. Non faceva granché differenza, però: ricordava le sensazioni che aveva provato, che erano ancor più importanti delle azioni.

Ricordava i baci di Pietro, il calore del suo corpo e la sicurezza che aveva provato nell'averlo accanto, così intimamente vicino a sé.

Erano sensazioni che gli mancavano in maniera viscerale, e che probabilmente non avrebbe mai rivissuto.

-È successo quel che è successo, ecco-.

Avvertì la gola stringersi in un nodo che gli avrebbe sicuramente reso difficile parlare senza mostrare quanto fosse difficile per lui in quel momento.

-Ma non è quello il problema principale- disse in poco più di un sussurro.

Alice gli si fece più vicina, solo di qualche passo:

-E allora cos'è?-.

Quella parte, se possibile, era ancora peggiore da ricordare della precedente.

Cercò di calmarsi, ma a poco serviva provare a mettere un po' di distacco tra le proprie emozioni e ciò che aveva ancora da raccontare. Era agitato anche perché parlare di sé non gli veniva così naturale come avrebbe voluto, sfogarsi su qualcosa che lo riguardava in prima persona. Raccontare qualcosa era già di per sé esporsi: lo si dimostrava attraverso le parole scelte per spiegarsi, attraverso i dettagli da portare a galla.

E aveva paura a mostrarsi così vulnerabile. Aveva paura con Alice in quella notte di Settembre, come l'aveva avuta con Pietro quel pomeriggio di Agosto.

Ma si era come spezzato qualcosa in lui, come una diga crollata che lasciava fuoriuscire il fiume che aveva trattenuto fino a quel momento.

-La mattina dopo mi sono svegliato per primo e me ne sono andato- mormorò, vergognandosi per quello che stava per dire – Ero terrorizzato e non sapevo cosa fare-.

-Quindi sei tornato qui- concluse per lui Alice.

Alessio annuì:

-Sì, e ho evitato Pietro per tutto il giorno. Solo che poi il giorno dopo lui è venuto qui per parlarmi-.

Alessio si passò una mano sul viso, sperando che non gli tremasse ancora la voce.

-E ha detto che ... - scostò di nuovo gli occhi da Alice, consapevole che forse avrebbe fatto strano anche a lei sapere quel che stava per dire.

-Che è innamorato di me-.

Si era aspettato una reazione visibile in Alice. Se proprio non una frase, almeno un cambio d'espressione che dimostrasse quanto la cosa l'avesse presa contropiede. Invece l'aveva solo guardato con apprensione, ma nei suoi occhi Alessio non lesse nemmeno un pizzico di sconcerto.

-Perché non mi sembri per niente sorpresa?- le chiese incerto.














*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI
Parallelamente alla conversazione tra Caterina e Nicola dello scorso aggiornamento, stavolta ci concentriamo sul rientro a casa di Alessio e Alice. È proprio quest'ultima che decide di prendere in mano la situazione, chiedendo ad Alessio cosa mai sia successo tra lui e Pietro. Da qui intuiamo come ormai Alice abbia fatto 2+2 e collegato molti pezzi del puzzle, e dopo un po' di insistenza Alessio spiega finalmente cosa sia davvero accaduto tra di loro. Ma la conversazione è ben lontana dall'essersi conclusa: cosa risponderà Alice all'ultima domanda postale?
Lo scopriremo nel finale di capitolo di venerdí!
Kiara & Greyjoy

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